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MDCT analysis e Law enforcement operational approach

3. Le tre “I” di Terrorismo: Identità, Ideologia, Informazione

3.3 Controterrorismo 3.0: risposte alternative all’intervento militare

3.3.1 MDCT analysis e Law enforcement operational approach

Questo tipo di analisi si basa su tre fondamentali pilastri:

1. Definizione e valutazione minaccia: intenzioni, competenze e opportunità. 2. Valutazione della vulnerabilità: calcolo dei rischi e dei punti deboli derivanti

dalle eventuali aggressioni e attacchi condotti dalla minaccia in analisi. 3. Attivazione delle misure di implementazione: identificazione, valutazione e

messa in pratica delle azioni mirate a localizzare, fermare ed eliminare la minaccia.

Si tratta quindi di identificare il contesto delle minacce, che è principalmente costituito da una molteplicità di attori, privi d’identità giuridica e riconoscimento internazionale dei quali Transnational Violent Exstremist Networks (TVEN)

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A. George, Forceful Persuasion: Coercive Diplomacy as an Alternative to War, United States Institute of Peace Press,

183 rappresentano il rischio più rilevante. La definizione di TVEN non è univoca e

unanime, ma generalmente descrive reti di individui o organizzazioni che condividono l’ideologia qaidista o dello SI e sulla base di queste agiscono. Le strategie operative non riconoscono alcuna limitazione propria dello ius in bello : sparisce ogni confine tra civile e militare, tra liceità e illiceità dell’attacco e la possibilità di concordare tregue e cessate il fuoco. L’operatività militare è tipica della guerriglia e dei conflitti a bassa intensità in contesti geografici complessi in cui è possibile sferrare attacchi lampo seguiti da rapide ritirate grazie alla mimesi tra i civili in contesti urbani o nascondigli in luoghi impervi. Questi gruppi irregolari agiscono pertanto in ambienti illegali, nei quali si verifica spesso la necessità operativa di intessere relazioni con altri network, tipicamente criminali, modificando in modo significativo la geometria delle reti di alleanze e antagonismi, rendendo imprevedibili i contesti e le modalità delle eventuali azioni violente.

Per cercare di comprendere le modalità operative di un gruppo terroristico e gli ambiti di attività si dimostra necessario considerare le relazioni tra i membri e le dinamiche di gruppo che si innescano nei differenti contesti culturali. In generale gli attacchi terroristici avvengono grazie alla coincidenza di diversi fattori tra i quali le intenzioni, le competenze e l’opportunità. Le intenzioni nascono dalla sincresi di desiderio e aspettativa, che determinano le scelte individuali o collettive, generalmente generate dalla percezione che l’individuo o l’organizzazione ha dell’obiettivo, del

184 contesto politico e securitario in cui quest’ultimo si trova. Le competenze invece sono costituite dalla conoscenza, ovvero l’accesso alle informazioni e dalle risorse che includono abilità, esperienze, materiali e fondi necessari ad espletare i piani.

Le opportunità dipendono perlopiù dalle condizioni contestuali, che sono state descritte e suddivise in quattro categorie da James J. F. Forest nello studio del “Terrorismo come prodotto di scelte e percezioni”.171

Le cause strutturali del terrorismo non possono essere delineate secondo schemi universalmente validi: alcune possono essere identificate in violente repressioni, discriminazione e persecuzione (politica, razziale, religiosa, etnica, legale, sociale ed economica) corruzione, crisi economiche. In molti casi, tra cui quello dello Stato Islamico, le popolazioni vengono manipolate e convinte del fatto che le condizioni siano peggiori di quello che sono in realtà, per attrarre sostenitori.

Altre condizioni di cui si deve tenere conto sono le micce contestuali ovvero

specifiche azioni dinamiche e limitate nel tempo, che innescano il bisogno di agire dei gruppi terroristici sulla base di spinte di parti di una data comunità. Questa categoria include moltissime situazioni diverse, macroscopiche come un colpo di stato, oppure microscopiche, come la pubblicazione di una vignetta satirica ma non sempre sono decisive o inequivocabili.

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J.J.F. Forest, Terrorism as a Product of Choices and Perceptions, in R.D. Howard, B. Hoffman(a cura di) op. cit.

185 Le opportunità di azione vengono definite sostanzialmente come stati strutturali o temporanei a livello locale che favoriscono attività terroristiche o pseudo terroristiche. L’esistenza di vuoti di potere, fasi temporali o aree geografiche a bassa sicurezza, zone d’ombra a livello economico e tecnologico. Internet ad esempio fornisce un’ampia gamma di opportunità da differenti punti di vista come i “rifugi elettronici”

nell’ambiente digitale connotato da anonimato e nessuna modalità di controllo (deep

web).

Infine vi sono elementi di portata globale che determinano il fiorire di opportunità e concorrono a innescare micce latenti. Alcuni esempi possono essere i conflitti tra stati con le conseguenti crisi dei rifugiati, gli effetti collaterali della globalizzazione come la trans-nazionalizzazione dei network criminali, lo sfruttamento eccessivo di risorse da parte di corporazioni multinazionali, l’imposizione di sanzioni economiche ed embargo commerciali.

Le opportunità possono essere anche determinate dall’intervento di facilitatori e catalizzatori esterni come l’addestramento e il sostegno economico di gruppi armati irregolari, nel quadro delle guerre per procura.

La fase del calcolo del rischio basato sull’analisi delle vulnerabilità consiste in un approccio prettamente difensivo mirato sia a ridurre il rischio di attacchi si a minimizzarne gli eventuali costi e danni. Si suddivide in processi e si fonda su indicatori che per quanto estensivi sono parzialmente descrittivi: le categorie di

186 pensiero e l’inquadramento logico dai quali prendono vita non sono le stesse su cui si basano gli ideatori e i perpetratori di azioni violente. Ciò può comportare degli errori di calcolo di cui gli operatori attivi nell’antiterrorismo e nella sicurezza devono essere consapevoli. Più che previsioni sul target appare forse più utile limitare l’accesso alle armi o tutelare aree urbane molto affollate, sapendo che negli ultimi tempi l’obiettivo è la massimizzazione del danno.

Secondo l’approccio multidimensionale qui presentato, il terrorismo deve essere considerato un crimine e una violazione non solo del diritto umanitario ma anche del diritto penale internazionale.

Per riuscire a indebolire i gruppi terroristici attualmente attivi e limitare i danni e le vittime dei loro attacchi ci si è resi conto che è necessario ampliare e rinforzare i

metodi operativi attraverso una maggiore e più approfondita conoscenza dell’ambiente e delle condizioni in cui operano le organizzazioni terroristiche e una più raffinata consapevolezza delle effettive abilità e competenze dei membri di queste ultime.