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AL PASSO CON I TEMPI

Nel documento RIVISTA MARITTIMA (pagine 146-152)

te sullo Stretto di Messina» dell’Ammiraglio Mauri-zio Carpani, ovvero l’analisi geopolitica del «Pacifico, Oceano del Futuro» di Mariano Gabriele!

L’interesse della Rivista, dopo l’attenta rivisitazione del-le vicende del conflitto mondiadel-le, si orienta sempre più sull’esame dei problemi connessi con l’energia nucleare, in particolare, con le sue applicazioni alla propulsione navale. Un discorso molto sentito specialmente allora, all’epoca del confronto bipolare, come d’altra parte oggi stesso quando cioè, con le ripetute minacce missilisti-che della Corea del Nord, le aggressive dichiarazioni di Putin e la Nuclear Posture Review statunitense, siamo sempre «a due minuti dalla mezzanotte nucleare», come sancito qualche settimana fa proprio dall’Orologio del giorno del giudizio del Bulletin of American Scientists che, dal 1947, marca i pericoli di un possibile Armaged-don nucleare!

Tra i moltissimi interventi su questo tema, sotto il pro-filo scientifico, ricordiamo i contributi del prof. Tito Franzini e di E. Normand, del TV Musumeci, di A.

Cozza, F. Liguori e Luigi Argiero sugli effetti meccani-ci, termici e radioattivi delle esplosioni nucleari. Quin-di del prof. Ernesto Fasano, Quin-di Sabino Roccottelli e Quin-di Gino Galuppini sulle applicazioni dell’energia nucleare alla propulsione navale (fascicolo 3/1963). E l’ammira-glio GN Galuppini (1914-2010), decano dei collabora-tori dell’Ufficio Scollabora-torico, di cui è stato anche a Capo e per cui ha scritto numerose opere, è un altro

collabo-Si tratta dunque di un discorso complesso, a più mani, in cui si esplicita l’interesse degli scrittori della Rivista per questo tema cruciale che non cessa di dominare la nostra epoca.

Ed è ancora Romeo Bernotti che ci illustra, nell’arti-colo apparso nell’ottobre del 1965, «Considerazioni strategiche sull’energia nucleare», la «rivoluzione negli armamenti e nei concetti guerreschi che segna la nuova epoca della storia», analizzando, con la consueta mae-stria, la corsa agli armamenti delle due Superpotenze e ricordando, nell’analisi penetrante che propone della

«strategia della dissuasione», la lezione di Clausewitz (all’epoca rivisitato da Raymond Aron con la sua «In-troduzione alla strategia atomica»), che «paragonava la strategia ad una partita a carte», con la minaccia reci-proca di replica da parte delle due Superpotenze, che agiscono «come due giocatori di poker che bluffano continuamente».

Uno scenario che allora si basava sulle esperienze fatte a Bikini con l’esplosione atomica tipo Hiroshima, cioè contenente solo (si fa per dire!) 100 chili di carica fissi-le! Sullo stesso piano possiamo porre la testimonianza di L. Musumeci sul tema dell’energia atomica nel pote-re marittimo, in cui ci ppote-resenta un intepote-ressante résumé della situazione alla metà degli anni Cinquanta: «Allo stato attuale delle conoscenze, mentre il cannone nu-cleare (ossia, più propriamente, il cannone con proietto nucleare) è ormai in dotazione all’esercito americano,

Dal luglio 1948, periodica-mente vengono pubblicati nella Rivista i “Supple-menti tecnici”. A fianco: la copertina del supplemento tecnico del luglio 1948 e quella del supplemento tecnico dell’agosto 1960.

(senza contare gli apprestamenti russi di cui mancano dati ufficiali), possiamo così riassumere i tempi dello sviluppo della situazione in relazione all’uso effettuato o previsto dell’energia nucleare: 1) strategico - terrori-stico; 2) strategico - militare; 3) tattico; 4) applicazioni secondarie; 5) propulsione navale; 6) sfruttamento in-dustriale».

Accanto al filone degli studi specifici sull’energia nucle-are che seguono l’evoluzione del fenomeno, secondo i dati disponibili, il profilo propriamente professionale trova un trampolino di discussione nei Supplementi tec-nici offerti sistematicamente dalla Rivista. Il primo del dopoguerra appare nel luglio 1948, mentre nell’arco di poco più di un decennio (1960-1972 - fatta eccezione per gli anni 1962 e 1968), sarebbe invalsa la consuetu-dine pubblicare un “Supplemento tecnico” nel mese di agosto di ogni anno. I nomi degli autori che, al riguardo, compaiono più spesso sono quelli di Ufficiali dei Corpi tecnici, come il generale ispettore GN Vittorio Re (ad esempio con contributi sulle cariche di scoppio e sull’al-lungamento dei cannoni al tiro), i tenenti colonnelli GN Sabino Roccottelli (sulle turbine a gas e motori diesel), Giovanni Venturini (sul rendimento del ciclo di un im-pianto a vapore e sul problema della cavitazione nella progettazione delle pompe per impianti navali), del co-lonnello AN Gino Montefinale (sulla radioastronomia) e del TC AN Edoardo Vòllono (sui profili alari alle alte velocità e sulla determinazione delle correnti accanto a un siluro), unitamente ai contributi anche di studiosi civili (tra cui Enzo Brandimarte, G.C. Ruggeri, Vasco

tutta una serie di contributi che ci mostrano come i suoi collaboratori seguano, al solito puntualmente, l’evoluzio-ne dei tempi. Ritroviamo così frequenti interventi sulla ricerca operativa, sulla cibernetica, sulle applicazioni laser, sulla propulsione a getto d’acqua, sulla funzione antisom degli elicotteri, oltre a un intenso dibattito sulla condizione militare (secondo la celebre definizione del Guillermand) e sui problemi organizzativi, sulla figura del manager e sul management, sulla psicologia applica-ta al servizio miliapplica-tare, sul futuro della medicina navale.

Tra i fascicoli monografici si segnalano, nel luglio-ago-sto 1963 e del 1965, quelli dedicati rispettivamente al Cacciatorpediniere e al Sommergibile, visti in chiave sia tecnica che storica. L’analisi delle relazioni internazio-nali trova dei prestigiosi e apprezzati interpreti in diplo-matici di rango come Pietro Quaroni e Roberto Ducci, che già abbiamo incontrati sulle pagine della Rivista, Roberto Gaja (dal 1964) e, soprattutto, con i numerosi contributi (a partire dal 1975) del prof. Enrico Jacchia, docente alla LUISS, insieme ai più attenti e acuti analisti in uniforme (come i compianti ammiragli Franco Mica-li BaratelMica-li e Antonio Flamigni), sempre nell’assunto che i “fili della guerra”, secondo la celebre espressione clau-sewitziana, si mostrano sempre intimamente connessi con quelli della politica.

Il Mediterraneo è sempre al centro dell’attenzione criti-ca dei commentatori, come l’allora CF Luigi Cacioppo che, nel novembre 1963, rivendica all’Italia una funzio-ne spiccatamente politica funzio-nell’area mediterrafunzio-nea, in ac-cordo con le altre potenze della NATO «per assicurare Nel 1960, in pieno

mira-colo economico italiano, Roma è sede delle Olim-piadi e Nave VESPUCCI viene scelta per trasferire via mare il sacro fuoco di Olimpia dalla Grecia alla Sicilia. Nella foto, pubbli-cata sul fascicolo di set-tembre 1960 della Rivista, a bordo del VESPUCCI un allievo dell’Accademia Navale accende la fiac-cola che proseguirà poi il tragitto dalla Sicilia verso Roma.

Indiano», con l’auspicio di «una maggiore coesione tra i popoli mediterranei al fine del raggiungimento di uno stabile equilibrio».

O ancora, quando il predetto Autore esamina l’influenza della posizione strategica del Mediterraneo sull’impiego di alcuni moderni mezzi bellici (tipo il sottomarino a propulsione nucleare munito degli IRBM «Polaris»). A sua volta il CV Franco Gnifetti in un suo intervento (fascicolo 9/1970), si chiede quale sia il significato del Potere Marittimo nell’èra nucleare, riesaminando, alla luce degli scenari del tempo, la validità dei classici para-metri mahaniani.

Ed alle valutazioni di fondo sugli scenari della politi-ca internazionale, sull’attualità del potere marittimo e sulla posizione strategica dell’Italia nel Mediterraneo, si accompagna l’attenzione nei confronti delle Marine militari straniere, con tutta una serie di servizi innan-zitutto sulla Marina statunitense, la Royal Navy e la neo-costituita Marina tedesca, oltre a quella spagno-la, peruviana, cilena, argentina e giapponese, spesso con contributi diretti da parte di ufficiali delle marine in esame, tipo quella tedesca, spagnola e statunitense.

trovato i suoi interpreti, in particolare, negli scritti di Marcello Bertini e Carlo De Risio.

Stimolante è inoltre il dibattito sui grandi temi discussi nell’ambito della codificazione del diritto internaziona-le marittimo, con tutta una serie di interventi di uffi-ciali commissari (Agostino Berti e Giovanni Bernardi) e delle Capitanerie (come Sergio Stocchetti e Alberto Romano). I temi di fondo trattati? La controversia al-lora in corso tra Gran Bretagna e Norvegia per la de-limitazione delle acque territoriali; il diritto di guerra nei futuri conflitti sul mare; la delimitazione del mare territoriale e della zona contigua; le convenzioni inter-nazionali sulla salvaguardia della vita umana in mare e sulla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, unitamente ai lavori della Conferenza di Gine-vra sul diritto del mare.

Molto vivace si presenta anche il dibattito sul riordi-namento dell’Amministrazione centrale della Difesa e all’interno dei singoli Corpi della Marina, con in-terventi di militari di rango (come Romeo Bernotti e Gino Birindelli) e prestigiosi giornalisti (Falco Acca-me e Andrea Tani, già ufficiale di Marina). Sui

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Il cacciatorpediniere IM-PETUOSO in navigazio-ne. Foto tratta dal fascico-lo luglio-agosto 1963.

già ricordato Vito Dante Flore, Francesco De Fonzo, poi titolare della rubrica “Marine Mercantili” e Leo-netto De Leon, entrambi poi direttori generali della pesca marittima).

In particolare, nel dicembre del 1967, compare il primo articolo dell’allora Maggiore di porto Michele Pantano sull’attività in mare dei mezzi delle Capitanerie, il primo di numerosissimi contributi che, nel corso dei diciotto anni successivi, imporrà il Pantano (dal 1979 titolare anche della neo-costituita rubrica Ambiente Marino) come uno degli interpreti più costanti, sottili e appas-sionati (una passione che riusciva a trasmettere agli uf-ficiali CP a nomina diretta, suoi allievi, come chi scrive, alla metà degli anni Settanta all’Accademia navale) im-perniati sulle problematiche del diritto internazionale marittimo e della sua evoluzione allora in fieri. Tra gli altri personaggi che, nel periodo che stiamo esaminan-do, collaborano attivamente con la Rivista, merita di es-sere ricordato Silvio Zavatti, il celebre “polarista”, come allora si diceva che, per quarant’anni, diresse la rivista Il

Con il fascicolo di luglio-agosto 1970 inizia la sua pro-ficua collaborazione con la Rivista il comandante Clau-dio Ressmann, massimo esperto di navigazione da di-porto e giornalista pubblicista, che ritroviamo titolare della rubrica “Marine da Diporto” (dal 1971), redattore della Rivista stessa (sino al 1981) e, quindi, direttore del periodico mensile Lega Navale, sino a pochi anni fa, nonché autore dei numerosi supplementi sulla nautica da diporto e la sua disciplina in perenne evoluzione. Nel settembre del 1973 ritroviamo un intervento di un insi-gne personaggio che non aveva dimenticato la Rivista, Epicarmo Corbino, con un contributo di grande attuali-tà sull’incidenza del petrolio sull’economia moderna (e siamo infatti alla vigilia di quello che è stato chiamato il primo shock petrolifero!).

Questa tavolozza estremamente variegata di temi e di problemi, questa «galleria» di personaggi in cui le nuo-ve “firme” coesistono con quelle dei collaboratori tradi-zionali, sembra confluire alla metà degli anni Settanta nel successo della Legge Navale, alla quale la Rivista Alcuni profili di navi di

superficie della Marina militare italiana pubbli-cate sulla copertina della Rivista del marzo 1967.

da angolature diverse (in particolare fasc. 5/74 e 2/75).

Si registra, tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta, una netta intensificazione degli studi sulle rela-zioni internazionali con gli interventi, ormai sempre più assidui, del prof. Jacchia (che ci intrattiene sui grandi temi della dissuasione e della distensione, dell’equilibrio strategico, della sicurezza in Europa e nel Mediterra-neo, della strategia globale e planetaria), dell’ambascia-tore Giuseppe Walter Maccotta (che inizia la sua lunga e apprezzata collaborazione nel febbraio del 1982), già ambasciatore a Tel Aviv, Belgrado e Mosca e autore di apprezzati articoli e monografie, nonché di molti osser-vatori dei problemi internazionali in uniforme, come Alberto Donato e Alfredo Brauzzi (che ritroveremo come titolari della rubrica «Panoramica Politico-Mili-tare») e sempre Marcello Bertini.

Tra gli avvenimenti di grande attualità, ricordiamo la descrizione di due eventi di grande rilievo che carat-terizzano la storia della Marina Militare del periodo:

l’operazione dell’Ottavo Gruppo Navale nel Sud-Est asiatico (dal 5 luglio al 20 agosto 1979), in soccorso dei profughi vietnamiti e il viaggio di circumnavigazione del globo compiuto dal Sesto Gruppo Navale.

Una sensazione molto diffusa in quegli anni era che «gli Europei hanno di nuovo in mano, dopo molto tempo, una carta importante da giocare per ritrovare un ruolo

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le che ne consegua un certo disimpegno da parte delle due Superpotenze, a condizione che il vuoto sia riempito dall’auspicata iniziativa europea».

Serrato come al solito appare sempre il dibattito tecni-co sulle tecni-costruzioni navali, sugli apparati motori e sul-le nuove tecnologie aeronautiche operanti sul mare: in particolare vorremmo sottolineare gli articoli di Mar-cello Bertini sull’incrociatore leggero Garibaldi e sulle moderne unità di scorta, nonché sul ritorno della nave da battaglia nella strategia delle Superpotenze. Una di-scussione che si protrae nel tempo sull’impiego e sul futuro del sommergibile e sulla dialettica sommergibile convenzionale-nucleare, quindi sullo sviluppo del veli-volo a decollo corto e atterraggio verticale (V/STOL), unitamente alla messa a punto di tutta una serie di studi e considerazioni sulle nuove tendenze nella propulsione navale, tipo turbine a gas e la “rotonave”.

Per l’apprezzamento della situazione internazionale, in cui sarà chiamata ad operare la marina italiana nei pos-sibili scenari futuri e per la determinazione dei relativi indirizzi operativi, di primaria importanza sono gli in-terventi dei Capi di Stato Maggiore della Marina, pro-nunciati in genere in occasione di conferenze al Centro Alti Studi della Difesa e scrupolosamente riportati dalla Rivista in appositi supplementi. Tra l’aprile del 1979 e l’agosto-settembre 1984, ricordiamo gli interventi degli ammiragli Giovanni Torrisi, Mario Bini, Angelo Monas-si e Vittorio Marulli. Nel dibattito generale asMonas-sistiamo a una netta ripresa di interesse per gli studi strategici, in particolare con gli interventi di Vittorio Barbati, An-tonio Flamigni (10/1982), a cui dobbiamo l’impecca-bile prima traduzione in Italia del più famoso testo del Mahan e, soprattutto, di Pier Paolo Ramoino, che esor-disce sulle pagine della Rivista nell’ottobre 1981 e la cui preziosa collaborazione si protrae sino ai nostri giorni.

Figura che non ha certo bisogno di presentazione ai lettori in considerazione della sua lunga milizia didat-tica, sia all’IGM di Livorno (Coadiutore di Strategia, poi Direttore degli Studi e infine Comandante, prima della traslazione dell’Istituto a Venezia nel 1999), sia in seguito all’Accademia Navale. Nel periodo considerato l’allora CV Ramoino ci offre due importanti contributi:

E’ possibile una nuova strategia navale per l’Alleanza At-lantica e Il problema della strategia dei mezzi (fascicoli 12/1984 e 1/1986), i primi di una lunga serie destinati a

Molti sono i diplomati-ci che hanno collaborato con la Rivista Marittima dal dopoguerra a oggi. Il libro di Baldi e Baldocci

«La penna del diplomati-co» analizza proprio que-sto speciale rapporto tra diplomazia e letteratura attraverso i libri dei tanti diplomatici-scrittori.

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