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UN CONTRIBUTO STORIOGRAFICO

Nel documento RIVISTA MARITTIMA (pagine 137-140)

La riflessione e il commento critico sulle vicende della Seconda guerra mondiale rappresentano uno dei filo-ni più importanti di interesse della Rivista nel secondo dopoguerra. Un interesse che si concretizza in tutta una serie di note e di profili che compaiono a firma «Ufficio Storico» nell’intento di garantire la maggiore oggettività possibile nell’interpretazione delle vicende navali.

Il traffico di rifornimento delle armate italiane e te-desche operanti in Libia, il periplo africano fatto da quattro sommergibili, le navi mercantili violatrici del blocco degli Oceani, i MAS italiani nel lago di Ladoga, la R. Marina nel Mar Nero, la battaglia di Pantelleria, la Marina in Africa Orientale e in Libia, sono i titoli dei contributi più significativi volti a evidenziare nell’arco di un decennio, dal 1948 al 1957, i molteplici aspetti del ruolo giocato dalla R. Marina in guerra. Tutti lavori da considerarsi invero propedeutici alle apprezzate mono-grafie successivamente pubblicate dall’Ufficio Storico nella collana «La Marina italiana nella seconda guerra mondiale». E accanto a tali contributi assistiamo agli interventi degli stessi protagonisti dei fatti d’arme e de-gli storici in uniforme.

Agli scritti di Iachino, si aggiungono gli interventi di personaggi, che abbiamo già imparato a conoscere, come Bernotti, Fioravanzo, Aldo Cocchia, Virgilio Spi-gai e, in particolare, di Gino Birindelli (sulle

operazio-problemi tecnici con gli interventi del prof. Ugo Tiberio nel campo radiotecnico e di F. Pertusio sulla tecnica so-nar e ancora dello stesso Iachino, che si pone l’inquie-tante interrogativo «Chi aveva il radar all’inizio della guerra?» (fascicolo 2/1955).

E sempre sul tema della guerra ricordiamo l’effetto prodotto in Italia dalla pubblicazione delle Memorie dell’ammiraglio Cunningham, «Odissea di un marina-io» (commentate sulle pagine della Rivista da Marcan-tonio Bragadin e da Iachino) e gli interventi di Eberhard Weichold (che, dal giugno del 1940 al marzo del 1943, era stato rappresentante della Marina tedesca presso Supermarina), soprattutto con un articolo dedicato a Tobruk e alle sue alterne vicende belliche. Scrive l’auto-re che nella drammatica lotta per i trasporti marittimi nel Mediterraneo:

«Quanto più crebbe il potenziale bellico nemico, quan-to più impegnativo divenne il teatro di guerra oltrema-re, tanto più si assottigliarono le forze e le possibilità di rimpiazzo italiane. Si verificarono gravi sacrifici e san-guinose perdite in uomini e in materiali. La flotta mer-cantile italiana perse soltanto nei trasporti per l’Africa quasi un milione di tonnellate fra naviglio affondato e gravemente danneggiato, cifra pari ad oltre un terzo del suo intero tonnellaggio presente nel Mediterraneo.

Inoltre le perdite subite nei traffici marittimi per altri

te intervento delle unità italiane nei trasporti maritti-mi per l’Africa, fino alla disfatta, ha costretto gli stessi avversari inglesi a farne alto riconoscimento nelle loro pubblicazioni storiche».

E sempre sul tema del traffico di rifornimento al fronte del deserto, ricordiamo interventi di autori prestigiosi come Jurgen Rohwer, allora direttore della rivista Mari-ne Rundschau, del contrammiraglio Raymond De Belot (l’autore della Guerre aéronavale en Méditerranée) e del generale Faldella. Certo prima della guerra, fa osserva-re il Bernotti, era posserva-revalsa «una concezione esclusiva e unilaterale della guerra aerea che privilegiava “la bom-ba sul siluro”», senza peraltro distinguere, per una più efficiente cooperazione aeromarittima, «i casi di ope-razioni di propria iniziativa» e «quelli di emergenza», dove il concorso aereo avrebbe dovuto essere “effettivo e tempestivo”, cosa che non poteva essere certo assicurato da velivoli “moventi da basi terrestri”, ma solo da “un’a-viazione imbarcata”.

Il comandante Silvestri, a sua volta, appare ancora più esplicito in un articolo che, già nel titolo, esprime il suo punto di vista sulla questione: Necessità di una aviazione per la Marina (e siamo nel 1947!), in cui sottolinea l’as-soluta importanza dell’aviazione navale nel programma di ricostruzione delle Forze Armate italiane, «perché sul mare il potere aereo e quello marittimo non possono an-dare disgiunti, sotto pena di essere sterile il primo e illuso-rio il secondo». Propilluso-rio il dibattito sull’aviazione navale

pio illuminante di quella “battaglia” combattuta dalla Marina dopo l’abolizione della sua Aviazione, confluita nel 1923 nell’unicità dell’Arma Azzurra, i cui momenti istituzionali più importanti, per dirla in estrema sinte-si, sono la costituzione di Grupelicot-uno il 1° agosto 1956 con i primi sette AB-47J e infine, dopo il rilancio del dibattito innescato nei primi anni Ottanta dal libro degli ammiragli Mario Angelozzi e Ubaldo Bernini (Il problema aeronavale italiano.

Aspetti storici e attuali), la Legge 26 gennaio 1989, n. 36 con la quale la Marina fu autorizzata a dotarsi di velivoli ad ala fissa.

Per quanto riguarda poi gli orientamenti della Rivista in tema di storia, nel primo trentennio postbellico (1945-1975), possiamo indicare un rinnovato interesse per la storia risorgimentale che, nel periodo tra le due guer-re mondiali, era passata, in un certo senso, in secondo piano, in quanto il Risorgimento con i suoi valori ri-chiamava troppo quell’Italia liberale che si tentava di far dimenticare con i suoi valori e libertà.

Segnaliamo in merito, sulle pagine della Rivista, gli stu-di stu-di Sante Romiti sulla politica navale sabauda e, so-prattutto, del prof. Mariano Gabriele, docente di storia e politica navale all’Università di Roma nonché direttore generale del ministero del Bilancio, che aveva iniziato, sin dal luglio 1958, la sua preziosa collaborazione, che dura con successo sino ai nostri giorni.

Il suo primo ampio saggio (pp. 3-22) dedicato «alla po-Un AB-47 J sul ponte  della Fregata LUIGI

RIZ-ZO, prima unità della classe BERGAMINI. Nasce nel 1961 il binomio elicottero-nave che da quel momento sarà presente a bordo di tutte le unità maggiori della Marina Militare Italiana. Sotto: la copertina del libro «Il problema navale italiano degli ammiragli Angelozzi e Bernini.

L’emblema del centenario dell’aviazione navale. I cento anni dell’aviazione navale saranno poi ricor-dati in un supplemento

del conflitto e l’impiego bellico dei MAS di Erminio Ba-gnasco, altra firma prestigiosa della Rivista (rispettiva-mente, fasc. 4 e di 6 /1965), futuro fondatore e direttore della ben nota rivista Storia Militare.

Da rilevare come, nel periodo considerato rifioriscano anche gli studi sulla storia delle istituzioni militari ma-rittime, quasi che gli uomini di mare, volgendosi allo studio della propria storia, vogliano riflettere sul pro-prio passato e sulle proprie tradizioni. Leggiamo così un profilo dell’Ufficio Storico della Marina, del Consiglio Superiore di Marina, dell’Istituto di Guerra Marittima, dell’Istituto Radar e Telecomunicazioni, dell’Arsenale di La Spezia, dell’Istituto Idrografico della Marina, del Museo Storico navale di Venezia, dei Corpi delle Capi-tanerie e Sanitario marittimo.

E ancora la rievocazione del primo Regolamento di di-sciplina e la storia dell’insegnamento di arte militare marittima da parte di ufficiali di Marina alla Scuola di Guerra dell’Esercito. Una felice stagione dunque per la storia delle istituzioni militari che purtroppo sarà presto destinata ad affievolirsi, mentre autori “emeriti” come gli ammiragli Bernotti e Fioravanzo, che collaboravano rispettivamente dal 1897 e dal 1917, scrivono, nel 1966 (Disarmo e Difesa) e nel 1970 (Dalla guerra alla guerri-glia), i loro ultimi apprezzatissimi contributi!

Il fascicolo del maggio 1960 contiene un dal Faro di Messina per grafici del periodo successivo, cioè la storia e la politica

navale contemporanea e le problematiche marittime d’attualità, come si può apprezzare nella sua vasta bi-bliografia.

Il rinnovato interesse per le vicende risorgimentali (sol-lecitato anche dagli anniversari «centenari» che cadono negli anni che stiamo considerando) si concretizza nella messa a punto di tutta una serie di profili specifici. Il fa-scicolo del maggio 1960 è dedicato completamente alle vicende della spedizione dei Mille (con interventi di R.

Alberini, E. Faldella, C. De Grossi, M. Gabriele e F. De Luca). Numerose sono poi le valutazioni, a distanza di un secolo, di determinati problemi.

A titolo esemplificativo Vittorio Emanuale Tognelli ci parla del rapporto tra Marina Militare e Mediterraneo nel corso dell’ultimo secolo, dal 1865 al 1965 mentre Giorgio Giorgerini (altro collaboratore “emerito”, con i suoi numerosi articoli e libri dedicati alla storia e alla dottrina navale) e Augusto Nani tracciano un bilan-cio secolare delle costruzioni navali italiane (fascicolo 3/61 e 12/69). Si rinnova anche l’interesse per la Grande Guerra sul mare che, dopo gli studi intensi del primo dopoguerra, aveva invero subito una sostanziale flessio-ne. Tra i contributi più interessanti, gli interventi di Ma-riano Gabriele sulla politica navale italiana alla vigilia

UN CONTRIBUTO STORIOGRAFICO

Nel documento RIVISTA MARITTIMA (pagine 137-140)