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FRA CRONACA E STORIA

Nel documento RIVISTA MARITTIMA (pagine 194-200)

E poi arrivò l’attacco alle Torri Gemelle, il crac econo-mico-finanziario mondiale, il flusso crescente delle mi-grazioni incontrollate, la crisi del “sogno europeo” col suo modello inclusivo di integrazione/coesione, eventi che hanno finito per far da volano a nuovi populismi, protezionismi e al risorgere degli Stati-nazione!

Con buona pace di Fukuyama, il percorso della storia purtroppo non è mai lineare, anzi, di tanto in tanto, sembra voler innestare una sorta di pericolosa retro-marcia. Ci sono delle date destinate a marcare in pro-fondità la Storia e l’11 settembre 2001, con l’attacco alle Twin Towers di New York e al Pentagono di Washin-gton, è una di queste. Il secondo 11 settembre “nero”

dell’Occidente invero, dopo quello del 1683 con l’attac-co ottomano al cuore dell’Europa, a Vienna, la capitale dell’impero asburgico, “la mela rossa” della tradizione orientale. E non a caso un artista contemporaneo, Luca Pignatelli, ha voluto riassumere in un Trittico, presen-tato nel 2009 alla Biennale di Venezia, i tre momenti dello scontro epocale, ormai plurisecolare, tra Oriente e Occidente: Lepanto (7 ottobre 1571), Vienna (1683) e New York (2001). Tre momenti di una lunga e tragica storia, in contesti storici e geopolitici profondamente diversi, tre testimonianze di un esiziale e mai veramente sopito conflitto che, nel corso degli ultimi cinque secoli, ha continuato a rincorrersi dal Mediterraneo all’Europa all’America, esemplificato in quello «scontro di civiltà»

teorizzato nel suo celebre saggio da Samuel P. Huntin-gton, direttore degli Studi strategici e internazionali di Harvard, fondatore di Foreign Policy e autore di una ventina di saggi che hanno fatto la storia della geopo-litica degli ultimi vent’anni. Per dirla in estrema sintesi,

sioni diametralmente opposte. Nel senso che le ragioni di divisione si mostrano a suo avviso più forti di quelle dell’unità e alla fine portano, nonostante gli sforzi più illuminati della comunità internazionale e degli uomini di buona volontà, a un mondo nel quale «i principali conflitti avverranno non più tra Stati, ma tra nazioni e gruppi appartenenti a diverse civiltà, a conflitti cioè concentrati sulle “faglie” tra l’una e l’altra», in una sorta dunque di permanente “terza guerra mondiale per ca-pitoli”, come si è espresso in maniera pregnante lo stesso papa Francesco. In altre parole, l’Ordine internazionale,

«nato dopo la seconda guerra mondiale e che nell’Ot-tantanove aveva saputo assorbire la fine del bipolarismo e persino “rilanciare”, globalizzandosi, sta cedendo il passo a un assetto con tratti differenti e la varietà dei fattori destinati a influenzare questo processo rende comprensivamente difficile prefigurarne lo sbocco».

Il tutto mentre il furore del radicalismo estremista e del terrorismo transnazionale, instillando oscure premo-nizioni su possibili minacce incombenti, hanno finito per caratterizzare i tempi in cui viviamo come l’Età dell’Incertezza. E alla domanda su cosa sia l’incertezza Zygmund Bauman rispondeva che dipende essenzial-mente dalla fragilità e l’instabilità del mondo stesso, che induce la percezione inquietante e minacciosa di non poter più prevedere «come sarà il mondo quando ci sveglieremo la mattina seguente, il che ci fa perdere la fiducia nel futuro ». In un tale contesto il lettore vuole saperne di più, andare più a fondo nel cercare di capi-re quello che si sta verificando in maniera sempcapi-re più inopinata nelle relazioni internazionali e negli scenari geopolitici, con particolare riguardo, nel nostro caso,

PARTE V - IL NUOVO DISORDINE MONDIALE

Rivista che peraltro, da sempre, come «specchio di una Marina, finestra sul mondo del sistema Paese» per tali temi aveva sempre mostrato uno spiccato interesse. E quindi, sempre a titolo indicativo, l’intervento dell’am-miraglio Sergio Biraghi, CSMM dal 2004 al 2006, La sicurezza della regione mediterranea e tutta una serie di articoli degli analisti della Rivista, come Il Mediter-raneo dopo l’11 Settembre (P. P. Ramoino), La strategia marittima e la sorpresa di Osama bin Laden (G. Giorge-rini), La guerra a quale terrorismo e Il mondo che cam-bia in fretta (A. Corneli), L’evoluzione del carattere della guerra (F. Rutteri), Il terrorismo e il traffico marittimo (P. Scagliusi), Trasporti marittimi e proliferazione delle armi di distruzione di massa (G. Olimbo-G. Moscatelli), La protezione dei porti da offese asimmetriche (Claudio Boccalatte) e La minaccia asimmetrica in aree costiere (Milan Vego).

Contributi che, nel loro insieme, si rilevano strumenti preziosi per l’intelligibilità di quello che sta succedendo nel mondo e, in particolare, sul mare.

Il tutto in un palinsesto che non dimentica né le tra-dizionali aree d’interesse (Mediterraneo, Alleanza at-lantica ed Europa), temi opportunamente richiamati in autorevoli contributi del prof. Ernesto Galli della Log-gia (11/03) e dell’ambasciatore Sergio Romano (12/03) e in articoli come L’Alleanza atlantica e il Mediterraneo (J. Rosi), La nuova dottrina NATO dopo l’11 settembre (A.Tani), Considerazioni sul futuro della NATO (ammi-raglio Mario Rino Me), La NATO e la lotta al terrorismo (A. Bleber), Operazione Active Endeavour (L. Sinapi).

Né si trascura il consueto filone tematico tecnico-pro-fessionale dell’evoluzione delle costruzioni militari

na-unitamente all’esame di tutte le conseguenze in termi-ni di trasformaziotermi-ni della dottrina tattica e di strategia, (in particolare P. Batacchi, attuale direttore della rivista RID, P. P. Ramoino e G. Giorgerini) e sempre col solito sguardo critico quanto mai attento all’evoluzione delle marine militari straniere.

Sotto il profilo degli studi storici si deve invece sottoli-neare un’inversione di tendenza nel senso che, al prima-to della sprima-toria contemporanea e dell’antichità classica tipico del periodo precedente, assistiamo invece a una riscoperta, sia negli articoli che nei supplementi, del-la storia navale del Medioevo e dell’Età moderna come se, di fronte all’emergenza del presente, ci si voglia ri-fugiare in un passato in cui si ripercorrono le tappe del plurisecolare confronto nel Mediterraneo tra Oriente e Occidente con la sua vittoria finale. Eloquenti al riguar-do il supplemento Lepanto 1571 (di E. Ferrante, alle-gato al fasc. 1/2005) e tutta una serie di articoli sulle repubbliche marinare di Amalfi e Venezia (R. Riccardi), sull’Ordine dei Cavalieri Gerosolomitani e la loro flotta (ambasciatore Stefano Ronca e F. Frasca) e Venezia e l’Islam (E. Cernuschi). In tema di Supplementi si rileva come continui l’intensa attività editoriale della Rivista tant’è che, nel periodo 2001-2005, ne vengono pubbli-cati addirittura 73 (con un picco di 19 nel solo 2004!), più due DVD (La Regia Marina 1861-1943 e Pittori di Marina alla corte dei Borboni di Napoli). Vastissimo al solito il ventaglio tematico che gli argomenti tratta-ti ci offrono: dai testratta-ti istratta-tituzionali, veri e propri veicoli di comunicazione di vertice, come il Rapporto Marina Militare (nel 2002 e 2003 anche in versione inglese), la conferenza al Casd del CSMD ammiraglio Gianpaolo

Il Supplemento alla Rivi-sta «Lepanto 1571» alle-gato al fascicolo 1/2005.

Accanto: la mappa degli spazi mediterranei, che evidenzia il c.d. fenomeno della territorializzazione del Mar Mediterraneo, pubblicata nel supple-mento al fascicolo novem-bre 2014, «Prospettive e orientamenti di massima della Marina Militare per il periodo 2015-2025».

tamenti di massima della Marina Militare per il periodo 2015-2025 (del novembre 2014). Come pure i contributi apparsi invece sotto forma di articoli: Il ruolo della Ma-rina nel quadro della ristrutturazione dello strumento militare e Le sfide che ci attendono (ammiraglio Luigi Bi-nelli Mantelli, in fasc. 3 e 5/2012), nonché gli interventi dell’ammiraglio Giuseppe De Giorgi: Io conto su di voi!, La Marina Militare oggi, Marina Militare italiana: punto di situazione e 10 Giugno: Festa della Marina Militare (fasc. 2 e 6/2013, 1 e 6/2014).

Di particolare rilievo inoltre le biografie di personaggi di primo piano come, sic et simpliciter, Straulino (sup-plemento collettaneo, 12/2005) e gli aspetti etici, di-sciplinari e organizzativi, come leggiamo negli ultimi

scritti dell’ammiraglio Birindelli (3 e 6 /2006), ovvero in articoli come Il giuramento di fedeltà, fulcro dell’e-tica militare e Identità e Valori nella professione milita-re. Quale Futuro? (entrambi di A. Ferioli), Note sulla disciplina militare (M. D’Errico), o ancora, Formare i formatori: un’esigenza crescente (prof. G. Costanza), La formazione a distanza per il personale delle FF. AA: un programma per il futuro (E. Cuoco), La riforma univer-sitaria in Accademia navale (amm. G. Lertora), Prove-nienza geografica ed estrazione sociale degli Ufficiali di Marina (amm. R.B. La Racine), Etica, leadership e me-ritocrazia (S. Simone), Etica e uso della forza militare (M. de Leonardis). E soprattutto, i contributi

dell’am-modello organizzativo per le direzioni del personale?), autore peraltro del saggio La Formazione etica. Guida per Ufficiali e Funzionari (2013), un esempio di come studi e ricerche, avviate sotto forma di articoli sulle pagine della Rivista, finiscano per fare poi da volano a vere e proprie monografie.

Per quanto attiene poi l’impianto editoriale, variegata si presenta la vicenda delle Rubriche, tra cambi di deno-minazione, momentanee eclissi di alcune di esse (Ma-rina mercantile, Ambiente marino, Che cosa scrivono gli altri) e l’introduzione di nuove, destinate però presto a scomparire (Scandagliando il web e Osservatorio del CeMiSS), ovvero a ricomparire in maniera però non stabile (come Storie di mare e Diario di guerra). Sicché il palinsesto finisce per assestarsi nella seguente manie-ra: Osservatorio internazionale (Enrico Magnani), rine Militari (Luca Peruzzi e Michele Cosentino), Ma-rine Mercantili (Pietro Verna et alii, dal 2016), Nautica da Diporto (Stéphan Jules Buchet), Scienza e Tecnica (Claudio Boccalatte), Che cosa scrivono gli altri (Ezio Ferrante, dal 2005), il tutto preceduto e seguito da Let-tere al Direttore e Recensioni/Segnalazioni.

Nella sua strategia di comunicazione la Rivista si avvi-cina al web che, dopo vari tentativi pioneristici, vede episodicamente in rete (periodo 2010-2012), sia alcu-ne rubriche sul sito Marina, che alcuni Supplementi sul sito della Rivista stessa (tanto più che la loro produzione cartacea, dal boom editoriale degli anni precedenti, si va contraendo drasticamente con due-tre supplementi all’anno), sino a raggiungere, da ultimo, l’asset finale che conosciamo. Nel consuntivo dell’Editoriale dello scorso gennaio, leggiamo infatti che «dopo un primo esperimen-to un paio di anni fa, ormai da circa un anno il periodico presenta una sua versione ridotta digitale raggiungibile dal sito della Marina Militare al link www.marina.dife-sa.it/conosciamoci/editoria/marivista/Pagine/default.

aspx; la Rivista è dunque in questa versione facilmente consultabile on line su pc, tablet o smartphone, con la possibilità di avere un’ampia anteprima di quanto presen-te sull’ultimo numero in pubblicazione». La modifica so-stanziale nell’impianto editoriale della Rivista si verifica dal gennaio 2015 e si riferisce al cambio di formato, la messa in evidenza in copertina di alcuni titoli su cui si vuole richiamare ex-abrupto l’attenzione del lettore e la ridistribuzione dei “comparti” interni, che raggruppa-no gli articoli stessi in Primo Piaraggruppa-no, Paraggruppa-noramica tecni-co-professionale, Saggistica e Documentazione, Storia e Cultura militare, in un contesto che vede il susseguirsi di nove-dieci articoli e cinque “rubriche” fisse.

Le ragioni del cambiamento ci vengono illustrate dal Uno dei Supplementi degli

anni Duemila (12/2005) è dedicato a illustrare la biografia dell’ammiraglio Agostino Straulino (1914-2004), già ufficiale della X MAS nei Gruppi Gam-ma e figura leggendaria del mondo della vela per gli innumerevoli ricono-scimenti ricevuti, tra cui l’Oro e l’Argento olimpi-co per la classe vela Star (Helsinki 1952 e Melbour-ne 1956).

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questo numero ed è, ben visibile a tutti, il nuovo formato della pubblicazione. Tale scelta è conseguenza di una di-scussione che andava avanti già da tempo e che nel 2014 aveva portato a un formato leggermente più grande del precedente, il 17,5x25. L’attuale nuovo formato 20x27 si propone di fornire un ulteriore miglioramento della gra-fica di dare alla Rivista Marittima, una configurazione più moderna, caratteristica questa ritenuta quanto mai necessaria in considerazione della presenza della Rivista per la prima volta dallo scorso anno in alcune edicole del-le principali città italiane e nell’auspicio di un progressivo aumento del numero dei lettori […] In merito ai contenu-ti l’intenzione è di mantenere l’attuale bilanciamento tra le varie tipologie di articoli continuando a dare maggiore importanza alla comprensione della situazione interna-zionale e dell’attualità grazie all’apporto di autorevoli fir-me del mondo accademico e istituzionale e privilegiando dunque il numero degli articoli della sezione primo piano rispetto a quelli delle altre sezioni tecnico-professionale, storica e saggistica».

Viviamo infatti nel Grand-Jeu della cosiddetta “nuova era post-atlantica”, in cui gli Stati Uniti stanno ripiegan-do su se stessi, la Russia “putiniana” appare sempre più aggressiva, la Cina in continua espansione e il «mondo emergente» sempre più ricolmo di esigenze da soddi-sfare, con l’Unione europea che sembra giunta al cul-mine della sua crisi proprio quando si sta disfacendo il mondo in cui s’era formata, come ci illustra Adolfo

e sui vari aspetti dell’instabilità del suo Rimland, pur dopo le facili illusioni suscitate dai grandi progetti pan- mediterranei come il Processo di Barcellona e l’Unione per il Mediterraneo. Di qui una serie di contributi che ci aggiornano sugli scenari attuali, come Crogiolo medi-terraneo, La primavera araba e il nuovo interventismo e Medio Oriente: i nuovi Balcani del mondo (A. Corneli), La rivoluzione mediterranea (Alessandro Politi), La si-tuazione politica e strategica del Nord Africa (Pietro Ba-tacchi), Il terrorismo jihadista e la sfida alla sicurezza del Mediterraneo (On. Andrea Manciulli, 4/16), Riflessioni sul Mediterraneo ai tempi del Califfo e Il caleidoscopio dei Mediterranei (AS Mario Rino Me, 3/2016 e 8-9/17). Un contesto in cui l’accento batte insistentemente sul tema cruciale dell’immigrazione via mare, con le analisi ap-profondite degli ammiragli Caffio e Ferdinando Sanfeli-ce di Monteforte, dei proff. Umberto Leanza e FranSanfeli-cesca Graziani e del dr. Daniele Scalea.

Al di là di questo quadro non certo rassicurante, i col-laboratori della Rivista non si limitano al solo Mediter-raneo tout court, ma guardano oltre, al MediterMediter-raneo allargato, cioè alla «Regione che si allarga a Oriente verso il Mar Nero, il Medio Oriente e, tramite Suez, il Mar Ros-so, il Golfo Persico, il Corno d’Africa e l’Oceano Indiano e, a occidente, attraverso Gibilterra, il Golfo di Guinea».

Ed è ancora una volta l’ammiraglio Ramoino, in un suo ennesimo contributo (fasc. 8-9/2014) ad ammonire «di non trascurare il Mediterraneo allargato»! Sino al

Cin-Le copertine della Rivista del dicembre 2014 (a sini-stra) e del gennaio 2015 (a destra), con la quale viene introdotto il cambio di formato, oltre ad altre so-stanziali novità.

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che si spinge sino ai grandi spazi marittimi dell’India e della Cina, dove si ritiene che, mentre il potere eco-nomico globale si sposta sempre più a Est del mondo, si giochino i futuri interessi economici del nostro Pae-se, specialmente nella prospettiva del grande progetto della Nuova Via della Seta - ramo marittimo, col quale Pechino ha scelto il Mediterraneo e i porti italiani come proprio Hub commerciale, diretto da sud verso i mer-cati della Mitteleuropa. Di qui l’incremento del filone di studi e ricerche sulla geostrategia dell’Oceano Indiano e Pacifico, i choke-points della navigazione internaziona-le, in trasformazione o in progetto, l’esame dei singoli casi-paese (India, Cina, Giappone, Coree, Sud-Est asia-tico e Australia) e, quindi, l’analisi delle marine militari del sistema Asia-Pacifico.

Temi spalmati progressivamente, sia pur con accenti diversi, negli 88 fascicoli degli ultimi otto anni legati principalmente ai nomi di Autori, sia già noti ai lettori che new entry, come Claudia Astarita (con M.M. Cer-bo), A. Corneli, P. Batacchi, M. Cosentino, G. Da Frè, E. Ferrante, F. Frasca, M. Iacopi e P. P. Ramoino, l’am-basciatore Augusto Grandi e Davide Lazzeri, direttore della rivista Nodo di Gordio. Il tutto mentre le minacce di Pyongyang con gli 87 lanci di Kim Jong-un dal 2011 (e ben 22 dal febbraio dello scorso anno), nonostante i più recenti spiragli di appeasement, rilanciano gli studi sul nucleare con la stessa apprensione per quei perico-li del MAD già ventilati all’epoca della Guerra Fredda.

Tanto più che «in un mondo tumultuoso come quello di oggi, afflitto da crisi migratorie e di identità, populismi e nazionalismi, disastri naturali e povertà, la minaccia nucleare rappresenta un ulteriore elemento di destabi-lizzazione da “contenere” nella maniera più intelligente

gli studi sul diritto internazionale, sia umanitario che marittimo, quasi che, nell’instabilità geopolitica impe-rante, si avverte sempre più la necessità di appellarsi alle certezze del diritto, in un contesto in cui si possono apprezzare, oltre ai collaboratori ormai tradizionali del settore, anche gli interventi di nuove firme prestigiose come quelle dei prof. Umberto Leanza e Tullio Scovaz-zi, oltre allo specifico supplemento Gli spazi marini di-sputati di Riccardo Friolo.

E proprio in tema di firme prestigiose ricordiamo l’i-nizio della collaborazione di Marta Dassù, direttrice di Aspenia, la rivista dell’Aspen Institute Italia (con Lo scenario geopolitico mondiale e Dalla Terra al Mare, una strategia di sicurezza per l’Europa, 10/13 e 8-9/14), nonché di docenti universitari “emeriti” come Umberto Gori (Politica estera e interessi nazionali italiani, 9/11) e, in particolare, di professori sia della Statale che della Cattolica di Milano come Alessandro Colombo, Giulio Sapelli e Vittorio Emanuele Parsi.

E sempre dalla Cattolica si segnalano, per la collabo-razione ormai sistematica a partire dal marzo 2014, gli interventi del prof. Massimo de Leonardis, ordinario di Storia delle relazioni e istituzioni internazionali e per tre mandati consecutivi Capo Dipartimento, oltre che presidente della Società internazionale di Storia milita-re, tra i quali ricordiamo: Il ruolo della Marina Militare nell’adesione dell’Italia alla NATO; La grande strategia degli Stati Uniti dalla fine del bipolarismo; La maritti-mità nella politica estera e militare dello Stato italiano;

Mito e realtà delle «guerre umanitarie» e, da ultimo (e siamo al dicembre 2017), La perpetua quadriglia delle Grandi Potenze.

Ancora una volta strettissima si manifesta la collabora-Il “Cindoterraneo” così

come illustrato nell’artico-lo pubblicato nel fasciconell’artico-lo 2-3/2009.

una costante visione della «marina militare come stru-mento di politica estera», con gli interventi, sia su temi storici che di attualità geopolitica, degli ambasciatori Domenico Vecchioni e Stefano Ronca (in particolare La Libia oggi, 3/15), Paolo Casardi (La rete diplomati-ca e consolare italiana, Gli interessi strategici italiani e La risposta italiana alle crisi internazionali, 11/14, 4/15 e 4/17) e il già menzionato Augusto Grandi. Mentre si stringono i rapporti di collaborazione con il Circo-lo Studi dipCirco-lomatici - Centro studi Aperta/Contrada (fasc.11/17), il think tank di politica ed economia Nodo di Gordio e dell’Istituto di Alti Studi di Geopolitica e non ultima la collaborazione con Confitarma, con le firme di Luca Sisto, attuale Direttore Generale, e Noli Mazza, responsabile della Comunicazione.

Il filone degli studi storici, oltre a presentarci, in termini di una lunga continuità di collaborazione, l’apprezzata galleria di “pensatori politici” dell’ammiraglio Renato Ferraro o quella dei “pittori di marina” dell’ammiraglio Paolo Bembo, si contraddistingue per i numerosi inter-venti, sempre apprezzatissimi, su temi specifici di storia navale nazionale e internazionale.

In particolare si segnala, uno per tutti, l’articolo di Giancarlo Finizio, Il Direttore e l’Ammiraglio (fasc. mar-zo 2016) in cui si pongono in risalto, attraverso la loro corrispondenza, i rapporti tra il senatore Luigi Alberti-ni, il potente direttore de Il Corriere della Sera, con l’e-stablishment navale del tempo, in particolare con il CA Umberto Cagni, il CV (poi CA) Pietro Orsini e, soprat-tutto, il CA Roberto Mazzinghi, Direttore della Rivista Marittima nel periodo 1911 -1919, che abbiamo già se-gnalato per la brillante iniziativa della poesia natalizia

vecchi pregiudizi nei confronti della stampa quotidiana erano stati già all’epoca decisamente superati in ambito Marina. E ovviamente accanto alle gesta della R. Ma-rina nella Grande Guerra, si analizzano le vicende in corso della Marina Militare di oggi, tra i quali, a puro titolo esemplificativo, vorrei ricordare almeno contri-buti come Il varo della Conte di Cavour (A. Scaramuc-cia, 8/11), Operazione Mare Nostrum (G. Gaiani, 1/14), Flotta verde: una strategia energetica per la Marina Militare (P. Tripodi, 9/15), Progetto Sauro (S. Ramac-ciotti, 10/15), L’importanza dei pattugliatori nell’attuale situazione internazionale (P. P. Ramoino, 4/16) e Il ruo-lo dell’incursore di Marina nella sua recente evoluzione operativa (A. Savoretti, 8-9/17).

Ormai la nostra lunga traversata critica sta volgendo al termine e nella fitta trama di autori/articoli/rubriche/

supplementi che l’hanno caratterizzata, preme soprat-tutto sottolineare come in essa si rifletta la storia della Marina stessa, per i cui eventi e personaggi, sia nella rievocazione del passato che nell’analisi del presente, la Rivista ha, negli scritti che propone, nelle sempre accu-ratissime immagini e copertine, una parola di eloquente e misurato commento.

Nella storia dell’editoria nazionale (la cui «narrativa» ha dato luogo, anche di recente, a pregevoli opere di rievo-cazione storico-critica come, nel campo marittimo, per il periodico della Lega Navale Italiana e Il Corriere

Nella storia dell’editoria nazionale (la cui «narrativa» ha dato luogo, anche di recente, a pregevoli opere di rievo-cazione storico-critica come, nel campo marittimo, per il periodico della Lega Navale Italiana e Il Corriere

Nel documento RIVISTA MARITTIMA (pagine 194-200)