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LA GRANDE ILLUSIONE

Nel documento RIVISTA MARITTIMA (pagine 177-184)

«Storia immediata» chiamano gli specialisti quel tipo di storia caratterizzata «da un rapporto affettivo tra l’auto-re e l’oggetto della sua ricerca, dalla vicinanza materiale dell’autore ai fatti che esamina, dalla prossimità tempo-rale della redazione dell’opera al soggetto trattato». E ciò che costituisce una delle caratteristiche più salienti della storia immediata è che il ricercatore “immediati-sta”, come di solito viene chiamato con un brutto neo-logismo, a differenza dello storico tout court, ignoran-do l’epilogo della sua ricerca, propone di conseguenza una storia aperta, in cui ci si deve limitare a tracciare le principali linee di evoluzione e intelligibilità della do-cumentazione esaminata. Il crollo del Muro di Berlino, la riunificazione tedesca e l’implosione dell’Unione So-vietica marcano la fine del bipolarismo internazionale.

Quella Guerra Fredda che, come ben ci ha fatto rileva-re l’ambasciatorileva-re Ludovico Incisa di Camerana nel suo aureo e prezioso volumetto, La vittoria dell’Italia nella Terza Guerra mondiale (1996), era cominciata proprio nel Mediterraneo il 28 aprile 1944, cioè a conflitto mon-diale ancora in corso, con l’ammutinamento della Ma-rina reale greca nella rada di Alessandria e lo scoppio della guerra civile in Grecia. Sicché le vicende greche e le minacce sovietiche alla Turchia finirono per provoca-re la decisa risposta da parte del pprovoca-residente Truman il 13 marzo 1947 circa l’interesse americano all’integrità della Grecia e della Turchia, con l’estensione della zona di si-curezza degli Stati Uniti dalle Americhe al Mediterra-neo, diventato così, fino all’ultimo, l’obiettivo sovietico

nel suo ormai celebre libro, The End of History and the Last Man (del 1992, anticipato da un articolo apparso ben tre anni prima su The National Interest), a parla-re di «Fine della Storia». Nel senso che, con la vittoria della democrazia e del liberismo, nessun ostacolo ormai sembrava più frapporsi alla piena realizzazione delle

«magnifiche sorti e progressive dell’umana gente» di leopardiana memoria, arrivata ormai, secondo l’Auto-re, al suo «endpoint of sociocultural evolution and the final form of human government», in una sorta quindi di “pace perpetua” alla kantiana maniera. Era la Grande Illusione di quei primi anni Novanta dello scorso secolo, perché purtroppo, come ben sappiamo, non sarà affatto così e la guerra, di lì a poco, ritornerà nel Medio Oriente e nel cuore dell’Europa, in quei Balcani da dove la cri-si internazionale del vecchio continente era iniziata nel lontano 1914 con lo scoppio della prima guerra mon-diale. Ancora una volta si sarebbe quindi mostrato vero l’aforisma, molto opportunamente richiamato dal gene-rale Douglas MacArthur nel suo celebre discorso «Duty, Honor, Country» ai cadetti dell’Accademia militare di West Point, secondo cui «solo i morti hanno visto la fine della guerra».Un aforisma con cui, più recentemente, il regista Ridley Scott ha voluto aprire il suo ormai celebre cult-movie Black Hawk Down.

Agli inizi degli anni Novanta dello scorso secolo la Rivi-sta si presenta in genere strutturata in otto articoli, nove rubriche fisse e due variabili (Discussione e Lettere al Direttore, nel senso che dipendono, volta per volta, dalla

che quest’ultimo venga eliminato). In questo contesto, quali sono dunque le nervature della Rivista che si irra-diano nell’ultimo decennio del XX secolo di fronte agli eventi epocali che vi si verificano?

L’attualità della politica internazionale, vista nei cambia-menti che si sono da poco verificatisi e i grandi eventi in corso dominano la Rivista degli anni Novanta del secolo appena trascorso, come possiamo vedere da una nutrita serie di interventi. Tra i quali Crisi e problemi dell’Occi-dente dopo la crisi del bipolarismo, La crisi della Yugo-slavia, definita in maniera pregnante «una guerra civile ineluttabile e inutile», o ancora, L’Europa dopo Maa-stricht. Quale Europa?, tutti di Giuseppe Walter Maccot-ta. Quindi quelli dei prof. A. Corneli (La fine dell’URSS e la proliferazione nucleare, Nuovo Ordine mondiale e diritto d’ingerenza, Le aree calde del Medio Oriente), C.M. Santoro, I. Colombo e dr. V. Barbati sul tema e i problemi della sicurezza del Mediterraneo. Un quadro che si allarga alle vicende in corso nel «Mediterraneo allargato» con i contributi dell’amm. Brauzzi e dell’allora CV Ramoino (rispettivamente Operazione Golfo Persi-co II e Operazione Desert Shield e Desert Storm). Con un focus sugli effetti navali degli stessi negli interventi di Milan Vego (Aspetti navali del conflitto yugoslavo), Michele Cosentino (Analisi delle operazioni navali nella guerra del Golfo Persico, in due puntate) e le operazio-ni di embargo internazionale Sharp Fence-Sharp Guard (G. Ferraro), alle quali molti dei lettori, compreso chi scrive, hanno partecipato personalmente.

Senza dimenticare gli eventi nostrani come i primi dieci anni di attività della missione del 10° Gruppo navale co-stiero nel Sinai (Caffio), o il Centenario di Marisardegna (Salvatore Sanna), o ancora il 125° anno del Corpo di Commissariato Militare Marittimo in apposito supple-mento (8-9/2001). Molto importante si presenta l’arti-colo del generale Carlo Jean su La riscoperta della Geo-politica (fasc. 11/1992) in cui si ripercorrono le ragioni

poca si stava appunto riscoprendo come strumento di analisi dei rivolgimenti politici internazionali in corso.

Un articolo al quale, in un certo senso, fa da pendant l’intervento di Ramoino (Geopolitica e Strategia navale, 6/1993), in cui, rivendicando la flessibilità dello stru-mento navale, anche al di là dei tradizionali impegni di sea-control e power projection ashore, ne sottolinea la capacità di svolgere, mediante la naval diplomacy, il proprio ruolo anche in aree di conflittualità sovrappo-ste, regionali o locali.

Su tematiche etiche e formative ricordiamo gli inter-venti degli ammiragli Marcello De Donno (Professione marinaio e Condotta degli uomini e gestione delle risorse) e Luigi Binelli Mantelli (La formazione etico-militare e del carattere), futuri rispettivamente CSMM e CSMM e CSMD. Oltre a quelli di ammiragli già comandanti dell’IGM di Livorno come Luigi Donolo, fondatore del Comitato per la promozione dei valori risorgimentali (Perché la Patria) e Vezio Vascotto, collaboratore della Rivista dal 1976 (Cambia volto l’IGM), del CV C. Mo-stacci, coadiutore sempre all’Istituto (Il percorso for-mativo dell’Ufficiale di Stato maggiore), A. Gobicchi (Il Ruolo degli Ufficiali. Un ampliamento delle attribuzioni), M. Greco (Come cambia il servizio di leva) e Monica Bianchi Callegari (Gli Ufficiali e loro famiglie).

Nel corso degli anni Novanta si intensifica il dibattito sulla «condizione femminile e il rapporto con le Forze armate» (di cui sia la pubblica opinione sia le istituzioni militari discutevano dal 1963, anno in cui una propo-sta di legge aveva fatto cenno per la prima volta a tale possibilità), con i contributi di G. Pavich (Le donne nel-le Forze armate) e M. Greco (Condizione giuridica delnel-le donne e accesso alle Forze armate, 3/1996). E in segui-to, dopo la legge 380/1999 che ha introdotto il servizio militare femminile effettivo, su base volontaria, il tema sarà ampiamente trattato nell’articolo La leadership dei giovani quadri tra professionalità e ingresso delle donne A sinistra: l’articolo del

ge-nerale Carlo Jean

lungo si era interessato al tema, in particolare con la cu-ratela del libro Donne e Forze armate (1997).

Le conferenze dei CCSMM, come già accennato, pubbli-cate in appositi supplementi - nei quindici anni dal 1976 al 1991 se ne contano tredici - rappresentano sempre un punto di situazione Marina molto importante, come ci mostrano, a titolo esemplificativo, per il periodo 1992-2000, gli interventi dell’ammiraglio Guido Venturoni su La Dimensione marittima del Pilastro europeo dell’Alle-anza ovvero I Nuovi Scenari. Quale risposta sul mare e dal mare?.

O ancora, i numerosi contributi dell’ammiraglio An-gelo Mariani, tra cui Marina Militare. Nuove esigenze e prospettive di sviluppo, La connotazione marittima dello strumento militare. Linee di tendenza e ricerca e La Ma-rina oggi, Evoluzione concettuale e azione concreta.

Come pure dell’ammiraglio Umberto Guarnieri nelle conferenze La valorizzazione del fattore umano. Priori-tà Strategica e Marina Militare. Situazione e Prospettive.

Importantissima si rivela poi la pubblicazione sistema-tica del Rapporto Marina Militare, a partire da quello del 1994 (apparso, come i successivi, in appositi supple-menti, in genere nel gennaio successivo e che, almeno negli anni 2001-04 avrà anche un’edizione in inglese, cioè lo Yearbook Marina Militare). Laddove, unitamente alle citate conferenze dei CCSMM, trattando per cate-gorie i più importanti problemi relativi a «mezzi, or-ganizzazione, infrastrutture e personale», rappresenta, figuratamente parlando, nella loro ufficialità, in tema di stato della Marina e orientamenti strategici, la “stel-la po“stel-lare” del dibattito più generale, che altrimenti sa-rebbe stato devoluto solo agli studi, ricerche e proposte personali dei singoli collaboratori. Molto interessanti si presentano anche le “interviste” realizzate da Enri-co Magnani Enri-con alcuni CCSM delle Marine straniere (come l’ammiraglio francese Lefebvre e lo spagnolo

carattere essenzialmente tecnico e professionale, allar-gano progressivamente il proprio spettro tematico, alla storia tout court e alla geopolitica, peraltro con un ritmo editoriale sempre più intensivo. Una menzione speciale merita poi il sempre puntuale aggiornamento dell’utilis-sima Normativa essenziale per la navigazione da diporto (di C. Ressmann), il Glossario di Diritto del Mare di Fa-bio Caffio, prima edizione 1993 (e che, nel 2016, vedrà nientemeno che la quarta edizione a stampa) e, quindi, la seconda edizione de Diritto Internazionale per gli Uf-ficiali della Marina Militare (prof. N. Ronzitti, 7/1996), strumenti preziosi ai fini della formazione e informa-zione giuridica del personale. Un’attività editoriale

in-LA GRANDE ILLUSIONE

L’Ambasciatore Maccotta, autore di articoli di poli-tica internazionale e sto-riografia navale, in visita al Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Angelo Mariani (fascicolo maggio 1994).

tensa nei vari campi del sapere marittimo dunque che, nel caso dei supplementi, meriterebbe invero di vivere di vita propria, come spetta di diritto a ogni monografia, senza dover seguire necessariamente ipso facto, nei fa-medi delle pubbliche biblioteche, la catalogazione della rivista stessa, mettendo così a disagio il ricercatore che stenta a reperirli, se non conosce a priori le coordinate del fascicolo al quale il supplemento si trova allegato.

Nel marzo 1994 si registra, sotto il profilo strutturale, una novità importante, nel senso che s’introduce per la prima volta l’Editoriale presentato ai lettori sotto il para-digma di Evoluzione nella Tradizione, con l’annuncio di una nuova grafica e una diversa organizzazione dell’im-pianto editoriale. «Non si tratta di uno stravolgimento, ma di una razionalizzazione che rende più agevole la lettura e l’eventuale catalogazione degli articoli pubbli-cati».

Il palinsesto si presenta suddiviso secondo le seguenti categorie: Politica internazionale («una finestra aperta sul mondo per seguire e commentare i principali av-venimenti in questa èra in continua evoluzione»); Arte e politica militare; Panoramica tecnico-professionale;

Storia e cultura militare (con l’invito a «una rilettura del passato per estrapolare utili ammaestramenti dalla sto-ria e dalle esperienze»). E infine, sotto la voce “Varie”, una serie di scritti che, pur non trovando collocazione specifica nelle suddette categorie, meritano, per la loro valenza, di essere posti all’attenzione del lettore. Il tutto corredato dalle collaudate Rubriche, a carattere più pro-priamente informativo.

Tra le new entry tra i collaboratori degli anni Novanta nel campo storiografico ricordiamo l’inizio della lun-ga e proficua collaborazione del dr. Enrico Cernuschi, che esordisce con l’articolo Sparammo meglio di quasi tutti. Le artiglierie navali italiane negli anni di guerra 1940-43. Una revisione critica, apparso nel fascicolo di marzo 1992. Nell’articolo in discorso l’Autore inaugura il proprio stile storiografico che, sul filo di una docu-mentazione ineccepibile (paradossalmente proprio me-diante «documenti originari inglesi che smentiscono la propaganda britannica del tempo di guerra», rivelan-do - o confermanrivelan-do - successi ignorati o sottovalutati della Regia Marina), spesso, in cauda venenum, riesce a

“smontare” quelle vulgate storiografiche che,

ripetendo-E sempre in tema di new entry di firme prestigiose del periodo considerato ricordiamo, di seguito, l’ammira-glio Ferdinando Sanfelice di Monteforte (già direttore della Rivista) con un articolo sulla R. Marina dopo Lis-sa e, poi, su Jomini e il Mare (7/1996 e 6/1998). Quindi il compianto prof. Hervè Couteau-Bégarie, studioso di primo piano nel panorama culturale internazionale e fondatore, tra l’altro, dell’Institut de Stratégie Comparée, che esordisce con un ampio articolo dedicato alla Ge-ostrategia (12/1996), a cui ne seguirà, in due punta-te, un altro sulla Scuola di strategia navale francese (2 e 3/1999). E ancora, con Operazione Barbarossa (fasc.

5/1998) leggiamo il primo contributo del giornalista pubblicista Giuliano Da Fre’, destinato a diventare un altro collaboratore assiduo su temi di storia, conflitti internazionali e sviluppo delle forze armate di tutto il mondo, mentre l’ammiraglio Sirio Pianigiani, futuro direttore, si cimenta sulle colonne della Rivista con I su-bacquei della M.M. (1/99).

LA GRANDE ILLUSIONE

Il Rapporto della Marina militare italiana del 1994.

A destra: la versione in in-glese del 2000.

a rappresentare l’epicentro degli interessi storici nei vari contributi apparsi. Sempre a titolo esemplificativo, ricor-diamo l’articolo di Carlo de Risio sul potere marittimo nella guerra italo-turca, di A. Santoni sugli aspetti navali della questione d’Oriente, degli ammiragli Franco Gay sulla battaglia dello Yalu e Ramoino su alcuni importan-ti profili del secondo conflitto mondiale sul mare, oltre a una serie di supplementi di E. Cernuschi (tra cui La Notte del Lupo, I sette minuti di Punta Stilo e Domenico Cavagnari. Storia di un ammiraglio, di ben 320 pp.).

Più rari invece i contributi su temi di storia moderna (M. Gemignani, C. Paoletti, G. Lopresti), mentre finia-mo per assistere a un vero e proprio revival della storia navale dell’antichità classica laddove, insieme ai citati supplementi di D. Carro, segnaliamo, tra gli autori che si incontrano più spesso, gli interventi dell’ammiraglio Flamigni, del prof. Antonio Servello, Giuseppe Baldac-chini, Zaira Lipari e Alessandro Delfino. Da sottolineare

Tipo Ammiragli di ieri e di oggi di Alberto Salvadori, in cui ci si propone di ripercorrere «genesi, sviluppo e situazione attuale di un titolo prestigioso e un po’ svalu-tato» (agli inizi degli anni Novanta, sottolinea l’Autore, in Italia esistevano infatti oltre 700 ufficiali ammiragli, sia pur distinti per “posizione di servizio, per ruolo, per grado e per Corpi”). E inoltre gli articoli degli ammi-ragli Luigi Donolo (Professione marinaio. L’importanza dell’entusiasmo) e Gino Galuppini (Le punizioni per gli allievi dell’Accademia Navale).

Sul tema più generale dell’analisi storiografica e dei suoi giudizi, facendo il punto su quella deprecabile “memo-ria divisa” che caratterizza molte delle vicende storiche italiane, specie sul secondo conflitto mondiale, fa senti-re la sua autosenti-revole parola lo stesso ambasciatosenti-re Mac-cotta che, ripercorrendo la propria biografia in rapporto ai contesti storici attraverso cui si è dipanata, nell’arti-colo Riflessione di un testimone sulla storia d’Italia (fasc.

2/2001), ben fa rilevare come «Una Nazione, per essere realmente tale, deve assumersi tutto il suo passato, senza indulgenze e demonizzazioni […] Solo così avverrà la ri-conciliazione nazionale, premessa per una contesa politi-ca interna senza anatemi continui riferiti al passato e col carattere che le è proprio nei grandi Paesi democratici ai quali vogliamo essere uguali».

Il tutto mentre gli interessi e gli orizzonti della Rivista si allargano, in maniera pioneristica, alla trattazione di temi forieri di un grande avvenire come, sullo scorcio ormai della fine del XX secolo, le prime applicazioni di internet nelle varie branche della pubblica ammini-strazione (A. Pavolini), la tecnologia Stealth sulle unità navali (M. Cosentino-P. Bembo), il Vessel Traffic Con-trol (R. Grandi), le navi polifunzionali (P. Cappelli), il GMDSS «che manda in pensione il Morse», la figura del manager e del management militare (P. Sandalli) e Il Leader nell’organizzazione militare, temi allora assai di-battuti, di pari passo con l’intensificazione tout court di studi e analisi di sociologia militare (ben rappresentati dal generale G. Caforio in Sociologia e Marina milita-re). Alle soglie ormai del Terzo Millennio, accanto agli spunti di riflessione sull’attualità (tipo L’Embargo alla Repubblica federale yugoslava ovvero La missione della Marina militare in Albania di F. M. Puddu), il

Mediter-ricentro dell’interesse critico degli analisti della Rivista.

Di qui, in particolare, la pubblicazione degli Atti del Regional Seapower Symposium fra le Marine dei Paesi del Mediterraneo e del Mar Nero (tenuti a Venezia dal 1996 al 2017) unitamente a tutta una serie di articoli su Mediterraneo e Sicurezza (L. Donolo), l’Italia e il Mediterraneo (F. Jannoni), Mediterraneo tout court (R.

Scarfì), la Nato «al guado degli anni Duemila» (Prospe-rini), o ancora «verso il Duemila» (Cosentino) e, infine, le Frontiere dell’Europa (prof. C. M. Santoro), ovvero l’Europa e gli aspetti politici dell’Euro (ambasciatore Maccotta).

Lo spettro dell’interesse geopolitico e geostrategico ten-de ad allargarsi, come ben viene sottolineato da un lungi-mirante Editoriale, in occasione della prima Conferenza euroasiatica ASEM (Asia-Europe Meeting) di Bangkok, il foro di dialogo su temi legati alla “connettività” tra l’A-sia e l’Europa e che oggi, dai 26 partner fondatori, ne ha raggiunti ben 53. «Nei prossimi anni dovremo abituarci a considerare con più attenzione tutto ciò che di rilevante accadrà nell’insieme geopolitico che si riflette nei mari del Giappone e Cinese orientale e meridionale dal punto di vista politico, economico e militare. Non solo per l’obiet-tivo rilievo mondiale che gli avvenimenti sono destinati ad avere in quell’area ma anche perché ad essere vital-mente interessata sarà la nostra politica estera, tanto più che, non a caso i recenti “Rapporti” annuali della Marina hanno segnalato la crescente importanza geostrategica di quest’area del mondo dal punto di vista della politica in-ternazionale e della sicurezza di un Paese come l’Italia che è una “media potenza regionale” con una proiezione

tino e nelle brillanti precisazioni di Riccardo Nassigh che, nella rubrica Discussione del dicembre 1999, invita a riflettere, oltre alle ipotesi di operazioni oltremare, per lo più nel quadro di operazioni internazionali di pace, anche su quelle – niente affatto eccezionali – «che po-trebbero avvenire nelle proprie acque costiere, non solo per il controllo delle zone economiche e le aree di pesca, ma anche per il contrasto delle forme di illegalità che hanno il mare come teatro». E mentre il «momento uni-polare» dell’egemonia statunitense si affievolisce, certo è che - sottolinea l’ammiraglio Ramoino nel prezioso ar-ticolo Né Mahan né Corbett - le Marine delle medie po-tenze potranno affrontare il futuro strategico sul mare

«solo accettando nuovi e più gravosi compiti di quelli loro attribuiti nel quadro dell’Alleanza con la Superpotenza Marittima, che oggi non potrà più essere onnipresente e onnipotente», soprattutto in ordine alla sicurezza delle comunicazioni marittime in tempo di crisi. Quello che è importante rilevare è come si cerchi di interrogarsi sul futuro in maniera sempre più pressante: si antici-pano temi che saranno di grande rilevanza e attualità nel quindicennio seguente, tipo Il fondamentalismo islamico negli articoli di A. Corneli e R. Scarfì, ovvero Il problema dell’immigrazione extra-europea dell’am-basciatore Maccotta. Si affrontano temi in discussio-ne ancor oggi, come la riforma delle «Nazioni Unite o quanto meno del solo Consiglio di Sicurezza» (V.

Barbati). Ma il futuro, nella sua imprevedibilità, an-cora una volta non vorrà illuminare completamente i suoi esegeti su quale sia «sotto il velame/ la mirabile visione/ di Minerva oscura», come a suo tempo aveva

LA GRANDE ILLUSIONE

A sinistra: la copertina degli atti della prima edi-zione del “Regional Sea-power Symposium” delle Marine del Mediterraneo e del Mar Nero, tenuto-si a Venezia nel 1996 e, accanto, la copertina del fascicolo della Rivista del dicembre 2017, contenen-te diversi articoli riferiti all’ultima edizione del Simposio. 

Nel passato, in forma non ancora strutturata come le attuali, si erano già tenute delle edizioni del Simposio di Venezia, la  prima nel 1972 e una seconda nel 1979 della quale la Rivista diede un ampio resoconto nel numero del maggio del 1979, di cui viene ripro-dotta a destra la prima pagina.

Nel documento RIVISTA MARITTIMA (pagine 177-184)