• Non ci sono risultati.

Alcune linee a modo di proposta

Nel documento Collana SPIRITO E VITA - 51 (pagine 168-173)

le linee che seguono hanno come mira l’ambiente di una delle nostre presenze privilegiate, quella della scuola. Sono certo che con le nostre 180 scuole presenti in queste ispettorie, abbiamo una frontiera immensa da sfruttare.

In una recente pubblicazione,4 la seconda e rivista edizione di un classico prodotto del salesiano Herbert Franta (1936-1995) sul tema delle relazioni sociali nella scuola, troviamo un capitolo, il quinto,

4 H. Franta, Relazioni sociali nella scuola, lAS, Roma 20122.

che tratta l’urgenza di intraprendere cammini che favoriscono la cor-responsabilità all’interno del rapporto scuola-famiglia. gli autori in-sistono che stiamo vivendo una fase dove il soggetto ‘famiglia’ va af-frontato con serietà e intelligenza pastorale, all’interno dell’esperienza della scuola:

“nell’affrontare il tema delle relazioni sociali nella scuola non possiamo esimerci dal trattare il rapporto tra scuola e famiglia, rapporto non esente da difficoltà, che tuttavia riveste una valenza fondamentale per un positivo sviluppo dei ragazzi e per una buona riuscita scolastica. La corresponsabilità tra scuola e famiglia viene, infatti, oggi identificata come uno dei principali fattori protettivi per lo sviluppo personale e scolastico dei ragazzi, particolar-mente di coloro che si trovano in condizioni di vulnerabilità e di rischio”.5

Scuola e famiglia, malgrado le grandi sfide che devono affronta-re, rimangono “i microsistemi più significativi con i quali i ragazzi vivono un contatto consistente nello spazio e nel tempo e quanto più tali sistemi sono in grado di operare in sinergia tanto più si potenzia l’efficacia dell’azione educativa e si promuove il benessere”.6

È una constatazione che ci obbliga ad esaminare bene le scelte e offrire con chiarezza processi che possiamo mettere in atto. E questo perché “l’accordo intersistemico tra famiglia e scuola viene (…) in-dividuato come un importante fattore di tutela della salute, nonché elemento chiave per il successo del percorso formativo”. Un secondo motivo lo troviamo all’interno “della trasformazione generalizzata e consistente della struttura familiare, (dove) la scuola acquisisce sempre di più compiti che un tempo erano considerati di pertinenza esclusiva delle famiglie”.7

In altre parole, dalla scuola “non ci si aspetta solo di apprende-re nozioni, metodi, contenuti, ma competenze di vita; ad essa non compete più solo l’istruzione, ma il benessere psicofisico e relazionale, igiene, salute, alimentazione, norme di condotta, prevenzione del di-sagio”. Accanto a questi valori umani irrinunciabili, noi possiamo e

5 Ibidem, p. 139.

6 Ibidem.

7 Ibidem.

dobbiamo offrire spazi per una nuova scoperta, oppure rafforzamento e crescita, dei valori evangelici, di esperienze spirituali e religiose di cui tanti, sia genitori che figli, sono alla ricerca pur senza saperlo.

È un periodo questo nostro, in cui stiamo assistendo a nuove op-portunità che ci chiedono un’inventiva e una creatività pastorale sen-za precedenti. la frase che il beato giovanni Paolo II a suo tempo pronunciò sulla nuova evangelizzazione – nuova nel suo ardore, nel suo metodo e nelle sue espressioni8 – è quanto mai attuale anche in questo delicato campo. Per noi, questo costituisce una sfida alla quale non possiamo rinunciare. nel nostro caso specifico,

“la possibilità di una reale partnership tra spazio domestico e spazio scolastico può favorire un ampliamento del concetto stesso di educazione.

da essa sono infatti agevolati non solo l’apprendimento e la socializzazione dei figli, ma la formazione e la crescita socio-culturale delle famiglie, della comunità scolastica e della più ampia comunità di appartenenza. In altri termini, nella misura in cui famiglia e scuola lavorano insieme facendo cia-scuna tesoro delle risorse e del sostegno dell’altra, tanto più si può realizzare il cosiddetto “potere integrativo” in cui ciascuno utilizza il proprio potere sviluppando il potere dell’altro”.9

Senza elaborare in modo più dettagliato gli altri punti importanti che tale pubblicazione contiene, condivido la pista che gli stessi autori propongono, cioè una visione dell’insieme didatticamente e metodo-logicamente molto pertinente:

“Per quanto concerne il modo di concepire e di rappresentarsi il ruolo dei genitori nella scuola è fondamentale che ci sia tra scuola e famiglia un paradigma condiviso che riconosca la significatività della famiglia e il contributo della scuola allo sviluppo personale e scolastico professionale del figlio-allievo. Ciò significa passare dalla semplice identificazione delle influenze che famiglia, scuola, comunità e gruppo dei pari possono avere sulla persona in crescita, alla organizzazione intelligente di queste influenze affinché vadano il più possibile a vantaggio della persona stessa:

– essere focalizzato sulla relazione, il che vuol dire che molte energie

do-8 giovanni Paolo II, discorso all’Assemblea del CElAm, Port-au-Prince (Haiti), mercoledì, 9 marzo 1983.

9 H. Franta, Relazioni sociali nella scuola, (lAS, Roma 20122), p. 140.

vranno essere spese per creare una costruttiva relazionalità tra genitori e insegnanti;

– considerare la collaborazione come un atteggiamento prima ancora che un’attività, il che vuol dire essere convinti che la responsabilità condivisa, da parte della famiglia e della comunità scolastica, nella crescita dei figli-allievi sia essenziale per ottimizzare i reciproci sforzi educativi;

– condividere informazioni e risorse, il che significa creare una piattafor-ma comunicativa che consenta di partecipare e mettere in comune tutte le informazioni e le risorse utili per incrementare le opportunità di apprendi-mento;

– prevedere co-ruoli per genitori e insegnanti, ossia ruoli di responsabilità condivisa, in riferimento ad alcune dimensioni (per esempio, comunicazio-ne, supporto, apprendimento, insegnamento, assunzione di decisioni) che possono agevolare una fattiva corresponsabilità”.10

Conclusione

nella Esortazione apostolica Ecclesia in Europa, il beato giovanni Paolo II indica la priorità della famiglia non principalmente attraverso la lente di un soggetto ricevente, ma all’interno di una visione di un necessario protagonismo. E lo fa offrendo quattro immagini:

“Se per servire il Vangelo della speranza è necessario riservare una ade-guata e prioritaria attenzione alla famiglia, è altrettanto indubitabile che le famiglie stesse hanno un compito insostituibile da svolgere in ordine al me-desimo Vangelo della speranza. Perciò, con fiducia e con affetto, a tutte le famiglie cristiane che vivono in questa Europa rinnovo l’invito: ‘Famiglie, diventate ciò che siete!’”.

(i) “Voi siete ripresentazione vivente della carità di Dio: avete infatti la

“missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa” [Familiaris Consortio, 17].

(ii) “Voi siete il “santuario della vita [...]: il luogo in cui la vita, dono di dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attac-chi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un’autentica crescita umana” [Centesimus Annus, 39].

(iii) “Voi siete il fondamento della società, in quanto luogo primario dell’

10 Ibidem, pp. 142-143.

“umanizzazione” della persona e del vivere civile [Christifideles Laici 40], modello per l’instaurazione di rapporti sociali vissuti nell’amore e nella so-lidarietà.

(iv) “Siate voi stesse testimoni credibili del Vangelo della speranza! Per-ché voi siete gaudium et spes”. [giovanni Paolo II, Discorso al Primo Incontro Mondiale con le Famiglie, 8 ottobre 1994, 7] (EinE 94).

Credo che con questa stessa logica apostolica e ministeriale, possia-mo affrontare la sfida pastorale in maniera serena e coraggiosa. Il no-stro carisma, nella sua essenza è un’esperienza di famiglia. Conoscerlo e viverlo non solo è un obbligo nostro, ma è la via per farne veramente un dono. la prima parte dell’articolo 16 della nostre Costituzioni Sa-lesiane, coglie bene questo tesoro e la responsabilità che porta con sé:

“don bosco voleva che nei suoi ambienti ciascuno si sentisse “a casa sua”. la casa salesiana diventa una famiglia quando l’affetto e ricam-biato e tutti, confratelli e giovani, si sentono accolti e responsabili del bene comune.”

Questo stesso spirito di famiglia che abbiamo ereditato da don bosco, e che ha animato la prima esperienza di Valdocco, continua a essere per tutti noi un “criterio permanente” nella ricerca di servire la famiglia oggi:

“don bosco visse una tipica esperienza pastorale nel suo primo oratorio, che fu per i giovani casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria. Nel compiere oggi la nostra missione, l’esperienza di Valdocco rimane criterio per-manente di discernimento e rinnovamento di ogni attività e opera” (articolo 40).

Che maria Ausiliatrice, Stella della nuova Evangelizzazione, che ha accompagnato don bosco nella sua esperienza carismatica, ac-compagni anche noi oggi, per essere per le famiglie che incontriamo sul nostro cammino, luce e sale.

Capitolo tredicesimo

L’UNIVERSITÀ SALESIANA

LUOGO PER UNA FORMAZIONE INTEGRALE DEI GIOVANI*1

Sono lieto di poter salutare tutti voi, Ispettori, Rettori e Rappre-sentanti delle varie Università e Istituzioni Superiori Salesiane.

Il nostro incontro qui è una ulteriore tappa di un cammino che tutti vogliamo rafforzare per il bene dei nostri giovani e per una ade-guata proposta educativa che trova la sua fonte nella esperienza origi-nale di don bosco.

Nel documento Collana SPIRITO E VITA - 51 (pagine 168-173)