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Una fede intelligente e i segni del tempo

Nel documento Collana SPIRITO E VITA - 51 (pagine 113-117)

2. La sfida della pastorale giovanile

2.2. Una fede intelligente e i segni del tempo

Un secondo punto attorno al tema della fede è quello di com-prendere l’esperienza della fede come una realtà che sappia interagire,

5 Avvenire, 13 febbraio 2013.

6 benedetto XVI, discorso al Collège des bernardins, Parigi, 12 settembre 2008: AAS 100(2008), 722.

7 Cfr. Agostino d’Ippona, Confessioni, XIII, 1.

leggere (intus legere) e lasciarsi sfidare da tutto ciò che incontra. In altre parole, una fede il cui punto di partenza non è quello difensivo, interpretando l’ambiente apparentemente incredulo come un nemico.

ma la sua forza sta nel sapersi proporre come interlocutore. nel nostro caso di pastori dei giovani, il punto di partenza è quello segnato da un desiderio di incontrare la loro storia, guardare la loro realtà con em-patia, il loro vissuto con apertura di cuore. dobbiamo essere esperti nell’indovinare quell’anelito al senso e al sacro, che in genere si trova sommerso sotto tanta superficialità.

Una persona che nella sua vita, inizialmente, è stata aiutata a inter-pretare questa sfida in maniera molto lucida, per poi proporla come stile pastorale, è madeleine delbrêl. nata nel 1904 a mussidan (Fran-cia), educata in un ambiente borghese e scristianizzato, a quindici anni madeleine delbrêl si dichiara atea e pessimista. “Il mondo è un assurdo, la vita è un non senso”. A soli 17 anni madeleine ha un’espe-rienza che avrebbe dovuto segnare un punto di arrivo, di conquista – dio è morto, viva la morte! Invece, si rivelerà il punto di partenza per eccellenza, a partire dal quale si dischiuderà un universo di ricerca e di lotta, di mistica e di politica, di umanità e di cristianesimo, di dialogo e di lavoro quotidiano.

Verso i venti anni, l’incontro con alcuni giovani cristiani – “ai quali dio pareva essere indispensabile come l’aria” – la costringe a pensare.

la ragazza, che fino a poco tempo prima guardava il mondo convinta che tutto dimostrasse la non esistenza di dio, accetta l’ipotesi della sua possibile esistenza e si trova a compiere un cammino inaspettato:

sceglie di pregare. madeleine affonda nella preghiera, non perché già convertita ma perché convinta che sia l’unico atteggiamento possibile e onesto per verificare l’esistenza di dio. Attraverso la preghiera rima-ne, come dirà lei stessa, “abbagliata” da dio.

da questa forte esperienza personale, madeleine arriva ad una conclusione molto chiara: l’affermazione che nietzsche aveva da poco formulato, e che aveva affascinato anche lei – dio è morto –, effet-tivamente era vera nel fatto che per molti uomini e donne di quelle generazioni dio era morto. Sono gli anni della “scristianizzazione”

della Francia e madeleine si viene a trovare in questa “transumanza”

dalla fede all’incredulità, al rifiuto di dio.

madeleine si accorge che nel suo contesto appare evidente che i modelli di santità riconosciuti – il martirio, il monachesimo, la diaco-nia – risultano “afoni” per la gente della strada, la gente che conduce una vita quotidiana umile, oscura, anonima. Su di loro ha più presa chi è testimone, e meno chi è maestro. Ci si sente più in contatto con chi vive la fede, che con chi la predica, più attirati dal vissuto, che dalle teorie.

Enzo bianchi, commentando questa sua intuizione, scrive:

“madeleine intuisce tutto questo e pone, in tutta semplicità, senza trop-pe “teorizzazioni”, un nuovo modo di annuncio del Vangelo, basato su una dimensione “domestica”, testimoniale della fede: una forma di presenza cristiana fraterna, “seminale”, lontana da ogni sforzo di aggregazione come da ogni tentazione di isolamento. né “fuga dal mondo” né costruzione di strutture che si pretendono cristiane, visibilmente imponenti nel contesto della vita sociale”.8

la lezione pastorale che ci lascia delbrêl è molto semplice anche se molto impegnativa: innamorata di dio, ha saputo fare di questo amo-re interioamo-re un fuoco che ardeva in ambienti segnati dal vuoto e dal non senso. Il contatto con le sfide pastorali diventa energia, dove la sua fede cristiana si rinsalderà e la sua conversione interiore diventerà sempre di più un’espressione dell’universale compassione. In uno dei suoi libri descrive così questo atteggiamento di fede:

“I contatti dell’ateismo, dell’incredulità e dell’indifferenza non devono solo generare carità missionaria. Essi devono essere generatori di una fede viva, una fede ampliata per ricevere più luce ... noi amiamo dio in modo mediocre, solo perché lo conosciamo mediocremente”.9

Solo così, in questo nostro incrocio storico, saremo portatori del-l’amore di dio ai giovani. Partendo da una fede solida, personale,

8 E. bianchi, “madeleine Santa dei lontani”, in “Avvenire”, 18 maggio 2007.

Commentando la figura di madeleine delbrêl abbiamo usato alcune idee di bian-chi da questo articolo e anche dal sito http://www.madeleine-delbrel.net/rubri-ques/droite/international/italien.

9 m. delbrêl, Nous autres, gens des rues, Paris, 1966, p. 208.

appassionata, che sa leggere dall’interno ciò che incontriamo in forma leggera all’esterno. Una fede intelligente che ci dà forza per affrontare il tempo e la storia. noi non proclamiamo noi stessi ma il dio della gioia che, germogliando in noi, facilitiamo che germogli anche nel cuore dei giovani. Un ottimismo della fede che, una volta generato nel nostro cuore, la sprigioniamo nel nostro modus essendi, più che nel nostro modus operandi. di questo madeleine delbrêl è una maestra:

“Il cristiano ha imparato da dio le leggi della vita eterna che germoglia, cresce e si sviluppa dalla nascita alla morte. ma perché è un cristiano, egli è responsabile della germinazione, della crescita, della fertilità di questa vita eterna nell’umanità. Egli deve proclamare queste leggi fondamentali della vita ad ogni creatura, deve viverle se stesso, viverle nel nome di coloro che le rifiutano, tramite il dono volontario della sua vita, dono della sua vita e dono della sua morte. Egli ha un peso irresistibile – dialettica misteriosa di dio – sul destino eterno di tutta l’umanità”.10

di nuovo, anche qui le parole di benedetto in Porta Fidei ci servo-no come degli illuminanti indicatori. la fede rimane sempre una re-altà dinamica che offre una lettura sempre innovatrice della presenza di dio che non ci viene mai meno. la fede resta una forza che, nel suo essere segno, fa di noi dei testimoni che con serenità aprono il cuore e la mente al desiderio di dio:

“Sentiamo questo invito rivolto a ciascuno di noi, perché nessuno di-venti pigro nella fede. Essa è compagna di vita che permette di percepire con sguardo sempre nuovo le meraviglie che dio compie per noi. Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, la fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza del Risorto nel mondo. Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di dio e della vita vera, quella che non ha fine (PF 15)”.

È la linea che spesse volte don bosco indicava. Una saggia e pa-ziente azione, radicata nella fede e sostenuta dalla preghiera, con la quale raggiungiamo “la corda sensibile del cuore”:

10 Ib., p. 267.

“Siccome non v’è terreno ingrato e sterile che per mezzo di lunga pa-zienza non si possa finalmente ridurre a frutto, così è dell’uomo; vera terra morale, la quale per quanto sia sterile e restìa, produce nondimeno tosto o tardi pensieri onesti e poi atti virtuosi, quando un direttore con ardenti preghiere aggiunge i suoi sforzi alla mano di dio nel coltivarla e renderla feconda e bella. In ogni giovane, anche il più disgraziato, c’è un punto ac-cessibile al bene, e dovere primo dell’educatore è di cercare questo punto, questa corda sensibile del cuore, e di trarne profitto”.11

Nel documento Collana SPIRITO E VITA - 51 (pagine 113-117)