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Parte seconda – Approfondimento

Nel documento Collana SPIRITO E VITA - 51 (pagine 83-86)

durante l’ultima Consulta proposta dal dicastero di Pastorale giovanile, febbraio 2011, il gruppo presente ha per primo condiviso come nelle varie regioni abbiamo vissuto il primo nucleo sul Ritorno a Don Bosco. la riflessione all’interno della Consulta è stata centrata sul alcuni punti che, a mio parere, hanno molto da dire a noi.

2.1. Urge una “animazione di qualità”

Cresce la convinzione che il Ritorno a Don Bosco implica, senza dubbio, una conoscenza più approfondita della sua persona e della sua opera. ma ci rendiamo sempre più conto che dobbiamo ricuperare quell’ispirazione carismatica che era l’anima della sua carità pastorale.

Ritornare a don bosco implica il capire l’originalità e la forza del suo stile di essere presente tra i giovani, di stabilire rapporti con gli altri, di lavorare insieme a loro in favore dei giovani per riportarli a dio.

la frase che abbiamo scelto, “animazione di qualità”, vuol dire una presenza e un’azione che hanno chiara la loro finalità, che hanno la forza di convocare e coinvolgere altri in favore dei giovani, di suscitare la riflessione e la preoccupazione davanti alla loro situazione.

“Anima-zione di qualità” vuol dire l’intelligenza di avviare processi di crescita umana e di fede. In breve, come Salesiani dobbiamo assicurare che nella loro vita, i giovani raggiungano quella maturità che noi abbiamo sempre definito con il motto buon cristiano e onesto cittadino.

Per esprimere una maggiore radicalità nell’impegno pastorale, cre-diamo urgente approfondire la dimensione carismatica, scoprendo in essa la caratteristica dell’essere salesiano. la pastorale è una cosa del cuore, come l’educazione, cioè un atteggiamento dell’anima che ci porta a una specifica maniera di proporre cammini e di offrire pro-cessi di maturazione. la dimensione carismatica chiede di essere ab-bracciata all’interno del cuore di ogni salesiano, per poter poi offrire fuoco alla passione apostolica.

In questo cammino, sarà tanto saggio quanto urgente approfittare dei tre anni di preparazione al bi-centenario della nascita di don bo-sco, come ce li ha tracciati il Rettor maggiore.

2.2. La persona del Pastore Educatore in continua formazione

Ogni educatore salesiano è una persona in relazione. la Pastora-le giovaniPastora-le SaPastora-lesiana è essenzialmente quell’atteggiamento cordiaPastora-le che coinvolge i giovani per la loro salvezza in Cristo. Il Ritorno a Don Bosco chiede a noi salesiani, innanzitutto, atteggiamenti e convinzioni che sostengano una vita comunitaria più riuscita nelle relazioni fra-terne, come una casa, una scuola di comunione, con i giovani e con i laici corresponsabili nella missione.

Continua a essere compito centrale della Pastorale giovanile l’av-vicinarci alla vita dei giovani per rimanere fra loro come pastori, edu-catori, missionari, animatori.

Se ogni educatore salesiano è anche una persona in formazione, nell’insieme della comunità educativa, l’ambiente che da se stesso for-ma, cioè ambiente formativo, è una meta costante per facilitare la condivisione degli impegni pastorali assunti, per crescere insieme, e in modo integrale. In questa esperienza di maturazione, entrano in gio-co tutti quegli aspetti che arricchisgio-cono la missione: quello umano, cristiano, salesiano e intellettuale.

la riflessione sistematica e condivisa è un’esigenza pedagogica che assicura l’identità dell’educatore pastore e qualifica sempre di più la sua azione.

2.3. Il coordinamento organico della Pastorale Giovanile

Un terzo punto in questa parte è quello che tratta il tema delle strutture e del loro coordinamento. Esperienze di buone pratiche nel-la Congregazione ci mostrano che per una vera animazione di qualità abbiamo bisogno di provvedere strutture di coordinamento che dan-no sostegdan-no alla dan-nostra azione pastorale e educativa. Senza una chiara struttura e un buon coordinamento tra le varie esperienze di Pastorale giovanile, non possiamo assicurare il buono svolgimento delle propo-ste che offriamo; non arriviamo a dialogare con le varie situazioni e i differenti bisogni in cui cerchiamo di essere pastori e educatori. Senza un coordinamento organico la nostra azione pastorale è frammentata, ognuno va per conto suo. Questo ci porta in particolare a rivalutare la figura e la funzione di animazione del delegato e dell’équipe di pastorale giovanile in ogni Ispettoria. Questo ci invita a vedere come stanno lavorando e collaborando insieme i vari animatori e coordina-tori pastorali a livello locale.

Il coordinamento pastorale va al di là di una semplice organizza-zione e promoorganizza-zione di iniziative e delle attività. È l’assunorganizza-zione di una mentalità di sinergia: una sinergia che trova una sua ideale applica-zione all’interno del Consiglio Ispettoriale, assieme agli altri delegati ispettoriali della missione salesiana (la Comunicazione e le missioni), per passare poi tra i vari settori, case e opere. Questo lavoro in rete, necessariamente include l’inserimento nella Chiesa locale.

In non poche situazioni si nota il mancato equilibrio tra l’atten-zione offerta all’amministral’atten-zione e quella dovuta all’animal’atten-zione pa-storale delle opere. di fronte alle urgenze di una papa-storale organica il compito fondamentale del delegato è l’accompagnamento all’Ispet-toria sull’orientamento della missione salesiana che trae ispirazione da quell’intelligenza pastorale di cui abbiamo tanto bisogno.

In quest’ottica è necessario valutare sempre di più il ruolo e i

com-piti del delegato di Pg a livello di governo e di animazione ispet-toriale. Al riguardo, bisogna proprio dire che in questa Regione si è prodotto uno strumento di orientamento che chiarisce il servizio del delegato di Pastorale giovanile. È una proposta che può servire come punto di partenza per la riflessione e la prassi in tutte le ispettorie in questa Regione.

Nel documento Collana SPIRITO E VITA - 51 (pagine 83-86)