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Aldo Amaduzzi (1904-1991), è stato uno studioso di economia aziendale e ragioneria, appartenente alla schiera degli allievi di Gino Zappa insieme a Pietro Onida, Pasquale Saraceno, Tommaso Zerbi. Ha svolto la sua attività di insegnamento presso le università di Catania, Bari e infine Roma. Negli anni ’50 ha scritto e diretto un Trattato di Ragioneria in collaborazione con altri studiosi come Paolo Emilio Cassandro e Domenico Amodeo, di questo trattato fa parte anche il volume L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, scritto nel 1957.

In quest’ultimo egli scrive che i problemi economici, e la conseguente attività economica, trovano fondamento nel limitato numero di mezzi che sono a disposizione dell’uomo per risolvere i bisogni propri, della sua famiglia e, in un una certa misura anche quelli della collettività di cui fa parte.

Il problema economico, poi, oltre a nascere da fattori oggettivi come il rapporto tra mezzi e bisogni, risulta anche dall’esistenza di fattori a carattere soggettivo, tipici della personalità umana. Questi fattori nascono dai sentimenti degli individui, dai loro impulsi e dai giudizi di convenienza e utilità che essi attribuiscono a determinate attività o bisogni, infatti il raggiungimento di un obiettivo implica necessariamente dei sacrifici in termini di tempo, di prezzo, di costi necessari al reperimento dei mezzi; questo discorso vale sia per il consumatore sia per il produttore, per il primo il prezzo che deve pagare deve rispecchiare l’utilità ricevuta dal bene che acquista e non essere superiore a questa, allo stesso modo il costo che il produttore sostiene per la produzione di un determinato bene o servizio deve poi essere ricompensato dal prezzo di vendita. Si comprende facilmente, quindi, per ogni attività economica, e ovviamente per ogni problema economico, entrino in gioco non solo dati economici quantitativi ma anche un sistema complesso di sentimenti e bisogni degli individui:

“I dati del problema economico che si presentano come dati obiettivi, dipendono dunque anche da fattori subiettivi, sicché giusto è dire, in sostanza, che ogni problema economico trova la sua impostazione e la sua soluzione in fattori obiettivi e fattori subiettivi. La logica economica non può essere pertanto una pura logica meccanicistica; l’aspirazione umana, l’aspirazione e la tendenza all’evoluzione dei piaceri e dei sacrifici, il vitalismo degli individui

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e dei popoli si compongono con i loro fattori nel problema ed hanno gran peso nel creare quell’indeterminismo di cui abbiamo dianzi detto.”178

Il problema economico, inoltre, oltre ad essere determinato dalla combinazione di fattori soggettivi e oggettivi, che derivano sia dai singoli che dalla collettività, è dovuto anche dai limiti posti dal governo, limiti che possono essere anche extra economici, vale a dire giuridici, politici e morali. Queste limitazioni sono valide sia se si pensa al problema economico che devono affrontare le famiglie, sia se si pensa ai problemi economici che devono essere affrontati dagli imprenditori:

“Un imprenditore dispone ed attua i suoi problemi (piani) economici in un modo o in un

altro, a seconda dell’ordinamento giuridico che gli consente o meno la proprietà e l’iniziativa, che gli pone divieti, vincoli, balzelli, oltre che in relazione alla propria capacità ed ai propri giudizi.

Un padre di famiglia o l’amministratore di un ente pone il problema economico del consumo in conformità agli stessi fattori politici e giuridici, oltre che in relazione ai bisogni sentiti dagli amministrati.

Nel problema del singolo, gli aspetti extra-economici tendono a coincidere con i suoi gusti e con i fattori subiettivi delle classi di potere e del Governo.

Nel problema sociale gli aspetti extra-economici tendono a coincidere con la risultante dei sentimenti della classe governata e dei governanti.”179

I suddetti problemi economici portano alla nascita i fenomeni economici, che trovano manifestazione all’interno delle aziende, queste ultime infatti costituiscono le unità economiche della collettività poiché nascono per l’iniziativa degli individui, che organizzano le attività economiche di produzione, scambio e consumo, mossi dall’esigenza di realizzare i propri bisogni e desideri; a proposito dell’azienda Amaduzzi scrive:

178 Aldo Amaduzzi, L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, Utet, Terza edizione aggiornata, 1978,

p.9

179 Aldo Amaduzzi, L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, Utet, Terza edizione aggiornata, 1978,

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“è un sistema di forze economiche che sviluppa, nell’ambiente di cui è parte complementare, un processo di produzione, o di consumo, o di produzione e di consumo insieme, a favore del soggetto economico, ed altresì degli individui che vi cooperano.”180

L’economia generale di un Paese è data da due tipi di economie aziendali: quelle di produzione vere e proprie e le economie aziendali di consumo che si realizzano all’interno della famiglia quando viene “amministrato” il risultato dell’attività produttiva del primo tipo di economia.

Come già scritto in precedenza l’attività economica viene svolta dalle unità economiche sotto l’influsso di numerosi condizionamenti provenienti dall’ambiente esterno, questi condizionamenti sono dati dai vari regimi di tipo giuridico, morale, politico ed economico a cui le aziende sono sottoposte.

In particolar modo il regime economico che vige nel paese all’interno del quale l’azienda opera può avere effetti molto ampi sull’attività della stessa nel caso esso sia un regime economico libero oppure sottoposto al controllo e alla direzione dello Stato.

Quando le unità economiche operano all’interno di un regime di economia libera esse godono di notevole libertà d’azione nell’ambito delle operazioni, sempre che esse non vadano contro i limiti imposti dalla legge. Nel caso opposto, ovvero quando l’economia è statizzata, l’attività d’azienda è sottoposta a numerosi vincoli e limitazioni, in termini di salari, di determinazione di prezzi dei fattori di produzione e dei prodotti finali, allo scopo di raggiungere il miglior livello possibile di efficienza e di produttività.

In alcuni paesi con un regime di tipo capitalistico vi è poi un terzo tipo di economia, che si pone in una posizione intermedia tra i primi due. In questi casi l’attività economica viene indirizzata in determinate direzioni, in modo da contemperare gli interessi privati con le esigenze della collettività, questo avviene per esempio incoraggiando lo sviluppo di iniziative economiche nelle aree del paese più depresse, pianificando la produzione e cercando di avere una più equa distribuzione del benessere.

In ogni caso, qualunque sia il regime economico e a prescindere dai condizionamenti esterni, le unità economiche costituiscono gli “elementi propulsivi”181 dell’economia generale di un paese. La

180 Aldo Amaduzzi, L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, Utet, Terza edizione aggiornata, 1978,

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loro forza infatti deriva che dal fatto che esse nascono per iniziativa degli individui che, nonostante ci possano essere particolari organizzazioni impresse dai governi, sono spinti dai loro sentimenti e dai loro bisogni verso la realizzazione dei loro obiettivi, senza questo non sarebbe possibile raggiungere determinati livelli di produttività e di sviluppo.

La società possiede da parte sua una “forza evolutiva”182 cioè la capacità di influenzare e

ordinare le varie unità economiche ed è suscettibile di condizionarne l’evoluzione, come già ricordato infatti sono i gusti, i giudizi e la disponibilità al sacrificio dell’insieme degli individui che costituiscono la collettività a determinare quei problemi economici da cui poi prendono vita tutte le attività economiche.

Nel pensiero di Amaduzzi emerge un forte radicamento della realtà aziendale nella realtà economica e sociale nella quale è inserita e della quale è parte attiva, poiché la sua attività è posta in essere dagli individui allo scopo di risolvere i problemi che stanno alla base della soddisfazione dei loro bisogni. L’ autore aggiunge che l’attività economica stessa non viene svolta solo per favorire il soggetto economico ma anche la collettività in quanto essa si esplica attraverso l’azienda che egli definisce un’ “unità economica della collettività”.