• Non ci sono risultati.

Vincenzo Vianello (1866-1935) è stato un economista italiano, professore di ragioneria presso l’Istituto superiore di commercio di Torino per gran parte della sua carriera e a Roma nei suoi ultimi anni. Come Alfieri, aveva studiato a Venezia e qui era stato incoraggiato dal suo maestro Fabio Besta a proseguire nei suoi studi nel campo della ragioneria e della storia di questa disciplina.

Nel 1928 in Istituzioni di Ragioneria Generale esordisce scrivendo che esistono innumerevoli enti che hanno come fine la soddisfazione di bisogni umani che possono anche non essere economici ma sociali, fisici, culturali e via dicendo. Questi enti possono essere di svariata natura, sono enti, per esempio, la famiglia, lo stato, università, camere di commercio, associazioni religiose; ciò che li accumuna è la volontà di soddisfare svariati bisogni umani e la necessità di disporre di strutture o organi amministrativi che siano in grado di dare ordine alla loro volontà e trovare e amministrare propriamente le risorse economiche utili allo scopo dell’ente.

“Un fine non si consegue senza il compimento di azioni che mirino, nell’effetto o nell’intento, al raggiungimento di esso. Nel concepimento di queste azioni sta “l’amministrazione” nel senso larghissimo che si vuole attribuire a questa espressione. Non è possibile però concepire che si “compiano azioni rivolte al conseguimento di un fine o dati

84

fini” senza una “volontà” capace di deliberarle e deciderle e senza che queste azioni non siano “dirette”, nella loro “esecuzione”, verso questo fine o questi fini.

L’amministrazione quindi, sebbene esprima l’azione nel momento esecutivo, include anche quello volitivo, e volontà ed azioni dirette ad attuarla si possono considerare come i due momenti da cui essa risulta. (…) L’amministrazione comprende dunque manifestazioni diverse di attività caratterizzate dai fini sociali, giuridici, morali, intellettuali, religiosi, politici, ecc. che possono proporsi gli enti; può essere, come nello stato, attività sociale, giuridica ed economica, se è diretta al raggiungimento di fini sociali, giuridici ed economici.

(…)

Di qualunque natura siano dunque i fini degli enti, vi dovrà essere sempre un’attività rivolta al procacciamento dei beni economici necessari per il conseguimento di questi fini ed all’erogazione di questi beni economici per questi fini; una attività di volontà o psichica ed una attività di azione o esecutiva essenzialmente economiche. In questa volontà diretta al procacciamento dei beni economici ed alla loro erogazione per i fini dell’ente, e nelle azioni che attuano questa volontà, sta l’amministrazione economica o, come altri la chiamano, patrimoniale.”126

Si comprende come per Vianello, qualunque siano la natura e i fini dell’ente, l’amministrazione economica rivesta un ruolo non secondario e anzi essa sia quella branca dell’amministrazione dalla quale tutte le altre dipendono. A rinforzare questa idea Vianello come Alfieri dichiara che tutte le aziende sono in qualche modo economiche poiché anche se non lo sono nel fine certamente lo sono nel mezzo, per raggiungere qualsiasi scopo è necessario disporre di sufficienti risorse economiche:

“Accanto agli enti che hanno bisogni da soddisfare e sono economici soltanto nel mezzo, ve ne sono altri i cui fini diretti sono esclusivamente economici, che sono, in altre parole, economici nel fine. In questi enti, economica, e soltanto tale, è l’amministrazione. Una società commerciale ha per fine il lucro e nella produzione d’un guadagno sta la sua ragione di esistenza: economica, e soltanto tale, è quindi tutta l’attività che essa svolge. Un commerciante, considerato nella sua officina o banca o negozio, spiega una attività

85

esclusivamente economica, ed il lucro è il fine a cui tende; nella sua famiglia ha invece un ente i cui fini sono determinati da bisogni da soddisfare, i cui fini diretti non sono economici. L’officina, la banca, il negozio sono enti economici nel fine, la famiglia è invece ente economico nel mezzo.

Anche negli enti economici nel mezzo, il fine economico può sempre riscontrarsi come fine di risultanza quando siano conseguiti i fini diretti. L’impiegato e l’operaio i quali vivono e, facendo magari delle privazioni, non spendono per i bisogni della loro famiglia interamente lo stipendio o il salario, raggiungono, col risparmio che effettuano, anche un fine economico; producono cioè nuova ricchezza.”127

In questo sistema l’amministrazione economica è supportata da uno speciale tipo di organizzazione: l’azienda. L’azienda è un’organizzazione di beni e di persone, questi due elementi, che sono rispettivamente la parte oggettiva e la parte soggettiva dell’organizzazione, concorrono insieme al raggiungimento di quegli scopi di ordine economico:

“(…)l’amministrazione economica presuppone un’organizzazione atta a riceverla; organizzazione che non può risultare che dagli stessi elementi che costituiscono l’amministrazione e cioè da persone e da beni economici. Quest’organizzazione di persone e di beni economici che è indispensabile per il raggiungimento di un fine o dei fini d’un ente è l’azienda.(…) Con la voce “organizzazione” intendiamo l’azione di organizzare, ed organizzare significa, figurativamente, ordinare e disporre gli elementi di un tutto perché possano armonicamente funzionare per un determinato scopo. Persone e beni economici devono essere quindi ordinati e disposti in maniera che le prime possano compiere tutte quelle azioni di amministrazione economica e i secondi rendere quei servizi che sono necessari per il conseguimento diretto e sicuro del fine dell’ente.”128

Per quello che riguarda la distinzione tra gli enti che sono economici solo nel mezzo e quelli che lo sono anche nel fine, Vianello distingue tra aziende di erogazione, appartenenti alla prima categoria, e aziende di produzione, appartenenti alla seconda.

127 Vincenzo Vianello, Istituzioni di Ragioneria Generale, 5 ediz Roma : Albrighi-Segati e C., 1928, pp.1-5 128 Vincenzo Vianello, Istituzioni di Ragioneria Generale, 5 ediz Roma : Albrighi-Segati e C., 1928, pp.5-6

86

Le aziende di produzione, dette anche imprese, sono strettamente legate alle società commerciali e incorporano in sé un certo grado di rischio, il loro fine è strettamente economico e consiste nella produzione di ricchezza per fine di lucro, l’utile conseguito viene redistribuito tra i soggetti che partecipano all’attività economica; Vianello propone una classificazione in tre categorie di imprese: le imprese di scambi, le imprese di servizi e le imprese industriali.

Nelle aziende di erogazione al contrario, non viene perseguito un fine di lucro anche se l’attività svolta consiste anche nella produzione ed erogazione di beni economici. Queste aziende fanno riferimento ad enti come lo stato, le provincie, gli enti domestici ecc. e il loro tratto distintivo risiede nello scopo per cui nascono: quello di soddisfare i bisogni della collettività, relativi per esempio a necessità di istruzione, sanità, trasporti. Questo particolare obiettivo viene perseguito attraverso lo svolgimento di vere e proprie attività economiche come avviene nelle aziende di produzione, tuttavia, la ricchezza che ne deriva viene utilizzata, “erogata” a vantaggio della comunità.