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Keith Davis (1918-2002) riceve il Phd alla Ohio State University e insegna management alla Arizona State University della quale diventa presidente nel 1964.

Anche lui dà un contributo importante al filone di studi riguardante gli obblighi del business. Questa è la sua definizione di responsabilità sociale:

“…social responsibility has two rather different faces. On the one hand, businessmen recognize that since they are managing an economic unit in society, they have a broad obligation to the community with regard to economic developments affecting the public welfare (such as full employment, inflation, and maintenance of competition). A quite different type of social responsibility is, on the other hand, a businessman’s obligation to nurture and develop human values (such as morale, cooperation, motivation, and self- realization in work). These human values cannot be measured on an economic value scale.

48 W. C. Frederick, From CSR1 to CSR2, the maturing of Business-and-Society Thought, Working Paper 279, Graduate

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Accordingly, the term “social responsibility” refers to both socio-economic and socio-human obligation to others.”49

Come Bowen, Davis ritiene che le responsabilità del businessman derivino dal ruolo che egli occupa all’interno della società e nello specifico a quello che lui definisce “potere sociale”50. Essi,

in quanto uomini di business sono dei leader e in nome del business di cui sono a capo possono esprimersi ed influenzare l’opinione pubblica su un vasto numero di temi più o meno sociali. Ed è proprio per questo grande potere che l’autore afferma : “…social responsibilities of businessmen

need to be commensurate with their social power.”51

Gran parte della sua analisi si basa sull’interdipendenza che esisterebbe tra la responsabilità e il potere, per cui la mancata considerazione della prima porterebbe alla diminuzione del secondo e viceversa:

“(…)continued vitality of business depends upon its vigorous acceptance of socio-human responsibilities along with socio-economic responsibilities.” 52

Davis ha ulteriormente sviluppato questo tema negli anni seguenti insieme a Robert Blomstrom, a loro due si deve la formulazione della Iron Law of Responsibility secondo la quale:

“(…)those who do not take responsibility for their power ultimately shall lose it. (…) As it applies to business, the Iron Law of Responsibility decrees that to the extent that businessmen do not accept social-responsibility obligations as they arise, other groups will step in to assume those responsibilities.”53

Secondo gli autori, la forza della Iron Law risiede nel fatto che i businessmen per definizione sono dei leader e non rinunceranno facilmente al loro potere sociale, con l’ulteriore rischio che questo inevitabilmente ricada nelle mani di altri soggetti. Anche nelle sue opere successive Davis continuerà a richiamarsi a questa legge, ribadendo il concetto e aggiungendo inoltre che la strada verso la responsabilizzazione dei business è già stata tracciata e perciò:

49 K. Davis, Can Business Afford To Ignore Social Responsibilities?, California Management Review, 1960, pp.70-71 50 K. Davis, Can Business Afford To Ignore Social Responsibilities?, California Management Review, 1960, p.71 51 K. Davis, Can Business Afford To Ignore Social Responsibilities?, California Management Review, 1960, p.71 52 K. Davis, Can Business Afford To Ignore Social Responsibilities?, California Management Review, 1960, p.74 53 K. Davis, R.L. Blomstrom, Business and its environment, McGraw-Hill, 1966, p. 174

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“The business which vacillates or chooses not to enter the arena of social responsibility may find that it gradually will sink into costumer and public disfavor.”54

Insieme essi cercano anche di risalire alle ragioni che hanno portato vigore alle dottrine sulla responsabilità e ne individuano quattro: in primo luogo la società moderna è caratterizzata da una elevata complessità e interdipendenza nelle relazioni, per cui esiste una cosiddetta social

dependency, la seconda ragione risiede nelle sviluppo economico che ha interessato la società

stessa che ora ha un patrimonio non solo economico ma anche culturale che deve essere preservato, il terzo motivo invece riguarda il fatto che gli uomini di business continuano a condividere i valori della società come hanno sempre fatto ma questi valori si sono cambiati ed evoluti e contemplano una condotta più responsabile, l’ultima ragione riguarda il cambiamento avvenuto all’interno delle imprese stesse, ovvero la separazione tra proprietà e controllo che ha reso più difficile la giusta attribuzione delle responsabilità.55

Come già detto in precedenza anche Davis attribuisce le responsabilità ai businessmen in ragione del loro ruolo ed, insieme a Blomstrom, fornisce un quadro molto chiaro riguardo alle caratteristiche del management moderno, che permette di individuare le aspettative riposte nella figura del manager.

Essi riconducono al management sei ruoli:

Il management come system regulator: in quanto, come già più volte sottolineato, inserito all’interno di un sistema complesso e interdipendente il management è chiamato ad interagire con i vari gruppi che costituiscono il sistema-impresa

Il management come innovator

Il management come productivity catalyst

Il management come trustee: il management è chiamato ad amministrare le risorse che gli vengono fornite dalla società sotto forma sia di denaro, che di capitale umano; in questo ruolo si evidenzia maggiormente il tema della responsabilità e della legittimazione del suo potere sociale perché egli non può sprecare le risorse che gli vengono affidate, se lo facesse, perderebbe la fiducia e infine anche il potere

54 K. Davis, The Case for and Against Business Assumptions of Social Responsibilities, Academy of Management Journal,

June 1973, p. 321

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Il management come boundary mediator: egli non ha solo il compito di adempiere a obblighi di tipo economico ma anche di tipo sociale

Il management come leader: caratteristica più evidente del manager che con la sua energia deve motivare e spingere al miglioramento gli altri56