• Non ci sono risultati.

Vittori Alfieri (1863-1930) economista italiano, discepolo di Fabio Besta, appartiene a quella categoria di economisti che concentrarono i loro studi sulla ragioneria ed in particolare sulle tecniche delle scritture contabili e il loro rapporto con i nuovi metodi di gestione aziendale. La sua opera più famosa è il volume intitolato La Ragioneria del 1921.

Per Alfieri esistono due tipi di aziende: le aziende di erogazione e le aziende di acquisizione. Per quanto riguarda le prime esse servono per il soddisfacimento di bisogni umani e si caratterizzano in quanto la ricchezza è il mezzo per il raggiungimento di tali bisogni e non il fine. L’azienda di acquisizione o impresa, se accompagnata dal rischio, sorge per l’arricchimento del soggetto economico e per questo motivo si può affermare che esse sono economiche sì nel mezzo ma soprattutto nel fine.

Questa è la sua definizione:

“Riguardo al fine, considerato dal solo punto di vista della ricchezza, si hanno aziende di erogazione e aziende di acquisizione. Quelle mirano al soddisfacimento di bisogni e sono economiche nel mezzo; queste mirano all’arricchimento e possono essere economiche nel mezzo, ma la loro caratteristica è di essere economiche nel fine e, considerate nei modi di acquisizione della ricchezza, sono aziende di prestazioni d’opere, di professioni ed arti liberali, aziende di produzione o imprese minerarie, agricole, costruttrici, manifatturiere, di trasporti e imprese mercantili, di locazione di cose, di credito, di assicurazione, ecc. Quanto poi alla ricchezza di cui si può disporre per il soddisfacimento dei propri bisogni, essa deriva da proprie aziende di acquisizione, da sussidi, doni, e liberalità altrui, oppure da contribuzioni.”118

Ogni uomo possiede una propria azienda di erogazione, la prima fra tutte è appunto la famiglia, in ogni caso quando l’azienda di erogazione non è in grado di garantire il soddisfacimento dei bisogni, perché non dispone di sufficiente ricchezza, essa viene affiancata dall’azienda di acquisizione, il caso più semplice è rappresentato dallo stato e dagli altri organismi pubblici che

79

possiedono aziende di erogazione che nascono con lo scopo di assicurare alla collettività assistenza, istruzione, sanità ma a queste hanno affiancato imprese manifatturiere, di trasporti, bancarie, ecc.

Qualunque sia quindi lo scopo che l’azienda si propone, sia essa di acquisizione o di erogazione essa non può fare a meno della ricchezza:

“Non vi sono aziende o amministrazioni affatto estranee ai beni economici. L’azienda se non è economica pel fine, è economica almeno in una parte dei mezzi. Anche per scopi scientifici, politici, religiosi, è necessaria, generalmente, l’erogazione di ricchezze.” 119 E

ancora: “L’azienda di erogazione e l’azienda di acquisizione economica possono essere

considerate separatamente e possono anche avere in fatto distinto governo; ma per la persona o per la collettività, da cui derivano, sono fra loro collegate; il fine della seconda è il mezzo nella prima.”120

L’amministrazione di azienda riguarda dunque l’amministrazione di ricchezza, di beni economici, sia che questi siano mezzo o fine dell’azienda stessa. Considerando le operazioni economiche, Alfieri distingue le operazioni amministrative in due categorie: le operazioni essenziali o fondamentali e le operazioni accessorie o sussidiarie o completive. All’interno della prima categoria, ovvero delle operazioni fondamentali per l’esistenza dell’azienda rientrano tutte le operazioni di gestione mentre le operazioni che concernono il controllo sono classificate come operazioni accessorie:

“si può dire che sono essenziali, o necessarie per l’esistenza dell’azienda, le acquisizioni, le trasmissioni e le erogazioni dei beni economici; in breve quelle di gestione; e che sono accessorie, o necessarie soltanto per la buona riuscita, la ricognizione delle attività e delle passività patrimoniali, la determinazione preventiva delle operazioni di gestione e dei mutamenti patrimoniali, la vigilanza del lavoro, la constatazione e l’esame dei fatti, in breve quelle di riscontro o di controllo. Le operazioni di gestione sono essenziali per l’azienda economica, laddove quelle di controllo sono accessorie. Se tutti coloro che prendono parte nell’amministrazione avessero memoria, intelligenza, attività e onestà perfette, l’azienda potrebbe svolgersi sicura senza il controllo. (…) Il controllo deve essere

119 Vittorio Alfieri, Ragioneria Generale, Società Editrice Dante Alighieri, 1921, p.2 120 Vittorio Alfieri, Ragioneria Generale, Società Editrice Dante Alighieri, 1921, p.3

80

tale da rafforzare ognuno che lavora per l’azienda a compiere il dover suo ed a mantenersi nel suo lavoro sempre onesto.”

La necessità del controllo, che più avanti dirà essere per lo più costituito da misurazioni e valutazioni, sono necessarie all’esistenza dell’azienda solamente in virtù del fatto che chi l’amministra non lo fa sempre con il grado di onestà e di rigore richiesto dalla professione. Sulla moralità dell’azienda egli scrive che esistono aziende, appartenenti ad entrambe le categorie sopra citate che sono contrarie all’ordine giuridico e morale e nelle quali:

“la ricchezza è ottenuta per furto, i fini ultimi sono depravati, si sprecano i mezzi.”121

E sulle caratteristiche proprie dell’amministrazione:

“L’ amministrazione è cura, maneggio o governo di affari; governo che implica giudizi di possibilità e giudizi di convenienza, che dovrebbe essere sempre oculato ed onesto, ma che, in fatto, è buono o cattivo, fortunato o sfortunato, morale o immorale.”122

Alfieri non approfondisce il discorso sulla moralità dell’amministrazione d’impresa oltre le poche righe già menzionate ma è comunque importante notare come egli appena all’inizio degli anni ’20 del Novecento abbia marginalmente accennato al tema, lasciando forse intravedere un piccolo interesse intorno alla conseguenze negative gettate sulla comunità portate da una cattiva o negligente amministrazione.