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Il luogo principale in cui si svolge l’azione è la villa della famiglia P., una tenuta molto vasta, con un frutteto, la piscina e un campo da tennis; è il posto in cui si rifugiano durante il periodo estivo, per sfuggire al caldo della città. D’inverno, invece, la casa funge da ripostiglio per gli attrezzi, una sorta di magazzino, e viene occupata solo per le vacanze di Natale. Corre voce che lì dentro, nei periodi in cui è semiabbandonata, si senta ancora il digrignare dei denti del defunto nonno di Elio.

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L’autore non ci dà informazioni riguardo alla locazione precisa della casa, in quanto non attribuisce un nome ai paesi che si trovano nella zona, denominando il centro abitato più vicino, per tutto il romanzo, solo con una lettera: B. Sappiamo, però, che la casa si trova nella Riviera ligure, in un paese fantasma durante l’inverno. Secondo Elio non c’è molto da fare nemmeno in estate, se non aspettare che finisca.

La villa si affaccia direttamente sul mare, che è facilmente raggiungibile: basta oltrepassare un cancelletto e percorrere un’angusta scalinata lungo la scogliera per arrivare alle rocce, da cui tutti si possono tuffare. Elio, che si trova spesso ad osservare Oliver, nota il modo disinvolto dell’ospite americano di oltrepassare il cancelletto: invece di aprirlo lo scavalca con un salto.

Non lontano dalla villa, in un immenso terreno vuoto, si trovano dei binari della ferrovia in disuso, che una volta collegavano B. a N. Elio spiega ad Oliver che un tempo vi viaggiava un treno a due vagoni, su cui campeggiava lo stemma reale.

La famiglia P. si riunisce ogni mattina nel giardino sul retro, dove ha il tavolo della colazione. Nella parte conclusiva del romanzo, 20 anni dopo l’estate di passione tra i due giovani, Elio definisce quel posto il “luogo dello spirito” di suo padre: essendo l’uomo molto legato a quel frangente di terreno hanno seppellito lì parte delle sue ceneri.

Il luogo dello spirito di Elio, invece, è il tavolo rotondo con un ombrellone nel giardino sul retro, vicino alla piscina, dove, nell’estate dei suoi 17 anni, adora studiare. Oliver è uno dei pochi ospiti estivi che non lavora in camera sua; infatti, ha bisogno di compagnia e quindi, fin da subito, inizia a lavorare al tavolo dove si trova Elio, per poi spostarsi su un asciugamano sul prato, non troppo distante dal ragazzo, circondato dalle pagine del suo manoscritto e da quelle che piace chiamare

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le sue “cose”: limonata, crema solare, espadrillas, occhiali da sole, penne colorare e musica, che ascolta con le cuffie. A causa di quest’ultime è quasi impossibile per Elio parlare con lui, a meno che non sia lo stesso Oliver a rivolgergli la parola. L’ospite americano prende ben presto l’abitudine di lasciare le sue “cose” sul prato per andare a sdraiarsi lungo il bordo piastrellato della piscina, con una gamba nell’acqua, le cuffie nelle orecchie e il cappello di paglia sulla faccia; ribattezzata il posto come il “paradiso”.

Inoltre, Oliver è attratto dalle rocce in riva al mare, tanto da scegliersi il “suo” scoglio, dove trascorre del tempo a parlare con la piccola Viola; molto spesso, però, soprattutto in tarda serata, si trova lì da solo, per pensare.

Ogni estate, all’arrivo degli studenti estivi, Elio deve cedere la propria stanza ai nuovi ospiti. Lui, quindi, finisce nella camera accanto, molto più piccola della sua, che comunica con essa tramite il balcone. Si può accedere alle camere anche da una scala interna, ma d’estate, e soprattutto per i loro incontri clandestini, Elio ed Oliver usano il balcone per spostarsi da una stanza all’altra. È nella camera di Oliver che i due hanno il loro primo rapporto sessuale, ed è lì che i due continuano ad incontrarsi nei pomeriggi successivi, quando tutti gli altri ospiti della casa si ritirano per il riposo pomeridiano, e nella villa cala un silenzio intenso. Durante gli incontri pomeridiani, Oliver preferisce tenere la finestra e le imposte spalancate – sarebbe un “crimine” respingere il sole e schermare la vista del paesaggio, da cui è affascinato – quindi solo una tenda gonfiata dal vento li separa dal resto del mondo.

Tutti i giorni Oliver si reca in paese a B., per portare pezzi del suo manoscritto alla traduttrice, la signora Milani. Il paese assume un ruolo significativo per i due

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ragazzi una mattina verso la fine di luglio, quando Oliver chiede ad Elio di accompagnarlo. Dalla piazza, che si affaccia sulle colline ondulate, si può osservare il mare. Lì, ricordano Elio ed Oliver, è annegato Shelley: la moglie, con gli amici, estrassero il suo cuore prima che il suo corpo venisse cremato in spiaggia – cor

cordium, cuore dei cuori. È in questa occasione che Oliver fa notare ad Elio che è

preparato su tutto, ma Elio gli risponde che non sa niente delle cose importanti, lasciando intuire i suoi sentimenti. Di rientro dalla traduttrice – Oliver è arrabbiato con la signora Milani che ha fatto confusione con la traduzione, facendogli perdere una giornata di lavoro – Elio propone ad Oliver di fermarsi in un posto che i turisti non conoscono, quella che viene definita la collina di Monet: il pittore andava lì a dipingere. È il posto in cui Elio va a leggere, in tutta solitudine; il giovane non ama stare da solo, ma ormai si è abituato alla cosa. Ha portato lì Oliver per fargli conoscere il suo piccolo mondo, ma anche per far conoscere l’americano al suo mondo, cercando in qualche modo un’approvazione da quel luogo. Qui, per la prima volta, i due si baciano; Elio cerca di andare oltre il semplice bacio, rompendo così l’incantesimo che si è creato e interrompendo il loro momento di intimità.

I due giovani rimangono legati alla collina di Monet grazie ad una cartolina che Elio ha in camera sua, che gli è stata mandata da Maynard, un altro ospite americano, un predecessore di Oliver, che un paio d’anni prima era stato a casa della famiglia P. L’americano, a cui Elio aveva raccontato della sua passione per la collina di Monet, aveva trovato la stampa di quel posto ad un mercatino delle pulci a Parigi, e l’aveva mandata ad Elio, scrivendogli «Pensami». Volendo un ricordo della camera di Elio e del loro posto “segreto”, Oliver si è portato la cartolina in America. Solo quando Oliver fa notare ad Elio della mancanza della cartolina, il

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ragazzo ha modo di ripensare a Maynard, e al segnale del suo sentimento omosessuale.

Elio rivede la cartolina 15 anni dopo nell’ufficio americano di Oliver. L’ormai professore l’ha fatta incorniciare ed ha aggiunto un suo commento: cor cordiu; ha anche pensato di farla riportare alla villa in Italia dai suoi figli, se mai un giorno, uno dei due, avesse avuto la fortuna di poter passare un’estate dalla famiglia P.

Brevi, ma non per questo meno intensi, sono stati i giorni che i ragazzi hanno trascorso a Roma; sui luoghi romani Aciman si è soffermato in modo concreto – anche per il legame che lo stesso autore ha con la città – dando precisazioni esatte sui posti attraversati e visitati dai ragazzi. Come abbiamo avuto modo di osservare nel paragrafo precedente, Oliver passa da Roma prima della sua partenza per gli Stati Uniti e chiede ad Elio di accompagnarlo. I genitori di Elio non si oppongono a questo viaggio, anzi: il professor P. decide di fare un regalo ai due giovani, prenotando per loro due camere, comunicanti, in uno degli alberghi più lussuosi di Roma.

Nella città i due passano dei giorni immersi nella cultura, e non si fanno mancare le ottime cene accompagnate da tanto alcool. La prima sera, l’unica che viene raccontata dettagliatamente, Elio ed Oliver assistono alla presentazione della raccolta di poesie di Alfredo, dopo la quale si aggregano al gruppo, di una 30ina di persone, per andare a cena. Dalla trattoria fuori città, nella quale hanno iniziato a bere, tornano nella capitale, dove passano da un locale all’altro, senza interrompere mai le chiacchiere e le bevute. Il raduno con il poeta e con la gente a cena – racconta

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in un’intervista Aciman – è una trasposizione del banchetto di Platone92. Elio, per

il troppo alcool, si sente male, quindi Oliver lo accompagna a fare una passeggiata: il diciassettenne si ritrova a rimettere vicino alla statua di Pasquino, autore di satire più famoso di Roma. Per tornare al bar dove hanno lasciato il resto della comitiva, passano da un vicolo laterale buio, deserto e scintillante, poi imboccano via Santa Maria dell’Anima, dove Oliver spinge al muro Elio e inizia a baciarlo. Elio non si scorderà mai di quella sera, e tutte le volte che passa da Roma – racconta ad Oliver il giorno in cui si rivedono dopo 15 anni – fa tappa in quella via, che considera il “loro” posto.

Quando si ritrovano nell’ufficio americano di Oliver, tocca al professore raccontare il suo ricordo preferito: la notte romana che hanno trascorso in Piazza Navona; Elio si è completamente dimenticato di quel frammento di serata, ma riscopre con piacere l’evento, in cui hanno cantato fino all’alba in piazza, con un gruppo di giovani olandesi che aveva le chitarre. Elio ne ha presa una ed ha iniziato a suonare, e poi, di punto in bianco, a cantare, lasciando tutti a bocca aperta. In seguito, i due ragazzi – e una giovane olandese che Elio voleva portarsi in albergo – si distaccano dal gruppo, e si ritrovano accasciati su delle sedie in una terrazza vuota di un caffè chiuso dietro la piazza, a guardare l’alba.

Quindici anni dopo quella estate, Elio è nei pressi della facoltà dove insegna Oliver, quindi decide di andare a salutarlo. Nell’ufficio americano del docente è presente un grosso divano di pelle su cui sono sparsi tanti fogli, che si trovano anche in terra, che ricordano ad Elio l’asciugamano di Oliver sul prato della villa, circondato dalle

92 Abbiamo intervistato Andrè Aciman, https://www.supereva.it (sito consultato a dicembre

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sue “cose”. Alla parete è appesa una riproduzione a colori, incorniciata, di un affresco mal conservato di un barbuto dio Mitra – l’hanno comprata insieme, la mattina in cui sono andati a visitare la basilica di San Clemente; Elio non trova la sua copia da tanto tempo. Accanto c’è una cartolina della collina di Monet, anch’essa incorniciata; Elio la riconosce subito, è la cartolina che l’amico ha preso da camera sua.

Dopo la conversazione nello studio, Elio convince Oliver ad andare con lui in albergo, rifiutando l’invito a cena a casa dell’amico. Si fermano a bere qualcosa al bar del vecchio hotel del New England, sedendosi ad un tavolo in un angolo tranquillo che dà sul fiume e su un grande giardino che è in piena fioritura. Ad Elio piace la vista del fiume ed il bagliore rosato che si forma mentre cala il buio; le luci screziate sulla riva opposta, che scintillano a pelo d’acqua, gli ricordano la Notte

stellata sul Rodano di Van Gogh.