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Lo scrittore Andrè Aciman ha un modo tutto particolare di raccontarsi:

Sono nato nel 1951 ad Alessandria, ma non sono egiziano. Sono nato da una famiglia turca, ma non sono turco. Ho frequentato scuole inglesi, ma non sono inglese. I miei familiari hanno ottenuto la cittadinanza italiana, ma la mia lingua madre è il francese. Rimango inestirpabilmente ebreo, benché non creda in Dio e non conosca nessun rituale ebraico83.

Aciman ha sempre frequentato scuole di lingua inglese, prima ad Alessandria e poi a Roma, dopo che la sua famiglia si è trasferita in Italia nel 1965, per sfuggire alle persecuzioni degli ebrei promosse dal presidente egiziano Nasser. In Egitto lascia un’originale famiglia cosmopolita e un’esistenza agiata, per ritrovarsi a Roma, in ristrettezze economiche, solo con la madre e il fratello84.

Nel 1969 Andrè, con la famiglia, si trasferisce ancora, stavolta a New York, dove frequenta il Lehman College, laureandosi nel 1973. Consegue poi il dottorato in letteratura comparata presso l’università di Harvard.

81Maria Laura Giovagnini, “André Aciman: «Resto un adolescente inibito (ma non quando

scrivo)»”, interviste e gallery, 4 agosto 2018, https://www.iodonna.it (sito consultato a dicembre 2018).

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Oggi insegna letteratura comparata alla City University di New York, è scrittore di romanzi e di saggi, ed è uno dei più grandi studiosi di Marcel Proust85.

Anche se vive con la famiglia a Manhattan, Aciman ha mantenuto un forte legame con l’Italia, che ha iniziato ad amare, come ha raccontato lui stesso, guardando Il

Gattopardo86.

Nel 2007 pubblica il romanzo Call Me By Your Name, il suo primo libro che viene tradotto in italiano; questo romanzo d’esordio viene pubblicato nel 2008, da Guanda, con la traduzione di Veleria Bastia e con il titolo Chiamami col tuo nome. Aciman ha dichiarato di aver impiegato davvero poco tempo nella stesura di questo romanzo:

You mentioned to me that you wrote the book very quickly. How long did it actually take you, and what was that process like?

I began on April 7, 2005. By July was already going over the manuscript. Which means it was more or less done. For me the hardest part is getting the plot right; once this is taken care of, the rest is easy. […]

Four months to finish a novel is incredible. Do you always write that fast?

No, I seldom write that fast. It could take me two months to write a 10-page essay. But maybe because this was different, or because I wasn't taking it too seriously, or because it felt so contemporary (to me, at least) and never classical enough, or because it felt so slangy, so down-to-earth... each sentence wrote itself on my screen in no time. I was writing fast, very fast, the way you might write an e-mail, or a letter, or a journal entry. I was writing as if questions of style and form weren't even being addressed. I was writing for myself, for the fun of it, because no one was ever going to read it. Or maybe it's just that I was writing because I was having a ball. Having a crush on someone, or watching two individuals falling in love with one another, or simply living in Italy for four months by the beach was so spectacular that perhaps I

85 https://www.gc.cuny.edu, biografia di facoltà (sito consultato a dicembre 2018).

86 Abbiamo intervistato Andrè Aciman, https://www.supereva.it (sito consultato a dicembre

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also fell in love with the act of writing itself. I couldn't wait to be done with dinner to get back to my computer.

When you read the finished novel now, does it still strike you as too contemporary?

No, it feels right. Not too contempo, nor too archaic. All I know is that I was trying to capture certain emotions and psychological states as precisely as I could without,

however, naming them – I guess that's where the whole question of style comes in87.

Da un’intervista rilasciata per La Repubblica, inoltre, Aciman ha dichiarato il motivo per cui ha scelto di raccontare un amore gay, e perché ha deciso di ambientarlo proprio in Italia:

Lei è eterosessuale, ha moglie e figli. È stato difficile raccontare un amore gay? No. Quando ero molto giovane — avrò avuto 10 anni — ero attratto da un altro ragazzo 16enne, un po' come Elio. Tra noi non c'è stato niente, ma i sentimenti erano lì, vivi, e li ho recuperati quasi cinquant'anni dopo quando ho scritto Chiamami col

tuo nome.

Perché?

Più di dieci anni fa io e la mia famiglia dovevamo partire per la mia amata Italia, come ogni anno.

87 An interview with Andrè Aciman, intervista di DREW NELLINS, Marzo 2007,

http://www.bookslut.com (sito consultato a dicembre 2018).

“Mi ha detto che ha scritto il libro molto velocemente. Quanto tempo le ha effettivamente preso, e come ha proceduto?” “Ho iniziato il 7 aprile 2005. A luglio stavo già andando oltre il manoscritto. Il che significa che era più o meno finito. Per me la parte più difficile è trovare la trama giusta; una volta individuata, il resto è facile. […]”. “Quattro mesi per finire un romanzo è incredibile. Scrive sempre così in fretta?” “No, raramente scrivo così velocemente. Potrebbero volermici due mesi per scrivere un saggio di 10 pagine. Ma forse perché questo era diverso, o perché non lo prendevo troppo sul serio, o perché lo sentivo così contemporaneo (per me, almeno) e mai abbastanza classico, o perché mi sentivo così goffo, così concreto... ogni frase si è scritta sul mio schermo in poco tempo. Stavo scrivendo in modo veloce, molto veloce, nel modo in cui potresti scrivere una e-mail, una lettera o una voce di diario. Stavo scrivendo come se le domande su stile e forma non fossero nemmeno affrontate. Stavo scrivendo per me, per il gusto di farlo, perché nessuno lo avrebbe mai letto. O forse è solo che stavo scrivendo perché avevo una palla. Avere una cotta per qualcuno, o guardare due persone innamorarsi l'una dell'altra, o semplicemente vivere in Italia per quattro mesi vicino alla spiaggia è stato così spettacolare che forse mi sono anche innamorato dell'atto stesso di scrivere. Non vedevo l'ora di finire la cena per tornare al mio computer”. “Quando leggi il romanzo finito ora, ti sembra ancora troppo contemporaneo?” “No, sembra giusto. Non troppo contemporaneo, né troppo arcaico. Tutto quello che so è che stavo cercando di catturare certe emozioni e stati psicologici nel modo più preciso possibile, tuttavia, nominandoli, credo che sia qui che entra in gioco l'intera questione dello stile”.

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ma non siamo riusciti a trovare una sistemazione in Toscana. Allora la nostalgia mi ha avvinghiato e ho cominciato a scrivere pensando alla casa di Bordighera dipinta da Monet. Adesso ne faccio un romanzo, mi dissi, ma non gay. Poi però ho deciso di ripercorrere quell'amore che avevo intravisto a dieci anni. Ma era davvero amore? Non lo so.

Quindi "Chiamami col tuo nome", dove lei ha un cameo con un personaggio omosessuale, è il rimpianto di non aver vissuto quel sentimento per un altro adolescente?

No, per niente. Nessuna nostalgia. Ma certo non ho mai dimenticato quel turbamento vis-à-vis che ho provato per quel ragazzo e poi per altre persone negli anni successivi88.

Il vero successo del romanzo, però, è arrivato in seguito alla distribuzione, nelle sale cinematografiche, dell’omonimo film di Luca Guadagnino, nel 2017 (in Italia è approdato nelle sale a gennaio 2018); con l’uscita del film è mutato il tipo di pubblico interessato al libro. In molte interviste, infatti, Aciman ha dichiarato che in un primo momento riceveva lettere di approvazione da parte di persone adulte, che si rispecchiavano, o comunque trovavano una certa affinità, con il padre di Elio. Nel 2018, poi, in seguito al successo del film, anche i ragazzi più giovani si sono appassionati alla storia di Elio ed Oliver, ritrovandosi nella paura di affrontare un amore travolgente – talvolta confortati dal fatto che possa esistere un sentimento così grande – un po’ come il giovane Elio89.

Oltre a questo romanzo d’esordio, Guanda ha pubblicato altri testi dell’autore: Notti

Bianche, Harvard Square, il memoir Ultima notte ad Alessandria, la raccolta di

saggi Città d’ombra e Variazioni su un tema originale.

88 Andrè Aciman “Così racconto il turbamento che mi provocò quel ragazzo”, intervista di

Antonello GUERRERA, febbraio 2018, https://www.repubblica.it (sito consultato a dicemre 2018).

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Aciman, però, è rimasto particolarmente legato a Chiamami col tuo nome, tanto da dichiarare in un suo tweet, il 4 dicembre 2018: «I would actually love a sequel to

Call Me by Your Name. In fact I am writing one»90.

Chiamami col tuo nome racconta la storia di due ragazzi, Elio ed Oliver, che si

incontrano in un’estate verso la fine degli anni ’80, nella villa della famiglia di Elio, sulla Riviera ligure. La storia è concentrata sui ricordi di Elio, che si rammenta del sentimento di amicizia, amore ed odio che ha provato per Oliver. Elio è il figlio di un brillante professore universitario, il signor P., che ogni estate ospita gratuitamente, per sei settimane, un giovane letterato per aiutarlo a rivedere il proprio manoscritto prima della pubblicazione, in cambio di un aiuto per la sua corrispondenza estera. L’ospite di quell’estate è Oliver – sta lavorando al suo studio di post dottorato in filosofia, su Eraclito – che conquista subito tutti con il suo fascino e la sua bellezza, anche se ha dei modi di fare un po’ sfacciati. I due ragazzi, che scoprono avere molte passioni in comune, si intrattengono con conversazioni sull’arte, sulla letteratura e sulla musica, sulle loro comuni origini ebraiche, e poi con nuotate mattutine, giri in bici e partite a tennis. Tra loro nasce un desiderio inesorabile e inatteso, fatto di ossessione e paure, che sfocia in un’intimità totale. In un momento di intimità Oliver dice ad Elio: «Chiamami col tuo nome, e io ti chiamerò con il mio» e così faranno per il resto dell’estate. L’intensità di quei momenti, e soprattutto degli ultimi giorni che passano insieme a Roma, resta ben impressa nella memoria dei due ragazzi ed è destinata a rimanere insuperata. Dopo 15 anni, i due si ritroveranno in America; scoprono di non aver mai dimenticato

90 4 dicembre 2018, https://www.twitter.com (sito consultato a dicembre 2018). “Amerei un

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quell’estate – anche se Elio crede che Oliver si sia dimenticato del loro gioco che facevano con i nomi – e, il desiderio che hanno provato allora, è ancora latente. Solo dopo 20 anni si incontrano di nuovo nella villa in Italia, dove ripercorrono insieme i luoghi della “loro” estate, che non rimpiangeranno mai, tanto che sulla pubblicazione italiana del romanzo, sulla quarta di copertina si legge «questa cosa che quasi non fu mai ancora ci tenta»91.