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3. Il film di Luca Guadagnino

3.2 Il tempo della narrazione

La questione del tempo della narrazione è legata all’atto del narrare e ne definisce la posizione rispetto agli eventi raccontati. L’atto della narrazione si svolge in un determinato tempo che si definisce in relazione al rapporto che intrattiene con il tempo nel quale si svolgono i fatti narrati109.

Il film narrativo racconta una storia, e in questo modo articola due livelli temporali, il tempo della storia e il tempo del racconto: il primo è quello in cui si svolgono effettivamente gli eventi; il secondo è quello in cui sono organizzati nell’intreccio. Bisogna quindi considerare due livelli temporali in relazione reciproca secondo tre categorie, che Genette ha indicato con: ordine, durata, frequenza110.

In Chiamami col tuo nome:

1- L’ordine cronologico degli avvenimenti viene rispettato, anche se, tra le varie scene, sono presenti dei tagli netti: le ellissi. Quindi si passa repentinamente da un momento della giornata ad un altro, senza che vengano date informazioni su quanto successo nei frammenti di tempo tagliati. Nella parte finale del film l’ellissi è caratterizzata da un salto più lungo: dall’estate, infatti, si arriva direttamente all’inverno. La macchina da presa si concentra sui paesaggi innevati intorno alla villa; il sole caldo che ha caratterizzato gran parte della pellicola e i torsi nudi, i costumi, e i bagni al fiume, vengono sostituiti da indumenti pesanti, dalla neve e dai camini accesi.

109 M. AMBROSINI, L. CARDONE, L. CUCCU, Introduzione al linguaggio del film, Carrocci editore,

Roma, 3° ristampa, maggio 2013, p. 83.

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2- Quasi tutti gli avvenimenti della storia vengono rappresentati nell’intreccio nella loro durata effettiva: si parla quindi di scena, in cui il tempo del racconto coincide con quello della storia. Ne è un esempio la scena del piano: Elio, dopo essere stato invitato da Oliver a risuonare la melodia che ha eseguito con la chitarra in giardino, entra in casa, seguito fin sulla porta da Oliver, e si siede al pianoforte, dove inizia a suonare delle versioni differenti dalla suonata di Bach, effettuata poco prima alla chitarra; il gioco del ragazzo fa quasi innervosire Oliver, che sta per lasciare la stanza, fino a quando Elio non torna a suonare la stessa versione che tanto era piaciuta all’americano.

Nella giornata in cui Elio aspetta impazientemente la mezzanotte, ora dell’appuntamento con Oliver, c’è una concentrazione continua sull’orologio. Dalla mattina, in cui Oliver e il professore osservano le diapositive raffiguranti statue ellenistiche, si arriva direttamente alla fine del pranzo, quando Oliver chiede ad Elio che ore sono. Elio, poi, passa il pomeriggio con Marzia, tenendo sempre sotto controllo l’orologio; la ragazza se ne va all’arrivo degli ospiti bizzarri; per loro Elio deve suonare il piano, fino a quando non decide di ritirarsi in camera; dalla finestra osserva gli ospiti andare via e poi nota Oliver, che lo sta aspettando sul balcone. La durata effettiva della giornata, quindi, non è stata rispettata: si è contratto in qualche minuto quanto dovrebbe essere rappresentato in ore. Queste forme di montaggio non continue, che determinano salti temporali

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tra un’inquadratura e un’altra, danno forma al sommario, in cui il tempo del racconto è inferiore al tempo della storia (TR<TS)111.

3- La frequenza narrativa – la relazione di frequenza fra gli eventi della storia e la loro posizione nell’intreccio, con le sue varie determinazioni – è caratterizzata dalla versione più comune, quella del racconto singolativo, in cui viene rappresentato una volta nel racconto ciò che succede una volta nella storia.

Per comprendere e classificare le possibili articolazioni temporali del film possiamo avvalerci anche della grande sintagmatica della colonna visiva proposta da Christian Metz, a partire dal 1968 (Tabella 1); questa classificazione, che va oltre il criterio cronologico, riesce a rendere conto della dimensione descrittiva, commentativa e drammatica, cioè le modalità attraverso le quali il cinema racconta la progressione dell’azione.

I segmenti autonomi sono in grado di sviluppare in sé un’unità di contenuto narrativo. Sono composti da sintagmi – unità composte da un certo numero di inquadrature – con la sola eccezione del piano autonomo, anche conosciuto come piano-sequenza, composto da un’unica inquadratura in cui si compie una piena continuità spazio-temporale di racconto.

In Chiamami col tuo nome il regista ha fatto ricorso alla tecnica del piano-sequenza, in particolare nella scena del pianoforte, che abbiamo avuto modo di esaminare parlando della durata. La macchina da presa è fissa di fianco ad Elio, che inizia a suonare più versioni della suonata di Bach; Oliver inizialmente è fermo sulla porta,

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fino a quando non si spazientisce e sparisce dietro al muro. Elio se ne accorge e torna a suonare il pezzo che ha realizzato poco prima alla chitarra; Oliver quindi rientra nella stanza e si siede vicino al ragazzo. In diverse interviste, Timothée ha raccontato che la ripresa di questa scena, che doveva essere realizzata senza interruzioni, lo rendeva molto nervoso; l’attore ha dovuto imparare a suonare i diversi brani, uno in fila all’altro, per non commettere errori112.

Tabella 1 – Schema della grande sintagmatica della colonna visiva di Metz113

Segmenti autonomi

Sintagmi Piano autonomo

Sintagmi a-cronologici Sintagmi cronologici

Sintagma parallelo Sintagma a graffa Sintagmi narrativi Sintagma descrittivo

Sintagmi narrativi lineari Sintagma alternato

Sequenze Scena

Sequenza a episodi Sequenza ordinaria

Un altro piano sequenza è stato usato nell’episodio che ruota intorno al monumento dei caduti: la macchina da presa, inizialmente, si sposta seguendo i movimenti di

112 Intervista a Thimotèe presente nei contenuti speciali del dvd distribuito da Sony. 113 M. AMBROSINI, L. CARDONE, L. CUCCU, Introduzione al linguaggio del film, cit., p. 88.

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Oliver ed Elio, fino ad inquadrare anche il monumento e gli edifici presenti nella piazza, senza subire tagli.

Proseguendo con l’analisi dei sintagmi, possiamo notare che all’interno del film sono presenti dei sintagmi cronologici, nei quali i fatti rappresentati nelle inquadrature sono articolati secondo relazioni temporali definite, che stabiliscono dei nessi di consecuzione o di simultaneità. Nei sintagmi descrittivi il tempo della storia rallenta, sembra quasi sospendersi, e le inquadrature descrivono lo spazio della finzione. Ne sono un esempio le scene in cui vengono inquadrati gli alberi del frutteto intorno alla villa Perlman, le varie inquadrature della casa e delle campagne circostanti.

I segmenti narrativi, in cui la successione dei fatti contenuti nelle inquadrature fanno progredire la storia, si dividono in sintagmi narrativi lineari – quando i fatti rappresentati nelle inquadrature appartengono a un’unica linea di azione e di consecuzione temporale – e nel sintagma alternato, in cui si intrecciano più linee di azione e di consecuzione temporale degli avvenimenti.

Il film di Guadagnino è composto da numerose sequenze – la consecuzione temporale discontinua – ordinarie. Queste narrano un’azione saltando le parti ritenute non essenziali ai fini della logica del racconto e potendo coglierne agilmente lo svolgimento attraverso luoghi diegetici differenti. Possiamo prendere come esempio la parte iniziale del film, successiva all’arrivo di Oliver. Dalla cucina Mafalda annuncia che è pronta la cena, quindi Elio cerca di svegliare il nuovo ospite, che però non si vuole alzare dal letto perché distrutto per colpa del viaggio; la cena, e quanto avviene in seguito, non viene rappresentato, così si arriva direttamente alla mattina successiva quando Oliver si trova a scendere le scale,

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disorientato, non conoscendo la casa; riesce a trovare gli altri inquilini della villa seguendo il suono della loro voce.

Un altro esempio di sequenza ordinaria può essere riscontrato nell’episodio in cui la macchina da presa si sofferma su un’inquadratura di Elio, al fiume, che si immerge nell’acqua. Quando riemerge, ha la collanina con la stella di David sulle labbra. La narrazione subisce un salto, e troviamo Elio a parlare con la mamma, su una panchina nel giardino di casa. Annella si accorge che Elio indossa la collanina e, con una mano, glie la copre; è un possibile richiamo a quanto detto nel corso del film: la famiglia Perlman è una famiglia ebraica discreta, e la mamma non vuole che Elio indossi quella collana. Ma, in questo passaggio, la copre in modo affettuoso, non in segno di rimprovero.

Si può osservare una sequenza ad episodi – così definita perché nella sua struttura temporale discorsiva e riassuntiva organizza serratamente insieme una serie di brevi scenette, che si succedono in ordine cronologico, congiungendole spesso con evidenti effetti di transizione114 – nella parte conclusiva del film, nel momento in cui Oliver, affacciato alla finestra dell’albergo, viene inquadrato di schiena, nudo; Elio sta dormendo e l’americano si desta dai suoi pensiero solo quando sente un rumore: questo collega la sequenza a quella successiva, in cui si sente il fischio del treno. I due giovani, così, si trovano alla stazione ed Oliver sta per partire.

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