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4. Dal romanzo alla pellicola

4.1 Elementi della storia e del mondo diegetico

Nel primo capitolo abbiamo esaminato i problemi di fronte ai quali è posto lo sceneggiatore-adattatore nel momento della trasposizione; Vanoye, ricordiamo, li ha classificati secondo tre categorie:

1. L’adattamento come insieme di problemi tecnici: problema della limitazione temporale;

2. Come insieme di scelte estetiche;

3. Un processo di appropriazione: è la conseguenza di una limitazione esistenziale dell’adattamento che Vanoye indica con il termine transfert. Un

transfert storico-culturale, in quanto l’opera adattata si trova sempre in un

contesto storico e culturale diverso da quello in cui è stata prodotta136.

Seguendo il suo esempio, possiamo, quindi, concentrarci sulla questione saliente dell’elaborato: il confronto tra il romanzo di André Aciman e il film di Luca Guadagnino, per esaminare più a fondo il problema dell’adattamento cinematografico.

In numerose occasioni Guadagnino – che in un primo momento non era stato scelto come regista, ma solo come produttore e location manager – ha avuto modo di spiegare il motivo per cui ha deciso di cambiare il contesto del romanzo all’interno del film, sia dal punto di vista del luogo che del tempo.

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La scelta di ambientare il film nei pressi di Crema e non sulla Riviera ligure, in prossimità del mare, è dovuto al fatto che considerava tale ambientazione troppo languida; sarebbe stato interessante, per lui, girare il film in Sicilia, ma vi aveva appena realizzato a Bigger Splash137, quindi, la scelta è ricaduta su Crema e sui

paesi limitrofi, luoghi ben conosciuti dal regista che abita da quelle parti. È proprio in quelle zone, precisamente a Moscazzano (in provincia di Cremona), che si trova villa Albergoni138, la residenza che ha accolto gran parte della narrazione filmica. In più interviste Guadagnino ha affermato che in un primo momento è stato quasi tentato di acquistare la villa, inizialmente perché si sentiva molto attratto da quel posto ed in seguito per agevolare le riprese, ma poi ha desistito139.

Con il cambio di ambientazione, molte scene, che nel romanzo avvengono a ridosso del mare, nel film subiscono una notevole variazione, però, il regista è rimasto fedele all’elemento ‘acqua’ durante tutta la pellicola: è presente una grande fontana in cui Elio ed Oliver possono fare il bagno e non mancano le inquadrature sui fiumi. Un grosso mutamento l’ha subito, ad esempio, il luogo di Elio, la “collina di Monet” con vista sul mare, all’interno del romanzo, che viene trasformato in un posto immerso nella natura, attraversato da un ruscello; cambia anche il luogo in cui Oliver si trova da solo, oppure con Viola, a pensare: nel romanzo l’americano si

137 Intervistando/Luca Guadagnino si racconta, intervista al regista, svoltasi a Milano il

22/02/2018 – reperibile su https://gerundiopresente.wordpress.com (sito consultato a gennaio 2019).

138 Si tratta di una residenza storica, massima espressione dell’architettura civile del Comune. Più

volte restaurata ingloba elementi a carattere difensivo; l’interno conserva decorazioni cinquecentesche di Armando Buso. http://www.comune.moscazzano.cr.it (sito consultato a gennaio 2019).

139 Intervista a Guadagnino e Aciman al Parenti di Milano, 21/06/2018 – reperibile su

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accovaccia su uno scoglio in riva al mare, mentre nel film passa molto tempo sul balcone della villa.

Come già accennato, pure il tempo ha subito un mutamento: Guadagnino ha anticipato di qualche anno la data del racconto. Infatti, nel libro di Aciman, anche se non emerge mai una data precisa, si ha a che fare con una vicenda ambientata alla fine degli anni ’80 – ha voluto collocare la sua storia in un periodo in cui non domina ancora il ‘mondo virtuale’, fatto di telefonini e internet, quindi non è incentrato sull’immediatezza delle chat, ma da un periodo in cui ci si può concentrare a riflettere ed approfondire i rapporti umani, che spesso si caricano di equivoci – mentre il film di Guadagnino è ambientato nel 1983, data che compare scritta in didascalia nella prima scena del film. Il regista ha effettuato questo cambiamento per un paio di motivi: preferisce la musica che è uscita in quell’anno e ritiene che quello sia uno degli ultimi momenti prima dell’esplosione di quello che è stato definito ‘l’edonismo reaganiano’, che ha segnato una decadenza culturale; secondo Guadagnino, nel 1983 si intravede ancora l’utopia che caratterizzava gli anni ’70, anche se inizia a subire un cambiamento, trasformando il mondo, quindi Elio, che evolve, non subisce da solo una trasformazione140.

Il regista non ha voluto dare una connotazione politica alla pellicola, ma, in qualche occasione, ha accennato alla pratica del governo dell’Italia: nella già citata scena del pranzo con Bambi e Nico, gli ospiti discutono animatamente della nuova situazione politica, che vede Craxi al governo del Paese; inoltre, nella sequenza in cui Elio si trova nella piazza dove è situato il monumento ai caduti della battaglia

140 La nostra intervista al regista Luca Guadagnino, videointervista reperibile su

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del Piave ad aspettare Oliver, la macchina da presa si sofferma un istante sulle pareti di un edificio, su cui sono affissi dei cartelli che hanno a che fare con una campagna elettorale. Compare anche, brevemente, nella tv che stanno guardando i Perlman, uno sketch che ha come protagonista Beppe Grillo.

Oltre al cambio della scenografia, Guadagnino ha evitato di trasporre tutto il romanzo, escludendo dal suo film la parte finale in cui Elio ed Oliver si rincontrano dopo diversi anni. Ha tagliato anche il terzo capitolo del libro, quello della Sindrome

di San Clemente, che si concentra sulla gita romana – Oliver è voluto partire prima

del previsto per incontrare l’editore italiano – dei due giovani. Ha, infatti, preferito collocare il viaggio di Oliver sulle montagne bergamasche, a ridosso della cascata del Serio, a stretto contatto con la natura.

Grazie alle molte interviste al regista riguardo al suo film, capiamo il motivo della scelta di spostare la gita dei due giovani da Roma a Bergamo:

Perché le Valli Orobie hanno sostituito Roma?

È stata una scelta diametralmente opposta, perché un posto è pieno di gente e l’altro è vuoto. Mi interessa molto la relazione tra personaggi e spazio naturale, nel mio

cinema la natura ha un ruolo molto importante141.

Un altro cambiamento sostanziale nel film è stata la scelta di Guadagnino di non far tornare Oliver alla villa durante le vacanze di Natale, come avviene, invece, nel romanzo; quindi, l’annuncio del suo imminente matrimonio arriva tramite una telefonata, in cui sentiamo la sua voce fuori campo. Durante la conversazione telefonica i genitori di Elio comunicano ad Oliver che hanno scelto il nuovo ospite

141 Intervista a Guadagnino e Aciman al Parenti di Milano, 21/06/2018 – reperibile su

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per l’estate successiva – sarà una ragazza – mentre nel romanzo, lo stesso Oliver è stato coinvolto nella scelta, trovandosi di fronte 6 moduli di richiesta. Sempre nel romanzo Elio ricorda che è stato proprio lui a voler scegliere Oliver l’anno prima: sarebbe cambiato qualcosa se la scelta fosse ricaduta su un altro candidato? Arriviamo, quindi, all’ultima scena del film: Guadagnino ha mutato il finale, concludendo la pellicola con la notizia dell’imminente matrimonio di Oliver; la scelta è stata influenzata sia dalla durata del film, che sarebbe aumentata eccessivamente per includere altri 20 anni della storia dei ragazzi, sia per tenersi aperta la possibilità di realizzare un sequel. Infatti, in numerose interviste, il regista ha lasciato intendere di voler realizzare un nuovo lungometraggio basato sul romanzo di André142.

La notizia, come abbiamo visto, è stata confermata di recente anche dallo scrittore, che ha deciso di realizzare un secondo capitolo del libro. Quindi sarà interessante vedere quale materiale utilizzerà Guadagnino per realizzare il nuovo film.

Torniamo però alla scena conclusiva. Come abbiamo ripetuto più volte nel primo capitolo, il cambiamento del finale potrebbe causare un mutamento di tono dell’intera storia, ma, il senso di malinconia che caratterizza l’ultima parte del romanzo compare pienamente nella pellicola, anche se nel primo caso si tratta di un avvenimento prolungato nel tempo, che caratterizza i 20 anni successivi rispetto all’estate di amore tra i due ragazzi, mentre nel film si ha a che fare con un avvenimento successivo solo di qualche mese.

142 Intervista a Luca Guadagnino e Walter Fasano a Parlare di Cinema, 15/06/2018, rassegna

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Altra caratteristica importante per un adattamento cinematografico, esaminato nel primo capitolo, è il problema dei personaggi; spesso, infatti, è necessario lavorare sulle loro caratteristiche e magari procedere al taglio di quelli che non sono utili allo sviluppo della narrazione.

Nella traduzione di Chiamami col tuo nome un paio di personaggi sono stati tagliati: non è presente Viola, la bambina malata di leucemia, vicina di casa della famiglia P. che stringe una forte amicizia con Oliver, e nemmeno Manfredi, il marito di Mafalda – governante della famiglia che nel romanzo ha origini napoletane, mentre nel film parla con un accento del nord – nonché autista della famiglia. Inoltre, non adattando il terzo capitolo del libro, vengono esclusi tutti i personaggi che i due giovani hanno incontrato durante la loro gita romana.

Oliver è stato sottoposto ad un cambiamento apparentemente marginale: non è più uno studioso di filosofia ma di archeologia. Probabilmente questo cambiamento è dovuto allo stesso motivo al quale abbiamo accennato nel primo capitolo parlando dell’adattamento cinematografico di La morte a Venezia di Luchino Visconti: in quell’occasione il regista ha trasformato il protagonista, Gustav von Aschenbach, da scrittore in musicista, ritendendo che un musicista fosse più facilmente rappresentabile di uno scrittore: la sua opera, infatti, non deve far ricorso alla parola. Questo potrebbe essere successo anche nel film di Guadagnino: l’archeologia, le statue e le immagini, comunicano più facilmente con lo spettatore rispetto a dei filosofi, che hanno a che fare solo con le parole.

Il personaggio di Elio, invece, ha mantenuto le caratteristiche che lo contraddistinguevano nel romanzo: la grande passione per la musica, la lettura e

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l’attrazione verso Oliver. È cambiato solo il suo punto di vista: non è più il narratore della storia, ma un attore ignaro all’interno di essa.

Notiamo che un elemento che fa da collante tra i due giovani, fin da subito, sia nel romanzo che nel film, è la fede religiosa: entrambi sono ebrei; la famiglia di Elio è “discreta”, quindi non ostenta la sua religione come fa Oliver, che, in modo quasi sfrontato, indossa la catenina con la stella di David al collo, e non si preoccupa di coprirla. In un passo del romanzo si legge:

Ma furono la catenina d’oro e la stella di David con la mezuzah d’oro che portava al collo a dirmi che c’era qualcosa di più forte di tutto ciò che potessi volere da lui, perché ci legava e mi ricordava che, mentre tutto cospirava per renderci gli esseri più diversi al mondo, questo almeno trascendeva ogni differenza. Gli vidi la stella quasi subito, il primo giorno. E da quel momento capii che ciò che mi confondeva e mi spingeva a cercare la sua amicizia, sperando di non deluderlo mai in alcun modo, era più grande di qualsiasi cosa ciascuno di noi avrebbe mai potuto volere dall’altro, più grande e perciò più importante della sua anima, del mio corpo, della terra stessa […] Mi stupiva che lui, invece, non si fosse nemmeno accorto che portavo una catenina uguale alla sua143.

Guadagnino ha cercato di mantenere intatto questo legame tra i due personaggi grazie alla fede. Elio, però, a differenza del romanzo, in un primo momento non indossa la collanina per rispettare il volere della mamma ed inizia a portarla in seguito alla conversazione intensa che ha con Oliver, quando, per colpa del sanguinamento del naso, è accasciato sul pavimento con il ghiaccio sul volto. Interessante, inoltre, è osservare come la mamma, poco presente nel romanzo, abbia assunto maggior centralità nel film; infatti, compare in più scene a contatto con Elio. Ne è un esempio la conversazione che ha con il figlio, su una panchina in

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giardino, che sostituisce una battuta che nel libro appartiene a Viola: parlando dell’ospite estivo, Annella dice ad Elio che all’americano lui piace, glie l’ha confessato proprio Oliver. Inoltre, in una delle ultime scene del film, è la signora Perlman ad andare a recuperare il figlio, turbato per la partenza dell’amico-amante, alla stazione, sostituendo il ruolo di Anchise.

Del padre è stato adattato interamente il monologo, comparso in una delle scene conclusive del film, che nel romanzo precede i lunghi salti temporali che raccontano gli incontri successivi dei due ragazzi. Guadagnino ha trovato affascinante il modo in cui Aciman ha scritto questo passo, quindi non ha avuto bisogno di effettuare troppe modifiche144; avremo modo di tornare su questo monologo all’interno dei prossimi paragrafi.

Possiamo concludere questa analisi dei personaggi osservando il cambiamento di Chiara, che nel romanzo è sfacciata, sicura di sé e tiene le distanze da Elio, mentre nel film è più docile, quasi sottomessa a Oliver, e la comparsa di Aciman, che ha ottenuto un ruolo all’interno del film, cimentandosi così, per la prima volta, nella carriera attoriale; lo scrittore ha dichiarato di non aver voluto imparare delle battute per la sua parte, preferendo dire quello che gli passava per la testa: il regista lo ha assecondato e si ritiene molto soddisfatto dell’esito della scena145.

144 Intervista a Guadagnino e Aciman al Parenti di Milano, 21/06/2018 – reperibile su

https://www.youtube.it (sito consultato a gennaio 2019).

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