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4. Dal romanzo alla pellicola

4.2 La struttura dell’intreccio

La struttura dell’intreccio ha subito delle variazioni, anche se, nel film, qualche passo del romanzo è stato tradotto nella quasi interezza e in maniera molto somigliante. L’opera narrativa è caratterizzata da un’attenzione ai dettagli, quindi in diverse occasioni l’azione ha subito delle interruzioni, soprattutto per dare spazio ai pensieri di Elio. Nel film vediamo che Guadagnino ha voluto seguire questa tecnica, sia per soffermarsi sui pensieri di Elio – diverse sono le inquadrature prolungate sul ragazzo, che osserva o pensa ad Oliver – sia per riprendere i luoghi che circondano tutta la vicenda: la villa, in molti suoi dettagli, e il paesaggio. Ancora, per chi ha letto il romanzo, è possibile trovare una spiegazione all’inquadratura della vasca da bagno, a cui sono appesi diversi costumi; al semplice spettatore del film questa azione dello sguardo può sembrare superflua, o un riferimento al desiderio carnale, un pensiero intimo, ma, come abbiamo avuto modo di esaminare nel secondo capitolo, i costumi di vari colori di Oliver, all’interno del romanzo, hanno un significato particolare: Elio crede di comprendere l’umore del nuovo ospite in base al costume che indossa.

La differenza più grande dell’intreccio sta nel modo in cui Guadagnino ha deciso di trattare il tempo: nel romanzo si ha a che fare con un lungo flashback, mentre nel film questo aspetto non compare. Si è visto più volte, all’interno dell’elaborato, che il romanzo prende vita con il riaffiorare di un ricordo di Elio: ripensa all’estate in cui aveva 17 anni, in cui ha avuto modo di conoscere meglio una parte della sua sessualità. Nelle prime pagine del romanzo, infatti, Elio cerca di ricordare proprio quale sia stato il momento in cui ha capito di essere attratto da Oliver: sono state

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diverse le occasioni in cui sarebbe potuto succedere, quindi c’è un excursus temporale su degli avvenimenti caratterizzanti, come ad esempio l’arrivo di Oliver, la settimana in cui sono andati a correre e nuotare insieme o il periodo successivo, in cui Oliver non si è ancora dimenticato di Elio, rendendo molto felice il giovane. Nel film, però, questo carattere anticipatorio non è presente, in quanto si ha a che fare con un presente che prende forma passo dopo passo. Ciò ci fa riflettere su un’ulteriore differenza: nel romanzo Aciman usa il passato remoto per scrivere la sua storia, dal momento che ha a che fare con dei ricordi del passato.

Sia nel romanzo che nel film si può assistere a quello che Genette chiama “sommario”: il Tempo del Racconto è inferiore a quello della Storia. Per questo, nel film, come esaminato nel terzo capitolo, sono presenti numerose ellissi, tagli già presenti nel libro. Infatti, Aciman, all’interno del grande flashback, in cui ha ripercorso le 6 settimane estive e i 20 anni successivi, ha deciso di raccontare solo gli avvenimenti che più caratterizzano il ricordo di Elio, con un’attenzione particolare ai sentimenti che lo legano ad Oliver. Se nell’intreccio del romanzo sono presenti anche altri flashback, sempre collegati alla memoria di Elio – ad esempio il ricordo di un sentimento omosessuale provato per un altro giovane, qualche anno prima – nel film la narrazione procede senza alterazioni cronologiche. Le ellissi servono solo per far rientrare nei termini utili della pellicola le 6 settimane che hanno contraddistinto l’estate di scoperta e di amore tra Elio ed Oliver; Guadagnino preferisce parlare del suo film come di una scoperta di sé e non di un film

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omosessuale: è presente, sì, il carattere amoroso, ma principalmente si concentra sull’evoluzione di Elio146.

Da un confronto tra i due media emerge che intere pagine di riflessioni, che compaiono nel romanzo, sono state compresse in qualche sguardo nella pellicola; questo, racconta il regista, può avvenire solo grazie alla bravura degli attori; un bravo attore, aggiunge, non è tale perché conosce la tecnica della recitazione, ma lo è perché in grado di farsi attraversare dalla macchina da presa, di arrendersi ad essa. Gli attori di Chiamami col tuo nome sono stati in grado di fare ciò, hanno compreso a pieno il senso del libro – non concentrandosi solo sulla sceneggiatura, che per Guadagnino è un soggetto transeunte, un qualcosa che c’è e poi non c’è più, che muore nel momento in cui si inizia a girare, e sparisce con il montaggio – e quindi essere “nudi” nella rappresentazione.147.

Anche l’ordine degli avvenimenti ha subito qualche variazione; ad esempio, la scena del pianoforte, che è stata analizzata più volte nel capitolo precedente, nel romanzo, a differenza del film, compare nelle prime pagine del testo, quelle in cui Elio cerca ancora di ricordare quale possa essere stato il momento in cui ha capito di essere attratto da Oliver. Quel modo che Elio ha di provocare Oliver suonando un pezzo diverso da quello che l’ospite gli ha richiesto e il successivo modo di assecondarlo è stato sapientemente ripreso nella pellicola di Guadagnino.

Anche la vicenda amorosa con Marzia subisce un mutamento all’interno del racconto. Infatti, nel romanzo, Elio cerca la ragazza dopo numerose volte che si è

146 La nostra intervista al regista Luca Guadagnino, videointervista reperibile su

https://www.comingsoon.it (sito consultato a gennaio 2019).

147 Intervista a Guadagnino e Aciman al Parenti di Milano, 21/06/2018 – reperibile su

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sentito deluso da Oliver, mentre nel film, Marzia compare già dalla prima scena: è in camera di Elio quando arriva l’usurpatore. Il ragazzo però inizia a cercarla in seguito alla sera in cui ha visto Oliver e Chiara baciarsi, nella prima parte del film. Come nel romanzo, però, il ragazzo si lega più profondamente a Marzia quando si sente tradito e trascurato da Oliver: il passo della loro uscita, che Aciman descrive come un appuntamento serale, in cui i due giovani si recano in biblioteca e incontrano il poeta del libro Se l’amore, che procede con Elio che acquista due copie della raccolta di poesie, per regalarne una a Marzia, che si indispettisce; nel film l’episodio prende forma quando è ancora giorno: Elio si presenta all’appuntamento con la ragazza portandole, come dono, un libro di poesie. La conversazione in cui Marzia spiega perché non ama dire che le piace leggere, tuttavia, viene riportata in modo molto simile nel film: la ragazza non riesce ad essere pienamente se stessa con Elio perché è spaventata dal suo comportamento ed ha paura di soffrire per colpa sua. Nonostante il suo timore, si concede al ragazzo – nel romanzo in riva al mare, nel film in un prato. Elemento di contatto tra l’adattamento cinematografico e il romanzo è la scena in cui Elio lascia un bigliettino ad Oliver, sul quale si legge

Questo silenzio è insopportabile. Ti devo parlare, dopo la serata con Marzia, e la

conseguente risposta di Oliver, che arriva la mattina successiva: Cresci. Ci vediamo

a mezzanotte.

Esaminiamo quindi, più nel dettaglio, qualche scena che è stata tradotta cinematograficamente: il passo in cui Oliver cerca di massaggiare la schiena ad Elio è stato riportato in maniera somigliante nel film; a cambiare è l’attività che svolgono i ragazzi: nel romanzo stanno giocando a tennis, mentre nel film ci troviamo di fronte ad una partita di pallavolo. Ovviamente, anche i pensieri che pervadono la

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mente di Elio nel momento in cui Oliver gli cinge la schiena per un abbraccio- massaggio, vengono tradotti nel film in un semplice sguardo di Elio.

Nel romanzo, il quarto o quinto giorno dall’arrivo di Oliver, Mafalda ha insistito per far mangiare ad Oliver un uovo alla coque – che non riesce a sgusciare – per colazione. Nel film, la scena della colazione con l’uovo compare quasi subito: avviene la mattina successiva all’arrivo di Oliver alla villa, ed è seguita dalla decisione del ragazzo di andare ad aprire un conto in una banca locale. Guadagnino ha riportato anche il passo in cui Oliver non vuole accettare un altro uovo: «Mi conosco bene, dopo il secondo arriva il terzo, il quarto e poi mi portate via rotolando». Nel romanzo, però, la frase è leggermente diversa «Mi conosco. Se comincio con tre, poi ne voglio quattro e poi cinque e così via all’infinito»148. Rimane invariato il “mi conosco” che, detto da una persona così giovane, intimidisce Elio.

Anche la disquisizione sul termine “albicocca” viene trasposta da Guadagnino; nel romanzo Oliver dà spettacolo della sua conoscenza, contraddicendo il professore sull’origine etimologica della parola, mentre, con la famiglia P., si trova al tavolo della colazione. Guadagnino ha collocato l’episodio nello studio del professore; in entrambe le versioni la spiegazione di Oliver stupisce tutti.

È nel secondo capitolo del romanzo, La collina di Monet, che il rapporto tra Oliver ed Elio subisce una svolta: Oliver chiede per la prima volta ad Elio di accompagnarlo in paese. La conversazione che anticipa in parte la rivelazione di

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Elio è legata alla leggenda di Shelley, mentre nel film riguarda il monumento dei caduti nella battaglia del Piave. Oliver chiede ad Elio se c’è qualcosa che non sa:

«Io non so niente, Oliver. Niente di niente.» «Invece ne sai più di chiunque altro.»

Perché rispondeva al tono semitragico del mio commento con un blando tentativo di lusinga?

«Se solo sapessi quanto poco so delle cose che contano davvero…»

Mi mantenevo a galla, cercando di non affogare ma nemmeno di mettermi in salvo, stavo lì e basta, perché lì c’era la verità […].

Doveva avere intuito qualcosa, ma Dio solo sapeva cosa. Forse cercava di non mostrarsi sorpreso.

«E quali sarebbero le cose che contano davvero, sentiamo?» Stava facendo il finto tonto?»

«Lo sai bene. Tra tutti, ormai proprio tu dovresti avere capito.» Silenzio.

«Perché mi stai dicendo questo?» «Perché pensavo dovessi saperlo.»

«Perché pensavi dovessi saperlo.» Ripeté le mie parole lentamente, cercando di coglierne appieno il significato, se la rigirava in bocca, come se ripeterle lo aiutasse a guadagnare tempo. Dovevo battere il ferro finché era caldo, lo sapevo.

«Perché voglio che tu sappia!» esclamai di getto. «Perché non potrei dirlo a nessun altro, se non a te.»

Ecco, l’avevo detto. Mi ero fatto capire?

Stavo per interrompere il discorso e fargli cambiare direzione […] Ma devo riconoscergli che non mollò la presa.

«Lo sai cosa mi stai dicendo?» […]

«Sì, non hai capito male. È che non sono molto bravo con le parole. Ma se non mi vuoi più parlare, sei liberissimo di farlo.»

«Alt. Stai dicendo davvero quello che penso?» «s-sì.»149.

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È solo quando Oliver si allontana un attimo per andare a prendere dei fogli dalla traduttrice che Elio si avvicina al monumento ai giovani caduti durante la battaglia del Piave. Nel film, invece, questo dialogo – adattato in maniera molto fedele – si instaura a ridosso del monumento, senza alcuna considerazione su Shelley, e si articola intorno ad esso. Poi, come nel romanzo, Oliver si allontana per andare a prendere i fogli dal traduttore, e torna arrabbiato, perché per colpa di uno sbaglio ha perso una giornata intera di lavoro. Elio, pentito per quanto appena detto – sia nel romanzo che nel film – dice all’amico: «Vorrei non averti parlato» e Oliver replica: «Farò finta che non sia successo niente». La risposta lascia di stucco il diciassettenne, che non ha mai sentito parlare così l’ospite americano. Nel film, prima di raggiungere il luogo preferito di Elio, i due giovani fanno tappa presso una casa in campagna, dove trovano una signora a cui chiedono un bicchiere d’acqua – questo episodio è stato completamente inventato da Guadagnino, come è già successo con la gita archeologica sul lago di Garda. Riprese le biciclette i due pedalano fino ad arrivare nel luogo del giovane protagonista: nel romanzo è la collina di Monet, un posto lontano dai turisti, che solo il ragazzo conosce; nel film il luogo si trova immerso in un bosco, dove scorre un ruscello. Per la prima volta, scrive Aciman, Elio riesce a fissare negli occhi Oliver:

Adesso, nell’attimo di silenzio, lo fissai anch’io, non per sfidarlo, nemmeno per dimostrargli che non ero più timido, ma per arrendermi, per dirgli questo sono io, questo sei tu, è questo che voglio, tra noi non c’è altro che verità, e dove c’è verità non ci sono barriere, né occhiate ambigue e, se da tutto ciò non nascerà nulla, almeno non si dica che eravamo entrambi inconsapevoli di quello che poteva succedere. Non mi era rimasta più nemmeno una speranza. E forse ricambiai il suo sguardo perché ormai non avevo nulla da perdere. Lo guardai con uno sguardo saccente che diceva

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«Baciami se hai il coraggio», come se volessi sfidarlo e fuggire via allo stesso tempo150.

Nel film, questo breve passaggio, è stato racchiuso in uno sguardo di Elio, che si posiziona di fronte ad Oliver: i due si fissano intensamente, fino a quando l’americano, come nel romanzo, dichiara «Mi stai rendendo le cose molto difficili». Questa battuta nel film è seguita da un attimo di distensione del clima, con la giocosità di due ragazzi; nel romanzo, invece, i due continuano a parlare, fino a quando Oliver non comincia a toccare il labbro inferiore ad Elio, movimento che anticipa, anche nella pellicola, il bacio.

Dopo la gita in città insieme, a pranzo, ad Elio esce il sangue dal naso: nel romanzo il ragazzo va a stendersi a letto, dove lo raggiunge Oliver, che gli comunica che rimarrà in zona, nel caso avesse bisogno di lui; invece nel film l’adolescente si accascia sul pavimento: viene seguito da Oliver, che inizia a massaggiargli i piedi. Dopo che Elio si è sentito poco bene, nel romanzo, Mafalda e la mamma non vogliono che il ragazzo esca, quindi lui, pur di non stare in casa da solo – Oliver è andato via, non mantenendo fede a quanto detto – ad aspettare sera, decide di andare a fare una nuotata. Sugli scogli incontra Viola: la bambina gli dice che piace ad Oliver; nel film, come già accennato, questa conversazione Elio la ha con la madre Annella. L’ospite americano sparisce per tutta la giornata, per questo Elio lo definisce “traditore”. Anche nel film Oliver si allontana drasticamente dal ragazzo dopo il loro primo bacio e saranno Marzia e Chiara a tenere compagnia al diciassettenne nel pomeriggio in cui si è sentito poco bene.

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Arriviamo così alla giornata dell’attesa: nel componimento narrativo Elio passa gran parte del tempo con Marzia a giocare a tennis, fare l’amore in camera e in spiaggia; tra i pensieri di Elio possiamo leggere che è combattuto all’idea di incontrare Oliver la sera: in quel momento pensa che preferirebbe passare la notte con la ragazza; nel film, invece, Elio e Marzia fanno il bagno in piscina, per poi spostarsi in soffitta dove fanno l’amore; Elio lancia sempre un’occhiata all’orologio, sembra impaziente di arrivare alla mezzanotte. Come nella pellicola, anche nel romanzo la famiglia ha ospiti a cena quella sera: nell’opera narrativa si ha a che fare con un professore universitario, un collega del signor P., e una coppia gay, che cerca di parlare in italiano, con scarsi risultati; Elio decide di sua spontanea volontà di indossare una camicia viola, che gli ha regalato un cugino che vive in Uruguay; questa decisione fa sorridere il padre di Elio, che ribadisce al ragazzo che deve accettare le persone per quello che sono – quando gli ospiti scendono dalla macchina, indossano entrambi una camicia viola e sono molto felici nel vedere che anche l’adolescente ha un abbigliamento simile al loro –; nel film, invece, gli ospiti sono quelli che Annella ed il figlio chiamano Sonny e Chair – una coppia gay bizzarra; i genitori di Elio insistono affinché il ragazzo indossi la camicia che la coppia gli ha regalato per il compleanno.

Nel romanzo, a mezzanotte Elio, preso coraggio, va a bussare alla portafinestra di Oliver; qui trova l’amico altrettanto agitato: è la prima volta che Elio lo vede così. Nella pellicola, invece, l’adolescente vede Oliver sul balcone e si sposteranno solo dopo qualche scambio di battuta in camera. Una volta a letto i due iniziano a spogliarsi e l’inquadratura della macchina da presa si sposta verso la finestra aperta.

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Tornando ad inquadrare i due ragazzi sentiamo Oliver dire teneramente ad Elio: «Chiamami col tuo nome e io ti chiamerò col mio», cosa che avviene anche nel romanzo.

Un senso di colpa e rimorso colpisce Elio dopo la loro prima notte di passione: nel film questa sensazione è stata riportata in modo molto chiaro grazie alla forte espressività di Timothée, che non riesce a guardare Oliver. Quest’ultimo si accorge dello stato d’animo del giovane, leggiamo quindi nel romanzo:

«Non sei felice» mi disse. Alzai le spalle.

Non era lui che odiavo, ma quello che avevamo fatto. Non volevo che mi guardasse nel cuore, non ancora. Piuttosto, volevo liberarmi del disprezzo verso me stesso in cui mi ero impantanato, ma non sapevo come fare.

«Non ti è piaciuto, vero?»

A quel commento, anche stavolta mi strinsi nelle spalle.

«Lo sapevo che non avremmo dovuto. Lo sapevo» ripetè. Per la prima volta in vita mia, lo vidi tentennare, dubitare di se stesso. «Avremmo dovuto parlarne…» «Forse.»

Tra tutte le cose che avrei potuto dire, questo insignificante “forse” era la più crudele. «Ti ha fatto tanto schifo?»

No, non mi ha fatto schifo, per niente. Ma ciò che provavo era peggio dello schifo. Non volevo ricordare, non volevo pensarci. Cancellalo […]151.

Oliver però riesce a riaccendere il desiderio di Elio: la mattina successiva alla loro prima notte trascorsa insieme scende a fare colazione con indosso un costume di Elio. Nel film invece è Elio a scendere dopo l’ospite estivo, soffermandosi a dare un bacio alla madre e al padre. Indossa gli occhiali da sole; questi potrebbero rappresentare il segno della sua vergogna, un modo per coprire quello che ha fatto.

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Nell’opera narrativa Elio intrattiene, contemporaneamente, un rapporto amoroso sia con Oliver che con Marzia: in seguito alla notte d’amore con il ragazzo, raggiunge la coetanea, con la quale ha nuovamente un rapporto. Nel film invece vediamo che Elio prende le distanze da Marzia quando riesce a conquistare il suo vero oggetto del desiderio: Oliver.

Aciman si è soffermato molto nel descrivere l’atto onanistico di Elio, avvenuto grazie ad una pesca: non lascia niente al caso, mentre Guadagnino ha preferito non riportare cinematograficamente, così nel dettaglio, tale atto. Anche il passo successivo, in cui Oliver raggiunge Elio e mangia il frutto violato dal giovane non viene riportato nel film. Il regista ha dichiarato che ha provato più volte a girare la scena come viene raccontata nel romanzo – ha molti ciak in cui Oliver mangia la pesca – ma alla fine ha desistito: non ha inserito la ripresa, pensando che fosse più intensa la versione che poi ha riportato nella pellicola152. Rimane invariato, però, il pianto che scaturisce spontaneo da Elio, che si accascia su Oliver sentendosi travolto da numerose emozioni; nel film la causa scatenante di questo pianto è l’imminente partenza per gli Stati Uniti di Oliver.

È possibile leggere la tristezza e la malinconia per la dipartita dell’americano la sera stessa, quando Elio scorge Oliver su uno scoglio in riva al mare; nel film cambia l’ambientazione – ci troviamo sul balcone della villa – ma non cambia l’intensità e lo sconforto del momento.

Nel romanzo Oliver, a fine estate, vuole andare qualche giorno a Roma, per