La narrazione di Chiamami col tuo nome non è lineare, in quanto è caratterizzata da un grande flash back. Il romanzo, infatti, inizia con la parola Dopo, il primo ricordo che affiora alla mente di Elio che lo riconduce a tanti anni prima, alle vacanze estive in Italia, quando aveva 17 anni.
«Dopo!» La parola, la voce, il modo.
Non avevo mai sentito nessuno salutare così. Il suo Dopo! suonava duro, secco e sbrigativo, pronunciato con la velata indifferenza di chi non si preoccupa più di tanto se ti rivedrà o risentirà.
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Chiudo gli occhi, dico quella parola e mi ritrovo in Italia, tanti anni fa, cammino lungo il viale alberato, lo guardo scendere dal taxi, camicia celeste svolazzante aperta sul davanti, occhiali da sole, cappello di paglia, pelle ovunque. All’improvviso mi stringe la mano, mi passa lo zaino, scarica la valigia dal bagagliaio e mi chiede se mio padre è in casa.
Chissà, forse è iniziato tutto in quel preciso istante: la camicia, le maniche rimboccate, i talloni arrotondati che entravano e uscivano dalle espadrillas consunte, ansiosi di saggiare la ghiaia calda del vialetto che portava a casa nostra, chiedendosi a ogni passo: «Dov’è la spiaggia?»
L’ospite dell’estate. L’ennesima scocciatura.
Poi, quasi senza pensarci, già di spalle al taxi, agita la mano libera e con noncuranza snocciola un Dopo! a un altro passeggero con cui probabilmente abbia diviso la corsa dalla stazione. Niente nomi, niente battute per addolcire il momento del congedo, niente di niente. È un saluto ridotto a un’unica parola, il suo: rapido, sfacciato e repentino – scegli tu, per lui è lo stesso.
Ma guarda un po’, penso, ecco come ci saluterà quando verrà il momento. Con un brusco e frettoloso Dopo!
Nel frattempo, ce lo saremmo dovuti sorbire per sei lunghe settimane.
Ero in totale soggezione. Il classico tipo inavvicinabile. Col tempo, però, avrebbe cominciato a piacermi. Dal mento arrotondato ai talloni arrotondati. Poi, nel giro di pochi giorni, avrei imparato ad odiarlo.
Proprio lui, la cui fotografia sul modulo di richiesta, mesi prima, mi era balzata agli occhi con la promessa di istantanee affinità93.
Ci troviamo così negli anni ’80, un’epoca ancora lontana dai telefonini e dai social network, in cui non domina l’immediatezza della comunicazione e per questo conserva la bellezza dell’ambiguità e custodisce un’intimità che accelera sempre più nell’epoca degli sms.
Nei primi tre capitoli, in cui si assiste allo svilupparsi delle emozioni dei giovani durante l’estate, la narrazione segue una struttura più lineare, con pochi salti
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temporali; è a partire dall’ultimo capitolo, I luoghi dello spirito, che sono presenti delle ellissi, che appartengono, però, sempre alla memoria di Elio.
Dopo la partenza per gli Stati Uniti di Oliver, e il ritorno da Roma di Elio, il racconto subisce un salto temporale; ci troviamo così alle vacanze di Natale, quando Oliver torna a far visita alla famiglia P. e comunica ad Elio di essersi fidanzato, lasciando un senso di tristezza, ma anche di gioia – i matrimoni sono sempre un lieto evento – nel giovane.
Un pomeriggio, durante il periodo che Oliver trascorre alla villa, la famiglia P. osserva i moduli di richiesta dei candidati per l’estate successiva; il professore, infatti, vuole anche un parere di Oliver per la scelta del nuovo ospite. Nel corso della giornata, Elio ha modo di confidare all’americano che è stato lui a far scegliere il ragazzo l’anno prima: era rimasto affascinato dalla sua foto allegata al modulo. La narrazione prosegue, poi, con la notizia del matrimonio di Oliver, arrivata in Italia l’estate successiva; a questo annuncio tutta la famiglia P. risponde inviando dei regali ai novelli sposi ed Elio aggiunge un mottetto.
Elio ricorda che è stato spesso tentato di scrivere all’amico, anche solo per raccontargli del suo “successore”, ma non lo ha mai fatto, se non per informarlo, l’anno successivo, della morte della piccola Viola. Coglie così l’occasione per raccontargli dell’università che frequenta, anche lui negli Stati Uniti, nel caso in cui il padre si fosse dimenticato di scriverlo nelle lettere che ancora si scambia con l’americano.
In seguito a quella lettera ci sono degli anni vuoti, che Elio schematizza in base alle persone con cui ha condiviso il letto, distinguendole in due categorie, prima e dopo Oliver.
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In estate, dopo 9 anni dall’ultimo scambio di lettere tra i due giovani, Elio riceve una telefonata in America dai suoi genitori: Oliver è andato a trovarli con la moglie e i loro due bambini. Anche se sono passati diversi anni, il cauboi sostiene che Elio non sia cambiato – ha visto delle foto in casa – e si percepisce il sentimento che ancora lega i due ragazzi, tanto che Oliver non riesce a sostenere la conversazione. In seguito a questa telefonata trascorrono altri 4 anni; l’autore non ha riportato nessun dettaglio su questo lasso di tempo. Dopo 15 anni dal loro primo incontro, Elio passa dalla città in cui insegna Oliver, e decide di fermarsi a salutarlo. Insieme ripercorrono la loro estate in Italia; l’americano si ricorda qualche vicenda che Elio ha rimosso, come la sera romana in Piazza Navona. Oliver vorrebbe che l’amico lo seguisse a casa per cena, ma Elio non si sente ancora pronto per conoscere la famiglia dell’amico, perché non sa di preciso cosa prova per lui.
La narrazione si sposta direttamente a cinque anni dopo il loro ultimo incontro (Aciman scrive che si tratta dell’estate precedente al periodo di inizio della narrazione di Elio); Oliver torna nella villa ligure, dove, insieme ad Elio, ha modo di osservare gli ambienti che hanno caratterizzata la loro estate; si dedicano con un’attenzione particolare ai luoghi dello spirito: quello del professor P., di Elio – che abbiamo visto nel paragrafo precedente – ma anche di Oliver; Elio fa credere all’amico che il suo luogo dello spirito sia la camera dove ha dormito l’estate di 20 anni prima, anche se, per lui, tutta la proprietà può essere considerata il luogo di Oliver: dalla casa al limitar del “paradiso”, e tale rimarrà fino a quando la villa rimarrà in piedi.
Come abbiamo osservato più volte, la vicenda viene narrata in prima persona ed è quindi ricca di riflessioni sui sentimenti e sulle emozioni di Elio; il ragazzo è
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animato da una gran voglia di scoprire cose nuove, che talvolta lo terrorizzano. In un’intervista Aciman ha dichiarato:
Ho scritto questo libro in prima persona, proprio perché volevo mostrare il punto di vista di Elio, dell’altro. Il lettore sa solo quello che Elio sa, vede solo quello che Elio vede. Io sono lo scrittore, eppure Oliver è una personalità inafferrabile anche per me, nessuno può davvero capirlo. Non possiamo mai conoscere l’altro, non davvero. Possiamo avere un’idea di cosa farà o dirà, ma non sapremo cosa sente nel profondo94.
Per questo, anche i dialoghi che sono presenti durante tutta la storia sono veicolati dal ricordo del giovane Elio; inoltre, questi non sono infrequenti e sono caratterizzati da un tono colloquiale; la mamma di Elio, ad esempio, è molto schietta con Oliver, ma continua a dargli del Lei. Lo stesso fa Oliver con il professore: riesce ad essere molto diretto con lui, appellandolo semplicemente Pro, ma non dimentica mai di dargli del Lei. Sono presenti anche molti dialoghi che hanno preso forma nella mente di Elio, che in realtà non sono mai esistiti.
Possiamo inoltre osservare che non sono molto presenti le descrizioni fisiche dei personaggi; anche il nome di Elio rimane un mistero per la prima parte della storia e viene introdotto solo grazie ad una conversazione che ha con Chiara, quando si incontrano una sera in paese. Aciman, infatti, ha preferito dare più rilievo ai sentimenti, alle emozioni e allo stato d’animo del ragazzo, più che alle descrizioni fisiche e all’azione vera e propria. Il romanzo, inoltre, è caratterizzato da frasi brevi e la punteggiatura abbonda; sono presenti varie descrizioni dei luoghi, che spesso
94 Corpi e desideri. Un’intervista ad Andrè Aciman, l’autore del romanzo da cui è stato tratto
Chiamami col tuo nome, intervista di Chiara Ramazzotti, 31/01/2018, https://www.iltascabile.com (sito consultato a dicembre 2018).
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si concentrano su un solo dettaglio, un elemento che faccia scaturire delle emozioni in Elio.
Il romanzo è stato definito – le citazioni sono riportate sulla quarta di copertina della versione italiana presa in esame – dal The Washington Post Book World come «Una grande storia d’amore romantico»; Kirkus Reviews ne ha parlato come di «una storia d’amore delicata, scritta in maniera impeccabile…».
Come abbiamo visto, la vicenda, oltre ad essere caratterizzata dal sentimento amoroso, comprende anche una scoperta di sé del protagonista, il quale è vittima di un conflitto interiore. Elio, infatti, è attratto ma anche spaventato dal sentimento che prova nei confronti di Oliver. Non sa se assecondarlo o se ostacolarlo, e anche quando l’ha assecondato, non si sente più come prima ed inizialmente rimpiange di averlo fatto. Però, in qualche modo, non riesce a fare a meno del suo amico-amante ed è proprio per questo che continua a cercarlo continuamente.
Sullo sfondo, inoltre, si snoda la storia d’amore con Marzia. Elio non capisce come riesca ad essere attratto da tutti e due, ma si rende conto che Oliver e Marzia si oscurano a vicenda, senza però annullarsi. Dopo il primo rapporto sessuale avuto con Marzia, Elio spera di non provare più niente per Oliver, e per qualche ora è così, ma poi scrive un bigliettino all’amico: «Questo silenzio è insopportabile. Ti devo parlare»; quest’ultimo gli darà un appuntamento per la sera stessa: «Cresci. Ci vediamo a mezzanotte». Elio cerca di resistere alla tentazione di andare all’appuntamento, ma non ci riesce. Così, quella stessa notte, i due hanno il loro primo rapporto sessuale.
Elio ed Oliver sperimentano l’estasi e al tempo stesso la sofferenza. Il romanzo è spesso associato ad una riflessione proustiana sul tempo e sull’amore, su un
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paradiso scoperto e poi perduto, ma soprattutto racconta la necessità di fondere la propria identità con quella dell’altro, “indossandolo” come se fosse una seconda pelle. Secondo Aciman, però, il vero modello del romanzo è La Princesse de
Clèves di Madame de La Fayette, che nessuno cita perché poco conosciuto95,
ma ritiene anche che Proust sia individuabile in due forme all’interno di Chiamami
col tuo nome:
la prima è legata allo stile, dato che mi è sempre piaciuta la cadenza che c’è nelle frasi di Proust. Non è solo una questione estetica e letteraria, c’è anche un significato: si tratta di un modo per esporre e rivelare man mano che si scrive certi aspetti che altrimenti nella frase corta non sarebbero mai riusciti ad emergere. Lo stile di Proust è un meccanismo molto originale che uso in quanto mi aiuta a rivelare cose che altrimenti non verrebbero mai rivelate: è un modo di scavare l’identità, purché si sappia che l’identità non può essere mai scavata completamente. L’altra questione di Proust che mi ha sempre affascinato ed è quindi presente in questo romanzo è la questione della memoria che si riaffiora man mano che si scrive. È proprio quello che ho cercato di fare in “Chiamami col tuo nome”, che in fondo è tutto un ricordo. Se non fosse stato un ricordo non sarebbe stato un romanzo, non avrei saputo scriverlo96.
Sulla copertina della versione italiana del romanzo leggiamo che, Nicole Krauss. ha parlato di «Una scrittura ardita, profonda, esaltante, brutale, tenera generosa…». Per analizzare meglio lo stile del romanzo, possiamo prendere come spunto, ancora una volta, l’intervista di Antonello Guerra con lo scrittore Aciman:
La sua scrittura è una energica oscillazione tra desiderio, materialità e osceno, come la scena della pèsca.
Ho sempre considerato la mia prosa casta, elegante, lirica ma allo stesso tempo nuda, ruvida e concreta. Il lirismo deve mescolarsi all'esplicito, le emozioni al fisico: mi
95 Ibidem.
96 Abbiamo intervistato Andrè Aciman, https://www.supereva.it (sito consultato a dicembre
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piace accordare le voci dell'amore e dei corpi. Nel film Guadagnino ha fatto lo stesso, meravigliosamente97
Emerge da questa intervista un primo accenno al film, di cui ci occuperemo nel prossimo capitolo. La scena della pesca è un passo del romanzo caratterizzato da una forte intensità sessuale ed emotiva, da cui emerge la prosa nuda, di cui ha parlato André nell’intervista. Infatti, viene minuziosamente descritto il momento in cui Elio si dà piacere con una pesca, grazie alla quale raggiunge l’orgasmo. Oliver, entrando nella camera del ragazzo, intuisce cosa ha fatto e decide di mangiare il frutto che è appena stato violato. Per il diciassettenne è un gesto molto forte, più di quanto possa sopportare, quindi si abbandona in un pianto, appoggiandosi sulla spalla di Oliver. Piange perché nessuno sconosciuto è mai stato così gentile con lui o è arrivato a tanto; piange perché non ha mai provato tanta gratitudine e non c’è altro modo di dimostrarla; inoltre, piange per i pensieri brutti che ha avuto sulla notte trascorsa con Oliver, perché nel bene o nel male, non potrà mai cancellarla, e perché sta succedendo qualcosa, ma non ha idea di che cosa sia. Questa scena è anche più intensa di quella in cui viene descritto il primo rapporto sessuale tra i due giovani: in questo momento i due ragazzi si sentono pienamente liberi di esprimere se stessi ed i propri sentimenti, tanto da lasciarsi andare completamente, come dimostra il pianto di Elio.
Possiamo quindi procedere con l’analisi del film di Luca Guadagnino, Chiamami
col tuo nome, per poi proseguire col confronto tra il romanzo e l'adattamento
cinematografico.
97 Andrè Aciman “Così racconto il turbamento che mi provocò quel ragazzo”, intervista di
Antonello GUERRERA, febbraio 2018, https://www.repubblica.it (sito consultato a dicembre 2018).
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