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Gli ambiti di intervento e le funzioni dell’educatore professionale

Capitolo 3 – L’educatore professionale

3.7. Gli ambiti di intervento e le funzioni dell’educatore professionale

Gli ambiti lavorativi in cui l’educatore professionale si trova ad operare sono quattro: ambito socio- sanitario, ambito formativo, ambito di protezione giuridica,o solo ambito dell’inclusione sociale516.

Tutti i settori si costituiscono di servizi promossi dalle diverse articolazioni dello Stato e da organizzazioni di tipo privatistico e solidaristico. Si riscontra pertanto la presenza dell’educatore professionale nell’assistenza domiciliare ad anziani, disabili, minori; nell’assistenza domiciliare educativa a minori; nell’assistenza ai minori disabili a scuola e in centri diurni; nell’assistenza presso le strutture residenziali e diurne per anziani; nell’attività ricreative e culturali, quali per esempio i Centri di Aggregazione Giovanile e le ludoteche ; negli interventi in carcere con adulti e minori; nei centri di accoglienza per immigrati; nei centri di iniziativa locale per l’occupazione; nei centri diurni di sostegno educativo per minori e per il recupero scolastico; nei centri semiresidenziali e comunità per tossicodipendenti; nelle comunità per adolescenti sottoposti a provvedimenti del Tribunale per i minorenni; nelle comunità per alcoolisti, per anziani, per disabili psichici adulti e minori, per malati di aids, per minori, per ragazze madri; nei consultori familiari, geriatrici e per adolescenti e giovani; nelle cooperative integrate di lavoro; nei corsi di formazione per adulti; nel counselling; nei dormitori pubblici; negli asili notturni e nelle mense pubbliche;

515Latella R., Funaro S., Seghizzi S., Le strategie e i presupposti pedagogici, in “Animazione Sociale. Mensile per gli

operatori sociali”, n. 240, febbraio 2010, pp. 57-68.

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«educativa territoriale» con minori; nei gruppi di auto aiuto (tra alcolisti, tra malati di AIDS, tra sieropositivi HIV, tra tossicodipendenti) gruppi di promozione sociale; nell’informa-giovani; nelle iniziative sportive; negli interventi di prevenzione del disagio; istituti per anziani, per disabili, per minori; lavoro di strada con minori, con adolescenti, con tossicodipendenti; lavoro nel territorio; progetti adolescenti e progetti giovani; reinserimento sociale e lavorativo; reparti ospedalieri con minori; residenze protette; soggiorni estivi; interventi a favore degli immigrati. E questo è un elenco che deve essere costantemente aggiornato perché le emergenze sociali si manifestano con notevole frequenza determinando la necessità di attivare interventi non solo socio-assistenziali e/o sanitari, ma anche educativi. Per quanto riguarda i destinatari dei servizi è possibile dire che tutte le persone potrebbero divenire potenziali utenti.

In tutti questi ambiti di intervento l’educatore professionale non lavora mai da solo, ma in stretta collaborazione e in maniera complementare con altri operatori, quali per esempio l’assistente sociale, lo psicologo, il medico.

Nell’ambito socio-sanitario lavora in prevalenza l’educatore professionale con una formazione sanitaria (classe SNT/02). Un servizio di questo tipo è per esempio il Servizio per le Tossicodipendenze (SERT), un servizio pubblico del Sistema Sanitario Nazionale che si occupa della cura, della prevenzione e della riabilitazione delle persone che hanno problemi conseguenti all'abuso di sostanze stupefacenti (droghe o alcol) che generano dipendenza dalle stesse517. L’educatore svolge inoltre il ruolo di cerniera tra il sanitario e il sociale.

Nell’ambito formativo gli educatori progettano e conducono percorsi formativi per gli allievi educatori, gli educatori delle cooperative, per gli impiegati inseriti sei servizi sociali, sanitari e per il personale penitenziario e per il personale educativo impegnato per esempio nei nidi penitenziari. In questo ambito gli educatori lavorano per le scuole di formazione permanente, svolgono anche il ruolo di tutor nelle università e vengono chiamati dalle associazioni in qualità di facilitatori, quali esperti delle relazione interpersonale e delle tematiche relative al dialogo e alla creatività.

Nell’ambito della protezione giuridica gli educatori (spesso chiamati “educatori penitenziari” se lavorano in carcere518) hanno il compito di partecipare all’attività di gruppo per la osservazione della personalità dei detenuti e di occuparsi trattamento rieducativo (in particolare attraverso la

517Si veda “Animazione Sociale. Mensile per gli operatori sociali”, n. 3/1995 (Giraldo S., Neve E., Il lavoro sociale tra

aiuto e controllo), n. 10/1995, pp. 27–52 (Manetti M., Martini E., Competenze e potere nelle comunità), n. 4/2009 (Spensieri S., Valentini L., Il SERT diventa scuolita) e n. 3/2014, pp. 89-98 (Martino E., Vignoli T., Per non ridurre una storia di vita a una storia di alcol).

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riflessione sul reato), coordinando la loro azione con quella di tutto il personale addetto alle attività concernenti la rieducazione. Inoltre operano ai fini del reinserimento sociale post detentivo e di coloro che sono sottoposti a misure di sicurezza non detentive, collaborando con associazioni, cooperative e istituzioni519. Per quanto riguarda il lavoro con i minorenni sottoposti a procedimento penale, gli educatori penitenziari hanno il delicato compito e dovere di accompagnare i ragazzi in un processo di riflessione sul reato (qualora vi sia una ammissione totale o parziale delle responsabilità penali da parte del ragazzo) in prospettiva di una comprensione delle ragioni della parte lesa e delle conseguenze – presenti e future – degli agiti posti in essere, sia rispetto alla storia personale che a quella familiare. L’impostazione di un lavoro di rielaborazione dei significati dell’azione-reato deve essere in grado di spostare gradatamente la prospettiva dalla colpa alla responsabilità, ovvero dal torto alla riparazione. A tal proposito Prandini evidenzia che gli educatori in carcere si occupano della ri-educazione dei minori al fine di aiutarli a leggere il loro percorso di reclusione come un’opportunità per un possibile cambiamento. Educare in carcere significa pertanto non solo insegnare a non violare le norme, che resta sicuramente un obiettivo importante. Significa educare alla libertà, alla scelta; significa “portare fuori” norme, principi, valori, regole di comportamento valide per la vita quotidiana, non solo all’interno dell’istituto penale, ma soprattutto per il contesto sociale e civile in cui il detenuto rientra, terminata la pena520.

Nell’ambito dell’inclusione sociale gli educatori operano per esempio come sostegno educativo domiciliare a minori o a adulti, oppure lavorano in comunità alloggio protette o in servizi di pronta accoglienza, oppure in servizi per l’inserimento lavorativo. Per quanto riguarda l’assistenza domiciliare educativa per minori (o cosiddetta Assistenza Domiciliare Educativa521), è possibile dire che la presa in carico di un minore in situazione di disagio (ma anche adolescenti con problemi relazioni, di apprendimento, di disturbi del comportamento, limitazioni funzionali, etc) richiede all'educatore professionale la capacità di relazionarsi con il soggetto e anche con la sua famiglia entro un contesto complesso, al fine di sostenere tutti i membri nei processi evolutivi e di promuovere le responsabilità educative ed affettive della famiglia, dando delle risposte alle difficoltà di comportamento e di apprendimento. Nella grande maggioranza dei casi, il lavoro dell’educatore non si svolge solamente al domicilio e con la famiglia, ma in ugual modo in servizi che possano favorire

519I destinatari degli interventi dell’area concernente la protezione giuridica sono i minori e gli adulti sottoposti a

procedimento penale. La legge 26 luglio 1975, n. 354 ha istituito il ruolo organico della carriera di concetto degli educatori per adulti, articolato in tre qualifiche: educatore, educatore principale, educatore capo.

520Prandini P., Il ruolo dell’educatore nell’istituto penale per minorenni: la ricerca di un equilibrio fra controllo

sociale, pena e possibilità di cambiamento in Mazzucchelli F. (a cura), Il mestiere dell’educatore, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2010, pp. 189-209.

521Bezze M., Faenzi G., Lippi A., Paganelli L., Pompei A., VecchiatoT., La Classificazione dei servizi e degli interventi

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la socializzazione primaria quali Centri di Aggregazione Giovanile così come pure impianti sportivi522. Nel caso del servizio educativo domiciliare per minori, ad esempio, l’intervento educativo dell’educatore si identifica in un’attività di lavoro che si svolge con il minore e con tutta la sua famiglia. E’ importante sottolineare, infatti, che i cambiamenti che l’educatore attiva e favorisce non riguardano mai solo un singolo, ma coinvolgono, in varia misura, anche l’insieme delle sue reti primarie e i suoi spazi di vita. Di fronte al nucleo, con gravi difficoltà a svolgere adeguatamente i compiti di cura dei figli e in particolare a farsi carico dei disturbi legati ad esempio alla disabilità di un figlio, l’educatore svolge la funzione di mediatore e anche di accompagnatore, al fine di produrre un cambiamento non solo della situazione del minore (garantendogli il diritto alle cure personali, igienico-sanitarie e una corretta alimentazione – indispensabile per la crescita), ma di tutto il suo contesto familiare. In tale circostanza si cercano stimoli e risorse personali ed esterne: l’educatore non aiuta solamente il bambino a fare i compiti, non gioca solamente con lui, ma ad esempio si reca anche al parco giochi con lui e con i genitori o i fratelli o gli amici, accompagna i genitori ai colloqui oppure alle visite mediche o negli uffici pubblici, o più semplicemente a fare la spesa.

Secondo Tramma, oltre alla classificazione degli ambiti lavorativi socio-sanitario, formativo, di protezione giuridica, sociale è possibile una seconda classificazione, sulla base dei piani entro cui gli stessi educatori lavorano, così che da essi si può a sua volta dedurre le funzioni degli educatori. Secondo l’autore le azioni si articolano entro tre piani: promozionale, preventivo e riabilitativo. Il piano promozionale è il settore in cui rientrano le azioni indirizzate a rendere abili i soggetti e cioè a far sì che le potenzialità diventino atti cognitivi, affettivi e relazionali; il piano preventivo che non può essere ridotto a sola informazione e spiegazione secondo la convinzione che alcuni comportamenti si sviluppano per mancanza di informazioni. Si deve invece utilizzare una logica che punti all’acquisizione di strumenti che consentano all’educatore di “leggere” le esperienze e di operare con azioni per lo sviluppo delle potenzialità e favorire la concretizzazione delle potenzialità in atti; il piano riabilitativo con azioni finalizzate a riconsegnare al soggetto le possibilità di riacquistare il processo di trasformazione delle potenzialità in atti523.

Da quanto è stato detto sinora si evince che seppure gli ambiti di intervento siano soltanto quattro, si riscontra la presenza attiva dell’educatore professionale in un’ampia gamma di servizi, in cui egli svolge i diverse funzioni in contesti completamente diversi tra loro, nei riguardi di persone di tutte le

522 La Classificazione dei servizi e degli interventi sociali nata dalla collaborazione tra la Regione Toscana e la

Fondazione Zancan consente di avvicinarsi alle molteplici sfaccettature dell’ambito sociale in cui operano educatori professionali, ma anche assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, avvocati, medici, operatori e impiegati amministrativi. Si veda Bezze M., Faenzi G., Lippi A., Paganelli L., Pompei A., VecchiatoT., La Classificazione dei

servizi e degli interventi sociali, estratto da Studi Zancan. Politiche e servizi alle persone, n. 2/2005, pp. 93-131.

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età (si pensi ad un educatore in asilo nido e un educatore penitenziario). Nel clima di incertezza professionale che da sempre ha caratterizzato il ruolo dell'educatore, egli è tuttavia riuscito progressivamente a collocarsi e a farsi spazio per cercare di essere riconosciuto svolgendo la propria attività connotata da un denominatore comune tra i suoi compiti: programmare, gestire e verificare gli interventi educativi in èquipe, coinvolgendo i soggetti destinatari degli interventi e le loro famiglie, i gruppi, la collettività allo scopo di favorire qualsiasi tipo di azione contrastante le forme di esclusione ed emarginazione sociale524. Per realizzare il progetto educativo egli lavora insieme alle altre professioni, ai servizi sociali e sanitari, con i quali entra i contatto in modo coordinato e integrato. Per svolgere tutti questi compiti, l'educatore professionale deve disporre e mettere in campo le proprie competenze. Ma di quali competenze si sta parlando? E perché è così importante identificarle?