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Il Codice Deontologico di ANEP Principi e valori della professione

Capitolo 3 – L’educatore professionale

3.5. Il Codice Deontologico di ANEP Principi e valori della professione

Seppure questo Codice Deontologico redatto da ANEP vincoli meramente i soci dell’associazione, esso si rivolge in eguale misura a tutti gli educatori: è da considerarsi pertanto lo strumento attraverso cui l’educatore protegge se stesso e tutela la sua professione e le persone che entrano in contatto con lui. Il Codice ha lo scopo di fare chiarezza rispondendo non solo alle domande relative al cosa fa e al come lo fa, ma anche alle domande relative al perché, al fine di delineare i limiti e i confini al di là dei quali un’azione educativa diviene eticamente incongrua da un punto di vista professionale e ciò consente di riflettere sul piano dei valori e dei principi che devono orientare l'azione e i comportamenti professionali. A partire dai principi etici e dai valori che sono implicati nella relazione educativa, il Codice Deontologico di ANEP individua le responsabilità, i doveri e gli impegni applicabili nell’esercizio della professione, indipendentemente dalla situazione di lavoro, dall’utenza di riferimento, dall’organizzazione dei servizi in cui l’educatore professionale si trova ad operare. Esso è suddiviso in sette sezioni, sei che definiscono le responsabilità (nei confronti della professione, dell’utenza, delle famiglie, dell’èquipe di lavoro, del datore di lavoro e della società) e una sezione che precisa i destinatari del Codice. Per quanto riguarda il Codice Sanzionatorio, esso è invece composto di 20 articoli e definisce le quattro sanzioni di cui la Commissione Deontologica Disciplinare501 può avvalersi (tenuto conto della gravità del fatto) per punire i soci che si rendono colpevoli di abuso o di mancanza nell’esercizio della professione o che comunque tengono un comportamento non conforme alle norme del Codice Deontologico, al decoro o alla dignità della professione. Le quattro sanzioni sono: l’ammonizione, la censura, la

sospensione dall’esercizio di cariche associative e la radiazione dall’associazione.

Attraverso le responsabilità indicate dal Codice si evincono i principi e i valori etici che l’educatore deve sposare durante la sua azione lavorativa. Il principio etico primario è il principio della professionalità che implica innanzitutto il possesso di un sapere teorico, acquisito attraverso una formazione di base riconosciuta, e un sapere pratico: entrambi i saperi devono essere alimentati in maniera costante attraverso l’aggiornamento permanente. Per quanto quest’ultimo, diversi autori mettono in evidenza che esso è parte costitutiva di una professionalità come quella dell’educatore che si trova a rispondere a situazioni così complesse e bisogni in continua evoluzione e a fronteggiare i cambiamenti organizzativi in atto nei servizi502. La formazione continua pertanto è

501 Secondo l’art. 10 comma 1 del Codice Sanzionatorio, la Commissione Deontologica Disciplinare è nominata dal

Consiglio direttivo incaricato di espletare il procedimento ed è composta da tre o cinque membri da scegliere tra i soci reputati in grado di possedere la necessaria autonomia culturale e funzionale per esprimere una sentenza equa.

502 Per approfondire il tema della formazione permanente quale parte costitutiva di una professionalità si veda AngoriS.

(a cura di), Formazione continua. Strumento di cittadinanza, Franco Angeli, Milano, 2012, GardellaO., op.cit., pp. 171- 178, Maurizio R., Un punto di vista sulla formazione permanente degli educatori,in Mazzucchelli F. (a cura), Il

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parte integrante e complementare della professione: come viene sottolineato da Oggionni l’università trasmette meramente le basi dei saperi e delle competenze spendibili successivamente sul campo lavorativo e queste conoscenze sono spesso parziali a causa della molteplicità di ambiti in cui l’educatore può operare. Le facoltà che formano i futuri educatori, fortunatamente, si pongono però come grande obiettivo lo sviluppo di capacità critiche e di una forma mentis aperta al deuteroapprendimento (il processo dell’imparare ad imparare), all’interconnessione dei saperi significativi e alla costruzione di competenze trasversali, in modo tale che attraverso la formazione permanente e la supervisione si possano sviluppare tutte quelle competenze di cui si necessita per fare bene il proprio lavoro e per entrare virtuosamente in contatto con i colleghi e altri operatori503. Come mette in evidenza Mariani la professionalità si esplica anche nel riconoscimento professionale e nella collaborazione lavorativa: l’educatore si muove esclusivamente all’interno di progetti educativi realizzati con la supervisione di una équipe di lavoro. L’èquipe rappresenta una forma di garanzia e di disponibilità a confrontarsi costantemente con altri operatori, è il luogo per le riflessioni allargate, in cui vengono discusse e prese le decisioni, è il territorio simbolico che controlla e sostiene i suoi membri, i quali condividono le responsabilità504. Operando in ambiti interdisciplinari, infatti, l’educatore si trova a collaborare con altri professionisti, rispetto ai quali ha l’obbligo di rispettarne le opinioni, i valori e gli approcci teorici di riferimento. Il principio della professionalità implica anche che per lo svolgimento della professione siano fondamentali l’acquisizione e la padronanza di competenze professionali e di attitudini e qualità personali. Queste ultime, in quanto il lavoro educativo è intenzionale, non hanno nulla a che vedere con il concetto religioso e volontaristico di “vocazione”, piuttosto riguardano alcune competenze relazionali e comunicative quali l’apertura e la flessibilità nelle idee e nella azioni, la pazienza e la capacità di entrare in relazione con le persone senza lasciarsi trascinare dalle emozioni distanza emotiva nell’affrontare problemi in situazioni spesso difficili e frustranti505. Riguardano anche le diverse

capacità di sviluppare un buon grado di autocontrollo e costruirsi un quadro nitido rispetto al proprio potere e ai propri limiti nella relazione asimmetrica. Nelle responsabilità nei confronti dell’utente, i principi guida fondamentali sono il servizio e l’aiuto, la giustizia sociale, la solidarietà e l’educazione. Brandani e Masciadri sottolineano che l’educatore professionale è un “agente di

mestiere dell’educatore, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2010, pp. 77-104, Oggionni F., op. cit., pp. 75-83.

503Oggionni F., op. cit.,, p. 83.

504 Mariani V., Il lavoro di équipe nei servizi alla persona, Edizioni del Cerro, Tirrenia , 2009, pp. 78-87

505 È importante per l’educatore considerare una adeguata distanza emotiva nell’affrontare i problemi e cercare di mantenere un equilibrio tra il coinvolgimento professionale e l’allontanamento personale utile al controllo della relazione. Ciò aiuterà in professionista a non prestarsi a situazioni confuse dove il suo ruolo e le sue funzioni potrebbero apparire equivoche e ambigue. Durante il processo educativo deve evitare tutte le relazioni personali con gli utenti che esulano dal rapporto professionale e presuppongono una dipendenza affettiva e intima a proprio vantaggio. Si veda Tramma S., L’educatore Imperfetto. Senso e complessità del lavoro educativo, Carocci, Roma, 2008.

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cambiamento” che accompagna l’utente nel suo percorso di crescita e di integrazione sociale secondo il principio del sostegno e della compensazione e non della sostituzione. L’educatore pertanto non si può esimere dall’entrare in contatto e interagire con l’individuo e con tutte le diverse dimensioni esistenziali che lo contraddistinguono, operando nel pieno rispetto della personalità e dignità dell’utente, della sua famiglia506e del suo ambiente di vita, evitando qualsiasi forma di

discriminazione e attenendosi al segreto professionale su tutto ciò che gli è stato confidato o di cui viene a conoscenza507. Sempre nel pieno rispetto della dignità della persona, l’educatore deve agire

considerando l’utente quale soggetto attivo e tenendo stabilmente presente il suo diritto all’autodeterminazione e al libero arbitrio, rispettandone quindi la libertà d’opinione e di decisione508. A conclusione di questo paragrafo è possibile affermare che il Codice rappresenta una pietra miliare per la categoria professionale degli educatori professionali. Allo stesso tempo, però, costituisce anche un punto di arrivo e un punto di partenza. Un punto di arrivo perché nel lungo percorso di riconoscimento ed identificazione che la figura ha attraversato (e sta ancora attraversando), la stesura di un Codice – certo, “non obbligatorio” e “non richiesto per legge” – qualifica l’educatore e lo rende maggiormente consapevole dei valori e dei doveri a cui la sua professione è legata. Tuttavia è parallelamente un punto di partenza poiché tale Codice ha l’obiettivo di stimolare il dibattito, dentro e fuori l’associazione ANEP e nei luoghi di lavoro,

pertanto esso potrà e dovrà subire ulteriori miglioramenti e perfezionamenti. Il Codice si configura quindi come una parte attiva dell’essere educatori. Anche se la strada per la definitiva affermazione e il riconoscimento del ruolo professionale potrà ancora essere lunga509, si può dire che oggi l'educatore professionale iscritto ad ANEP (o ad un’altra delle associazioni riconosciute ai sensi della legge n. 14/2013), può tutelare se stesso, la sua professione e anche tutte le persone che si

506 Nella sezione “Responsabilità nei confronti delle famiglie” del Codice Deontologico si legge: L’Educatore

professionale deve sempre attivarsi per conoscere la situazione familiare del proprio utente, deve tenere un contatto diretto e continuo con i suoi componenti e deve agire in modo coordinato con loro tutte le volte che ciò è necessario e possibile, deve operare per potenziare le risorse personali e sociali di tutti i membri della famiglia dell’utente perché collaborino secondo le loro possibilità alla soluzione del problema educativo; ha l’obbligo di denunciare nelle sedi opportune tutti quei fatti che mettono in grave pericolo la dignità o l’integrità dei membri di una famiglia in cui si sta svolgendo l’intervento educativo, deve delegare ad altre persone competenti o servizi le problematiche familiari quando queste superano le proprie competenze o interferiscono significativamente nel suo lavoro.

507Brandani W., MasciadriA., Nel labirinto delle relazioni educative in “Pedagogika”, 45, anno IX,n.3, maggio-giugno

2005, pp. 12-14.

508 Tutto ciò nei limiti stabiliti dalle leggi vigenti in relazione alla sua condizione giuridica. In particolare quando

l’utente è in condizione di incapacità legale (minore o interdetto) e soggetto dunque a poteri tutelari, l’educatore professionale è tenuto al rispetto delle direttive impartite dalle autorità competenti e da chi ne ha la rappresentanza legale garantendo che sia assicurato all’utente il rispetto della sua personalità e della sua dignità umana e – per quanto possibile – della sua autonomia. Crf Codice Deontologico degli educatori professionali

http://www.anep.it/anep/allegati/file/Documenti%20ANEP/CDANEP2010.pdf

509Formenti, L., Verso un’identità professionale consapevole: le competenze dell'educatore tra apprendimento e

curaMazzucchelli F. (a cura), Il mestiere dell’educatore, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2010, pp.

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relazionano con lui. E’ questo un modo per dare voce alla professione stessa, e ciò è fondamentale ora, in attesa di un Albo510.

3.6. Rapporto tra teoria e prassi nella prospettiva della formazione permanente e per