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5. Detenuti in dimissione dal carcere, future persone senza dimora? Sviluppo d

5.3 Sviluppo e risultati della ricerca-azione

5.3.3 Ampliamento educativo del “Progetto dimittendi”

All’inizio della ricerca-azione, il “Progetto dimittendi” presentava in organico una sola assistente sociale, unico professionista coinvolto nell’esperimento emiliano. Le criticità presentate nella segnalazione delle persone da incontrare e nella conoscenza delle perso- ne segnalate, criticità più volte riportate al “Tavolo carcere”, hanno condotto il gruppo coinvolto nella ricerca-azione a presentare alla Regione Emilia Romagna una richiesta

di finanziamento per la figura aggiuntiva di un educatore, da includere nella composi- zione dell’équipe di lavoro del “Progetto dimittendi”. Le persone segnalate erano infatti poche e non sempre pertinenti, e ci si era resi conto che talvolta, a parità di condizioni, un detenuto veniva segnalato e uno no, per motivi del tutto estrinseci alla propria condi- zione; oppure, alcune persone che presentavano bisogni anche importanti all’uscita dal carcere, rivolgendosi direttamente ai servizi di prossimità, rimanevano invisibili al suo interno.

L’obiettivo esplicitato nella proposta è stato quello di migliorare il raccordo fra carcere e servizi esterni, fornendo un supporto nel vaglio metodico delle persone in uscita dal car- cere con pena definitiva e il loro tempestivo inserimento all’interno del sistema di acco- glienza per adulti, qualora fosse necessario. Evitare, cioè, che il detenuto, una volta scarcerato, fosse esposto al rischio di grave esclusione sociale e diventasse senza dimo- ra, senza aver ricevuto alcun tipo di sostegno.

Nella proposta progettuale sono state avanzate delle ipotesi rispetto alle azioni che l’educatore, in raccordo e in sinergia con l’assistente sociale, avrebbe potuto compiere. Il timore alla base di questa proposta progettuale è che l’educare, in assenza di un ingen- te numero di funzionari della professionalità giuridico pedagogica (educatori) presso la Casa circondariale di Bologna, divenisse egli stesso un educatore dell’Area pedagogica, venendo meno al sostegno del “Progetto dimittendi” e ricoprendo un ruolo e delle fun- zioni non pertinenti. Per cui si è andati a circoscrivere in questi termini le azioni previ- ste:

• il costante aggiornamento della lista delle persone con reati definitivi, in via di dimissione;

• il reperimento delle informazioni sociali, giuridiche e sanitarie aggiornate su ogni persona in lista;

• il sollecito al funzionario della professionalità giuridico pedagogica di riferimen- to per un colloquio di introduzione;

• il colloquio diretto fra detenuto, educatore e assistente sociale, solo qualora il funzionario non avesse previsto un incontro;

• la co-costruzione con l’assistente sociale di un progetto di uscita, condiviso con la persona detenuta.

Sono stati anche esplicitati i criteri, fino a quel momento mancanti, per segnalare all’assistente sociale i casi su cui è necessario intervenire e costruire un progetto d’usci- ta:

• ipotesi di permanenza sul territorio di Bologna; • mancanza di alloggio all’uscita;

• mancanza di una rete sociale di supporto;

• presenza di problematiche sanitarie (psichiatriche, dipendenze…);

• interesse ad uscire dal territorio, ma con necessità di supporto economico per la- sciare il paese o per ricongiungersi con la famiglia/parenti;

• supporto economico per il rinnovo dei documenti; • richiesta di mediazione familiare dopo la detenzione;

• presenza di residenza fuori Bologna e necessario raccordo con i servizi compe- tenti (soprattutto se in provincia di Bologna).

La proposta, finanziata, ha portato all’assunzione di un educatore a tempo parziale, im- piegato nel “Progetto dimittendi” in affiancamento all’assistente sociale.

L’educatrice (di seguito EDU), entrata in servizio ad agosto, ha tenuto un diario di bor- do del proprio lavoro. Se ne riportano alcuni estratti, commentandoli, per rappresentare il lavoro svolto nei primi mesi.

EDU: La prima fase di lavoro è consistita nella presa visione della lista dimittendi tramite la quale si sono tracciate le priorità di indagine riguardanti il numero di detenuti, la possibilità o meno che fossero stati “colloquiati” dagli educatori del carcere, quali informazioni dispo- nevamo in merito e quali le prospettive progettuali per ognuno di loro (in particolare modo di coloro molto prossimi all’uscita e quindi in cima alla lista). La lista presentava 76 nomi, per ognuno di loro sono state cercate informazioni all’interno del sistema operativo al quale si ha accesso dall’ufficio dello Sportello Informativo […] Il lavoro in questa prima fase è consistito nell’entrare nel profilo Access di ogni detenuto dimittendo, annotarsi per ognuno

la presenza o meno di informazioni e la provenienza delle stesse (se dalla scheda mediatori e/o educatori). Questi i primi risultati: su 76 dimittendi presenti nella lista, 26 avevano in- formazioni relative alla raccolta dati svolta dagli educatori. Di questi 76 tutti gli stranieri erano stati visti dai mediatori culturali. In conclusione risultava che 50 di 76 detenuti dimit- tendi non fossero stati mai “colloquiati” dagli educatori. […] è cominciata una seconda in- dagine […] che ha portato al reperimento di nuove informazioni riguardanti i dimittendi. Con questa seconda indagine il numero dei detenuti di cui non si ha nessuna informazione scende a 13.

L’educatrice, in un primo momento, si è dovuta occupare di un lungo lavoro di “pulizia” e ricostruzione dei dati, andando a formare una lista delle persone in dimissione dal car- cere pensata appositamente per il “Progetto dimittendi”, secondo i nuovi criteri dati all’interno del progetto stesso. Nel costruire la lista dei detenuti con pena definitiva, 76 in tutto, è emerso che almeno 13 di questi non avevano mai avuto un contatto successi- vo al colloquio d’ingresso con un educatore e, pertanto, probabilmente quelle sarebbero state le persone non segnalate al “Progetto dimittendi”. Ora anche queste sono state in- cluse.

EDU: Finita questa seconda fase di lavoro svoltasi tramite gli strumenti e le informazioni a cui si poteva avere accesso anche senza la mediazione e la comunicazione con l’equipe in- terna del carcere, si è dimostrato fondamentale iniziare un dialogo costruttivo con l’equipe degli educatori al fine di reperire le informazioni mancanti per quei 13 detenuti e per arric- chire quelle carenti di alcuni altri prossimi all’uscita. […] È stato svolto un nuovo incontro, questa volta alla presenza di tutti gli educatori, in cui è stato nuovamente spiegato il proget- to, le sue finalità e gli strumenti utilizzati per il raggiungimento degli obiettivi comuni. Gli educatori si sono dimostrati da subito collaborativi e propositivi chiarendo però la loro po- sizione soprattutto nei confronti dei detenuti che hanno una pena breve, ed entrano quindi subito nel circuito dei dimittendi, per quanto riguarda l’impossibilità di vederli tutti per via della scarsità del tempo a loro disposizione e dell’ingente mole di lavoro attribuibile gli altri detenuti a loro assegnati.

Dopo un confronto con il responsabile dell’Area educativa è stato convocato un incon- tro per presentare ulteriormente il “Progetto dimittendi”, rinnovato nelle sue modalità d’azione dopo un anno di subalternità alle segnalazioni interne. In altre parole, il proget- to è passato da una fase di attivazione “al bisogno”, ad una di attivazione sistematica per tutti coloro che rientrano all’interno di determinati parametri. Questo cambiamento ha

creato un certo spaesamento fra educatori, timorosi che l’incremento di richieste perve- nute potesse incidere negativamente sul lavoro già appesantito e in sofferenza per via della carenza di personale. Tuttavia, la presentazione della ratio seguita nelle richieste e l’esplicitazione degli obiettivi, ha prodotto una sinergia fra le due équipe.

EDU: In seguito a questo incontro è cominciata la terza fase di lavoro nella quale si è diviso i nominativi dei dimittendi presenti nella lista in base all’educatore di riferimento e scriven- do a ciascuno di loro una mail con la lista dei detenuti a loro assegnati […] Questo ci ha permesso di cominciare a reperire da ciascun educatore le informazioni carenti o non pre- senti […] e di lasciare loro un promemoria su ogni detenuto e sulla data di fine pena a lui assegnata. Questa metodologia ha permesso agli educatori di avere una fotografia in tempo reale dei detenuti in uscita a loro assegnati e di produrre un numero molto più alto di segna- lazioni tramite l’apposita scheda dimittendi.

Parallelamente a questo lavoro di reperimento di informazioni e comunicazione con gli educatori, già dall’inizio di settembre, ho iniziato ad affiancare [l’assistente sociale] nei col- loqui all’interno del carcere. La mia partecipazione ad oggi si limita all’osservazione dell’interazione e all’annotazione delle domande più importanti da porre per reperire le in- formazioni necessarie al fine di aiutare il detenuto nella progettualità della sua vita al di fuori del carcere.

Queste azioni, se reiterate con la stessa costanza ed energia, possono concretamente aiu- tare a consolidare quel lavoro in rete (Turco 2011) che, se ben coltivato, potrebbe realiz- zare la continuità progettuale. La costruzione di una lista dedicata al “Progetto dimitten- di” ha anche diminuito il senso di disorientamento dei membri dell’équipe stessa, di fronte ai repentini cambiamenti che possono incidere anche significativamente sulla co- struzione di un percorso di uscita, fino anche a bloccarne la progettualità.

EDU: In conclusione, nonostante la lista dimittendi subisca variazioni continue per via del- le numerose cause che intervengono a mutare la vita giudiziaria e penitenziaria del detenuto (liberazioni anticipate, affidamenti in prova ai servizi sociali, arresti domiciliari, spostamen- ti in altri istituti, etc), ad oggi abbiamo un discreto monitoraggio delle informazioni rispetto ad ognuno di loro.

Al momento in cui la ricerca-azioni è stata interrotta, la lista dimittendi fornita dalla Casa circondariale era costituita da 64 nomi, 8 donne e 56 uomini, 25 italiani e 39 stra- nieri, di cui 23 segnalati al progetto e, fra questi, 14 incontrati a colloquio. La selezione

delle persone da incontrare è stata fatta secondo criteri temporali (data di fine pena) e criteri operativi (particolari criticità o situazioni particolarmente complesse). Tutti colo- ro che sono stati segnalati e hanno un fine pena compreso entro maggio 2017 sono stati già incontrati tramite colloquio. Sono inoltre state segnalate altre 3 persone non ancora presenti sulla lista, in quanto con un fine pena non compreso nei dodici mesi canonici. L’educatrice scrive in un resoconto di fine anno:

EDU: È possibile cominciare a fornire qualche dato rispetto a coloro che sono usciti dalla lista dimittendi. Da settembre ad oggi sono 42 le persone che per svariati motivi sono uscite dalla lista. […] Dei 42 totali consultando il [database] si potevano reperire informazioni di 31 persone, 15 delle quali sono state segnalate e colloquiate […]. Per queste 15 persone, a seconda della necessità e della situazione, è stato articolato l’intervento, nello specifico 2 hanno usufruito del posto letto dimittendi presso [il centro d’accoglienza Beltrame]. Ciò che ora, dopo una lunga fase di lenta e meticolosa costruzione amministrativa e re- lazionale, è stato costruito, apre una nuova fase in cui sono aperte due strade da percor- rere: la prima riguarda una seconda lungimirante e altrettanto faticosa costruzione siner- gica da realizzare con l’ambito sanitario operante in carcere, del tutto orientato ad altre prospettive rispetto al lavoro svolto dai funzionari della professionalità giuridico peda- gogica; la seconda riguardante la definizioni di piani d’uscita decisamente più articolati e strutturati.

5.3.4 L’approccio ecologico come guida agli interventi educativi e sociali