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5. Detenuti in dimissione dal carcere, future persone senza dimora? Sviluppo d

5.2 La presenza del fenomeno sul territorio di Bologna

5.2.2 La narrazione di frammenti di un fenomeno

Più complesso è stato riuscire a raccogliere testimonianze riguardanti persone che hanno vissuto questo percorso. Sono stati fatti diversi tentativi di porre domande alle persone da poco uscite dal carcere e finite a vivere in strada, ma spesso queste si sono sottratte all’intervista, anche dopo aver dato in un primo momento il loro assenso a realizzarla. Di frequente accade che persone in strada non siano più rintracciabili, ad esempio, per- ché cambiano numero di telefono senza comunicarlo o, non avendolo mai avuto, sem- plicemente non essendo più rintracciabili. Oltre a ciò, le poche persone incontrate e in- tervistate hanno parecchio faticato a riportare la loro esperienza narrandola in maniera articolata, anche se talvolta questa esperienza è durata molti anni.

Si tratta di italiani o stranieri irregolari con molteplici esperienze di reclusione alle spal- le e con una bassa istruzione (licenza media inferiore o qualifica estera equivalente). Il loro incontro con i funzionari della professionalità giuridico-pedagogica (ex educatori) è quasi sempre narrato come difficile da realizzare, anche quando richiesto tramite do- manda scritta. Inoltre, finché non viene notificata una pena definitiva, difficilmente si riescono ad incontrare. La testimonianza di PSD/05 racconta che, in un anno e sette mesi di detenzione, ha incontrato l’educatore una sola volta, prima di Natale, al decimo mese di reclusione, nel momento in cui, terminato l’appello in giudizio, la pena è dive- nuta definitiva. In quell’occasione, l’educatore gli ha presentato l’assistente sociale del “Progetto dimittendi”, oggetto di studio approfondito della ricerca-azione, presentato in seguito. L’intervistato PSD/05 non ha avuto altri incontri, anche se richiesti tramite do- manda scritta:

PSD/05: Io conosce lui […] ho fatto domandina, per lui, ma no. RICERCATORE: ma non ti ha mai risposto? PSD/05: lui vecchio del carcere [ride].

In altri casi, come quello di PSD/03, non c’è stato nemmeno un incontro. Il “Progetto dimittendi” è stato conosciuto tramite una volontaria, che ha segnalato il detenuto in au- tonomia.

La testimonianza di PSD/04 racconta un’esperienza di detenzione durata nove anni e mezzo. In questo caso, l’ultimo anno di detenzione è stato utilizzato per preparare la sua uscita dal carerce:

PSD/04: […] l’ultimo anno l’ho passato in un penalino, che mi hanno declassificato dall’alta sorveglianza […] e mi hanno messo nel penalino, per circa sei mesi, diciamo. Poi dopo, d’accordo già con l’educatore che mi faceva andare nei semiliberi, e dopo tre mesi sono riuscito ad andare nei semiliberi. E lavoravo interno, però, non esterno.

Nell’ultimo periodo di detenzione l’intervistato PSD/04 ha svolto lavori di pulizie per il carcere stesso. Non è andata così per nessun’altra delle persone disponibili a raccontare la loro esperienza. Nel suo caso, invece, la percezione del ruolo che ha avuto l’educato- re sul proprio percorso d’uscita è positiva:

PSD/04: […] intanto mi ha aiutato ad andare là, nei semiliberi. Mi ha consigliato di fare la domanda per la declassificazione dall’alta sorveglianza al giudiziario, e infatti gli ho dato retta e ci son riuscito. […] Infatti ultimamente sono stato benissimo! Ero nei semiliberi, non ero chiuso, eravamo sempre aperti, anche le guardie erano, diciamo, brave. E niente, poi dopo quasi nove anni e mezzo ho pigliato un permesso di nove giorni.

La testimonianza di PSD/02 non narra alcun accompagnamento. Nel suo caso, l’ultimo periodo di detenzione è durato un anno, ma in precedenza ci sono state altre cinque de- tenzioni, di quattro o cinque anni l’una. Ha incontrato l’educatore più volte, anche se non si riesce a quantificare il numero di volte in quanto fatica a distinguere i ruoli dell’educatore, dello psicologo e del mediatore, ma in nessuna di queste si è parlato di un percorso di inserimento sociale.

RICERCATORE: di cosa parlavate? PSD/02: di tutto Il fatto del carcere, di come funzio- na, educazione che dovevamo… capito? [incomprensibile] Di tutto. Parliamo, hai bisogno di qualcosa? Ti danno una mano. [incomprensibile] dagli psichiatrici, quelli, dallo psicolo- go per esempio, vai a sfogare, a parlare di tuoi problemi. E loro ti sollevano un po’. […] Si discute dei tuoi problemi.

Nonostante la presentazione positiva delle professionalità che esercitano la relazione d’aiuto in carcere, non c’è stata alcuna preparazione all’uscita.

Non tutti i detenuti intervistati sono stati coinvolti nel “Progetto dimittendi”. Quelli che, per varie ragioni, non ne hanno fatto parte, semplicemente si sono trovati in strada. In un caso si parla di supporto per la regolarizzazione, su richiesta della persona. In gene- rale, viene descritto un periodo di tutela in un centro d’accoglienza, di circa quindici giorni, senza continuità di intervento.

Il caso di PSD/04 è diverso. Egli racconta dell’incontro con l’assistente sociale del “Pro- getto dimittendi”:

PSD/04: […] me l’ha presentata lui [l’educatore], l’ha fatta venire, abbiamo parlato, le ho spiegato tutta la mia situazione, e così mi, la [omississ] mi ha aiutato. Io gli ho detto: però a Bologna non ci voglio stare, voglio andare a [omississ]. Gli ho… e allora mi fa lei: e al- lora ti metto in contatto con un’altra assistente, là di [omississ].

E così è andata. Con l’intervistato PSD/04 è stato costruito un percorso d’uscita artico- lato: ripresa dei contatti con i familiari, sistemazione alloggiativa temporanea, un per- corso di tirocinio formativo e contatti con i Servizi sociali di un nuovo territorio.

L’osservazione del lavoro svolto dal “Progetto dimittendi” (e la sua ri-strutturazione) è stato l’oggetto del lavoro svolto nella prima fase della ricerca-azione, per capire in cosa consistesse questo lavoro di raccordo per le persone a rischio di diventare senza dimora, fra dentro e fuori il carcere.