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ANALISI DELL'ANDAMENTO PER RAGGRUPPAMENTI

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1985 (pagine 30-35)

E FIGURE PROFESSIONALI IN PIEMONTE: PREVISIONI PER GLI ANNI '90

ANALISI DELL'ANDAMENTO PER RAGGRUPPAMENTI

DI PROFESSIONI

Si è anche proceduto a un accorpamento del-le professioni ridel-levate al censimento in sette gruppi (tab. 6) al fine di poter disporre di una distribuzione più semplificata della forza la-voro, osservarne l'evoluzione nel corso dell'ul-timo trentennio e confrontarla con le previ-sioni al 1995.

I criteri di formazione dei sette gruppi profes-sionali sono gli stessi utilizzati nella pubbli-cazione « Scolarità e professioni in

Piemon-te: previsioni al 1983» edito dall'Unione re-gionale delle Camere di commercio piemon-tesi nel 1978 e al quale si rimanda. L'unica osservazione riguarda il fatto che in quell'occasione i raggruppamenti erano stati dieci ed ora sono stati ridotti a sette a causa delle difficoltà insite nel lavoro di scorporo e di riaccorpamento delle diverse figure profes-sionali.

Si ricorda che il raccordo tra le due classifi-cazioni è piuttosto semplice e riconducibile al seguente schema:

Raggruppamenti Raggruppamenti attuali precedenti Professioni del

ter-ziario = Professioni superiori del terziario

+

Professioni medie del terziario

+

Professioni tecniche superiori

Operai = Operai qualificati +

Operai non qualifi-cati

Sono invece rimaste invariate le seguenti

fi-gure professionali: Impiegati qualificati, Im-piegati non qualificati, Agricoltori, Persona-le qualificato dei trasporti, Quadri tecnici. I suddetti raggruppamenti hanno fra l'altro il vantaggio di consentire un collegamento più stretto tra grado d'istruzione scolastica e fi-gura professionale secondo il seguente schema: Gruppi di Livello di formazione professione scolastica Professioni del

ter-ziario avanzato laurea o diploma di scuola media superiore Impiegati qualificati licenza dell'obbligo,

di-ploma di formazione professionale oppure diploma di scuola me-dia superiore Impiegati non

quali-ficati licenza dell'obbligo Quadri tecnici laurea o diploma di

scuola media superiore a indirizzo tecnico Personale qualificato

dei trasporti licenza dell'obbligo + diploma di formazione professionale

Operai licenza dell'obbligo ( + eventuale diploma di formazione professio-nale)

T a b . 9 D i n a m i c a della s t r u t t u r a dei g r u p p i p r o f e s s i o n a l i nel s e t t o r e d e l l ' i n d u s t r i a m a n i f a t t u

-riera in P i e m o n t e ( 1 9 5 1 - 1 9 9 5 )

Anni Gruppi

di professioni

Professioni del terziario Impiegati qualificati Impiegati non qualificati Quadri tecnici

Personale qualificato dei trasporti Operai Agricoltori Totale 1951 1961 1971 1981 1995 IstimeI 3 , 3 6 4 , 9 5 6,36 9,93 19,21 5,71 4 , 3 8 6,62 6,31 9,37 8,1 2,07 0,98 1,19 1,72 2,2 3 , 1 6 4 , 3 6 4 , 9 6 13,45 1,23 1,0 0 , 9 9 1,40 1,56 79,26 8 4 , 3 6 80,57 7 6 , 2 0 54,69 0 , 1 4 0 , 0 3 0,17 0,01 -100,00 100,00 100,0 100,00 100,00

T a b . 1 0 - D i n a m i c a della s t r u t t u r a dei g r u p p i p r o f e s s i o n a l i nel s e t t o r e d e l l ' i n d u s t r i a delle

c o s t r u z i o n i in P i e m o n t e ( 1 9 5 1 - , 1 9 9 5 )

Anni Gruppi

di professioni

Professioni del terziario Impiegati qualificati Impiegati non qualificati Quadri tecnici

Personale qualificato dei trasporti Operai Agricoltori Totale 1951 1961 1971 1981 1995 (stime) 2,81 3 , 0 3 6,32 8,36 12,91 1,35 0 , 8 6 1,09 1,63 2 , 4 5 1,69 0 , 3 3 0 , 3 3 0 , 2 0 n.v. 1,9 2,27 2,9 2,07 11,17 0 , 9 5 1,20 2,47 2,31 n.v. 9 1 , 2 8 9 2 , 0 2 82,37 8 5 , 2 6 73,47 0 , 0 2 0 , 3 0,3 0 , 1 7 n.v. 100,00 100,00 100,0 100,00 100,00

Agricoltori licenza dell'obbligo ( + eventuali corsi di for-mazione professionale) Dalla tab. 6 si possono ricavare gli andamen-ti dei sette gruppi professionali analizzaandamen-ti lun-go un arco di tempo assai ampio: trent'anni a consuntivo (1951-1981) ed altri quattordici previsivi, dal 1981 al 1995. Un primo elemen-to da mettere in rilievo è la costante e progres-siva crescita delle professioni per le quali è ri-chiesto un titolo di studio superiore e quindi una più elevata permanenza nel sistema sco-lastico.

Infatti, le professioni del terziario da un lato e i quadri tecnici dall'altro (entrambi con lau-rea o in subordine diploma di media superio-re) manifestano le più accentuate spinte evo-lutive (crescono da 5 a 6 volte nell'arco del quarantennio). Seguono altri due gruppi con andamento simile tra loro (impiegati qualifi-cati e personale qualificato dei trasporti) e che raddoppiano la loro consistenza numerica. Chiudono il gruppo le qualifiche con i più bas-si livelli di formazione scolastica, specie gli operai e gli agricoltori.

Questa mano d'opera di tipo manuale, pur in flessione già a partire dal 1951 (almeno come somma tra operai e agricoltori) costituiva an-cora nel 1971 quasi il 60% del totale della for-. za lavoro piemontese. Al censimento del 1981, con 913.561 unità copriva solamente più il 48,8% del totale. Sulla base della successiva previsione al 1995 tali categorie professionali dovrebbero seguitare a calare e costituire so-lo più il 33,1% del totale, circa un terzo. Gli impiegati non qualificati seguono invece

Tab. 11 Dinamica della struttura dei gruppi professionali nel settore del c o m m e r c i o in Piemonte ( 1 9 5 1 - 1 9 9 5 )

Anni 1951 1961 1971 1981 1995

Gruppi Istimel

di professioni

Professioni del terziario 7,74 9,33 5,48 8,79 11,12

Impiegati qualificati 83,21 84,33 88,73 71,14 73,48

Impiegati non qualificati 4,08 2,49 0,92 1,53 1,01

Quadri tecnici 0,08 0,18 0,64 1,03 1,73

Personale qualificato dei trasporti 0,8 1,05 1,52 1,18 1,15

Operai 3,93 2,57 2,43 16,26 11,51

Agricoltori 0,16 0,21 0,07

-Totale 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00

Tab. 12 - Dinamica della struttura dei gruppi professionali nel settore dei trasporti in Piemonte ( 1 9 5 1 - 1 9 9 5 )

Anni 1951 1961 1971 1981 1995

Gruppi Istimel

di professioni Istimel

Professioni del terziario 6,62 6,10 11,26 17,39 19,35

Impiegati qualificati 26,22 23,55 12,86 19,73 25,80

Impiegati non qualificati 9,64 5,24 9,46 6,90 5,24

Quadri tecnici 3,51 4,37 3,25 3,60 6,02

Personale qualificato dei trasporti 40,06 51,33 53,25 42,02 38,43

Operai 13,95 9,37 10,47 10,36 5,16

Agricoltori - - - -

-Totale 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00

Tab. 13 - Dinamica della struttura dei gruppi professionali nel settore del credito e assicurazioni in Piemonte ( 1 9 5 1 - 1 9 9 5 )

Anni 1951 1961 1971 1981 1995

Gruppi 1stime1

di professioni

Professioni del terziario 26,70 60,90 71,52 62,88 62,82

Impiegati qualificati 62,21 29,07 21,44 24,67 21,98

Impiegati non qualificati 10,28 8,59 4,79 5,36 5,49

Quadri tecnici 0,38 0,29 1,73 6,14 9,71

Personale qualificato dei trasporti 0,26 0,42 0,44 0,57

_

Operai 0,17 0,7 0,4 0,38

_

Agricoltori - - - -

-Totale 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00

Tab. 1 4 - Dinamica della struttura dei gruppi professionali nel settore della Pubblica amministra-zione e dei servizi vari in Piemonte ( 1 9 5 1 - 1 9 9 5 )

Anni 1951 1961 1971 1981 1995

Gruppi istime)

di professioni

Professioni del terziario 25,95 32,30 38,33 47,24 48,01

Impiegati qualificati 28,52 34,97 33,54 27,91 31,04

Impiegati non qualificati 26,15 23,72 20,37 19,49 15,61

Quadri tecnici 1,7 2,7 2,9 1,91 3,05

Personale qualificato dei trasporti 0,6 0,58 0,5 0,63 0,51

Operai 16,38 5,74 3,67 2,60 1,78

Agricoltori 0,7 0,23 0,5 0,22

Totale 100,00 100,00 100,0 100,00 100,00

un andamento più oscillante: in netto calo tra il 1951 e il 1961, sostanzialmente stazionario nel decennio successivo e poi in leggera ascesa. Come peso sul totale della forza lavoro si pas-sa dal 6,8% nel 1951 al 4,8% sia nel 1981 che nelle previsioni del 1995. In questo caso si ri-scontrano varie tendenze, quali il costante mu-tamento del rapporto operai/impiegati a fa-vore dei secondi da un lato e la crescita del livello medio d'istruzione dei lavoratori dal-l'altro. II primo fattore gioca in senso positi-vo per gli impiegati in genere e quindi anche per quelli non qualificati, mentre il secondo agisce negativamente per questi ultimi. A li-vello settoriale tale categoria resiste meglio tra i servizi (specie quelli pubblici e vari, del cre-dito e delle assicurazioni), probabilmente a causa sia della continua crescita occupazionale delle pubbliche amministrazioni, sia della ne-cessità di lavoratori di questo tipo anche nel terziario avanzato (si pensi ad esempio ai la-vori di perforazione meccanografica). Passando a un breve esame generale sui prin-cipali settori di attività economica, si osserva che l'industria dell'energia si modifica profon-damente nell'arco di tempo esaminato. Cre-scono infatti fortemente al suo interno le pro-fessioni del terziario fino ad arrivare a un quinto del totale nel 1981 e a un terzo nelle stime per il 1995, mentre coprivano solamen-te l'8% nel 1951. Un analogo andamento, anzi ancor più pronunciato, riguarda i quadri tec-nici che divengono la figura professionale pre-valente. Al contrario, la componente operaia rimane costante tra il 1951 e il 1981, passan-do dal 49,9% del totale occupazionale al 50,6%, ma dovrebbe fortemente contrarsi nei successivi quattordici anni.

Un comportamento più regolare presentano gli impiegati qualificati, seppur con una ten-denza di fondo riflessiva.

Quanto all'industria manifatturiera, anche qui si assiste a una progressiva crescita vuoi delle professioni del terziario che dei quadri tecni-ci, particolarmente accentuata, almeno que-sta è la previsione, nei prossimi anni. L'occu-pazione operaia invece dovrebbe calare note-volmente dopo aver toccato una punta di ben l'84,4% nel 1961 ed essere scesa nel 1981 a un livello di poco al di sotto di quello segnato trent'anni prima.

L'industria delle costruzioni dovrebbe pure es-sa perdere quota a livello operaio, anche se questa dovrebbe rimanere nel 1995 la catego-ria di gran lunga più numerosa (73,5% del to-tale) e invece guadagnare sia tra le professio-ni del terziario che tra i quadri tecprofessio-nici. Nel

commercio, come del resto in altri comparti dei servizi, gli scostamenti tra i sette gruppi professionali sono meno marcati che non nel secondario, ma ciò nonostante rimangono as-sai significativi.

Infatti, il peso numerico delle professioni del terziario nel commercio raggiungerebbe pra-ticamente nel 1995 quello degli operai, men-tre gli impiegati qualificati riguadagnerebbe-ro alcune delle posizioni perse tra il 1971 e il

1981. In merito ai trasporti, si nota un trend ascensionale tra le professioni del terziario (il loro peso si triplica tra il 1951 e il 1995) e i quadri tecnici. Gli impiegati qualificati ritor-nerebbero nel 1995 alle posizioni di partenza, cioè del 1951, dopo aver compiuto una para-bola discendente nei primi vent'anni e ascen-dente nei successivi. Quanto al personale qua-lificato dei trasporti, lo scostamento tra il 1951 e la previsione al 1995 non è rilevante (40% contro 38,4%), ma nel periodo intermedio si è prima verificata un'ascesa, durata fino al 1971, e poi un calo.

Per quel che concerne il credito e le assicura-zioni, il futuro non sembra riservare grosse sorprese rispetto alla situazione attuale, sal-vo una crescita dei quadri tecnici a scapito de-gli impiegati qualificati. È degno di nota pe-rò il fatto che l'ascesa occupazionale rilevata in questi settori fino al 1981 appare destinata praticamente a cessare. Infatti, la previsione in valori assoluti tra il 1981 e il 1995 parla di circa 2.000 posti di lavoro in più, ma vi po-trebbe essere contemporaneamente un forte squilibrio tra domanda e offerta di figure pro-fessionali destinate a questo comparto che si

estrinsicherebbe in un relativamente elevato tasso di disoccupazione.

È bene notare che in queste attività è compreso anche il terziario dei servizi alle imprese (pub-blicità, marketing, servizi tecnici, informati-ca, ecc.) nei confronti del quale è prevedibile un andamento migliore rispetto al credito e al-le assicurazioni.

I risultati delle previsioni sembrerebbero in-dicare un futuro non eccessivamente roseo per questi rami economici, che dovrebbero quin-di espandersi senza corrispondenti benefici, o per lo meno non in misura proporzionale, dal lato dell'occupazione. Si tratta ovviamente di sensazioni, ma la direzione di marcia appare abbastanza chiara e purtroppo non in senso pienamente positivo.

Riguardo ai servizi pubblici e vari, si nota un'evoluzione, anche se non eccezionale, delle professioni del terziario, dei quadri tecnici, mentre gli impiegati qualificati si

mantengo-no sostanzialmente stazionari e gli operai scen-dono costantemente.

Occorre però rilevare che tale comparto è piut-tosto eterogeneo, in quanto comprende sia le pubbliche amministrazioni, sia attività varie quali i servizi ricreativi e personali (lavande-rie, parrucchieri, ecc.).

CONCLUSIONI

Nel presente lavoro è stato sviluppato un ten-tativo di verificare il presumibile andamento occupazionale, sia globale che nei confronti dei principali mestieri e profili professionali, in Piemonte nei prossimi anni. Si tratta di un'impresa estremamente ardua, ma ciò no-nostante è parso utile cercare di valutare l'ef-fetto congiunto sulla struttura occupazionale regionale del prolungamento delle attuali ten-denze da una parte e delle innovazioni tecno-logiche e organizzative dall'altra.

Gli elementi emersi dalla suddetta analisi, pur nella loro incompletezza e scarsa affidabilità, permettono di mettere in luce le seguenti pro-spettive di fondo:

1) Il problema occupazionale sarà molto gra-ve anche nel prossimo futuro e tenderà a sta-bilizzarsi solamente negli anni '90. Il tasso di disoccupazione previsto (circa il 14%) è gros-so modo del 60% superiore a quello attuale (8,5% nel 1984) e tende ad intaccare anche classi di età di lavoratori fino ad oggi prati-camente indenni. Bisogna però tenere conto che il 6% circa della forza lavoro in

Piemon-Tab. 15 - Popolazione piemontese - Previsioni fino al 2 0 0 1

Classi di età 1981 1986 1991 1995 2001

N.ro % N.ro % N.ro % N.ro % N.ro %

0 212.168 4,74 189.656 4,330 193,939 4,529 189.255 4,471 182.232 4,381 5 286.750 6.40 206.496 4,714 184.915 4,318 183.727 4,340 181.949 4,374 10 317.064 7,08 282.110 6,440 204.437 4,774 198.673 4,693 190.031 4,569 15 326.254 7,28 318.185 7,264 284.576 6,646 244.536 5,777 184.471 4,435 20 300.957 6,72 332.689 7,595 324.239 7,572 276.075 6,522 203.824 4,900 25 300.540 6,71 303.729 6,934 334.464 7,811 314.008 7,418 283.324 6,812 30 328.267 7,33 294.864 6,732 299.417 6,992 308.633 7,290 322.456 7,752 35 292.496 6,53 319.860 7,302 287.926 6,724 305.738 7,223 332.457 7,993 40 331.160 ' 7,39 285.858 6,526 313.836 7,329 306.992 7,252 296.722 7,134 45 311.514 6,95 324.065 7,398 279.869 6,536 281.445 6,649 283.809 6,823 50 313.332 7,00 302.671 6,910 314.912 7,354 311.418 7,357 306.178 7,361 55 286.041 6,39 300.741 6,866 290.542 6,785 281.594 6,652 268.170 6,447 60 191.686 4,28 268.834 6,137 282.545 6,598 287.229 6,785 294.254 7,074 65 225.313 5,03 173.041 3,950 242.727 5,668 249.651 5,898 260.035 6,252 70 200.367 4,47 190.148 4,341 146.010 3,410 180.870 4,273 233.156 5,605 75 137.425 3,07 154.681 3,531 146.968 3,432 159.084 3,758 177.263 4,262 80 76.973 1,72 89.052 2,033 100.308 2,342 98.856 2,335 96.678 2,324 oltre 85 40.727 0,91 43.639 0,996 50.565 1,181 55.337 1,307 62.498 1,502 Totale 4.479.034 100,00 4.380.313 100,000 4.282.187 100,000 4.233.121 100,000 4.159.507 100,000 Fonte: Istat, IRES e elaborazione dati delle suddette fonti

te oggi è disoccupata di fatto se non di diritto (es. i lavoratori in Cassa integrazione straor-dinaria) per cui il tasso di disoccupazione «reale» sarebbe decisamente superiore e vi-cino a quello stimato per il prossimo decennio.

2) La previsione di un tasso del 14% non

tie-ne però conto dei possibili effetti sul mercato del lavoro di manovre di politica economica a sostegno dell'occupazione. Un passo succes-sivo delle elaborazioni fin qui condotte potreb-be infatti essere quello di simulare alcune di queste azioni (a titolo di esempio una massic-cia introduzione del part-time, dei contratti di solidarietà, i prepensionamenti nei settori in crisi, modifiche di vario tipo all'orario di la-voro, ecc.) per stimare i loro effetti quantita-tivi sul sistema.

3) L'«innovazione» sembra destinata a

pro-durre l'effetto di accelerare tendenze già pree-sistenti nel sistema, in particolare il calo della mano d'opera operaia, la crescita delle pro-fessioni tecniche e del terziario e in generale la richiesta di forza lavoro più qualificata e istruita.

Come già detto in precedenza, si è ipotizzato un meccanismo quasi automatico di adegua-mento domanda-offerta di figure professio-nali, mentre nella raltà vi è una notevole iner-zia in tale processo. Questo spiega come sia-no state registrate variazioni di sia-notevole am-piezza pure in un incarico temporale previsi-vo piuttosto ristretto (1981-1995).

4) Mentre l'agricoltura e soprattutto

l'indu-stria perderanno occupati, il terziario ne gua-dagnerà. Si ritiene però che anche qui l'inno-vazione finirà con il frenare l'espansione oc-cupazionale grazie a sostanziali modifiche dei coefficenti lavoro/prodotto. Fenomeni di que-sto tipo si stanno già verificando in alcuni set-tori, quali il credito e taluni comparti del com-mercio.

5) La coesistenza tra disoccupazione struttu-rale da un lato e innovazione dall'altro pare essere una prospettiva inevitabile nel medio pe-riodo. Questo incoveniente potrebbe essere al-leggerito dalla crescita del lavoro «sommer-so » e non ufficiale. Naturalmente qui si pon-gono delle scelte di strategia politica per evi-tare che si formino più mercati del lavoro, al-cuni protetti dal sistema legislativo ed altri no.

del mondo produttivo, in Piemonte come al-trove, che comporterà grossi cambiamenti nel-le struttura aziendali, nella competitività del-le imprese e nei livelli occupazionali. Su questi fenomeni si giocherà buona parte del futuro non solo delle economie, in quanto ad essi si connettono intimamente numerosi al-tri aspetti sociali, quali la scuola e il lavoro solo per citarne alcuni.

In ultima analisi si può dire che i prossimi dieci-quindici anni saranno assai diversi da quelli che li hanno preceduti. Si è in sostanza innescato un meccanismo di trasformazioni

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1985 (pagine 30-35)