DI TRASFORMAZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE DEI BENI AGRO-ALIMENTARI
COMMERCIALIZZAZIONE DEI BENI AGRO-ALIMENTARI
Le considerazioni fino a questo momento esposte hanno consigliato di ideare, e quindi di realizzare, uno studio mirante a definire e ad analizzare le moderne linee di strategia eco-nomica della cooperazione agricola in Pie-monte, con particolare riferimento alle coo-perative di trasformazione e di commercializ-zazione dei prodotti provenienti dal settore primario.
Che i settori della trasformazione e della com-mercializzazione rappresentino uno dei mo-menti più importanti, o addirittura il momen-to principale, della cooperazione agricola è stato ancora riaffermato nel corso di recenti Convegni nazionali e durante una serie di col-loqui con i responsabili degli uffici delle grandi centrali cooperativistiche, uffici che si rifan-no all'Unione piemontese della cooperazione aderente alla Confcooperative; all'Associazio-ne regionale piemontese cooperative agrico-le, ARCA, aderente alla Lega; all'Associazio-ne geall'Associazio-nerale cooperative italiaall'Associazio-ne, ACI; all'U-nione nazionale cooperative italiane, UNCI, ed altresì con i responsabili degli uffici studi della Regione Piemonte, dell'Istituto Banca-rio S. Paolo di Torino, dell'Istituto federale di credito agrario per il Piemonte, la Liguria e la Valle d'Aosta.
Né è da dimenticare che i settori operativi so-prarichiamati interessano molto da vicino le camere di Commercio LA.A., istituzional-mente delegate a seguire, nei territori di com-petenza, le varie espressioni dell'attività eco-nomica, ed altresì chiamate ad intervenire per proteggere prodotti e marchi sul piano tuto-rio e per selezionare iniziative ed informazio-ni mercantili sul piano promozionale. Per acquisire un primo orientamento valuta-tivo sulle difformità di struttura economico-finanziaria e sul grado di efficienza delle coo-perative piemontesi raggruppate nei settori della trasformazione e della commercializza-zione dei beni agro-alimentari, si è atteso in-nanzitutto a riconoscere le relative attività di-versificate, accertando al riguardo la presen-za di cinque filoni operativi più rilevanti, cioè quelli della produzione vinicola, della produ-zione lattiero-casearia, della macellaprodu-zione e commercializzazione delle carni, della lavora-zione e della commercializzalavora-zione dei prodotti
frutticoli, dello stoccaggio e commercializza-zione dei prodotti cerealicoli.
Successivamente da ciascun filone si è prov-veduto a trarre, con scelta randomizzata, un ristretto numero di unità cooperative, ottenen-dosene un insieme proponibile e ragionevol-mente accettabile come campione rappresen-tativo. Dagli Uffici dell'Unione piemontese della cooperazione e dall'ARCA si sono poi ottenuti i bilanci d'esercizio delle cooperative in campione riferiti agli anni 1981 e 1982, bi-lanci i cui dati sono stati esaminati e discussi secondo i richiami contenuti e prospettati nello stato patrimoniale e nel conto economico. Prima di esporre i risultati che emergono dal-l'indagine effettuata, sembra opportuno ri-chiamare l'attenzione sulla natura dei redditi che competono alle cooperative di trasforma-zione anche in vista degli obiettivi consegui-bili, nonché sulla metodologia adottata per di-stinguere e calcolare una serie di indicatori for-manti nel loro insieme un tipo di segnaletica utile a delineare la struttura economico-finanziaria ed a raffiguare il livello di efficien-za delle imprese soprarichiamate.
Tra le finalità perseguibili dalle imprese coo-perative di trasformazione quella più rilevan-te è notoriamenrilevan-te rappresentata dalla massi-mizzazione del valore concernente i beni con-feriti dai soci.
Tali beni, presi in carico dall'impresa, vengo-no poi convertiti in altri con qualifiche ed at-tributi del tutto diversi da quelli presenti al momento dell'assunzione; ed il reddito che si
viene a configurare a seguito del processo di trasformazione è ovviamente di carattere re-siduale poiché scaturisce dalla differenza tra il ricavo totale, ottenuto dalla vendita dei be-ni trasformati, edi il costo affrontato per rea-lizzare il voluto processo di conversione. In questa differenza, accertata ex-post, risie-de il valore risie-dei beni conferiti dai soci. Essa vie-ne calcolata sul rendiconto dei risultati di ogni determinato periodo di produzione e rappre-senta uno strumento di grande rilievo per giu-dicare l'abilità gestionale e quindi il livello di efficienza, di produttività globale dell'im-presa.
Tuttavia, è da osservare che in tale reddito se ne viene ad inserire automaticamente un al-tro, di segno positivo o negativo, cioè il pro-fitto o la perdita conseguenti alla gestione del-l'attività di trasformazione esercitata dall'im-presa.
Ma il profitto, ammesso che si verifichi, non interessa il socio, almeno da un punto di vi-sta strettamente individuale, dal momento che l'associato, com'è risaputo, valuta la conve-nienza di mantenersi nella cooperativa prin-cipalmente in base al ricavo globale ottenuto per i beni conferiti ed anche in base ad altre importanti opportunità, come ad es. la sicu-rezza di poter sempre collocare il prodotto e di ottenerne il pagamento certo, pur se in tem-pi tem-più o meno protratti; il conseguimento di una intermediazione finanziaria privilegiata che consente ai soci di aprire depositi frutti-feri a vista od a breve scadenza; il raggiungi-mento di forme interessanti di assistenza tec-nica direttamente gestite dalla cooperativa, e così via.
Per dare al profitto un lineamento contabil-mente definito discriminandolo dal valore dei beni conferiti occorrerebbe valutare questi ul-timi al prezzo di mercato, come se il mercato fosse l'unico ed esclusivo punto di riferimen-to della cooperativa per l'acquisizione dei be-ni da trasformare.
Ma tale ipotesi, del tutto irreale, non può es-sere accettata poiché verrebbe a stravolgere completamente l'essenza e le finalità di una impresa cooperativa di trasformazione, la quale si rivolge normalmente al mercato, ade-guandosi alle relative condizioni correnti, quando intende acquistare fattori produttivi diversi da quelli che i soci sono tenuti usual-mente a conferire, e quando ravvisa di poter realizzare nel tempo il piano di vendita dei prodotti conseguiti.
Viene così meno la possibilità di impiegare il profitto per valutare il grado di efficienza
del-I l'impresa, cioè viene a mancare la possibilità I di utilizzare uno strumento diagnostico che in imprese diverse da quelle cooperativistiche di trasformazione è considerato molto importan-te e significativo.
3. NOTA METODOLOGICA I Per delineare il livello di efficienza delle coo-I perative di trasformazione occorre quindi af-I fidarsi, oltre che al valore dei beni conferiti, | anche ad altro tipo di segnaletica, formata da I una serie di numeri indici con funzione di in-I dicatori economici accertabili attraverso l'a-I nalisi dei dati contenuti nei due prospetti che I compongono il bilancio di esercizio dell'im-I presa, cioè lo stato patrimoniale ed il conto I economico.
I A questo punto occorre precisare che nello sta-I lo patrimoniale sono utilmente considerabili I e confrontabili alcuni grandi aggregati di ele-I menti dell'attivo e del passivo, vale a dire: un I attivo corrente — formato da liquidità, im-I mediata e differita, e da scorte di magazzino
— ed un attivo consolidato, costituito AaWim-pianto, cioè da investimenti immobiliari, e da immobilizzazioni finanziarie, l'uno e l'altro contrapponibili ad un passivo corrente, che riassume i debiti di funzionamento ed è for-mato da prestiti bancari a breve, da debiti ver-so fornitori, nonché da obblighi a breve sca-denza rappresentati in appositi conti intestati ai soci (c/depositi, c/conferimenti), e ad un passivo consolidato, che riassume i debiti di finanziamento ed è composto da fondi diver-si e da capitali monetari a lunga scadenza as-sunti tramite istituzioni bancarie.
Se al valore del passivo consolidato si aggiunge quello dei capitali propri dell'impresa, speci-ficati nel netto patrimoniale, si ottiene la mi-sura delle risorse finanziarie acquisite e dispo-nibili in via permanente. Infine, il coacervo tra passivo corrente, passivo consolidato e net-to patrimoniale forma il complesso delle ri-I sorse finanziarie globali.
! Uno schema similare è già stato, seguito in I un'accurata e puntuale indagine condotta I Qualche tempo fa su un campione di imprese I cooperative operanti in Piemonte, in Emilia-1 Romagna ed in Puglia nei settori vitivinico-lo, lattiero-caseario ed olivicovitivinico-lo, indagine pub-blicata a cura dell'Istituto Bancario S. Paolo di Torino1.
| Un primo indicatore può essere fornito dal i rapporto che si viene ad istituire tra attivo cor-! rente e passivo corrente. Ad un valore del
rap-porto che risulti inferiore all'unità si possono correlare due evenienze, l'una positiva per l'impresa che dimostra i suoi intendimenti espansionistici impiegando parte dei debiti a breve per finanziare taluni investimenti figu-ranti nell'attivo consolidato; l'altra negativa per i soci che avanzassero richieste di rimbor-so sui c/depositi o di pagamento sui c/confe-rimenti, appunto perché le liquidità disponi-bili e le scorte di pronto realizzo sono inferiori al volume del passivo corrente.
Da un valore del rapporto superiore all'unità si può dedurre che l'impresa è in grado di con-solidare ed anche di rafforzare, almeno nel breve periodo, la dimensione dell'impianto realizzato, né si trova in difficoltà per appia-nare le sue posizioni debitorie nel breve ter-mine, comprese quelle verso i soci.
Un secondo indicatore è rappresentato dal rapporto tra l'attivo consolidato e le risorse finanziarie permanenti. Se tale rapporto risul-ta inferiore all'unità, cioè se il valore delle ri-sorse permenenti supera quello degli investi-menti espresso nell'attivo consolidato, si può ritenere che l'impresa stia per avviarsi verso la realizzazione di un piano di sviluppo degli investimenti. In caso contrario si deve dedur-re che gli investimenti sono stati in parte fi-naziati con prestiti a breve, in particolare con quelli ascrivibili ai soci nei cui confronti la cooperativa si trova debitrice a causa dei fondi ottenuti sotto forma di depositi a varia sca-denza, ed altresì, e soprattutto, a causa del cre-dito che ogni socio avanza per i beni conferiti. Le informazioni che provengono dal rappor-to sopraindicarappor-to vanno poi opportunamente integrate dalla rappresentazione degli specifici contributi dati dal passivo corrente, da quel-lo consolidato e dal netto patrimoniale alla formazione delle risorse globali impiegate per fronteggiare le esigenze finanziarie dell'impre-sa. Tale rappresentazione fornisce un'imma-gine sinottica e precisa della struttura che qua-lifica il passivo ed il netto iscritti nello stato patrimoniale.
In particolare, appare importante esaminare la composizione dei debiti contratti dalla coo-perativa con i soci, debiti che vengono anno-verati, come si è già ricordato, in due diverse partite, cioè in un c/depositi ed in un c/con-ferimenti. Di qui l'utilità di dar risalto ad un ulteriore strumento esplorativo configurato nel rapporto tra il valore emergente dalla som-ma dei due conti soprariferiti ed il valore del-le risorse finanziarie globali. Infatti, questo rapporto è chiamato a rappresentare la misu-ra con cui i soci finanziano in via diretta le
iniziative della cooperativa, concedendo alla medesima di trattenere in disponibilità un ca-pitale monetario pari congiuntamente ai pre-stiti depositati ed alla differenza tra il valore complessivo dei conferimenti e gli acconti ri-cevuti, differenza che si identifica nel valore del c/conferimenti.
Sul versante del conto economico, che è l'al-tro prospetto fondamentale del bilancio d'e-sercizio, è opportuno innanzitutto distingue-re il gruppo degli elementi aggdistingue-regati nel rica-vo totale in contrapposizione al gruppo dei fattori adunati nel costo di produzione. Tra le più importanti partite del ricavo totale sono da considerare le acquisizioni attive do-vute alla vendita dei beni prodotti, principali ed aggiuntivi (sottoprodotti); i dividendi e gli interessi attivi sui crediti; i contributi ricevuti da Enti pubblici; i proventi di diversa origi-ne: IVA su vendite, fitti di immobili, soprav-venienze attive, insussistenze di passivo, ...; il valore finale delle scorte.
A tali partite attive fanno riscontro quelle del costo di produzione, cioè: il valore iniziale del-le scorte; del-le spese per la produzione e la com-mercializzazione dei beni; le quote di manu-tenzione, ammortamento ed assicurazione re-lative a fabbricati, impianti e macchinari; le quote da iscriversi nei vari fondi previsti2; gli interessi passivi 3; le spese generali di ammi-nistrazione; gli oneri di diversa origine: IVA su acquisti, sopravvenienze passive, insussi-stenze di attivo...
Già si è osservato che la differenza tra il rica-vo totale ed il costo di produzione identifica il valore dei beni conferiti dai soci unitamen-te al profitto d'impresa, e che tale valore as-sume una funzione segnaletica di grande mo-mento per quanto attiene il giudizio espresso dai soci sul livello di efficienza dell'impresa. Un altro indicatore di rilevante significato è richiamato dal rapporto tra il valore del
con-Tabella 1 - Cooperative piemontesi operanti nei settori della trasformazione e della commercializ-zazione dei beni agro-alimentari
Raggruppamenti delle cooperative in campione in base ai diversi valori (min., max., medio) del-l'attivo patrimoniale e del fatturato)
Gruppi di cooperative
Valore dell'attivo patrimoniale
(in 000 di lire) Valore del fatturato (in 000 di lire)
medio medio 1° gruppo: raccoglie il 46% delle coop. in campione 811.028 2.146.583 1.665.269 729.756 4.338.839 1.978.624 2 ° gruppo: raccoglie il 36% delle coop, in campione 3.061.328 3.901.857 3.603.722 1.323.365 12.834.179 6.001.448 3° gruppo: raccoglie il 18% delle coop. in campione 9.840.840 11.646.675 10.743.757 20.118.787 38.779.327 29.449.057 Nota. I valori dell'attivo patrimoniale e del fatturato denunciati in bilancio da ognuna delle cooperative esaminate si riferiscono agli anni 1981 e 1982. Tali valori sono stati arrotondati al migliaio: a quello inferiore se le corrispon-denti centinaia, x, sono apparse comprese nell'intervallo: 001 ^ x ^ 500, oppure a quello superiore se le corri-spondenti centinaia, x, sono apparse comprese nell'intervallo: 501 ^ x ^ 999.
Tabella 2 - Cooperative piemontesi operanti nei settori della trasformazione e della commercializ-zazione dei beni agro-alimentari
Indicatori orientativi sulla s t r u t t u r a economico-finanziaria e sul grado di efficienza delle coopera-t i v e in campione
GRUPPI DI COOPERATIVE Grandezze
a confronto 1 ° Gruppo 2 " Gruppo 3° Gruppo
Valori degli indicatori Valori degli indicatori Valori degli indicatori
min. max. medio min max. medio min. max. medio
1 Fatt/Ap 0,59 2,80 1,19 0,43 3,50 1,67 1,73 3,94 2,74 2 Ac/Pc 0,77 1,33 1,07 0,87 1,15 0,97 1,12 1,66 1,33 3 AC/Rfp 0,70 1,57 0,92 0,91 1,36 1,06 0,62 0,78 0,68 4 Des/Rfg 0,23 0,37 0,29 0,13 0,45 0,27 0,034 0,22 0,12 5 c/Conf/Bc 0,27 0,48 0,36 0,49 0,59 0,52 0,092
_
6 Bc/Fatt 0,72 0,84 0,76 0,60 0,61 0,6025_
0,53 7 Sab/Fatt 0,066 0,62 0,18 0,18 0,31 0,21 0,38 0,78 0,52Nota. Gli indicatori specificati con i numeri da 1 a 7 provengono dal rapporto tra i valori rilevati delle grandezze annotate nella colonna: «Grandezze a confronto», la cui significazione simbolica viene qui di seguito trascritta: Fatt = fatturato; Ap = attivo patrimoniale complessivo; Ac = attivo corrente; AC = attivo consolidato; Pc = passivo corrente; Rfp = risorse finanziarie permanenti; Des = complesso debiti verso soci; Rfg = risorse finan-ziarie globali; c/Conf = conto conferimenti; Bc = beni conferiti dai soci; Sab = complesso spese per acquisto beni impiegati nel processo di trasformazione e beni utilizzati per la vendita dei prodotti.
I valori medi degli indicatori sono stati calcolati secondo il metodo aggregativo semplice. La significatività del campo di variazione dei valori rilevati per il calcolo degli indicatori 5., 6., 7., è stata migliorata con l'escluzione dei dati estremi che avrebbero provocato dispersioni di notevole misura attorno ai valori medi.
to conferimenti ed il valore dei beni conferiti reso esplicito dal calcolo della differenza so-praindicata.
Tenuto conto del fatto che sul valore totale dei conferimenti i soci hanno pieno diritto di acquisizione, l'accennato rapporto indica la quota-parte di tale valore che i soci concedo-no temporaneamente alla cooperativa per mi-gliorare le strutture produttive ed i risultati del-la gestione. Con del-la partecipazione di questa quota i soci finanziano la cooperativa in mi-sura più o meno elevata e si fanno poratori di risorse doppiamente molto interessanti per la cooperativa, sia perché sono di immediato realizzo ad ogni cadenza di incasso del fattu-rato, sia perché non appaiono mai gravate di oneri espressi sotto forma di interessi passivi. Infine, un'ulteriore possibilità ricognitiva pro-viene dall'esame analitico delle voci che for-mano il costo, ad eccezione di quelle che nei ricavi trovano una reciproca correlazione in senso positivo.
In proposito, sembra opportuno che il peso di ciascuna voce di costo venga calcolato sul valore del fatturato, cioè del ricavo ottenuto dalla vendita dei beni principali ed aggiuntivi piuttosto che sul ricavo totale, il quale non sempre appare grandezza pienamente proban-te dal momento che può unire al valore del fat-turato altri elementi meno significativi, sia per-ché spesso si trovano iscritti simultaneamen-te tra i ricavi ed i costi, sia perché la loro enti-tà dipende da particolari motivi congiuntura-li o accidentacongiuntura-li: IVA su vendite ed acquisti, variazioni delle scorte, sopravvenienze attive e passive, insussistenze di passivo e di attivo, contributi da Enti pubblici, ...
L'esame di cui si è fatto ora cenno è impor-tante anche in considerazione del fatto che il costo di produzione ed il volume delle risorse finanziarie in parte dipendono e si raccorda-no alle tecraccorda-nologie adottate per migliorare in via progressiva la produttività degli investi-menti e per non soccombere di fronte alla con-correnza che tende ad ottimizzare i voluti ri-sultati a livello quanti-qualitativo, rinnovan-do a rapidi intervalli il dispositivo di produ-zione impiegato con impianti di fresca appa-rizione, di alto contenuto tecnologico, di più elevata efficienza.
4. I RISULTATI DELL'INDAGINE Come si è già ricordato al § 2., le cooperative assunte in campione sono state tratte, con scel-ta casuale, da cinque imporscel-tanti filoni
opera-tivi identificabili secondo le specificazioni qui di seguito trascritte:
— produzione vinicola — produzione lattiero-casearia
— macellazione e commercializzazione delle carni
— lavorazione e commercializzazione dei pro-dotti frutticoli
— stoccaggio e commercializzazione dei pro-dotti cerealicoli.
Di tali cooperative — che sono risultate ope-ranti nelle province di Alessandria, Asti, Cu-neo, Novara — si sono esaminati i bilanci di esercizio riferiti agli anni 1981 e 1982 prestan-do particolare attenzione alle osservazioni ed ai richiami contenuti nello stato patrimoniale
e nel conto economico, e cercando di inter-pretare tali documenti nel modo più corretto dai diversi punti di vista contabile, finanzia-rio ed economico.
In argomento, va ancora aggiunto che i dati esposti e presi in considerazione sono apparsi nel loro complesso sufficientemente congrui e ragionevolmente affidabili dopo la rettifica-zione, in qualche bilancio, di errate iscrizio-ne di alcuni elementi iscrizio-nel rispettivo stato pa-trimoniale e dopo la eliminazione di banali er-rori di calcolo.
Per stabilire una graduatoria di merito fra le cooperative esaminate si è considerato per ognuna il valore complessivo dell'attivo pa-trimoniale poiché tale valore, per altro in
sin-tonia con quello delle risorse finanziarie glo-bali, si ripartisce e si articola in una serie di beni tra loro complementari (cioè, i beni stru-mentali durevoli dell'impianto aziendale e del-le scorte di magazzino, integrati dalla liquidi-tà disponibile in via immediata e differita), be-ni che raffigurano ed in certo senso rispecchia-no la capacità produttiva dell'impresa. Si è pure tenuto presente il valore del fattura-to, cioè del ricavo ottenuto dalla vendita dei beni trasformati, poiché le imprese ritengono di desumere da questo valore una « misura di frontiera» della loro capacità produttiva. Con riferimento ai valori rilevati, sia riguar-do all'attivo patrimoniale sia riguarriguar-do al fat-turato, le cooperative osservate sono state sud-divise e raccolte in tre gruppi contraddistinti dalle connotazioni trascritte nella Tabella n. 1. Inoltre, per ciascuna cooperativa si è altresì provveduto a rilevare una sequenza di valori riguardanti: l'attivo corrente, l'attivo conso-lidato, il passivo corrente, le risorse finanzia-rie permanenti, le risorse finanziafinanzia-rie globali, i debiti contratti dalla cooperativa verso i so-ci, il c/conferimenti, i beni conferiti dai soso-ci, il complesso delle spese sostenute per l'acqui-sto dei beni impiegati nel processo di trasfor-mazione (materie prime e sussidiarie, semila-vorati, ...) e dei beni utilizzati per la vendita dei prodotti ottenuti (contenitori di vario ti-po, forma, dimensione, ...)4.
Con tali valori si sono poi costruiti, per cia-scun gruppo di cooperative i rapporti illustrati nella nota metodologica, traendone altrettanti indicatori orientativi che si rispecchiano nelle misure riportate nella Tab. n. 2.
Relativamente alle caratteristiche dei gruppi esposti nella Tab. n. 1 si può osservare che il 1° gruppo è il più rilevante a livello quantita-tivo poiché raccoglie il 46% delle cooperative in campione, le quali risultano contrassegna-te, unitariamente e mediamencontrassegna-te, da un valo-re di attivo patrimoniale di poco inferiovalo-re a un miliardo 700 milioni e da un valore di fat-turato che sfiora 2 miliardi.
IL 2° gruppo è pur esso importante poiché aduna il 36% delle cooperative in campione •e quali sono, sul piano unitario e medio,