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EFFETTI DELL'AVANZATA TECNOLOGICA

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1985 (pagine 61-65)

Giulio Fodday

Siamo consapevoli di vivere in uno straordi-nario periodo di evoluzione tecnologica. Lo scenario che si presenta ai nostri occhi non cessa di meravigliarci: l'informatica, l'elettro-nica, la robotica, la telematica stanno cam-biando il volto della società industriale. Questo mutamento si diffonde dappertutto con grande rapidità.

In molte fabbriche nelle quali fino a qualche tempo fa, le linee di montaggio scorrevano ineluttabili davanti a uomini in atto di avvi-tare bulloni, ora, silenziosi carrelli, azionati da un elaboratore centrale, trasportano pezzi destinati ai robot.

Negli uffici, l'automazione consente di memo-rizzare il testo dei documenti e di effettuar-ne, in un amen, il reperimento secondo la da-ta, l'argomento, l'autore.

Negli ospedali sono allestiti sofisticati conge-gni medici e chirurgici. È stato messo a pun-to un dispositivo a raggi infrarossi grazie al quale le persone paralizzate agli arti superio-ri possono dattilografare guardando per un ; istante, attraverso uno speciale paio di

occhia-li, i caratteri di stampa via via prescelti. | Col sistema delle fibre ottiche si possono in-I canalare sopra un filo sottile come un capello I ottomila conversazioni telefoniche nello stes-I so tempo.

I Calcolatori elettronici in dotazibne presso cen-tri di studi lessicografici sono pronti a rispon-dere a domande che prima nessuno avrebbe Pensato di poter fare. Per esempio, qual è la Percentuale di sostantivi e aggettivi mai ripe-tuti in romanzi come «I promessi sposi» o «Le avventure di Pinocchio».

Questi sono soltanto alcuni dei tanti esempi di innovazioni attuali o imminenti.

Quel che ci riserva il futuro prossimo è ancor più stupefacente. Ci attende un mondo da

fan-tascienza. L'energia nucleare, la biotecnolo-gia, la microelettronica promettono di schiu-derci orizzonti affascinanti.

Nel campo delle videoinformazioni, ogni uten-te, con un sistema di televisione interattiva via cavo, potranno fermare, rallentare, accelera-re, ripetere le immagini provenienti da ogni _ dove.

Saremo in grado, mediante un telecomando,

;c di inviare messaggi e di leggere su uno cher-| mo le informazioni che vogliamo.

| Sul video apparirà, a un nostro comando, il fi numero telefonico desiderato, utilizzando una | chiave alfabetica ed evitando così di sfogliare " le pagine dell'elenco telefonico.

5 Con la cosiddetta quinta generazione di cal-colatori, si potranno effettuare persino tradu-zioni simultanee da una lingua all'altra.

ESPANSIONE DELLE INNOVAZIONI Una prima peculiarità delle innovazioni odier-ne è la loro straripante disseminazioodier-ne. Mai come nell'epoca in cui viviamo si è assi-stito al proliferare di tante applicazioni tec-niche.

Ne traggono vantaggio tutti i settori: dall'in-dustria ai trasporti, dall'edilizia alle telecomu-nicazioni, dagli istituti sanitari alla scuola. Le innovazioni avanzano a passo veloce con-quistando fabbriche, uffici, amministrazioni pubbliche, studi professionali, ambienti do-mestici.

Non si fa a tempo a conoscere i prodigi d'u-na nuova tecnologia che già se ne preannun-cia un'altra.

Sappiamo che il cammino dell'umanità e il perfezionamento tecnico sono andati sempre avanti di pari passo.

Un susseguirsi di invenzioni e scoperte ha re-so possibile il progresre-so.

Fino al mille dopo Cristo il ritmo inventivo fu lento e graduale, anche se il passaggio dal-la barbarie aldal-la civiltà avvenne in virtù di ge-niali ideazioni, tra cui la zappa, la macina, il fuso, l'aratro, la ruota, la vela che sono co-lonne miliari lungo la via percorsa dalla spe-cie umana.

Dopo alti e bassi, la vena inventiva riprese a salire con riflessi talvolta di grande portata per l'incivilimento.

Basti pensare all'invenzione della stampa, al-la bussoal-la, al tornio, alal-la polvere pirica, alal-la ghisa.

Dopo il 1700 la salita non ha avuto soste. Nel

nostro secolo diventa imponente e in questi de-cenni è vertiginosa.

Il vessillo di asse portante dell'assetto indu-striale, innalzato ieri dalla meccanica, dall'e-lettrotecnica e dalla chimica è passato oggi al-l'elettronica e all'informatica.

Tra le cause di questa mirabile fecondità pos-siamo annoverare il fatto che, mentre in pas-sato l'invenzione era dovuta all'ingegno crea-tore di uomini che operavano da sé soli, oggi la ricerca viene attuata da « equipe » di scien-ziati, sostenuta da notevoli mezzi finanziari e fatta in modo sistematico.

ATTIVITÀ DI RICERCA

La spirale dello sviluppo tecnologico è fondata sull'intensa attività di ricerca.

Sparse in tutto il mondo, vi sono zone chia-mate « science park » comprendenti centri di ricerca, istituzioni universitarie, industrie pri-vate e pubbliche.

Sono agglomerati ad alta tecnologia dove si approntano servizi comuni, nascono nuove idee, si consolida un mercato del lavoro di tec-nici, si compenetrano attività diverse. Negli USA si contano un centinaio di tali aree, formatesi in parte per iniziative spontanee e in parte per interventi programmati. Famosa è la «Silicon Valley» a San Franci-sco: si stende su una superficie di circa 800 kmq e raccoglie più di mille aziende di punta che dànno occupazione ad oltre 184.000 ad-detti.

Concentrazioni industriali che si distinguono per le considerevoli attivitià di ricerca fiori-scono anche in Giappone (Tsukuba, Nagoya, ecc.), in Gran Bretagna (Cambridge Science Park, Astor Science Park), in Francia (Zirst). Quanto all'Italia, rilevante, dopo l'area lom-barda, è quella piemontese che assorbe il 29,5% della spesa nazionale di ricerca indu-striale e vede occupati in tale attività circa 18.000 addetti. Il triangolo Torino, Ivrea, No-vara raggruppa i centri a più alta intensità di ricerca.

Per quel che concerne la ricerca informatica, una delle maggiori concentrazioni europee è costituita dagli insediamenti dell'Olivetti. Nel-l'area torinese occidentale vi sono le più im-portanti imprese che producono macchine utensili perfezionate, sistemi di fabbricazio-ne flessibile, robot.

Alcuni grandi centri di ricerca operano nel pe-rimetro di Moncalieri. Un altro promettente

polo delle nuove tecnologie è Roma. Dopo Mi-lano e Torino, la capitale è al terzo posto nel-la graduatoria delle concentrazioni industria-li, degli investimenti per la ricerca e degli oc-cupati nell'industria.

In una zona che tocca Pomezia e si allarga nel-la valle del Tevere sorgono aziende di elettro-nica, di informatica, di software, di produzio-ne aerospaziale.

RIVOLUZIONE ELETTRONICA Un'altra qualità distintiva di questa era tec-nologica è la crescente diminuzione dell'inter-vallo che separa la scoperta scientifica e l'ap-plicazione industriale.

Oggi sono sufficienti pochi anni per sfruttare industrialmente le innovazioni, mentre occor-sero 112 anni per la fotografia, 56 per il tele-fono, 35 per la radio.

Lo sviluppo tecnologico è favorito inoltre dal-la combinazione di tecniche diverse. Per esempio, la convergenza dell'informati-ca e delle telecomunidell'informati-cazioni ha fatto nascere la telematica. Col quale neologismo si designa l'insieme dei servizi che permettono di trasfe-rire informazioni sotto forma, a un tempo, di parole, scritti e figure.

Il «videotel» col quale l'utente telefonico, for-nito di televisore e tastiera, può acquisire da-ti memorizzada-ti presso centri di informazioni, il «videolento» che consente di controllare, mediante immagini in arrivo, come si svolge il traffico stradale e che cosa avviene in luo-ghi di vendita decentrati, l'archiviazione e l'e-laborazione (ancora in fase sperimentale) delle notizie date a voce e integrate con testi e im-magini sono tutti servizi attuati o attuabili al-l'insegna della telematica.

Dunque ricerche più razionali e meglio ordi-nate, massicci investimenti pubblici e privati, costi notevolmente ridotti sono all'origine del-la rapida diffusione delle nuove tecnologie in tutti i settori e in ampi spazi geografici. La rivoluzione dell'elettronica è in atto. Sia-mo nell'era della tecnologia dell'informazio-ne. Protagonista: il microprocessore. Si trat-ta di un calcolatore piccolo e potente fonda-to su quella che è stata definita una meravi-glia di ingegnosità tecnica: i circuiti integrati. Messi a punto su una superficie di un centi-metro quadrato, tali circuiti possono effettua-re, in brevissimo tempo, milioni di conteggi e immagazzinare un'infinità di dati. I moderni metodi di informazione sono rivo-luzionari come fu rivorivo-luzionaria la

meccaniz-zazione. Questa ha ampliato le capacità mu-scolari dell'uomo, quelli ampliano le sue fa-coltà cerebrali e nervose.

L'innovazione tecnologica riguarda non solo i settori avanzati, ma anche quelli che vengo-no detti «maturi».

Non è vero, secondo esperti di gestione della produzione, che ogni industria sia condanna-ta a declinare, dopo uno scondanna-tadio di maturità tec-nologica.

L'introduzione di nuovi sistemi può diventa-re il fondamento d'una strategia concordiventa-ren- concorren-ziale rivolta al miglioramento della qualità dei prodotti o alla maggior efficienza del proces-so produttivo. Quindi anche nei settori side-rurgico, elettromeccanico, tessile è possibile, come è avvenuto nel settore automobilistico, ricuperare vitalità e competitività attraverso l'innovazione tecnologica.

TECNOLOGIA E ORGANIZZAZIONE Le innovazioni tecnologiche hanno conseguen-ze dirompenti. Non lasciano indifferenti né l'organizzazione del lavoro, né i rapporti uma-ni, né le relazioni industriali, né il diritto, né altri aspetti di vita collettiva e individuale. Nel mondo del lavoro, le innovazioni fanno nascere difficili problemi organizzativi. Sia nei reparti di produzione, sia negli uffici impon-gono semplificazione, razionalizzazione, pro-grammazione.

È chiaro che la scelta di specifiche tecnologie presuppone un disegno organizzativo che si in-tegri con esse. Tale disegno può concernere il prodotto, i processi, il mercato.

Anche il semplice uso di un computer in azien-da comporta una riorganizzazione. Si delinano nuovi assetti organizzativi. Infat-ti, materie prime e lavoro, sul quale binomio si è fondato fino a ieri il valore del prodotto, richiedevano un'attività prevalentemente ma-nuale, una parcellizzazione delle prestazioni, una immutabilità delle mansioni, un accentra-mento del potere decisionale, una rigida sca-la gerarchica.

Tutto ciò è in via di superamento. L'organiz-zazione si trasforma perché il valore del pro-dotto poggia ora, oltreché sul lavoro, anche sulle cognizioni tecniche e scientifiche. Ne de-rivano nuove esigenze organizzative: decentra-mento delle decisioni, mobilità di occupazio-ne, flessibilità delle mansioni, arricchimento e allargamento delle competenze.

La riorganizzazione può seguire vie affatto nuove. Per esempio, una grossa impresa

nor-damericana ha trasformato radicalmente la struttura organizzativa d'un suo reparto fa-cendo svolgere a domicilio il lavoro degli ad-detti mediante terminali capaci di dare e rice-vere informazioni a distanza e riuscendo così ad aumentare, in pochi mesi, la produttività del 250-300 per cento.

La robotica manderà in soffitta Frederick W. Taylor. Infatti, una fabbrica automatizzata, cioè caratterizzata dall'uso congiunto della meccanica e dell'elettronica, non ha niente che fare con una fabbrica tradizionale. L'organizzazione del lavoro ne è quindi rivo-luzionata. Qualcuno è dell'opinione che la to-tale robotizzazione delle aziende manifatturie-re di grande serie richiederà soltanto per una parte dell'anno l'attività produttiva e che nei restanti mesi si svolgerà attività di vendita o di manutenzione oppure si chiuderanno addi-rittura i cancelli.

RIFLESSI SULL'OCCUPAZIONE Uno degli effetti più inquietanti delle nuove tecnologie è la riduzione della manodopera. Come si sa, oggi l'occidente è costretto ad af-frontare una drammatica situazione: la disoc-cupazione.

L'insieme dei paesi europei che fanno parte dell'OCSE conta oggi 19 milioni di disoccu-pati pari all'I 1% della forza lavoro. In Italia, siamo ben al di sopra del limite tol-lerabile di disoccupazione che dovrebbe aggi-rarsi intorno al 3%. La percentuale dei disoc-cupati infatti ha superato 1' 11 %. Nell'area to-rinese raggiunge il 12%.

Tale fenomeno coincide con l'applicazione delle nuove tecnologie. Difficile dire in quali misure il tasso di disoccupazione è imputabi-le alla diffusa crisi economica da un lato e al-l'impetuoso sviluppo tecnologico dall'altro. Comunque sia, è indubitato che l'introduzio-ne delle nuove tecniche permette di fare cose in minor tempo e con minor numero di ad-detti.

Il «Times» fece uscire un numero, attuato con mezzi tecnologici sofisticati, servendosi di 48 collaboratori al posto dei 3.800 normalmente impiegati.

Nel reparto saldatura d'una fabbrica torine-se di elettrodomestici, i dieci dipendenti che vi lavoravano sono stati sostituiti da tre ro-bot controllati da un solo operatore. L'altra faccia della medaglia è questa: la pro-duzione e la manutenzione degli strumenti tec-nologici obbliga a creare nuovi posti di lavoro.

Tali posti offriranno opportunità lavorative in parte derivanti da sostanziali modificazio-ni di attività già esercitate, in parte consisten-ti in occupazioni che avranno carattere di as-soluta novità.

Più che dalle industrie ad elevato livello tec-nologico, l'occupazione viene ad essere incre-mentata dall'applicazione delle nuove tecno-logie alle vecchie industrie.

Inoltre nuovi posti di lavoro si hanno nei ser-vizi collegati alle industrie più avanzate. Si ritiene che per ogni posto creato nei settori produttivi ad alta tecnologia ne nascano altri sei in settori diversi.

L'esempio offertoci dagli Stati Uniti, nazio-ne all'avanguardia nazio-nell'uso delle tecnologie, fa ben sperare.

In USA dal 1975 al 1982 si sono registrati, ogni anno, due milioni di posti di lavoro in più e dal 1983 al 1984 « 3 milioni e 300.000». Dun-que, negli ultimi dieci anni la crescita di posti è stata di oltre ventun milioni. Ed entro il 1995 ne sono previsti altri quindici milioni attinen-ti alle nuove tecnologie.

Il divario nella situazione occupativa europea e statunitense è dovuto, come ha fatto osser-vare il segretario americano Malcom Baldri-ge, ai differenti aspetti assunti nell'uno e nel-l'altro continente dalla politica retributiva, dal mercato del lavoro, dall'imposizione fiscale, dal sostegno all'attività imprenditoriale. Negli USA, per esempio, i salari dal 1970 ad oggi sono aumentati del 5%, in Europa del 40% (soprattutto per effetto dell'indicizzazio-ne). L'utilizzazione della forza di lavoro ne-gli Stati Uniti non conosce le limitazioni e la rigidità che affliggono le aziende europee e quindi non le inducono a un maggior impie-go della manodopera. La spesa pubblica del governo americano è del 36% mentre in Eu-ropa arriva al 52%. L'avvio all'attività im-prenditoriale è agevolato negli Stati Uniti ri-spetto all'Europa dove i crediti vengono con-cessi col contagocce.

Perciò nel 1984 in America sono sorte 600.000 nuove aziende e le piccole imprese (con meno di 50 addetti) hanno contribuito all'aumento dell'occupazione nella misura del 66%. Non si può dire, insomma, che l'occupazione sia la vittima da immolare sull'altare dell'in-novazione tecnologica.

Come è sempre avvenuto, le grandi novità tec-nologiche, in un primo stadio, sono cagione di disoccupazione.

Il medesimo effetto si ebbe gli albori della pri-ma rivoluzione industriale con l'impiego del-le macchine.

Dapprima la manodopera sovrabbondò, ma lo sviluppo economico che ne seguì consentì un aumento di occupazione in altri settori. La disoccupazione tecnologica è, per defini-zione, transitoria. Passate le ripercussioni ne-gative che si hanno con l'introduzione di tec-niche moderne, il numero dei posti di lavoro tende a crescere.

Tutto ciò, naturalmente, non sminuisce l'im-portanza e l'urgenza di apportare correttivi al-lo stato occupativo nel periodo di transizione.

FORMAZIONE PROFESSIONALE Le innovazioni tecnologiche coinvolgono, co-me è ovvio, anche la formazione professio-nale.

Le trasformazioni del lavoro di fabbrica e di ufficio dovute alle nuove tecnologie compor-tano mutamenti di mansione.

I procedimenti di ammodernamento, lo spo-stamento di attività verso il terziario, la rivo-luzione microelettronica sconvolgono la tra-dizionale mappa delle professioni.

Scompaiono vecchi mestieri, nascono nuove figure professionali.

Oggi, un tecnico assistito da un solo operaio di media qualifica fa andare avanti più mac-chine a controllo numerico.

Dove prima operava un addetto alla fattura-zione, un addetto alle paghe e un addetto alla contabilità generale, ora tali compiti sono af-fidati a un computer.

Si prevede che negli anni che ci separano dai 2000 avremo dodicimila professioni nuove.

Il modo di lavorare sarà soggetto a notevoli cambiamenti.

Le persone occupate dovranno mutare più vol-te attività e anche chi continuerà a svolgere lo stesso lavoro dovrà rivedere totalmente la propria formazione professionale.

L'intellettualizzazione delle professioni è in corso.

I cervelli sono destinati ad essere utilizzati più delle braccia. Le tute blu vengono irreversi-bilmente soppiantate dai camici bianchi. Le aziende hanno bisogno di tecnici che co-noscano i princìpi della programmazione, ab-biano cognizioni di tecnologia e siano in gra-do di controllare la produzione.

Chi si affaccia al mondo del lavoro deve ave-re, innanzi tutto, una buona preparazione di base. A ciò è preposta la scuola.

Si pensi all'importanza che vengono acqui-stando la formazione linguistica, le discipline scientifiche, la matematica.

Poiché nel lavoro diventerà fondamentale a tutti i livelli la capacità di pensare e volere da sé, anche i modi di imparare devono confor-marsi a tale necessità.

Nella riforma della secondaria superiore, con l'allungamento della scuola dell'obbligo, si viene giustamente ad innalzare per tutti la sco-larità di base.

L'adolescente infatti ha bisogno di uscire dalla scuola, fornito di nuove conoscenze e nuovi linguaggi, cioè di strumenti culturali atti an-che a facilitargli l'inserimento nel mondo del lavoro.

Teniamo presente che la vita domani non sa-rà la stessa di oggi.

Pertanto, se la scuola e l'extrascuola non riu-sciranno a precorrere i tempi, stando attente a quel che avverrà in futuro, ne scapiterà il progresso che sarà, senza dubbio, frenato. Sappiamo tutti che fino ai primi decenni di questo secolo, nei paesi industriali, bastava sa-per leggere, sasa-per scrivere e far di conto, cioè avere un'istruzione elementare, per esercita-re le attività lavorative nelle aziende di pro-duzione in serie.

Poi si è avuto un aumento nel livello generale di istruzione con la diffusione di scuole supe-riori, università, istituti extrascolastici. Oggi, con l'avanzata tecnologica c'è sempre più bisogno di persone istruite. È diventata in-dispensabile un'istruzione media per tutti. Se manca il retroterra di un'ampia formazio-ne di base, è difficile stare al passo con l'in-calzante succedersi delle nuove tecnologie. Chi oggi lavora deve avere una preparazione che gli permetta di adattarsi, in breve tempo,

alle esigenze di rinnovamento dei processi la-vorativi.

Stando così i fatti, anche la formazione pro-fessionale deve essere riveduta.

È ormai superato il principio di favorire il con-seguimento di rigide e chiuse specializzazioni. La rapidità con cui mutano le tecniche impli-ca un continuo riesame e riadattamento delle mansioni.

Non è facile però identificare i futuri profili professionali.

Eppure bisogna pensare oggi a preparare il personale qualificato di domani.

Certo non tutte le professioni tradizionali di-venteranno inutili. Accade, per esempio, che certe figure soppresse in grandi e medie im-prese sopravvivano in aziende di minori di-mensioni, in seguito al decentramento delle la-vorazioni.

Oggi sembrano in aumento le attività riguar-danti il collaudo, il controllo di qualità, l'as-sistenza tecnica, la manutenzione, le quali at-tività richiedono una solida preparazione teorico-tecnica.

Si deve tener presente, ai fini formativi, che il modo di lavorare tende a diventare più per-sonalizzato, cioè il prestatore d'opera svolge le sue mansioni con autonomia sempre più spiccata.

L'abilità manuale non è più importante come una volta. Per esempio, oggi l'operaio mac-chinista ha bisogno di un ampliamento delle sue conoscenze anche sotto il profilo teoreti-co. Pure la figura del capo intermedio va ri-vista come posizione, responsabilità, compe-tenza.

E opinione concorde che convenga dare un'impostazione formativa in senso polivalen-te, affinché i soggetti vengano dotati di mez-zi tecnico-professionali fruibili nel caso di ri-conversioni, riqualificazioni, aggiornamenti, arricchimenti di mansioni.

S'intende che la polivalenza non va confusa con la cultura generica. In materia di forma-zione, la polivalenza riguarda il più ampio in-sieme di conoscenze e abilità in un determi-nato ambito tecnico-professionale. Poiché la celerità del mutamento sta diventan-do un fenomeno persistente, non è più possi-bile che l'istruzione sia largita una volta per sempre, cessando dopo l'adolescenza.

Nel documento Cronache Economiche. N.003, Anno 1985 (pagine 61-65)