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CAP 3 ANALISI DEI COSTI NELLE AZIENDE AGRARIE

3.1 Analisi delle tipologie di costo

L’analisi e classificazione dei costi è un’operazione fondamentale, poiché ci permette di andare a definire il comportamento dei costi in funzione di variazioni in parametri considerati rilevanti per la loro formazione.29

Il cost driver può essere definito come il fattore in base al quale si procede a effettuare lo studio del costo.

Allo scopo di svolgere una corretta analisi sul comportamento dei costi occorre andare a definire:

-il costo oggetto di analisi -il cost driver

-l’intervallo di variazione del cost driver

-il periodo di tempo preso a riferimento

L’oggetto di analisi può essere un costo elementare come per esempio quello delle materie prime o il costo del lavoro, oppure un raggruppamento di costi, come per esempio l’insieme dei costi riferiti a un reparto.

La variabilità dei costi rispetto all’oggetto in analisi si determina a seguito dell’osservazione dei cost driver, la cui variazione porta al mutare dell’entità dei costi totali.

Elemento fondamentale per lo studio del comportamento dei costi è l’individuazione dei fattori determinanti di costo (cost driver).

Ulteriore elemento da definire è l’ampiezza o spazio di variazione del cost driver che mi va a definire quella che è l’area di rilevanza nell’analisi della variabilità dei costi, cioè l’intervallo di variazione del livello di driver entro cui si mantengono valide le ipotesi di comportamento dei costi relativi all’oggetto in analisi.

Nell’analisi dei costi occorre definire anche il tempo, cioè l’estensione temporale dell’osservazione.

29 Lino Cinquini, Strumenti per l’analisi dei costi, Vol I Fondamenti di Cost Accounting, Quarta edizione, Giappichelli Editore,2013 pag16

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Più si estende l’orizzonte temporale, più aumenta la variabilità dei costi.30

I costi possono avere diverse classificazioni ed è molto importante andare a definire le varie tipologie di costi poiché ogni costo, in base alla tipologia di appartenenza, può avere caratteristiche e impatto diversi all’interno dell’azienda.

La classificazione dei costi diventa il primo step importante per poter avere un’immagine di quelli che sono i costi che abbiamo all’interno dell’azienda.

Di seguito riporto le varie classificazioni dei costi possibili.

La prima classificazione dei costi, riguarda la distinzione fra costi fissi e costi variabili. Si dicono costi variabili quei costi che variano al variare dei volumi di produzione, sono invece detti fissi i costi che non variano all’interno di un certo intervallo di produzione.31

Volendo entrare più nel dettaglio, per costi variabili si intendono i costi che riguardano le voci di costo la cui entità variano in modo proporzionale al variare dei volumi di produzione e di vendita, come per esempio le materie prime, manodopera diretta, provvigioni passive e spese di trasporto. I costi variabili sono costi che l’azienda sostiene solo se e nella misura in cui produce e vende, mentre i costi fissi sono le voci di costo che entro un determinato periodo di tempo ed entro determinati limiti del volume produttivo non variano, come per esempio ammortamenti, spese amministrative e manutenzioni, e devono essere sostenuti per il fatto stesso che esiste una struttura aziendale.

I costi fissi, volendo dare un’altra possibile definizione, sono quei costi che vanno a gravare sul conto economico anche qualora il fatturato aziendale fosse nullo.

La distinzione fra costi variabili e fissi risulta utile come supporto ai processi decisionali e nelle analisi riguardanti la redditività aziendale poiché risulta essenziale se si vuole individuare il volume di produzione e vendita critico, ossia quello al di sotto del quale l’impresa è in perdita e al di sopra del quale produce un utile.

30 Lino Cinquini , Strumenti per l’analisi dei costi, Vol I Fondamenti di cost accounting, quarta edizione , G.Giapichelli Editore,2013 pag 17-18

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In più l’analisi dei costi ha un’importanza strategica rilevante nell’ambito della preparazione del business plan poiché considerare la struttura dei costi fissi e di quelli variabili significa avere un quadro completo dei costi a cui è sottoposta l’azienda, utile per avere un’idea dei costi che l’azienda sostiene annualmente per esistere.

Una seconda classificazione dei costi può essere fatta utilizzando come criterio di classificazione la maggiore o minore possibilità di riferire un costo a un prodotto ed oggettività nella misurazione dei costi rispetto all’oggetto di costo.

Con tale distinzione si arriva alla distinzione fra costi speciali e costi comuni.

Sono detti costi speciali i costi che possono essere riferiti oggettivamente all’oggetto di costo, mentre sono detti costi comuni i coti che sono impiegati contemporaneamente da più oggetti e per i quali non è possibile identificare le quantità specifiche di fattore consumato da ciascuno di essi.32

Volendo entrare più nel dettaglio I costi speciali (o specifici) sono costi sia variabili che fissi relativi a fattori produttivi che contribuiscono esclusivamente all’ottenimento di un certo oggetto.

Sono costi che essendo specifici non si andrebbero a sostenere nel caso in cui si decidesse di eliminare l’oggetto al cui ottenimento servono.

Essi possono essere attribuiti direttamente e in modo univoco a un certo oggetto di costo.33 I costi comuni riguardano i fattori e le attività impiegati per svolgere più processi produttivi e che quindi contribuiscono all’ottenimento di più processi produttivi.

Essi sono attribuiti all’oggetto di costi solo in modo indiretto, attraverso l’uso di basi di riparto.

I costi comuni, invece, essendo quei costi di fattori impiegati contemporaneamente da più oggetti di costo, sono costi per i quali non è possibile identificare quella che è la quantità specifica di fattore consumato da ciascuno di essi e quindi la loro imputazione all’oggetto di costo sulla base di un procedimento di ripartizione e allocazione.

32 Lino Cinquini ,Strumenti per l’analisi dei costi,Vol I Fondamenti di cost accounting,quarta edizione,G.Giapichelli Editore,2013 pag 35

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La terza classificazione riguarda la distinzione fra costi diretti e indiretti e può essere fatta sfruttando come fattore di distinzione, la possibilità di attribuire direttamente il costo ad un determinato prodotto.

“I costi diretti sono quei costi per i quali è possibile stabilire una relazione causale immediata e univoca con il nostro oggetto di interesse, mentre i costi indiretti sono quei costi che non possono essere attribuiti in modo univoco e oggettivo al nostro oggetto di interesse.”34 I costi diretti sono gli elementi che possono attribuiti all’oggetto di costo con ambiguità tendente a zero.

Questa categoria di costi è attribuita mediante criteri di “specialità”35,mediante il prodotto tra volume di fattore impiegato e prezzo unitario, oppure attribuiti in modo esclusivo.

I costi indiretti, invece corrispondono a risorse consumate da due o più oggetti di costo.36 Si può affermare, per essere più precisi, che i costi diretti sono imputabili direttamente all’oggetto di costo mediante il prodotto tra volume di fattore produttivo impiegato e il prezzo unitario, oppure attraverso un’attribuzione in maniera esclusiva, mentre i costi indiretti sono imputati mediante criteri di comunanza, attraverso il procedimento di ripartizione o allocazione del costo.

Volendo fare alcuni esempi delle due categorie di costo possiamo avere fra i costi diretti costi come la manodopera diretta e materie prime, che sono costi imputati direttamente al prodotto. Per quanto riguarda i costi indiretti, i più frequenti sono i costi variabili di produzione che non sono imputabili direttamente ai singoli prodotti come i costi di energia elettrica e i costi della manodopera indiretta come per esempio il salario dei magazzinieri, ma anche i costi di manutenzione degli impianti produttivi utilizzati per la produzione di più tipologie di prodotti.

Come precedentemente detto la difficoltà per quanto riguarda i costi indiretti è trovare la base di imputazione più corretta affinché il loro importo totale venga ripartito adeguatamente ai diversi oggetti di costo.

34 Da “tecncihe e struemnti per l’analisi economico finanziaria “di Furio Bartoli 35 Amodeo D, Le gestioni industriali produttrici di beni ,Utet,Torino 1976 36 Da “struemnti per l’analisi dei costi.Vol.II “ di Paola Miolo Vitali

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Le tipologie di basi di riparto per l’imputazione dei costi indiretti si distinguono in:

- basi di riparto a valore: espresse in termini monetari, generalmente sono un valore di costo, come quello per la manodopera e per le materie, rapportato al costo indiretto da ripartire che consente di individuare una percentuale del valore della base.

Questa percentuale, moltiplicata per il valore della base contenuta in ogni oggetto di costo, determina la quota di costo indiretto da allocare

-basi di riparto quantitative: sono espresse da quantità non monetarie, quali le ore di manodopera, le ore macchina, la quantità di materie prime, il volume di produzione in modo tale che il rapporto tra il costo indiretto da ripartire con la base di riparto dia un coefficiente di ricarico che poi moltiplicherò per il valore della base riferito ai singoli oggetti di costo.37

Faccio un esempio applicativo per poter chiarire meglio le differenze applicative delle due tipologie di basi di riparto.

Supponiamo di avere i dati espressi in tabella 3.138 Tabella 3.1: dati per esercizio (in migliaia di euro)

prodotto a Prodotto b totale

Materie prime 100 30 130

manodopera 60 80 140

totale 160 110 270

Supponiamo di dovere ripartire un costo comune di produzione di 49.000 tra i due prodotti utilizzando come base di riparto la base di riparto a valore “(materie prime +MOD).

Applicando tale base di riparto ho:

3737 Lino Cinquini ,Strumenti per l’analisi dei costi,Vol I Fondamenti di cost accounting, quarta edizione ,G.Giapichelli Editore,2013 pag 39

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coefficiente di riparto: costo indiretto da ripartire / valore totale della base coefficiente di riparto = 49000/270000 =0,1815

Da ciò deduco che:

-ad A andrò a allocare =0,1815*160000 = 29037 -ad B andrò a allocare =0,1815*110000 =1996339

Faccio un esempio di calcolo anche con l’applicazione della base di riparto quantitativa. I dati sono i medesimi dell’esempio fatto con la base di riparto a valore (tabella 3.2)

Tabella 3.2: dati esercizio di calcolo con base di riparto quantitative (dati in migliaia di euro)

prodotto a Prodotto b totale

Materie prime 100 30 130

manodopera 60 80 140

totale 160 110 270

Ore di lavoro 670 1020 1690

Utilizzo in questo caso un coefficiente di riparto quantitativo, come per esempio le ore di lavoro.

Coefficiente di riparto: costo indiretto da ripartire /valore totale della base Coefficiente di riparto: 49000/16900 28,99 euro per ora di lavoro.

Da ciò deduco che il costo comune sarò cosi riparto:

70 -ad A 28,99*670 =19426

-Ad B 28,99*1020 = 2957440

Per evidenziare le differenze fra i due metodi posso dire che:

“nel primo caso ho un rapporto tra il costo indiretto e il totale della base di riparto a valore e quindi una certa percentuale rispetto alla base, nel secondo caso un rapporto tra il costo comune da ripartire e il totale della base quantitativa prescelta per il riparto e quindi un coefficiente che esprime l’unita di euro da ripartire per ogni unità di base, da moltiplicare per il numero di unità di base presente in ciascuno degli oggetti di costo”41

Un’osservazione che tengo a fare e che poi riprenderò in dettaglio nella parte della tesi relativa ai vari sistemi di calcolo dei costi, è quella relativa alla modalità utilizzata per il calcolo dei costi nel procedimento FULL COSTING.

Infatti, in tale modalità di calcolo dei costi, allo scopo di avere una semplificazione nell’imputazione dei costi indiretti ai singoli prodotti si procede con la definizione dei Centri di costo e Centri di costo ausiliari, che hanno lo scopo di raggruppare i costi e poi procedere all’imputazione basandosi su un unico criterio di ripartizione. Uno dei problemi che spesso si ha nel momento della ripartizione dei costi indiretti sta nella “soggettività” della scelta del criterio di ripartizione e spesso per limitare l’effetto di questo problema, che è impossibile eliminare del tutto, si sceglie di procedere a ripartire i costi indiretti con lo stesso criterio con cui si è ripartito il costo della manodopera diretta. Se si usa questo metodo, il costo contenuto nei diversi centri di costo comprende sia costi indiretti che il costo diretto riferito alla manodopera diretta e quindi, attraverso quella che è la fase successiva di “ribaltamento” dei costi dei Centri di costo ausiliari sui costi centri di costo produttivi, sarà possibile imputare sul singolo prodotto tutti i costi delle lavorazioni interne con un’unica operazione.

Dopo questa osservazione circa la modalità di calcolo dei costi indiretti, passo a elencare e descrivere quelli che sono i vari sistemi di calcolo dei costi.

40 Esempio tratto da “Cost management: Volume 1” di Lino Cinquini pag 44 41 Da “Cost management: Volume 1” di Lino Cinquini pag 44

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