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RATEI E RISCONTI PASS

D) RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITA’ FINANZIARIE

2.5 Costi specifici dell’azienda agraria

Nella seguente parte del capitolo, esaminerò i costi specifici dell’azienda agraria analizzandoli nelle loro caratteristiche e metodo di rilevazioni.

Tali costi poi saranno esaminati per quanto riguarda la modalità di calcolo e specificità nel capitolo 4 di questa tesi.

Costi delle immobilizzazioni

Fra i costi legati alle immobilizzazioni, risultano essere di particolare importanza quelli legati ai macchinari e agli impianti.

Le macchine hanno un’elevata incidenza nel calcolo dei costi di produzione e la maggior parte delle macchine sono fattori produttivi comuni a più colture e quindi per esse è attuata una ripartizione o un’attribuzione indiretta. Inoltre il costo delle macchine è un’aggregazione complessa, che raccoglie componenti di varia natura.

Anche quando le macchine sono destinate specificatamente a talune colture, una parte dei costi che le riguarda non sono strettamente costi diretti della coltura.

In un’azienda agraria, per esempio se andiamo a considerare un trattore, esso sarà utilizzato per effettuare lavorazioni specifiche a singole produzioni ma anche per fasi produttive o lavorazioni legate a produzioni diverse fra loro. Per esempio nell’azienda che sarà oggetto di studio nel capitolo 4 di questa tesi i trattori sono utilizzati per lavorazioni specifiche legate alla produzione delle barbatelle ma anche per operazioni di trasporto delle piante di olivo e frutto all’interno dell’azienda.

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I costi totali legati ad ogni singolo trattore quindi dovranno essere ripartiti fra le diverse colture e per far ciò si deve utilizzare delle specifiche basi di riparto come per esempio, quella legata alle ore di manodopera di per ogni coltura (cioè quante ore la manodopera utilizza il trattore in riferimento a ogni singola cultura).

Ci tengo a mettere in evidenzia, come poi vedremo nel capitolo 4, che per determinare quello che è il costo totale dei trattori che dovrà essere allocato potremmo utilizzare due metodologie diverse di calcolo.

La prima si basa sull’utilizzo di specifiche tabelle, che i indicano per ogni trattore il consumo orario di gasolio, il consumo di lubrificante e il costo della manutenzione rispetto alle ore lavorate.

Utilizzando queste tabelle ogni anno posso calcolare il costo totale di ogni trattore, attraverso una stima che si basa su una certa % di costo in base il valore del trattore. Il secondo sistema di calcolo utilizzabile è quello che si basa sulla creazione di apposite schede, specifiche per ogni tipologia di costo legata al trattore, dove si vanno a segnare ogni costo sostenuto, alle varie periodicità.

Attraverso l’uso delle schede alla fine dell’anno basterà fare la sommatoria dei vari costi sostenuti, prima all’interno delle singole schede e poi fra le schede stesse, per avere il costo totale da allocare fra i vari prodotti.

L’utilizzo di uno dei due metodi non esclude l’altro e anzi a mio avviso possiamo scegliere quale metodo di calcolo ci risulta più idoneo da applicare e sfruttare l’altro metodo per un ricontrollo di coerenza dei dati ottenuti.

Andando ad analizzare nel dettaglio il costo delle macchine, vedo che fanno parte di esso:

- costi per carburanti e lubrificanti

- costi per manutenzione e riparazioni ordinarie

- assicurazione (responsabilità civile, se motrici, incendio e furto, etc.) - ammortamento

51 - eventuali costi per permessi di circolazione

- costo relativo all’operaio che le conduce, nel caso di macchine motrici o operatrici se si vuole calcolare il costo complessivo dell’effettuazione delle operazioni meccaniche.

Tutti questi costi sono disomogenei fra loro ma hanno comunque una identica destinazione, cioè quella di essere alla base del calcolo del costo delle ore di lavoro meccanico.

Per quanto riguarda i carburanti, le manutenzioni e assicurazioni, trovo il costo totale relativo a queste voci poi trovo il costo orario dividendolo per il numero delle ore di utilizzo.

Seguentemente andrò a imputare alla singola coltura il costo moltiplicando il numero delle ore per il costo orario.

Gli elementi di costo delle macchine di più complessa determinazione sono senza dubbio le quote di ammortamento.

L’ammortamento è definibile come il processo mediante il quale vado a ripartire un costo pluriennale nei vari costi di esercizio.

Questa ripartizione è fatta mediate il principio della competenza economica.

L’articolo2426 del codice civile dice che” il costo delle immobilizzazioni materiali e immateriali, la cui utilizzazione è limitata nel tempo deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni esercizio in relazione con la loro residua possibilità di utilizzazione”23 Si usa come prassi quella di assumere a base del calcolo dell’ammortamento il valore a nuovo delle macchine. Questo procedimento, chiamato aritmetico, coincide con il metodo a quote costanti, con la rilevante differenza che si pone alla base del calcolo delle quote non la differenza tra costo storico e presumibile valore di realizzo finale, ma quella tra costo a nuovo e valore di recupero stimato, il tutto in rapporto al tempo di presunta durata economica.

23 Tratto da articolo 2426 del codice civile

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In economia agraria si distingue tra quota di reintegrazione, in cui vado a reintegrare semplicemente il capitale e quota di ammortamento, in cui invece oltre a reintegrare il capitale di considerano anche gli interessi e la remunerazione del capitale investito.

La quota di reintegrazione è la somma che si deve accantonare annualmente in previsione di dover sostenere una spesa futura per la sostituzione di un mezzo di produzione fisso. L’ammortamento invece riguarda la ripartizione in un certo numero di anni del valore di un certo capitale iniziale.24

La quota di reintegrazione in agricoltura viene utilizzata per stimare il reddito medio annuo posticipato di beni che danno redditi pluriennali come per esempio i boschi o redditi variabili annuali come i frutteti.

Delle immobilizzazioni, oltre ai macchinari, fanno parte anche fabbricati, vigneti e impianti e tutti essi danno luogo alla tenuta di particolari rilevazioni elementari. Le macchine e gli impianti partecipano alla formazione del reddito. Quello che a noi interessa ora è mettere in evidenza come macchine e impianti partecipano alla determinazione dei costi. Dobbiamo quindi considerare il concetto degli ammortamenti anche per quanto riguarda gli impianti. Il valore delle immobilizzazioni, da considerare per il calcolo degli ammortamenti ai fini della determinazione dei costi, deve essere quello del costo di acquisizione, eventualmente rettificato. La stima del valore da ammortizzare dipende anche la stima della durata economica dell’impianto. Il concetto di durata economica dell’impianto è diverso da quello di durata fisica. La durata fisica è intesa come la durata dalla sua acquisizione alla sua eliminazione connessa all’impossibilità tecnica di funzionare. La durata economica, viceversa, dipende da variabili come:

- il progresso tecnologico (che non rende più economicamente conveniente l’impiego del fattore, ad es. un macchinario, perché sostituibile con uno più efficiente e meno costoso) - il mutare delle preferenze dei consumatori (che non rende, ad es. più economicamente conveniente il mantenimento in produzione di un frutteto perché la varietà prodotta non è più apprezzata dal mercato);

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- mutamenti nella struttura dei processi e delle combinazioni produttive d’impresa, che ad esempio fanno mutare la convenienza nella scelta tra macchine specializzate o macchine flessibili

- variazioni nella combinazione e nei volumi delle produzioni, ad esempio se ci si specializzasse nella produzione di cereali, piuttosto che avere un ordinamento misto, potrebbe diventare convenienze avere degli impianti di stoccaggio dei cereali per poter vendere quando i prezzi sono più favorevoli.

Quando assistiamo ad un accorciamento improvviso della durata utile prevista per uno dei motivi sopra ricordati si dice che le immobilizzazioni sono state colpite dal fenomeno dell’obsolescenza o invecchiamento economico. Questo fenomeno talvolta può essere talmente intenso da rendere diseconomico l’utilizzo ulteriore della macchina.

Costi materie prime, costi energetici e costi legati al personale

Ulteriori costi di cui è importante parlare sono i costi legati all’acquisto delle materie prime necessarie per la produzione, costi energetici e i costi legati al personale.

Per quanto riguarda i costi legati alle materie prime ed i costi energetici, il costo per essi sostenuto è facilmente ottenibile attraverso l’osservazione di quelle che sono le fatture di acquisto e per la loro allocazione, occorre analizzare se in azienda ho materie prime e costi energetici specifici per le singole produzioni o se sono presenti anche materie prime e costi energetici utilizzabili per più produzioni e in tal caso utilizzare idonee basi di riparto.

Una prima cosa su cui prestare attenzione è appunto l’utilizzo che si fa delle materie prime e cioè se sono materie prime specifiche per singola produzione o comuni a più produzioni. Nell’azienda da me analizzata si utilizzano materie prime specifiche per ogni singola produzione e quindi in questo caso l’allocazione ai singoli prodotti è diretta; se così non fosse si dovrebbe utilizzare basi di riparto legate al consumo della materia prima per ogni singola produzione a cui allocare quindi la parte di costo.

Per quanto riguarda i costi energetici, quasi sempre sono comuni alle diverse produzioni di cui l’azienda si occupa ma comunque per capire il miglior modo per l’allocazione la prima cosa a cui prestare attenzione è legata al fatto che il sistema di produzione aziendale sia

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continuo, cioè si produca quel prodotto durante tutto l’anno, o se la produzione dei singoli prodotti sia stagionale, con quindi una segmentazione dell’anno lavorativo in diversi periodi in cui è possibile produrre prodotti diversi.

Nel caso in cui si adotti una produzione “in continuo” allora l’unica soluzione è quella di andare a suddividere i costi energetici in base al volume prodotto di ogni singola produzione, in modo da poter in questo modo allocare il costo energetico. Nel caso in cui, invece, come succede nell’azienda da me analizzata, l’anno di lavoro sia suddiviso in diversi periodi, all’interno dei quali si realizza un solo prodotto, una facilitazione può essere legata al fatto che le bollette di consumo energetico spesso sono scaglionate nell’anno con frequenza trimestrale, quadrimestrale o semestrale e quindi si può sfruttare questo fatto per un’allocazione più precisa e realistica dei costi energetici alle singole produzioni andando a allocare ad ogni singolo prodotto solo i costi realmente consumati da quella produzione. Altro metodo utilizzabile, sempre nel caso si abbia una produzione che non è in “continuum”, è quello legato al fatto di procedere, con cadenze prestabilite, alla lettura dei contatori in azienda.

Dalla lettura dei contatori periodica potrò stimare il consumo di energia che poi calcolato per costo kWh mi dà il costo dell’energia in ogni periodo.

Altro elemento di costo da analizzare poiché molto importante per la sua incidenza nelle aziende agrarie è quello legato ai costi figurativi, che sono delle tipologie di costo che assumono grande rilevanza in economia agraria.

Sono detti oneri figurativi o costi figurativi quei costi non sostenuti finanziariamente dall’azienda, quindi che non determinano uscite monetarie, ma la cui considerazione è fondamentale per i determinati dei calcoli di convenienza economica.25

Tali costi sono importanti da considerare perché anche se non comportano delle uscite finanziarie, rappresentano una sorta di compenso spettante all’imprenditore per i fattori da lui forniti.

25 Lino Cinquini ,Strumenti per l’analisi sei costi, Vol I. Fonamenti di Cost Accounting quarta edizione, G.Giapichelli Edotore,2013 ,pag133

55 Sono oneri figurativi:

- fitti figurativi che costituiscono una sorta di mancato guadagno dell’imprenditore nel caso in cui abbia messo a disposizione dell’azienda propri beni

- lo stipendio per il lavoro amministrativo/direttivo, ovvero il compenso che spetta all’imprenditore qualora egli presti la propria opera all’interno dell’impresa anche per quanto concerne lo svolgimento di operazioni che non sono prettamente manuali;

- salario quando l’imprenditore non si limita alla direzione e amministrazione dell’impresa ma svolge anche lavoro manuale;

- l’interesse di computo, ovvero l’interesse sul capitale proprio (di natura mobile) che l’imprenditore ha investito nell’impresa;

Eventualmente entrano a far parte degli oneri figurativi anche eventuali fitti figurativi nel caso in cui l’imprenditore ha messo a disposizione dell’azienda dei propri beni immobili (terreni e fabbricati).

L’economia agraria ha sempre distinto quindi il bilancio economico e quello contabile, per evidenziare in che misura il reddito (di derivazione contabile) coprisse i costi figurativi. Per i costi figurativi relativi al lavoro si fa riferimento alle retribuzioni effettive in condizioni simili di struttura aziendale, per dimensione e settore. Per essere più precisi per quanto riguarda il costo della manodopera, il lavoro umano è spesso considerato in Italia, nelle aziende agricole come il costo del lavoro prodotto dall’imprenditore e dalla sua famiglia a causa della maggioranza di imprese agricole di piccole medio dimensioni e spesso a conduzione familiare. Trattandosi di costi figurativi, la loro valorizzazione, sia che si tratti di un lavoro esecutivo (salari), sia che si tratti di lavoro direttivo (stipendi) dovrebbe essere orientato sui valori di retribuzioni in situazioni equivalenti, cioè del lavoro dipendente.

Il lavoro familiare, è una componente del Reddito di Lavoro Familiare, che viene definito come segue, e che spesso è stato utilizzato come parametro per la possibilità di poter usufruire di incentivi per il miglioramento delle strutture aziendali:

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La lettera i, che sta a indicare “stimati” ci fa capire che sono dei costi impliciti, cioè costi non monetari, da stimare.

Essendo il Tornaconto una voce differenziare, per individuare il Reddito di Lavoro Familiare è necessario conoscere non solo i costi espliciti, ma anche gli oneri figurativi relativi al capitale fondiario (terreni, fabbricati, piantagioni), indicati con la sigla Bfi, ed al capitale di esercizio (di natura mobiliare), indicati con la sigla Ii, forniti dall’imprenditore.

Nelle aziende agricole, qualora di faccia ricorso a manodopera esterna, per la determinazione del costo del lavoro dipendente, si fa ricorso al metodo del costo medio orario omnicomprensivo, cioè un costo comprensivo di tutti gli oneri principali e accessori. Esso infatti comprende:

- retribuzione

- contributi previdenziali - contributi assicurativi - costi della formazione

Il costo medio orario poi sarà rapportato alle ore effettivamente nel periodo considerato. L’adozione del criterio del costo medio orario omnicomprensivo, consente anche la distribuzione razionale dei costi alle varie culture, ponderando l’utilizzo di manodopera fissa o avventizia.

Volendo analizzare in modo più preciso la manodopera all’interno delle aziende agricole, c’è da dire che la manodopera in agricoltura prevalentemente è una manodopera stagionale e spesso la manodopera è assunta a tempo determinato.

Per il calcolo del costo legato alla manodopera i dati necessari sono il conteggio delle ore di lavoro e il dato riferito al costo orario.

Per quanto riguarda il dato riferito al costo orario si utilizza le tabelle con i dati riferite alle paghe orarie di ogni livello di manodopera, che sono calcolate dalle unioni provinciali di categoria e fornite alle diverse aziende.

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Per quanto riguarda il calcolo delle ore un sistema molto efficiente di “conteggio “delle ore è quello effettuato attraverso la tenuta di un foglio Excel.

Per quanto riguarda questo ultimo elemento ne parlerò in modo più specifico nel capitolo 4 di questa tesi, quando parlerò della modalità di calcolo del costo della manodopera per l’azienda in esame.

A livello di scelte, che possono essere legate anche al fatto di dovere decidere se far svolgere determinate mansioni a operai fissi già presenti in azienda o se assumere nuova manodopera si ragiona anche in termini di costo opportunità.

Da mettere in evidenza che, nel momento in cui talune culture richiedono l’applicazione di manodopera particolare o specializzata, si terrà conto di ciò calcolando costi medi orari diversi per i vari livelli di lavoro.

Le retribuzioni periodiche possono assumere tre tipiche forme: - a tempo

- a cottimo - a premio

Le retribuzioni a tempo, sono caratterizzate da un salario che è proporzionale al numero delle ore lavorate dall’operaio.

Nelle retribuzioni a cottimo e in quelle a premio, si tiene conto del rendimento dell’operaio, cioè dei risultati derivanti dalle sue prestazioni.

Nella forma a cottimo, il salario è proporzionale al rendimento, nella forma a premio il premio è percepito al superamento di una certa soglia produttiva.

Fattore terra

Reputo infine importante fare una riflessione su quello che è il fattore principale che caratterizza l'attività produttiva agricola, cioè la terra, di cui la prima cosa da notare è come

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ben poco sia rimasto del fattore originario. Infatti l'opera dell'uomo, con disboscamenti, sistemazioni dei terreni, impianti di colture arboree e costruzione di fabbricati ha portato a modifiche a quello che era l'ambiente naturale originario in modo tale che è impossibile distinguere il fattore originario dai capitali che sono stati in esso stabilmente immessi. Questo fa sì che la terra, con tutti quei miglioramenti a fecondità ripetuta stabilmente immessi in essa - cioè immobili sia dal punto di vista “fisico” che giuridico - assuma la connotazione complessiva di capitale, piuttosto che di fattore originario. Con il termine di “capitale fondiario” quindi, si fa riferimento alla terra più i miglioramenti fondiari su di essa applicati. Tra i miglioramenti fondiari che rientrano nel capitale fondiario ricordiamo:

- le sistemazioni dei terreni (a seguito di spietramenti, terrazzamenti, accorpamenti)

- le sistemazioni idraulico-agrarie (ad esempio, canali e scoline) volte a migliorare la gestione delle acque;

- le piantagioni pluriennali (quali vigneti, oliveti, frutteti) - gli impianti fissi (quali quelli di irrigazione, drenaggio)

- i fabbricati (locali ad uso abitativo, locali ad uso strumentale quali stalle, rimesse per le macchine e gli attrezzi, fienili, silos per conservare i cereali o altri prodotti)

Per i costi figurativi relativi al capitale fondiario, la remunerazione implicita viene detta beneficio fondiario e fa riferimento alla sua fruttuosità. A volte, per semplicità, si ricorre al concetto di costo opportunità, dato dal reddito che l’impiego alternativo avrebbe consentito di avere. Ad esempio, si potrebbe fare riferimento al reddito normale ritraibile dall’affitto del terreno in campo agricolo, nelle medesime condizioni di ambiente. Quindi il prezzo normale di affitto di un terreno pattuito nella zona che è rappresentativo del costo monetario risparmiato dal coltivatore o dall’azienda.

Circa il calcolo dell’interesse sul capitale investito, c’è discordanza tra l’impostazione economico-aziendale e l’economia agraria. Il capitale investito in azienda agricola viene analizzato nel suo aspetto qualitativo, distinguendolo fra capitale agrario e capitale fondiario, di cui abbiamo appena parlato.

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Il capitale di anticipazione è funzione dell’entità dei mezzi finanziari che occorre investite per dar luogo alla produzione, tenendo conto che tali mezzi sono anticipati rispetto all’ottenimento dei ricavi, cioè è quella parte di capitale di circolazione (costituito dal totale delle spese per acquisto di beni e servizi di natura circolante sul mercato) che deve essere anticipata in attesa della realizzazione dei ricavi derivanti dalla produzione e riveste una importanza non trascurabile in agricoltura in quanto i cicli produttivi (e quindi i tempi di rientro delle spese) sono relativamente lunghi. I principali fattori che influenzano l'entità del capitale di anticipazione sono i seguenti:

- il tipo di processo produttivo elementare attuato: all'interno delle diverse attività produttive (di coltivazione, allevamento, ecc.) la distribuzione di spese e ricavi nell'arco del ciclo può essere notevolmente diversa (ad esempio in una azienda zootecnica da latte spese e ricavi sono distribuiti durante tutto l’anno mentre in una azienda specializzata nella produzione del mais si hanno spese durante tutto l’anno mentre il ricavo è legato alla sola vendita del mais, prodotto stagionale);

- Livello di specializzazione. Se un'azienda attua più processi produttivi diversi il cui ciclo risulta sfasato nel tempo, è più facile che nel corso dell'esercizio si possa avere una distribuzione di spese e ricavi a livello aziendale meno sbilanciata, anche se a livello di singolo processo produttivo lo è in realtà. In questo senso i ricavi di un processo produttivo possono servire a finanziare le spese di un altro processo produttivo (ad esempio, un'azienda che produce uva che vende a ottobre può utilizzare il ricavato della vendita per finanziare le spese che sono necessarie per seminare il frumento durante l’autunno)

- le tecniche produttive impiegate: a seconda del più o meno elevato livello di intensificazione produttiva e del maggiore o minore ricorso al mercato per i consumi intermedi. Se, ad esempio, in un’azienda si adottano tecniche a bassa intensificazione