Introduzione: vecchie e nuove sfide per la scuola lombarda
Grafico 5.20 Distribuzione percentuale dei ricoveri per trauma di italiani e stranieri in posizione professionale elevata Lombardia
6. Lavoratori immigrati e dinamica infortunistica Un quadro della situazione in Lombardia
6.3 Di meno, ma ancora molti: il ruolo che può giocare la for mazione in materia di sicurezza sul lavoro
L’esame degli andamenti infortunistici registrati dall’Inail ha posto in ri- lievo, per quanto riguarda gli eventi che hanno toccato i lavoratori con
background migratorio (nati all’estero) in Lombardia, il progressivo calo
degli incidenti denunciati, proceduto di pari passo a una tendenza al raf- forzamento del numero di occupati, quantomeno a livello assoluto. Ciò suggerisce che la frequenza degli eventi che hanno toccato gli stranieri sia in calo, seppure mantenendosi su livelli superiori a quelli relativi ai soli lavoratori di cittadinanza italiana. Per quanto in calo, tuttavia, in regione nel periodo di esame il numero di denunce di infortunio pervenute all’Inail è stato di circa 25mila in media all’anno per i soli cittadini di ori- gine straniera, delle quali 34 mortali. Si tratta di valori ancora elevatissimi, che assumono peraltro incidenze tra loro molto differenti sul territorio re- gionale.
Senza voler aprire in questa sede un tema troppo ampio come quello delle misure di contrasto al fenomeno degli infortuni sul lavoro, quello che si vuole proporre a chiusura della fotografia scattata sugli andamenti infortunistici nel loro complesso è l’esame specifico di uno dei fattori che – anche nella legislazione – è indicato come una delle principali pratiche preventive, ovvero la formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Nel 2008 un modulo ad hoc della rilevazione Orim è stato rivolto ad approfondire, insieme ai consueti campi annualmente investigati, anche le dimensioni e le caratteristiche degli eventi infortunistici che hanno coin- volto gli stranieri presenti in Lombardia, così come auto-riportate dagli stessi (Zanfrini, 2009). Tra queste dimensioni figurano l’aver subito nel corso della propria presenza in Italia almeno un evento infortunistico e l’aver partecipato a iniziative di formazione in materia di sicurezza sul la- voro.
Assumendo la risposta alla domanda “Da quando è in Italia ha mai su- bito infortuni sul lavoro?” come dipendente, e in particolare assegnando alle risposte “Sì” (nelle varie combinazioni possibili tra “sul logo di lavo- ro” e “mentre mi recavo al lavoro”) il valore 1 e alla risposta “No, mai” il valore 0, attraverso una regressione logistica si è voluto valutare la predit- tività della risposta alla variabile “Da quando è in Italia ha mai seguito corsi di formazione in merito alla sicurezza sul lavoro?” sul determinarsi dell’aver subito almeno un infortunio da lavoro. Tale modello interpreta- tivo è stato controllato anche per genere, classe di età, classe di reddito e tipologia occupazionale (Tabella 6.17).
Tabella 6.17 – Probabilità di aver subito un evento infortunistico tra gli stranieri ultraquattordicenni presenti. Lombardia, 2008
Exp(B) Non ha frequentato corsi di formazione in materia di sicurezza 1,568
Femmina 1,914 15-29 anni 30-39 anni 0,704 40-64 anni 0,743 Reddito inferiore a 1.000 € Reddito tra 1.000 e 1.249 € 0,500 Reddito di 1.500 € e oltre 0,910 Lavoratore subordinato Lavoratore parasubordinato/autonomo n.s. Lavoratore irregolare n.s.
Fonte: elaborazioni Orim 2008
L’esito dell’applicazione di tale modello indica che la probabilità di aver subito infortuni sul lavoro risulta superiore tra chi non ha frequentato cor-
si sulla sicurezza sul lavoro rispetto a chi li ha frequentati. Allo stesso mo- do, anche l’essere femmina comporta una maggiore probabilità di aver subito infortuni sul lavoro nell’arco del periodo di presenza in Italia, e tale probabilità tende altresì a crescere al crescere della classe di età di appar- tenenza, come del resto sarebbe logico attendersi dal momento che la do- manda sull’aver subito infortuni copre tutto l’arco di tempo della presen- za in Itala. Un dato interessante che emerge è quello che indica come la probabilità di essere incorsi in eventi infortunistici sia altresì associata al crescere dei redditi da lavoro. Per quanto concerne la condizione occu- pazionale, infine, il risultato all’interno di tale modello non risulta signi- ficativo.
7. L’abitare
di Alfredo Alietti
Premessa
Il lungo periodo segnato dalla crisi con i suoi effetti a cascata sul siste- ma economico-produttivo, sulle condizioni lavorative nel mercato del lavoro, sulla traiettorie insediative e sull’accesso al credito delinea an- che per il 2013 un quadro decisamente difficile. Se si aggiunge la rigidi- tà della spesa pubblica a livello centrale in relazione ai trasferimenti re- gionali per il sostegno alle attività di welfare abitativo, inevitabilmente, non si possono ipotizzare delle soluzioni al problema casa in tempi bre- vi. In sostanza, il profondo mutamento dell’architettura istituzionale- pubblica della questione abitativa nel nostro paese, e di riflesso nei con- testi locali, appare debole nell’impostare e nel programmare risposte adeguate alle necessità espresse da una fascia di popolazione sempre più ampia. Nel corso delle analisi svolte nei Rapporti Orim precedenti, infatti, si è messo in luce come la caduta delle risorse economiche fami- liari dovuta alla perdita di occupazione abbia avuto un impatto alquan- to negativo sulla capacità di spesa per l’alloggio (mutuo e/o affitto) an- che per categorie sociali ascrivibili alla cosiddetta classe media (Cittalia, 2010). Di conseguenza, siamo di fronte a una situazione in cui si estende la domanda di casa a costi più bassi rispetto al mercato e, al contempo, l’offerta pubblica nelle sue differenti declinazioni (Edilizia residenziale pubblica, housing sociale) non è in grado di garantire delle soluzioni esito di una seria programmazione1.
Il rapporto sui provvedimenti esecutivi di rilascio di immobili ad uso abitativo relativi al 2012, aggiornati al mese di aprile 2013, del Mi- nistero dell’Intero sintetizza bene l’elevata criticità che si è venuta a co-
1 Per un’analisi approfondita sul fabbisogno abitativo in Lombardia vedi Diparti-
stituire negli ultimi anni (Ministero dell’Interno, Ufficio centrale di sta- tistica, 2013).
Del totale di 67.790 provvedimenti emessi in Italia, l’88,9% dei casi è addebitabile alla morosità dell’inquilino. Nel confronto con il 2011 si è avuto un aumento pari al 6,2%, e per quanto si è registrato un calo delle richieste di esecuzione e degli sfratti eseguiti, rispettivamente del 2,43% e del 3,30%, nondimeno si è ampliata significativamente il bacino po- tenziale degli “sfrattabili”2. Secondo la distribuzione per regione, la
Lombardia detiene il primato in tutte le tre procedure previste dalla normativa: in particolare, i provvedimenti di rilascio risultano pari a 13.356 con un’incidenza sul totale del 19,7%, le richieste presentate all’ufficiale giudiziario 35.311 con una percentuale del 29,2% e gli sfratti eseguiti ammontano a 4.844 equivalente al 17,5%, quest’ultimo dato in controtendenza alla diminuzione rilevato a livello nazionale (+2,39%).
Per quanto riguarda l’insieme delle province lombarde (vedi tabella 7.1) si segnalano contesti assai sfavorevoli, a prescindere dalla loro di- versa configurazione socio-economica, quali la provincia di Lodi che presenta uno tra i peggiori rapporti tra sfratti e numero di famiglie nel confronto alla media nazionale, la provincia di Pavia e, a seguire, quelle di Brescia, Cremona e Varese.
Tabella 7.1 - Rapporto tra provvedimenti di sfratto emessi per famiglie nelle province lombarde 2012
Province N. famiglie (Istat 2011) Sfratti emessi Sfratto/n. famiglie
Bergamo 456.076 1.173 389 Brescia 530.390 2.303 230 Como 252.416 320 789 Cremona 153.511 535 287 Lecco 141.504 329 430 Lodi 94.414 536 176 Mantova 171.144 450 380 Milano 1.860.494 4.924 378 Pavia 251.149 1.215 207 Sondrio 77.973 93 838 Varese 375.642 1.478 254 Lombardia 4.364.713 13.356 327 Italia 25.405.663 67.790 375
Nota: i dati relativi alla provincia di Milano risultano incompleti. Fonte: Ministero dell’Interno, 2013
2 Un ulteriore dato del rapporto conferma le attuali difficoltà: se nel 2011 il rapporto
tra provvedimenti di rilascio e numero di famiglie si attestava su uno sfratto per 394 famiglie, nel 2012 si è arrivati ad uno sfratto per 375 famiglie.
Questa discussione si giustifica e si legittima sul piano dell’analisi per le ovvie ragioni che sottostanno alla ben nota relazione tra mercato delle locazioni e gruppi di famiglie, italiane e straniere, con redditi bassi e medio-bassi, insufficienti a garantire l’accesso al credito e all’acquisto dell’immobile (Baldini, Poggio, 2009). Di conseguenza, l’emergenza sfratti che si staglia all’orizzonte segnala l’accresciuto impoverimento delle condizioni di vita di una parte significativa dei cittadini lombardi, il più delle volte in uno stato pregresso di vulnerabilità, e, soprattutto, pone un’attenta riflessione sui percorsi d’integrazione della componen- te immigrata.
Inoltre, come più volte sottolineato nei precedenti Rapporti dell’Orim (Alietti, 2011; 2012), l’impossibilità di agire sulle variabili strutturali che rafforzano l’esclusione e/o il disagio abitativo può alimentare la conflit- tualità delle fasce “povere” autoctone contro gli immigrati, divenendo un decisivo fattore destabilizzante per la coesione sociale.
Sul versante delle chance di acquisto della casa, l’andamento nel cor- so dell’ultimo anno ha confermato la stretta creditizia sull’erogazione dei mutui, avviatesi a partire dal 2010. Le recenti indagini realizzate da Banca d’Italia mostrano una ulteriore contrazione del 15,1% dei mutui nei primi tre trimestri del 2013 e la stabilizzazione nell’ultimo biennio della quota di sofferenza nel pagamento delle rate intorno al 3% delle famiglie. La discesa dei tassi accompagnata dalle misure adottate di so- stegno dei mutuari in difficoltà hanno contribuito a contenere l’onere del debito (Banca d’Italia, 2013)3. Il recente “Pacchetto casa” promosso
dal governo prevede lo stanziamento di 200 milioni di euro nell’arco del triennio 2013-2015 suddivisi tra il fondo di solidarietà per la sospen- sione di mutui, il fondo per l’accesso al credito e i fondi costituiti per l’accesso alla locazione e la copertura del rischio di morosità dei locata- ri. Tali strumenti legislativi offrono, indubbiamente, la possibilità di mi- tigare le difficoltà contingenti vissute dai proprietari e dagli affittuari, nondimeno, vi è la concreta necessità di rientrare dalla fase recessiva per consentire la ripresa occupazionale e reddituale. Su tale prospettiva, il rapporto Istat sui dati del 2012 evidenzia con chiarezza il carattere dualistico del mercato del lavoro italiano. La lettura dei diversi indica- tori “convergono a segnalare come l’impatto della crisi abbia colpito in misura più accentuata la componente immigrata” (Istat, 2013: 106).
3 Ad esempio, la moratoria sul debito esito dell’accordo tra l’Abi (Associazioni Ban-
Lo svantaggio dei lavoratori immigrati e delle lavoratrici immigrate si delinea, nel periodo compreso tra il 2008-2012, per una maggiore cre- scita del tasso di disoccupazione (il 2%) e un decremento del 6,5% del tasso di occupazione rispetto all’1,8% della popolazione italiana.
Questo andamento si afferma, specialmente, nelle regioni del Nord, compresa la Lombardia, aree industrialmente avanzate nelle quali si sono sentiti con maggiore enfasi i riflessi del ciclo economico negativo (Istat, 2013). Tale dualismo si manifesta anche nella netta prevalenza di stranieri nelle mansioni meno qualificate e nei differenziali di reddito che si attesta a una retribuzione netta mensile più bassa del 25% (Istat, 2013: 109). Un elemento importante da richiamare a latere, sempre in ri- ferimento all’indagine Istat, è la percezione diffusa tra l’opinione pub- blica autoctona della concorrenza immigrata nel mercato del lavoro e il consenso a eventuali misure protezionistiche a favore dei nazionali.
Anche in questo caso si palesa il rischio di mettere in discussione la coesione sociale che non può trascurare il consolidamento del carattere multietnico della società italiana e lombarda.
Sulle fondamenta dei dati discussi sullo status lavorativo e occupa- zionale dei cittadini stranieri è indiscutibile riaffermare la correlazione con gli ostacoli a trovare una risposta soddisfacente al bisogno di casa e/o di mantenere nel tempo la capacità di far fronte ai relativi costi.
Riprendendo alcune valutazioni espresse nel Rapporto Orim 2012 sul calo dei flussi migratori in Lombardia, si deve ritenere che la questione abitativa, declinata nelle sue dimensioni problematiche, tocca da vicino le famiglie che sono già avanti nel processo d’insediamento e, quindi, vedono minacciate le loro prerogative di stabilità.
Infine, pur avendo sottolineato gli sforzi governativi, in congiunzio- ne con quelli attivati dall’amministrazione regionale, permangono gli aspetti della cronica e strutturale debolezza nell’ambito delle politiche abitative pubbliche, resi ancora più manifesti dall’attuale mancanza di risorse finanziarie e da progettualità di partenariato pubblico-privato ancora indietro in comparazione con altre paesi europei, quali la Fran- cia e la Germania (Alietti, 2013).
Nei prossimi paragrafi, come di consueto, analizzeremo i principali tratti delle condizioni alloggiative degli immigrati e le sue variazioni a seconda delle variabili socio-demografiche prese in considerazione.