Introduzione: vecchie e nuove sfide per la scuola lombarda
Grafico 5.20 Distribuzione percentuale dei ricoveri per trauma di italiani e stranieri in posizione professionale elevata Lombardia
6. Lavoratori immigrati e dinamica infortunistica Un quadro della situazione in Lombardia
5.3 I caratteri abitativi delle popolazioni immigrate in Lom bardia
La variazione dei dati rilevabile dall’incrocio con le consuete variabili socio-demografiche (area di cittadinanza, anzianità di soggiorno, status di soggiorno e composizione familiare) mette in luce andamenti coeren- ti con il trend che si è affermato durante la recessione. Altresì, si notano talune lievi differenze non facilmente interpretabili alla luce della natu- ra del fenomeno migratorio in sé, ovvero alla mutevolezza delle chance d’integrazione alla società locale e alle distinte risorse disponibili per fronteggiare i costi legati alla riproduzione sociale.
Nella discussione che seguirà, l’intento è di dare rilievo a possibili scenari derivati dagli effetti diretti e indiretti delle differenti condizioni di vita sulle soluzioni alloggiative adottate.
Le evidenze empiriche sulla titolarità dell’alloggio per macroarea di cittadinanza palesa una polarità tra i distinti gruppi nazionali: da un la- to, vi è una ripresa della propensione all’acquisto dei nuclei provenienti
dall’Est Europa, dall’Asia e, con una crescita più vistosa, dall’America Latina (+4,7% rispetto al 2012); dall’altro, le famiglie immigrate dalle regioni del Nord Africa, le quali confermano in questa tipologia l’identico valore percentuale del 2012, e quelle riferite all’Africa che ri- badiscono la tendenziale caduta della quota proprietaria.
Tabella 7.4 - Titolarità di alloggio per macroarea di cittadinanza (5 modali- tà). Valori percentuali
Tipo di alloggio Est
Europa Asia Nord Africa Altri Africa America Latina Totale Casa di proprietà (solo o con parenti) 21,6 23,8 16,7 13,8 30,0 21,4 Casa in affitto (solo o con parenti)
con contratto
51,3 45,9 52,9 50,8 45,3 49,5 Casa in affitto (solo o con parenti)
senza contratto
2,1 3,8 3,5 2,8 2,8 3,0 Casa in affitto (solo o con parenti)
non sa
0,1 ,7 2,2 2,1 0,6 1,0 Da parenti, amici, conoscenti
(ospite non pagante)
4,2 3,7 3,0 7,6 4,9 4,3 Casa in affitto con altri immigrati
con contratto
4,4 9,3 10,4 12,6 6,1 8,0 Casa in affitto con altri immigrati
senza contratto
2,0 3,2 5,4 3,4 3,4 3,4 Casa in affitto con altri immigrati
non sa 1,1 1,3 1,3 1,5 0,2 1,1
Albergo o pensione a pagamento 0,2 -- -- 0,3 -- 0,1 Struttura d’accoglienza -- 0,8 1,5 1,9 -- ,7 Sul luogo di lavoro 10,4 4,4 1,1 ,2 5,6 5,2
Occupazione abusiva 0,8 -- -- 0,1 0,2 ,3
Concessione gratuita 0,8 2,6 ,9 1,4 0,9 1,3
Campo nomadi 0,6 -- -- -- -- 0,2
Baracche o luoghi di fortuna 0,3 0,4 1,2 1,4 -- 0,6
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazioni Orim, 2013
Dalle analisi svolte sulle singole nazionalità, emerge la dinamicità della comunità cinese e della comunità albanese verso la casa di proprietà, sostenuta al loro interno dalla maggiore disponibilità di capitali da in- vestire (Menonna, 2014). Interessante osservare come il gruppo maroc- chino e a seguire quello latinoamericano e centrosudafricano tendano a inserirsi nel mercato immobiliare nonostante una modesta capacità reddituale che, necessariamente, vincola l’acquisto nei settori meno ap- petibili e amplia il potenziale rischio di insolvenza delle rate mutuali (ibid.: 88).
L’affitto con contratto regolare nelle due modalità previste, “da so- lo/con parenti e/o con altri immigrati”, evidenzia, nel primo caso, un
andamento differenziato tra le macroaree, nello specifico aumentano le locazioni autonome tra i gruppi nordafricani, africani e latinoamericani. Nel secondo, tale differenza si annulla a favore di un’estensione genera- lizzata delle coabitazioni in quasi tutte le aree, con l’eccezione dell’America Latina.
Dal lato dell’irregolarità contrattuale, il dato complessivo non mo- stra degli scostamenti percentuali significativi, se non la conferma che questa condizione abitativa è pertinenza di flussi al maschile e prove- nienti dal Nord Africa e dall’Africa.
Le convivenze a titolo gratuito rimangono sostanzialmente invariate, con l’eccezione dell’area africana che aumenta sensibilmente la quota di soggetti, in prevalenza maschi, in regime di ospitalità.
Il luogo di lavoro, quale soluzione, rimane tipicamente legato alle componenti femminili dell’Est Europa, a seguire dell’America Latina, a cui si accompagna il deciso decremento nel confronto con 2012 (pari al 3,4%) della componente asiatica, anch’essa tradizionalmente associata alle professioni di assistenza domestica e cura, quali le lavoratrici filip- pine. L’ambito dell’estremo disagio abitativo riconferma la presenza nelle strutture di accoglienza di nordafricani e africani, quest’ultimi so- vra rappresentati nell’indagine del 2012 a causa dell’arrivo di un nume- ro importante di profughi dai conflitti, così come nei circuiti della mar- ginalità (occupazione abusiva, e sistemazione precaria).
Passando al successivo incrocio per classi di anzianità migratoria, i dati tendenzialmente prefigurano un deciso ritorno dei nuclei familiari proprietari nella classe con più di dieci anni di residenza (+4,9%) rimet- tendo in discussione l’ipotesi avanzata nel Rapporto 2012 del venire meno della maggiore temporalità quale “garanzia” d’integrazione abi- tativa. Le cause soggiacenti a questa inversione di marcia sono difficil- mente individuabili, per quanto ciò si potrebbe giustificare dalla mobili- tà verso l’alto delle carriere di una parte dei gruppi immigrati, richia- mati sopra. La stessa difficoltà sorge nella comprensione della vistosa crescita dell’acquisto della classe di più recente arrivo (meno di due an- ni), passata nel biennio dal 4,4% all’8%.
Tabella 7.5 - Titolarità dell’alloggio per classi di anzianità migratoria in Lombardia. Valori percentuali
Tipo di alloggio Meno di 2 anni Da 2 a 4 anni Da 5 a 10 anni 10 anni Oltre Totale Casa di proprietà (solo o con parenti) 8,0 6,4 13,4 34,3 21,4 Casa in affitto (solo o con parenti)
con contratto 31,1 41,8 54,5 49,0 49,5
Casa in affitto (solo o con parenti)
senza contratto 4,3 6,5 3,3 2,0 3,0
Casa in affitto (solo o con parenti)
non sa 4,5 1,2 ,4 ,5 1,0
Da parenti, amici, conoscenti
(ospite non pagante) 10,3 9,2 4,1 2,0 4,3
Casa in affitto con altri immigrati
con contratto 11,9 10,8% 9,9 5,1 8,0
Casa in affitto con altri immigrati
senza contratto 3,8 5,4 4,9 1,6 3,4
Casa in affitto con altri immigrati
non sa 6,9 4,3 0,6 ,1 1,1
Albergo o pensione a pagamento -- 0,5 -- 0,0 0,1
Struttura d’accoglienza 4,4 1,0 0,3 0,5 0,7
Sul luogo di lavoro 6,4 7,9 6,4 3,7 5,2
Occupazione abusiva 1,6 0,1 0,4 0,1 0,3
Concessione gratuita 4,2 3,6 0,8 0,9 1,3
Campo nomadi 0,8 ,3 0,1 0,2
Baracche o luoghi di fortuna/
sistemazione precaria 1,6 1,0 0,9 0,1 0,6
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazioni Orim, 2013
Le coabitazioni in affitto con altri immigrati crescono, nei raggruppa- menti di famiglie e singoli da minore tempo giunti in Lombardia, e con- temporaneamente l’ospitalità si riduce esclusivamente per chi è ha me- no di due anni di anzianità. Il quadro che si delinea dalla relazione tra titolarità dell’alloggio e variabile tempo di residenza non risulta di im- mediata lettura, e alimenta qualche dubbio sull’effettiva ritrovata strada verso sistemazioni stabili e regolari a scapito degli effetti della perdu- rante crisi.
Per quanto riguarda lo status di soggiorno, questo è diventato un fattore oltremodo fondamentale nel differenziare la ricerca di casa. L’introduzione di severe norme verso chi affitta un’abitazione a immi- grati irregolari, o cosiddetti clandestini, tra le quali la confisca del bene immobile, ha ristretto notevolmente l’orizzonte delle opportunità di
una parte degli immigrati5. Inoltre, la normativa in questione apre un
contenzioso, su cui molto si è dibattuto, relativamente alla difformità temporale tra il permesso di soggiorno e la durata del contratto di affit- to (dai 4 agli 8 anni). Può quindi capitare il caso, non così raro, che ven- ga stipulato un contratto regolare che si trasforma in illegale se l’affittuario immigrato perde i diritti al rinnovo del soggiorno.
Tale rimando è utile per capire il peso delle locazioni in regola a nu- clei immigrati irregolari che tocca la quota del 24%, sommando chi vive da solo/con conviventi e con altri immigrati. Se l’effetto perverso dello scostamento tra i tempi contrattuali e della permanenza legale sul terri- torio può essere una spiegazione valida, ciò non esaurisce il problema.
In tal senso, è logico supporre l’esistenza di altre prassi in grado di aggirare i criteri in vigore, tra cui estendersi della pratica del sub-affitto da parte di un conduttore regolare, modalità da tempo ricorrente nelle aree urbane, oppure l’affidarsi ad un prestanome, o ad un intermedia- rio, che fornisca le garanzie necessarie al proprietario al fine del contrat- to di locazione6.
Tabella 7.6 - Titolarità dell’alloggio per status di soggiorno. Valori per- centuali
Tipo di alloggio Regolari Irregolari Totale Casa di proprietà (solo o con parenti) 22,5 0,5 21,4 Casa in affitto (solo o con parenti) con contratto 51,4 13,1 49,5
Casa in affitto (solo o con parenti) senza contratto 2,8 6,2 3,0 Casa in affitto (solo o con parenti), non sa 1,0 0,2 1,0
Da parenti, amici, conoscenti
(ospite non pagante) 3,3 21,4 4,3
Casa in affitto con altri immigrati con contratto 7,8 11,0 8,0
Casa in affitto con altri immigrati senza contratto 2,7 16,5 3,4 Casa in affitto con altri immigrati, non sa 0,4 15,2 1,1
Albergo o pensione a pagamento 0,1 0,9 0,1
Struttura d’accoglienza 0,7 1,9 0,7
Sul luogo di lavoro 5,1 7,6 5,2
Occupazione abusiva 0,3 0,0 0,3
Concessione gratuita 1,3 2,5 1,3
Campo nomadi 0,2 0,0 0,2
Baracche o luoghi di fortuna/
sistemazione precaria 0,5 3,0 0,6
Totale 22,5 0,5 100,0
Fonte: elaborazioni Orim, 2013
5 Il riferimento è alla legge 125/2008 e al comma 5-bis dell’art.12, nota appunto co-
me “Pacchetto sicurezza”.
Tenuto in debito conto queste riflessioni, le quali svelano una realtà ampiamente conosciuta, il dato ribadisce quanto la legalità del soggior- no sia una precondizione per migliorare il corrispettivo status alloggia- tivo e uscire dalla precarietà e dal disagio.
L’ultima variabile da discutere è il tipo di convivenza. Il dato com- parato con il biennio precedente evidenzia la tenuta della famiglia tra- dizionale (con figli) nell’area della regolarità, e l’aumento considerevole della percentuale di nuclei unifamiliari con regolari contratti locativi, in parte derivato dal passaggio dalla fase di transizione a quella più stabi- le. Vi è da registrare la crescita dell’irregolarità tra le famiglie “atipi- che”, la convivenza con parenti/amici e la famiglia monoparentale e, l’allargamento nell’area dell’esclusione di soggetti soli.
Tabella 7.7 - Macrotipologia di titolarità dell’alloggio per tipo di convi- venza (valori percentuali)
Tipo di convivenza regolare Area irregolare Area transizione Area esclusione Area Totale
Solo 49,0 3,2 41,2 6,7 100,0
Con coniuge/convivente senza figli 78,8 7,9 12,8 0,5 100,0 Solo con parenti/amici/conoscenti 69,7 18,4 10,4 1,4 100,0 Coi figli senza coniuge/convivente 79,2 7,0 10,8 3,0 100,0 Con coniuge/convivente e figli 92,8 3,0 3,3 0,9 100,0
Totale 78,9 8,5 10,9 1,7 100,0
Fonte: elaborazioni Orim, 2013
La solitudine e l’isolamento sono condizioni che rafforzano l’esclusione abitativa, per quanto si possa notare in questa area una percentuale im- portante, quasi il 4%, di nuclei in cui vi è la presenza di figli non ricon- ducibili esclusivamente alle comunità rom e sinti.
Conclusioni
Le riflessioni avanzate sulla rilevazione Orim 2013 inducono a mettersi in una posizione scomoda per quanto concerne le ipotesi sul presente e sull’immediato futuro nelle carriere abitative delle popolazioni stranie- re residenti in Lombardia. Tale scomodità rinvia all’interazione tra di- mensioni strutturali e dimensioni transitorie che modificano costante- mente la cornice entro la quale si aprono o si chiudono le prospettive di integrazione abitativa. Il peggioramento delle condizioni d’inserimento lavorativo, la precarizzazione professionale, la riduzione del reddito familiare si misura con l’intrinseca difficoltà ad attivare risorse, proget-
tualità e programmazioni (regionali e locali) aventi l’obiettivo di ridurre il crescente divario tra opportunità e vincoli nell’ambito della casa.
I segnali in controtendenza in comparazione con il triennio 2010- 2013 sono molto deboli e confusi, per cui diviene complesso proporre ragionamenti plausibili, o quanto meno sostenibili sul piano delle poli- tiche da attivare. Nel lungo periodo in Lombardia, dal 2001 ad oggi, come segnala con accuratezza Menonna (2014), gli indicatori statistici evidenziano il progressivo miglioramento delle condizioni alloggiative di larga parte dei cittadini stranieri. A dispetto del riprodursi di casi marcati da disagio, dalla marginalizzazione, dallo sfruttamento, dagli impedimenti sistemici nella ricerca di abitazioni, questo insieme risulta “sempre meno numeroso in termini relativi rispetto alla totalità accre- sciutasi del fenomeno migratorio in Lombardia” (Menonna, 2014: 92).
Nondimeno siamo di fronte a una fase entro la quale i meccanismi di integrazione, di welfare e di chance socio-economiche connesse con l’abitare, nelle sue molteplici forme, sono anch’essi logorati e non sosti- tuite da innovazioni sul piano delle politiche pubbliche.
Non si tratterebbe più di valutare l’entità del problema, oppure di differenziare tra interventi per gli immigrati e per gli autoctoni. Ciò non invalida i noti svantaggi posizionali degli immigrati sul mercato immo- biliare (Ponzo, 2009; Tosi, 2010), ma enfatizza che vi è il bisogno di una visione unitaria dell’azione istituzionale riferita a tutte le componenti deboli.
L’Expo del 2015 può essere un segmento importante per questo obiettivo, un terreno di confronto per l’ipotesi e la sperimentazioni di inedite pratiche di gestione, seguendo nel caso percorsi già adottati in altri paesi come Francia e Germania, ad esempio sulla quota di nuove costruzioni da destinare all’housing sociale, o ancora, nell’attivazione di crediti agevolati per finanziare la realizzazione di edilizia pubblica (Alietti, 2011). Processi di costruzione delle politiche abitative che pos- sano ridefinire il frame istituzionale all’interno del quale si immaginano e si realizzano, implementando una nuova grammatica dell’intervento.