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Le Strade del vino in Italia

Grafico 4 Andamento delle aziende vitivinicole e della SAU in Calabria

Fonte: Istat, Censimenti agricoltura, 1982-2010

Infatti, fin dal 1976 con il Regolamento della CEE n°1162 è stato vietato l’impianto di nuovi vigneti; negli anni successivi sono stati attivati i premi all’espianto nelle aree vocate alla viticoltura. La riduzione ha interessato così, anche le aree di produzione DOC.

Il mercato del vino negli ultimi 40 anni è stato caratterizzato da una serie di cicli. Inizialmente, intorno agli anni ‘60-‘70, il vino faceva parte della dieta ed era

93 considerato un alimento e in quella situazione si beveva vino a prezzi molto bassi, quindi il fattore di competitività sul mercato da parte delle aziende e del territorio era il prezzo. Si faceva quantità a basso prezzo. Ad esempio, dalla ricerca sul campo, si è appurato che, in questo periodo storico, nelle zone di produzione del Cirò i produttori hanno trasferito le vigne dalla zona collinare verso la pianura spingendo verso produzioni di quantità, piuttosto che di qualità, al fine di mantenere un prezzo basso. Questo spostamento, racconta un testimone privilegiato «ha permesso al vino di sopravvivere in queste zone» (Intervista n.2). Tale fase, tuttavia, non ha caratterizzato le zone vitivinicole della Provincia di Cosenza e di Reggio di Calabria dove le pianure di Sibari e Gioia Tauro, erano caratterizzate dalla coltivazione di agrumi; pertanto, in queste zone, riferisce un testimone privilegiato

«le vigne sono state abbandonate anche perché questo periodo è stato accompagnato da una politica disincentivante della Comunità Europea, cioè ha iniziato a dare contributi ai produttori interessati ad estirpare vigne. Con questo meccanismo incontrollato in Calabria sono state estirpati vigneti nelle zone vocate (in collina) oppure nella migliore delle ipotesi, trasferiti in pianura vedi Cirò» (Intervista n.2).

Tale situazione iniziò a migliorare solo alla fine degli anni ‘90, a seguito dello scandalo del Metanolo, che da un lato, contribuì ad una presa coscienza dei produttori: le aziende hanno abbandonato l’idea di produrre quantità per favorire un’immagine sana e di qualità della cultura del vino nazionale; dall’altro portò ad una profonda sensibilizzazione nell'opinione pubblica, e ad una sua maggiore attenzione alle qualità dei prodotti.

Dalla ricerca sul campo, è emerso che in provincia di Cosenza alcuni produttori non hanno mai smesso di produrre vino per autoconsumo o per rivenderlo al mercato dell’uva, attività da sempre molto diffusa in questa provincia. Come evidenzia un testimone privilegiato «la storia del vino calabrese è sopravvissuta

per aver mantenuto la tradizione di fare il vino in casa ma senza legarla alla qualità» (Intervista n.2).

Quando, successivamente, i viticoltori hanno iniziato ad approcciarsi al mercato non hanno prodotto vino da vitigni tradizionali ma hanno scelto di produrre vino che richiedeva il mercato, cioè hanno iniziato ad impiantare varietà internazionali sostituendole in gran parte ai vitigni autoctoni.

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«Ancora risentiamo di queste scelte, nonostante oggi il mercato cominci a dare altri segnali. C’è la discrasia tra i produttori che tendono a fare vini tutti uguali e quelli che vogliono valorizzare le identità dei territori. Ma questo passaggio avviene solo se il produttore ha la personalità giusta e il contatto vero con la cultura e l’autenticità del suo territorio» (Intervista n.2).

Nonostante il processo di de-territorializzazione che ha portato all’impianto di vitigni internazionali, i diversi territori vitivinicoli calabresi hanno cominciato in anni recenti a recuperare i vitigni tradizionali. La Regione Calabria si caratterizza, infatti, per la presenza di numerosi vitigni autoctoni come per esempio il Gaglioppo, la varietà più rappresentativa della regione (circa il 50% della superficie oggi a vigneto) che si coltiva tra Cirò e Isola di capo Rizzuto. Più a sud, nei dintorni di Bianco sino alle ripide balze dell’Aspromonte, è presente il vitigno Greco Nero e il Mantonico nero e bianco. Nella zona di Lamezia si annovera la presenza delle tradizionali uve di Nerello Mascalese che conferiscono ai vini prodotti una marcata tipicità. Infine, più a nord tra le Serre Cosentine, la Sila e il Pollino si ha una coltura di uve di Gaglioppo, Greco Nero, Malvasia Bianca, Montonico Bianco e Guarnaccia Bianca. Altri vitigni regionali sono i Magliocchi (canino e dolce), il Greco, il Pecorello, ma ne esistono molti altri (Informatore Agrario 2012). Queste varietà locali, negli ultimi 10 anni, hanno permesso a valide unità economiche di produzione di riacquistare una certa rilevanza sul mercato con vini di elevata qualità, anche certificata. Attualmente la Calabria vanta una produzione di 9 vini a marchio DOC e di 10 vini a marchio IGT (MIPAAF 2013).

95 Tabella 3 - Le DOP/IGP calabresi

Le DOP/IGP calabresi

DOC Provincia IGT Provincia

Bivongi Reggio Calabria,

Catanzaro

Argilla Reggio Calabria

Cirò, denominazione accompagnata o no dalla sottozona:

Classico (Classico, Classico superiore, Classico superiore riserva solo per la

tipologia Cirò rosso) Catanzaro Calabria Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Reggio Calabria

Greco di Bianco Reggio Calabria Costa Viola Reggio Calabria

Lamezia Catanzaro Lipuda Crotone

Melissa Catanzaro, Crotone Locride Reggio Calabria

S. Anna di Isola Capo Rizzuto Crotone Palizzi Reggio Calabria Savuto, denominazione accompagnata o

no dalle sottozone:

Condoleo/Donnici/Esaro/Pollino/ San Vito di Luzzi/Colline del Crati/

Verbicaro Cosenza, Catanzaro Pellaro Reggio Calabria

Scavigna Catanzaro Scilla Reggio Calabria

Terre di Cosenza, denominazione accompagnata o no dalle sottozone: Condoleo/Donnici/Esaro/Pollino/ San Vito di Luzzi/Colline del Crati/

Verbicaro Cosenza Valdamato Catanzaro

Val di Neto Crotone Fonte: Nostra elaborazione da dati Mipaaf, aggiornamento a novembre 2011

Secondo il Censimento agricoltura del 2010, le aziende che producono uva per vini certificati con i marchi DOC e DOCG sono poco più di 2.000 per una superficie media aziendale di 1,4 ettari, inferiore alla media italiana (2,6) e del Mezzogiorno (1,9) (Tab. 4).

96 Tabella 4 - Vini DOC e DOCG- Aziende e superfici

Vini DOC e DOCG- Aziende e superfici

Territorio Aziende Superficie

Superficie media aziendale

Calabria 2.216 3.189 1,4

Mezzogiorno 40.677 77.355 1,9

Italia 124.970 320.859 2,6

Fonte: Censimento Agricoltura 2010

La produzione di vinoDOC E IGP nel periodo 2006-2013 è più che raddoppiata passando da circa 66 mila ettolitri ai 168 mila ettolitri. Va però segnalato che tra il 2012 e il 2013 ha registrato un cale del14%. Il peso del vino di qualità sul totale del vino prodotto in Calabria è passato dal 18% del 2006 al 46% del 2013.

La produzione di vino DOC è quella che ha registrato la crescita maggiore (Fig. 5) in linea con la tendenza nazionale.