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1.3 Le Strade del vino come strumento di sviluppo territoriale integrato

1.3.1 Viaggiare tra gli itinerari turistici tematici per raccontare i territor

Gli itinerari/percorsi turistici42 mono/pluri tematici si contraddistinguono in riferimento agli scopi per cui vengono realizzati, al target a cui sono destinati, a chi li prepara, alla mission aziendale, alla forma (cartacea o digitale) e alla

42 Esistono vari stili e tipi di itinerario turistico: può essere presentato in forma generica o sintetica,

quando contiene le informazioni generali e indica le principali attrattive del viaggio; in forma analitica quando è corredato da indicazioni dettagliate dei servizi forniti e da una articolata descrizione dei luoghi da visitare con notizie storico geografiche; in forma grafica, quando le informazioni a carattere generale sono supportate da carte geografiche o stradali sulle quali viene disegnato il percorso e in tal caso si tratta più propriamente di geo itinerari. La costruzione di un itinerario prevede l’attuazione di quattro fasi che vanno dalla definizione e delimitazione dello spazio geografico dell’itinerario, alla scelta del tema conduttore, alla selezione delle attrattive da visitare in coerenza al tema del viaggio, ed infine alla costruzione del percorso. Se consideriamo la geografia degli itinerari, potremo suddividerli in tre tipologie: itinerari territoriali, itinerari lineari e itinerari assimilabili a reti di beni. Gli itinerari territoriali sono itinerari che coinvolgono interi territori accomunati da una medesima tematica, attraverso i quali sono proposti dei percorsi che aiutano la lettura del tematismo (Berti, E. 2012); “si sviluppano su tematiche che hanno messo in relazione un territorio con altre parti d’Europa o del mondo lasciando tracce forti sia nel paesaggio come nel complesso di beni immateriali, o su tematiche accomunano e danno continuità a regioni culturalmente distanti, ma geograficamente contigue, e che trovano nel tema dell’itinerario radici comuni attraverso una lettura dialettica del patrimonio” (Berti, E. 2012). Gli itinerari lineari corrispondono a un percorso fisico ben riconoscibile. “In questo caso il sistema relazionale tra itinerario e territorio è connesso al profondo legame d’interdipendenza sviluppato tra itinerario e contesto nel tempo” (Berti 2012). Infine gli itinerari assimilabili a reti sono costituiti da beni singoli o aggregati, ai quali si giunge secondo percorsi suggeriti o scelti liberamente (Berti, E. 2012). Lo spazio geografico ci aiuta a comprendere i rapporti di interdipendenza che l’itinerario ha generato nel corso della storia con il paesaggio e gli elementi con cui si trova in relazione (Berti 2012).

43 distribuzione che avranno. La loro funzione è quella di organizzare la località racchiudendo elementi tangibili e intangibili (storico, culturale, artistico, naturalistico, paesaggistico, religioso ed enogastronomico), diversi ed omogenei, capaci di rendere quel territorio originale ed irripetibile e di creare nuova conoscenza (Mariotti 2012). Anche se il concetto di itinerario/percorso potrebbe sembrare molto contemporaneo in realtà le sue origini sono molto antiche). D'Agata et al. (2006) considerano l’itinerario, «un legame funzionale fra diverse località o siti, e questo legame quasi mai è solamente quello della contiguità fisica o geografica, ma è quasi sempre legato alla qualità delle risorse che caratterizzano quella località. Così un itinerario può collegare ambienti naturali con specifici caratteri della flora o della fauna […]; con riferimento alle risorse culturali, un itinerario può essere tracciato per epoche, per stili, per civiltà […], per tipologie di monumenti (parchi archeologici, i castelli, i santuari, ecc.), o ancora per particolari attività (i festivals musicali, le feste della Pasqua, le vendemmie, ecc.). In sostanza si tratta di categorie aperte, nelle quali si possono fare rientrare tutte quelle offerte di risorse e attività che l’inventiva e la cultura di un’area possono definire per valorizzare e impiegare utilmente le risorse umane disponibili» (D'Agata et al. 2006, p. 35-36).

Tutte queste tipologie di itinerario sono luoghi di incontro e di dialogo tra i visitatori/turisti (outsiders) e gli abitanti del luogo (insiders), i quali hanno un ruolo fondamentale nella gestione degli itinerari e nella presa di coscienza delle potenzialità del territorio in cui risiedono gli permetterà di partecipare attivamente nella scelta del tema dell’itinerario da proporre e condividere con gli outsiders. Come scrive Savelli (2003), l’unicità di un luogo dipende «dalle strategie innovative poste in essere contemporaneamente da residenti, operatori locali, operatori esterni e consumatori elaborate sulla base di un sistema efficiente e il più possibile aperto (non esclusivo) di informazione e di comunicazione tra le diverse tipologie di soggetti» (Savelli 2003, p. 145). L'esperienza del territorio è dunque il fulcro degli itinerari turistici tematici che consentono «al turista di accedere a quell’“antico palinsesto”, unico testo scritto e riscritto nel corso del tempo che è il sistema-paesaggio, di decodificarlo e di interpretarlo, di coglierne il significato ambientale, storico e culturale, di viverlo profondamente anche nella sue connotazioni produttive» (Scazzosi 1999, p. 10).

44 «Gli itinerari (siano essi enogastronomici, naturalistici, culturali, religiosi) consentono una fruizione lineare del paesaggio con le sue componenti fisiche, le sedimentazioni storiche, il sistema di segni che esso sottende ed i valori economici che lo distinguono. Favoriscono la filiera corta tra attività economiche integrate come agricoltura, artigianato, ospitalità. Mettono insieme diversi fattori di interesse culturale (gastronomia, artigianato, folklore, architettura) e paesaggistico, diventando un’occasione di sviluppo territoriale» (Rizzo, et al. 2013, p. 62) coerente con le peculiarità del territorio, in modo da superare l’omologazione, la perdita di identità sociale, la de-territorializzazione le cui conseguenze ricadono sul paesaggio (Berti 2013, p. 7).

La valorizzazione degli itinerari turistici tematici viene, così, messa al centro dell’attenzione, non solo dagli operatori economici ma anche dagli amministratori pubblici43, come strategia di promozione delle località turistiche minori e di valorizzazione di luoghi a forte attrazione culturale. L’itinerario capace di innescare un processo virtuoso tra agroalimentare-turismo-territorio è l’itinerario turistico enogastronomico, comunemente conosciuto come l’itinerario Strada del vino e dei sapori. Questo, principalmente basato sulla produzione primaria, è stato progettato per richiamare l'interesse dei viaggiatori (Díaz Armas 2008) e dare risalto al territorio in cui si sviluppa. In tal caso il consumo del prodotto enogastronomico, con l’annessa riscoperta delle radici e della storia, non risponde a un bisogno di sostentamento “cibo nutrizione” ma si riflette nell’aspetto sensoriale e gustativo del prodotto “cibo soddisfazione” (INSOR 1985). Con questo concetto si fa riferimento ad un itinerario turistico che collega diverse aziende in un territorio specifico, tendenzialmente una regione vinicola - che è più spesso ufficialmente delimitata da una denominazione di origine controllata

43 Un progetto interessante relativo agli itinerari turistici riguarda il programma Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa il cui obiettivo è quello sia di promuovere il dialogo fra le culture e la consapevolezza di un’identità culturale e di una cittadinanza europea sia di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale e attivare un turismo culturale nell’ottica dello sviluppo sostenibile. Il programma prevede la collaborazione tra i 48 Stati firmatari della convenzione europea ed è stato promosso nel 1987, per l’emergere di una evidente consapevolezza: l’esistenza di importanti luoghi d’attrazione culturale europei e del ruolo che essi possono svolgere per la valorizzazione dei territori che attraversano. «Gli itinerari ad oggi certificati coprono aree geografiche e tematiche diverse, sui passi dei pellegrini e mercanti, verso Santiago e Roma, o attraverso il Centro Europa (Cammino di Santiago di Compostela, Via Francigena, Via Regia), in mezzo ai paesaggi della vigna o dell’olivo dei paesi del Sud dell’Europa e del Caucaso percorrendo il bacino mediterraneo (Iter Vitis e Rotte dell’Olivo), o ancora rintracciando i viaggi di Wolfang Amadeus Mozart (le Vie di Mozart)»

45 (DOCG) o di una zona con indicazione geografica (IG): come ad esempio la Rioja in Spagna, il Chianti in Toscana, Champagne in Francia – che valorizza in modo integrato i prodotti enogastronomici, il patrimonio culturale e le attrazioni naturali dando vita a percorsi chiamati Strade del vino, Strade del vino e dei sapori o nel caso in cui il prodotto chiave del percorso, e quindi della regione, potrebbe non essere il vino ma il pane, il formaggio, le ciliegie gli itinerari generalmente ne prendono il nome e diventano Strade dell’olio, del pane ecc. (Berti et al. 2011). I potenziali attori da coinvolgere nella rete della Strada tematica “enogastronomica” sono: soggetti privati (aziende agricole, aziende agrituristiche, aziende di ristoro, aziende di ospitalità (alberghi, campeggi, B&B), aziende artigianali, ecc.), soggetti legati al terzo settore (cooperative sociali, associazioni culturali, ecc.), soggetti pubblici (comuni, enti professionali, ecc.); una rete che si traduce in un’opportunità per la singola azienda e per il territorio stesso (Berti et

al. 2011). Secondo Shields (1992) la diffusione di questi itinerari è una

conseguenza del progresso della modernità o, quanto meno, l’impulso per tali percorsi sembra essere una risposta all’insieme di contingenze che, in un momento di incertezza socio-economica locale e globale, si sono verificate sia dal lato della domanda che dell’offerta (come precedentemente analizzato). Difatti, oltre a rispondere agli interessi e alle nuove preferenze dei consumatori all'interno di un ambiente socio-culturale che privilegia il cibo e il vino come significanti di identità e differenza, sostengono il modello “from farm to fork” delle piccole aziende agricole multifunzionali (Marino e Pallotta 2012, p. 90). Queste, ricostruiscono il legame tra produttore e consumatore e quindi tra consumatore e cibo (Parrot, Wilson & Murdoch 2002) e possono essere tra i soggetti promotori di una strategia di sviluppo territoriale.

Il dibattito scientifico illustra44 due tipi di approcci per interpretare l’itinerario Strada del vino; da un lato ci sono ricerche che lo interpretano come un insieme di punti di interesse45 (Bruwer 2003; Gatti e Incerti (1997) e dall’altro ci sono studi

44 Diversi autori hanno argomentato sull’itinerario Strade del vino: Hall et al. 2000; Arfini, Bertoli e

Donati 2002; Brunori e Rossi 2000; Correia, Ascenção & Charter 2004; Miranda & Fernández 2011; Gatti e Incerti 1997; Millán & Melián 2008; Bruwer 2003 e Charter & Ali-Knight 2002.

45 «Usually a wine route consists of a designated itinerary (or several) through the wine region

which is thematically signposted as well as being interpreted via a free leaflet and map, which notes the different vineyards and winemakers and provides information on sites of historical and other interest» (Bruwer 2003, p. 424).

46 che leggono l’itinerario come strumento per lo sviluppo rurale46 (Millán e Melián

2008) o come rete tra attori (Berti et al. 2011). Difatti, facendo riferimento a quest’ultimo approccio per Boyne e Hall (2004, p. 213) i «percorsi stanno diventando un elemento importante del turismo culturale locale e regionale, e un mezzo di lavoro di rete rurale delle varie regioni insieme, con attrazioni distribuite e complementarietà transnazionali»47. Anche secondo il Department of Industry Tourism and Resources Australian (2003a), sono in grado di «garantire la sostenibilità e la vitalità del settore turistico regionale e sono di vitale importanza per la diversificazione dell’Australia» (p.33)48. Quest’ultimo approccio è quello a

cui facciamo riferimento per interpretare i casi studi e rispondere, dunque, alle domande di ricerca.

Nel caso specifico, l’itinerario Strada del vino e dei sapori rappresenta una “rete territoriale” tra un ampio numero di soggetti (Brunori, Cosmina, Gallenti 2002) che attraverso regole comuni e azioni coordinate per un fine comune, offrono l’opportunità di conoscere il prodotto, di essere ospitati in un agriturismo, di assaggiare i piatti locali nei ristoranti, di comprare i prodotti tipici, di visitare i piccoli musei a tema di godere del paesaggio (Brunori e Rossi 2000). Secondo alcuni autori come Hall e Macionis (1998) le origini dei moderni percorsi enogastronomici sono rintracciabili già nel periodo del Grand Tour49 quando il

vino era diventato un particolare interesse di viaggio di giovani aristocratici che percorrevano le Strade del vino della Germania50 e si fermavano nelle cantine per

46«A wine route is a tool for the rural development, focused on a model of a sustainable

integrative economic development of a specific areas; it is able to encourage a competitiveness of an area, to increase and to improve its wine production, to respect the environment and to improve the life conditions of the inhabitants» (Millán e Melián (2008), p.162).

47«Trails are becoming an important element of local and regional cultural tourism and a means of

knitting together sparse rural regions, linearly distributed attractions, and cross-border complementarities» (Boyne e Hall 2004, p. 213).

48«Ensuring the sustainability and viability of the regional tourist industry [and are] vital to the

diversification of regional Australia» (Department of Industry Tourism and Resources 2003a, p. 33).

49Il termine è stato utilizzato per la prima volta da Richard Lassels nella sua opera “Voyage or a

Complete Journey through Italy” pubblicata a Parigi nel 1697.

50Le prime esperienze di Strade del Vino si sono sviluppate in Germania, negli anni ‘20, nella valle

del Reno e nella valle della Mosella, lungo il confine con lo stato del Lussemburgo. Ad oggi, non esiste una legge federale che regolamenta la creazione e il funzionamento delle 6 Strade del Vino presenti negli Stati di Baden-Wurttemberg, di Hessen, di Bayern e di Rheinland-Pflaz, conosciuta anche come Renania-Palatinato, dove nel 1935 è stata istituita una strada del vino chiamata Deutsche Weinstraße con un regolamento che non è più stato modificato. Il rispetto degli standard di qualità viene periodicamente controllato dalle associazioni dei viticoltori. Le Strade

47 soddisfare la loro sete di conoscenza o per assaggiare il vino locale da comprare per portarlo con sé durante il viaggio (Hall et al. 2000). Dopo i tedeschi sono stati i francesi a costruire, negli anni 50, in Alsazia la prima Strada del vino che ha permesso di organizzare i territori e ad utilizzare il vino come calamita, trasformandolo in un prodotto di eccellenza per attrarre i turisti. Successivamente si sono diffusi in California e nelle nuove aree vitivinicole della Nuova Zelanda, dell’Australia, dell’USA, del Sud Africa e del Sud America (Berti et al. 2011). Le ricerche mostrano una differenza tra gli itinerari enogastronomici dei Paesi del cosiddetto Vecchio Mondo e dei Paesi del cosiddetto Nuovo Mondo. Per esempio, alcune regioni della Francia, come Languedoc-Roussillon, hanno creato delle Strade del vino che collegano attrazioni, regioni e produttori di vino, al fine di aumentare il valore economico della viticoltura attraverso il turismo (Comité Régional du Tourisme de Languedoc-Roussillon Prodexport 1994). Più di recente, di altri paesi europei come Ungheria, Moldavia e Portogallo hanno iniziato a creare gli itinerari del vino al fine di integrare il turismo culturale e rurale (Hall & Macionis 1998). Tuttavia, i percorsi enogastronomici europei, frutto di una storia e di un patrimonio agricolo e culinario che è proprio del territorio attraversato, sono unici ed eterogenei.

L’iniziativa Strade del vino europee risale al periodo in cui, con la costituzione della Rete Europea delle città Vino (RECEVIN)51, si cominciò a parlare

dell’esigenza di caratterizzare e qualificare la viticoltura tradizionale del continente, viste le nuove tendenze e soprattutto l’evoluzione del mercato del vino (Boatto e Gennari 2001). Un itinerario per ottenere il riconoscimento di Strada Europea del Vino dovrà aderire al progettocomunitario - Interreg. IIIC Vintur per uno sviluppo sostenibile-dell’enoturismo e sottoscrivere la Carta Europea

sono valorizzate dalle aziende del turismo regionali e locali, dalle associazioni vitivinicole e dagli Istituti vitivinicoli che lavorano in collaborazione con i comuni, la regione e gli organismi cittadini.

51 È un’associazione senza scopo di lucro con sede a Strasburgo che si impegna a promuovere il

turismo del vino integrando in un’unica tematica le risorse e i servizi turistici, di interesse attuale e potenziale, delle varie regioni del vino. A questa rete aderiscono le Associazioni Nazionali del Vino, a condizione che siano in una zona di produzione del vino protetta da una denominazione di qualità, presenti nella maggior parte dei 9 paesi membri della Rete (Italia, Germania, Austria, Francia, Bulgaria, Slovenia, Spagna, Grecia, Ungheria, Portogallo, Serbia), che si traduce nella forza di quasi 800 città di tutta Europa. Ci sono notevoli differenziazioni locali, ma tutti loro si impegnano a sviluppare azioni volte a qualificare la viticoltura tradizionale del continente e potenziare lo sviluppo economico e culturale dell’intera area. Per un approfondimento si rimanda al sito www.recevin.net.

48 dell’Enoturismo. Inoltre, i soggetti aderenti agli itinerari interessati ad ottenere il riconoscimento come Strade del vino europee dovranno impegnarsi ad adempiere i requisiti minimi richiesti ed in seguito ad ottenere la certificazione d’eccellenza. I requisiti da soddisfare per il riconoscimento si basano su tre concetti fondamentali: la valorizzazione del territorio, del turismo e della cultura del vino. La Carta Europea dell’Enoturismo prevede l’elaborazione di un programma, da parte dei gestori del territorio e degli impianti aderenti, per l’adempimento degli impegni riportati e sottoscritti nel documento e che includono un programma di lavoro per 3 anni, l’elaborazione di strategie di sviluppo enoturistico sostenibile e un programma di lavoro efficace per il progressivo miglioramento dei prodotti e servizi. Il territorio deve, dunque, essere situato all’interno di una denominazione di origine regionale e prevedere un organo di gestione del territorio enoturistico. Esso deve considerare almeno 6 cantine visitabili e un minimo di 5 servizi complementari (ad esempio punto alloggio, ristorazione etc.). I requisiti previsti per il settore turistico, si riferiscono alla qualità dei servizi di ricettività, ristorazione, negozi, tour operator, agenzie di viaggio ricettive e uffici del turismo. Infine, il concetto di «cultura del vino» riguarda la valorizzazione l’offerta enoturistica di un territorio attraverso le visite in cantine, nei musei nelle enoteche o attraverso corsi di degustazione (Vademecum dell’Enoturismo Europeo).

I Paesi del Nuovo Mondo, invece, sono caratterizzati da una limitata tradizione in campo agricolo e non disponendo di tipicità locali rapportabili a quelle europee, hanno costruito gli itinerari turistici su un prodotto agricolo diventato altamente competitivo nei mercati internazionali: il vino. Ad esempio, in California, nella Napa Valley, da cinquant’anni si è insediata una vera e propria industria vitivinicola: «qui sulle terre pianeggianti della valle [...] si trovano i filari ben distanziati delle uve di Cabernet Sauvignon e alcune delle attrezzature vinicole più moderne del mondo. In primavera grandi ventilatori muovono l’aria per impedire le gelate e, dato il clima molto secco, viene adottato diffusamente il sistema d’irrigazione a goccia per attecchire le piante più giovani» (Urwin 1993, p. 23). La descrizione dei vigneti californiani mette in risalto l’ausilio di moderne tecniche di produzione che non coincidono con l’idea di vigne tradizionali tipicamente europee anche se Urwin (1993) ci avverte che il «mito dell’arcadia»

49 rurale è radicato anche in California: basta guardare il documentario Mondovino52

o il film Sideways per intravedere pianure e colline sconfinate con filari ordinatamente disposti a rievocare ambientazioni rurali perché il paesaggio vitivinicolo, che sia in Europa o in California, è costruito dall’uomo: è lui a disegnare i confini, gli spazi e le forme, scavandone i solchi per renderlo fertile. Le aziende del “Nuovo Mondo” fortemente competitive nel mercato vitivinicolo sono riuscite, anche grazie all’attuazione di linee strategiche da parte dei governi, ad investire ingenti risorse in strategie di marketing che gli hanno permesso di strutturare un’offerta turistica ampia e ben organizzata.