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Le Strade del vino in Italia

Grafico 5 Dinamica della produzione di vino per marchio di qualità

2.3.3 La Strada del vino e sapori Pordenones

2.3.3.1 Il ruolo della persona chiave all’interno della “rete territoriale”

Il nuovo referente della Strada del vino e sapori Pordenonesi ha determinato un cambiamento nell’organizzazione di tutta la Strada. Al suo arrivo ha trovato una situazione difficile in cui tra i soci della Strada emergeva, un’insoddisfazione generale a causa di una distanza con gli organi di coordinamento centrale, la mancanza di un piano operativo e di quote associative non adeguate e l’assenza di senso di appartenenza ad un gruppo e di spirito di squadra; tuttavia grazie al suo carisma la situazione è significativamente migliorata anche grazie al supporto del finanziamento pubblico.

«Inizialmente c’era molta delusione e scetticismo tra i soci, perché per via delle cose burocratiche non sono stati molto coinvolti nell’attività di start up e pensavano che le cose non venivano fatte punto e basta. In realtà ci sarebbe stato solo bisogno di una maggiore comunicazione o mantenere i contatti tra i soci, cosa che è stata fatta, probabilmente, in modo insufficiente» (Intervista n. 5).

Nella visione del nuovo referente, l’itinerario Strada del vino rappresenta un’opportunità per promuovere il territorio, le risorse e soprattutto le persone e le tante realtà virtuose che vi sono all’interno del territorio.

«Bisogna andare oltre la carta, la presentazione sul depliant, ma bisogna fare e vivere la Strada del vino come un vero e proprio percorsotra la consapevolezza delle risorse, la voglia di condividerle e la necessità di innovarsi e adeguarsi alle esigenze di un mondo globale senza dimenticarsi chi siamo e da dove partiamo» (Intervista n. 5).

Pertanto, il referente della Strada insieme al presidente e ai consiglieri hanno deciso di organizzare dei focus group e degli incontri conviviali da tenere ogni 2 mesi con tutti gli associati in modo da programmare le attività e «soprattutto creare uno spirito di

gruppo» (Intervista n. 5). L’azione messa in atto ha, dunque, fatto maturare negli

associati «la consapevolezza che bisogna far le cose; non è facile ma ci stiamo

provando e qualche piccolo risultato è arrivato» (Intervista n. 5).

Scopo di questi incontri è quello di condividere idee e confrontarsi sulle problematiche in modo da individuare delle soluzioni e a delle strategie in modo condiviso. Da questi incontri, sottolinea un testimone privilegiato

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«sono emersi due filoni di pensiero: ci sono associati che hanno come obiettivo principale la vendita, l’incremento del bilancio dell’azienda e quindi una visione prettamente economica ed individuale e poi c’è chi punta all’accoglienza e alla valorizzazione del territorio (e sono la maggior parte); ci sono delle cantine che dicono: “faccio parte della Strada perché accolgo i turisti e voglio raccontare loro il territorio”» (Intervista n. 5)

Durante i primi incontri sono emersi dei limiti abbastanza importanti all’interno della “rete” relativi ad un elevata diffidenza soprattutto tra i produttori del vino, una ridotta conoscenza del territorio e la bassa presenza di turisti nel territorio provinciale.

Era evidente che nella fase iniziale di istituzione delle Strade si era proceduto ponendo attenzione agli aspetti burocratici ma gli associati non erano affato mai stati coinvolti; la governance territoriale era il risultato dell’aplicazione di una norma regionale e non il frutto di un processo attivato dagli attori del territorio pordenonese. Era perciò necessario procedere con la realizzazione di questi incontri. La validità di questo modo di operare consente agli associati di confrontarsi sulle problematiche esisteti e sulle possibili soluzioni. Queste attività, sottolinea un associato

«ci hanno permesso di superare quello che secondo me è era un ostacolo di qualche anno fa in cui eravamo tutti proiettati a vedere gli altri non come dei colleghi ma come potenziali concorrenti […] Il maggior beneficio che ho ottenuto è la coesione» (Intervista n.14).

Questi incontri hanno permesso di migliorare l’intensità dei rapporti tra gli associati e quindi, l’itinerario Strada del vino diventa prima di tutto un canale di comunicazione interna tra i diversi soggetti afferenti all’itinerario. Come racconta un produttore

«in questa zona, prima degli incontri, nessuno guardava l’altro molto felicemente ed ognuno lavorava per sé. Adesso, invece, se uno ha bisogno di una cosa, se bisogna fare degli eventi insieme nessuno ha più paura dell’altro. Quindi c’è scambio d’informazione, scambio di clienti perché alle volte un cliente cerca un prodotto diverso da quello che gli potrei offrire io allora gli indico altre aziende che adesso conoscono e di cui ho assaggiato anche il prodotto. È il cambiamento che ci voleva» (Intervista n.17).

Gli associati sono molto entusiasti e interessati perché creano gioco di squadra. Tuttavia, lamentano che gli incontri sono poco frequenti.

«Secondo me c’è molto da fare perché i produttori non ne colgono l’importanza. Ovviamente il principale bisogno è incassare, aprire il cassetto la sera e trovarlo pieno. Ma la Strada del vino non ti offre adesso questa opportunità […] Perché siamo appena partiti io non credo mai alle cose che si sviluppano in un arco di tempo brevissimo, è difficile! Sono meccanismi che richiedono tempo e denaro […] quindi lavori in prospettiva e il lavoro a prospettiva lo tieni sempre per ultimo perché alla fine quando

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hai delle necessità più urgenti pensi ad altro ma si dovrebbe fare il contrario perché è utile» (Intervista n.7).

Una prima necessità esplicitata è quella relativa alla formazione degli stessi operatori e alle loro conoscenze del territorio. Come già chiarito, nell’idea del gruppo di coordinamento centrale uno dei compiti della Strada del vino e sapori FVG dovrebbe essere quello di fornire agli associati la possibilità di “formarsi” non solo attraverso corsi di lingua, corsi di web marketing o di accoglienza in cantina, ma anche attraverso corsi storico-culturali. Difatti, si è verificato che durante questi incontri conviviale è emersa la necessità di unire questi ultimi con delle visite esterne sul territorio. Come esplicita un testimone privilegiato

«è una bellissima richiesta e lo abbiamo messo in programma ma ancora non siamo riusciti a farle. Per me è sintomo di consapevolezza di quanto importanti siamo come attori e di quante volte, purtroppo, abitando/lavorando qui non conosciamo quello che c’è a 20/30 km di distanza» (Intervista n. 5).

Un’altra problematica segnalata nel corso degli incontri dagli associati è quello di delineare il target turistico. L’interesse verso il progetto “wine for you” promosso dal gruppo di coordinamento delle Strade del vino e sapori FVG. Questo progetto richiedendo l’apertura della cantina durante tutta la settimana, compresi il sabato e la domenica non era adeguato alla realtà di Pordenone, in quanto «i turisti nel fine

settimana non ci sono e quindi gli associati dovevano stare in cantina ad aspettar gente che non arrivava» (Intervista n. 5).

Era chiaro, dunque, che la strategia regionale doveva essere adeguata a quello che era il contesto locale. L’obiettivo principale della “rete territoriale” di Pordenone era quello di portare i turisti in cantina in particolar modo il turista straniero perché «c’è un piccolo

flusso di persone interessate all’enogastronomia ma sono per il 70% di provenienza italiana e per il 30% straniera» (Intervista n. 13); presenti maggiormente nel periodo di «settembre ed ottobre in concomitanza con i grandi eventi; diciamo che è questa la nostra alta stagione» (Intervista n.19) ma anche «in primavera, e inizio estate» (Intervista n.11).

«Abbiamo tanti gruppi di passaggio, soprattutto polacchi che nel periodo di luglio e agosto fanno sosta qui da noi e poi vanno a Rimini oppure cinesi che prendono il pullman da Vienna e si fermano qui per poi andare in tutta Italia […]. Sarebbe interessante farli rimanere, noi ci stiamo provando ad esempio quando abbiamo delle richieste facciamo delle offerte e diciamo di

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fermarsi un giorno in più e di andare a visitare ad esempio Valvasone che è patrimonio dell’Unesco; qualcuno l’ha fatto e gli abbiamo organizzato anche l’accompagnamento con delle guide. Insomma cerchiamo di cogliere l’occasione di far visitar loro il territorio, magari si innamorano e poi tornano» (Intervista n.19).

Il referente della Strada del vino e sapori Pordenonesi lavorando in maniera congiunta con il Consorzio Pordenone Turismo per organizzare e valorizzare tutte le risorse presenti sul territorio hanno riscontrato che nel territorio di Pordenone, rispetto ad altre zone vitivinicole della regione come il Collio e i Colli orientali, vi è la presenza di un turismo business collegato a eventi fieristici, culturali e sportivi e che soggiorna per periodi brevi.

«abbiamo il turista business tutto l’anno che ci permetterebbe di destagionalizzare il turismo e lavorare tutto l’anno e su questo ci stiamo lavorando, stiamo seminando anche, se, prima che arrivino le corriere (come dicono gli associati), ci vorrà un pochino» (Intervista n.5).

Il turismo business è rappresentato da un visitatore internazionale o domestico che pernotta lontano da casa con lo scopo di svolgere un lavoro (Beioley 1991) e si contrappone a quella forma di turismo leisure legata al relax e al divertimento; in realtà oggigiorno entrambi i tipi di viaggio possiedono molte caratteristiche comuni: per esempio ambedue i segmenti utilizzano mezzi di trasporto e sistemazioni simili (Rispoli e Tamma 2010) e, inoltre, anche un viaggio d’affari, essendo un luogo di lavoro differente da quello abituale, potrebbe suscitare nel visitatore nuovi stimoli ed esperienze. È un viaggio «toccata e fuga, di pochi giorni; non è un turista che viene in

visita ma si trova qui per altri motivi e che nelle ore libere approfitta di fare delle visite» (Intervista n.14).

Si è osservato, di contro, la presenza di numerose fiere all’interno della città di Pordenone che se ben organizzate potrebbero richiamare tanto pubblico; difatto si tratterebbe perlopiù di un target che generalmente non pernotta; come evidenzia un referente del gruppo di coordinamento «vanno in fiera in giornata e poi tornano a casa

quindi la presenza negli alberghi durante le fiere è data principalmente da quelli che espongono ma che alla sera dopo 12 ore di fiera non hanno il tempo di andare in cantina» (Intervista n. 5).

I nuovi trend turistici rappresentano un’opportunità che la Strada del vino e sapori Pordenonesi cerca di intercettare perché perché c’è un certo interesse ad assaggiare il prodotto tipico. Come racconta un associato «lo sperimento con un gruppo di

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Giapponesi che viene sempre qui per Electrolux, mi mandano email “noi arriviamo e vogliamo mangiare muset con radicchio e fagioli”» (Intervista n.21).

Se, in quest’epoca, l’esperienza turistica viene modellata secondo i desideri dell’individuo, la domanda di turismo d’affari può, infatti, racchiudere dentro di sé una domanda di turismo enogastronomico non solo perché caratterizzate entrambe dall’intraprendere sempre più vacanze short break (Censis Servizi 2013), ma anche perché il cibo come componente trasversale diventa un potente mediatore di nuove esperienze e fattori di attrazione che costituiscono il patrimonio materiale ed immateriale dell’area di destinazione.

Nel consolidamento delle relazioni con gli associati la funzione svolta dal referente della Strada Pordenonese sembra aver giocato un ruolo importante. «Il fatto che il

referente della Strada di Pordenone lavora a stretto contatto con il territorio gli ha permesso di creare più legami, ad impostare un discorso di relazioni e quindi si è creato uno spirito di squadra» (intervista n.4). Si tratta di un soggetto dotato di

personalità carismatica, munito di occhi capaci di vedere cose che gli altri non vedono (Bruni e Smerilli 2010); non sono essenzialmente occhi di un altruista o un filantropo, piuttosto occhi di un costruttore di comunità, di un innamorato. Difatti, è grazie al suo carisma, al suo desiderio di appassionarsi ed impegnarsi, alla capacità di riconoscere il valore dell’altro (Bruni e Zamagni 2004) che è riuscito ad attivare relazioni personali che gli hanno permesso di «costruire ponti di raccordo tra le reti» (Sivini 2003, p.173) e coinvolgere nuovi potenziali associati che diventano una risorsa originale a disposizione non solo di una propria realizzazione, ma anche della “costruzione della rete territoriale” alla base del buon funzionamento delle Strade.

La presenza di una leadership disposta ad assumersi una parte rilevante degli oneri organizzativi è un elemento utile alla creazione di un tessuto fiduciario tra gli associati (Trigilia 1999, Cersosimo e Wolleb 2001). La ricerca mostra che proprio in contesti deboli una persona chiave che lavora bene, che aiuta il produttore e che soprattutto prende a cuore il progetto per cui lavora diviene l’elemento propulsore del processo di sviluppo.

«Ci vuole la persona di riferimento sul territorio, che lavori e che prenda contatto con tutti e che organizza delle cose con i produttori. Questo ruolo della Strada è importante perché non avere una persona di riferimento e valida che sta fuori dall’ufficio, che va a parlare con le aziende, che mette lì l’idea, che magari prende anche delle idee delle aziende e dice: guardate

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quell’azienda vuole fare quella cosa, facciamo questo evento o quest’altra cosa? Ovviamente poi va valutato nell’insieme» (Intervista n.17).

Il referente della Strada di Pordenone, per avviare il processo di integrazione reticolare tra imprese orientato alla realizzazione di un sistema di offerta turistica, sta lavorando nell’ottica di rafforzare il capitale sociale promuovendo la fiducia; questo ha fatto ritrovare agli associati lo scopo comune per cui avevano aderito alla Strada del vino e sapori e una maggiore consapevolezza nel fare sinergia attraverso relazioni che siano sempre più co-responsabili.