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Il
1911,
un
«anno
di
lu>o
religioso»

prima
parte:
DAL
LUTTO
ALLA
CELEBRAZIONE

1. Il
1911,
un
«anno
di
lu>o
religioso»

Q u a n d o
 l o
 S t a t o
 i t a l i a n o
 m e O e r e
 i n
 s c e n a 
 l a
 p r o p r i a
 autorappresentazione
 celebraCva
 in
 occasione
 del
 cinquantenario
 dell’Unità,
 nel
segno
della 
monarchia
laica
e
liberale,
le
tensioni
della
quesCone
romana
 sono
 ancora
 accese2.
 Nel
 lungo
 arco
 cronologico
 dei
 festeggiamenC,
 che


iniziano
nel
1909
per
concludersi
nel
1911,
la
Santa
Sede
si
presenta
come
uno
 dei
principali
antagonisC
dell’anniversario,
assieme
(con
moCvazioni
differenC)
 con
 socialisC,
 repubblicani
 e
 nazionalisC.
 Il
 cinquantenario
 dell’Unità
d’Italia
 rappresenta
 per
 i
 caOolici
un’occasione
 per
 ribadire
 il
proprio
 contrasto
 nei
 confronC
di
uno
Stato
e
di
una 
patria
nei
quali
non
si
riconoscono.
Nonostante
 alcuni
ambienC
caOolici
partecipino
 alle
manifestazioni3,
 la
posizione
ufficiale


della
Santa
Sede
è
di
contrasto
nei
confronC
della 
ricorrenza.
Essa 
ribadisce
un
 neOo
 intransigenCsmo
 verso
 lo
 Stato
 italiano,
 che
 non
 riconosce
 come
 legi-mo.

L’anniversario
 è
 interpretato
 come
 una
 «montatura
 massonica»


mirante
 solo
 a
 «far
 dispeOo
 alla
 Religione,
 alla
 Chiesa,
 al
 Papa
 Vicario
 di
 Cristo»4.
Il
1911
per
la
rivista
gesuita 
«La
Civiltà
CaOolica»
non
è
l’anno
santo


della
patria,
 secondo
 la
definizione
del
«poeta
 paganeggiante»;
 il
1911
per
i
 caOolici
è
un
«un
anno
di
luOo
religioso»
5.
La
stampa
caOolica 
individua
come


unico
collante
delle
manifestazioni
giubilari
la
matrice
anCclericale;
forte
è
la


2
Per
una
ricostruzione
dell’anniversario
del
1911
si
rimanda
a:
Emilio 
GenCle,
La
Grande
Italia.
Ascesa


e
 declino
 del
 mito
 della 
nazione
 nel
 ventesimo
 secolo,
 Laterza,
 Roma‐Bari
 2006,
 pp.
 5‐71;
 Rosalia


Franco,
 Le
 Italie
 degli
 Italiani.
 Le
 celebrazioni
 del
 1911,
 tesi
 di
 doOorato 
discussa
 presso
 l’IsCtuto
 Universitario
Europeo
 di
Fiesole,
 novembre
 2002;
 Catherine
 Brice,
 Il
 1911
in 
Italia.
 Convergenza
di


poteri,
frazionamento
di
rappresentazioni,
in
«Memoria
e
Ricerca»,2010,
n.
34,
pp.
47‐62.

3
 Alcuni
 deputaC
 caOolici,
 ad 
esempio 
Filippo
 Meda,
 lavorano
per
 un
 intervento
 dei
 caOolici
 alle
 celebrazioni.
Alcuni
di
essi
partecipano
a
Ctolo
privato
all’inaugurazione
del
ViOoriano.
Rosalia
Franco
 soOolinea
 come
 il
 contrasto
alle
 celebrazioni
nazionali
 da
 parte
 di
 caOolici,
 socialisC
e
 repubblicani
 non
 trovi
 un
 riscontro
 reale
 in
 ambito
 locale,
 dove
 gli
 stessi
 caOolici,
 socialisC
 e
 repubblicani
 collaborano
 alla
 realizzazione
 delle
 principali
 iniziaCve
 celebraCve.
 Rosalia
 Frano,
 Le
 Italie
 degli


Italiani,
cit.,
pp.
64‐65.

4
Le
commemorazioni
patrioBche
del
1911,
in
«La
Civiltà
CaOolica»,
vol.
II,
1911,
pp.
144‐162,
citato
in
 Emilio
GenCle,
La
Grande
Italia,
cit.
p.
62.

polemica
 che
 scagliava
 contro
 il
 ruolo
 di
 Nathan,
 sindaco
 di
 Roma,
 nell’organizzazione
della
festa6.


«L’Osservatore
Romano»
così
moCva
la
decisione
di
contrastare
l’anniversario:

se
rifiuCamo
di
prendere
 parte
 alle
vostre
 commemorazioni,
 si
è
 perché
 non
è
 alla
vera
 grandezza
 e
 alla
 vera
 prosperità
 che
 voi
 guidate
 l’Italia,
 che
 avrebbe
 in
 sé
 tu-
 i
 più
 preziosi
 elemenC
 per
 divenire
 la
 prima
 fra
 tuOe
 le
 nazioni,
 ma
 alla
 rovina
 e
 all’abisso
 materiale
 e
 sopra
 tuOo
 morale,
 si
 è
 perché
 nel
 proclamarla
 che
 fate
 libera
 e
 indipendente,
 voi
 la
 volete
 asservita
 alla
 più
 dura
 ed
umiliante
 delle
 schiavitù,
 quella
 delle
 seOe
 anCcrisCane,
 perché
 avvelenando
 tuOa
 la
 sua
 esistenza
 con
 un
 funesto
 dissidio,
 ne
 menomate
 al
 di
fuori
la
sicurezza,
 le
 togliete
 all’interno
la
 pace,
l’unione,
 la
 concordia
dei
figli
suoi.7

Respinta 
la
 messa
in
scena
di
una
religione
civile
della 
patria,
 la
Santa
Sede
 contrappone
 un
 patrio-smo
caOolico,
individuando
 in
 esso
 il
 giusto
pilastro
 per
la
grandezza
dell’Italia.
Nel
corso
dei
«lunghi
secoli
di
storia
italiana
[…]
le
 glorie
e
 la 
grandezza
d’Italia
andarono
costantemente
congiunte
e
 associate
 alle
 sorC
 del
 Papato
 che
 ora
 si
 tenta
 invano
 rappresentare
 come
 nemico
 d’Italia»8.
 E
 contestualmente
dà
 spazio
 sulla
propria
stampa
alle
iniziaCve
 di


protesta 
organizzate
dai
socialisC
in
concomitanza
delle
cerimonie
isCtuzionali
 (scioperi
e
 manifestazioni
contro
 il
 carovita),
per
 soOolineare
il
«vergognoso
 fallimento»9
della
classe
dirigente
che
aveva
portato
all’unificazione.
La
Chiesa


caOolica
non
può
festeggiare
uno
Stato
nato
male
e
incapace
di
operare
per
il
 bene
della
ciOadinanza.

2. 
1961:
la
cris<anizzazione
del
Risorgimento

A
 cinquant’anni
di
distanza
‐nel
corso
 dei
quali
Stato
italiano
e
Chiesa
 caOolica
 sono
 giunC
 a
 un
 graduale
 e
 poi
 definiCvo
 superamento
 della
 quesCone
 romana
 con
 la 
 sCpula
 dei
 Pa-
 Lateranensi,
 recepiC
 dalla
 CosCtuzione
 repubblicana‐,
 in
 occasione
 dell’anniversario
 del
 1961
 l’aOeggiamento
 della
 Chiesa
è
 diverso.
 Nello
 sforzo
 che
gli
 organizzatori
 del
 centenario
fanno
per
meOere
in
mostra
non
solo
la
storia
passata
d’Italia,
ma
 anche
 e
sopraOuOo
le
capacità 
economiche
e
produ-ve
dell’Italia 
degli
 anni


6
 Come
 soOolinea
 Rosalia
Franco,
 sulla
 stampa
 caOolica
 era
stato
ripreso
il
 discorso
 anCclericale
 di
 Nathan
in 
occasione
 del
quarantesimo 
anniversario 
della
breccia
di
Porta
Pia.
Rosalia
Franco,
Le
Italie


degli
Italiani,
cit.,
p.
59.

7
Emilio
GenCle,
La
Grande
Italia,
cit.,
p.
63. 8
Ibid.

del
boom
economico10,
la
Santa
Sede
avanza
un’inedita
leOura 
interpretaCva


del
Risorgimento.

All’interno
delle
cerimonie
ufficiali
del
centenario,
papa
Giovanni
XXIII
durante
 un
incontro
con
Fanfani,
presidente
del
consiglio,
esplicita
la
propria
adesione
 ai
festeggiamenC:

La
 ricorrenza
 che
 in
 quesC
mesi
 è
 moCvo
di
 sincera
 esultanza
 per
 l’Italia,
 il
 centenario
 della
 sua
unità,
ci
 trova
 sulle
due
 rive
 del
 Tevere,
 partecipi
 di
uno
stesso
senCmento
di
 riconoscenza
 alla
 Provvidenza
 del
 Signore,
 che
 pur
 aOraverso
 variazioni
 e
 contrasC,
 talora
 accesi,
 come
 accade
 in
 tu-
 i
 tempi,
 ha
 guidato
 questa
 porzione
 ele-ssima
 d’Europa
verso
una
sistemazione
di
rispeOo
e
di
onore,
nel
concerto
delle
 nazione
grazie
 a
Dio.11

È
 la
 divina
 provvidenza 
a 
rappresentare
 ‐nella
 versione
 del
 pontefice,
 faOa
 propria 
 dai
 dirigenC
 della
 Democrazia
 CrisCana‐
 la
 reale
 forza
 ispiratrice
 e
 motrice
dell’unificazione
italiana;
e
 il
processo
risorgimentale
viene
assorbito
 all’interno
 di
 un’interpretazione
 crisCana.
 L’opposizione
 della
 Chiesa
 al
 movimento
 di
 unificazione
 nazionale
 è
 taciuta,
 i
 reali
 protagonisC
 dell’unità
 sono
 ignoraC
 o
 ridimensionaC,
 a
 vantaggio
 invece
 di
 papa
 Mastai,
 «astro
 benefico
e
segno
luminoso,
invitante
al
trionfo
del
magnifico
ideale»12.

La
storia
dell’Italia
unita
è
soOoposta
a
un’interpretazione
evoluCva:

tuOo
 il
 resto
di
 quel
 periodo
 storico
 fu
nei
 disegni
 della
 Provvidenza
 preparazione
 alle
 pagine
 viOoriose
 e
 pacifiche
 dei
 Pa-
 Lateranensi,
 […]
 a
 indicazione
 di
 un
 orizzonte
 nuovo,
 che
 si
 dischiudeva
 a
 celebrazione
 finale
 della
 vera
 e
 perfeOa
 unità
 di
 sCrpe,
di
 lingua
e
di
religione,
che
era
stato
il
sospiro
degli
italiani
migliori.13

I
 Pa-
 Lateranensi
 del
 1929
 rappresentano
 il
 punto
 culminante
 di
 questa
 leOura,
la
condizione
 «senza
la
quale
[…]
 il
fine
ideale
del
Risorgimento
 non
 poteva
dirsi
davvero
 raggiunto»14;
 e
 il
governo
 della
Democrazia
CrisCana
 è


l’happy
end
della
riconciliazione
avvenuta.

10
Per
un’analisi
 delle
celebrazioni
 del
centenario
dell’unità
si
veda:
 Massimo
Baioni,
Risorgimento
e


Resistenza.
 Da
Italia
’61 
al
 ventennale
 della
Liberazione,
 in
Massimo
Baioni,
 Fulvio
ConC
e
 Maurizio


Ridoldi
 (a
 cura
 di),
 Celebrare
 la
 nazione.
 Grandi
 anniversari
 e
 memorie
 pubbliche
 nella
 società


contemporanea,
Silvana
 Editoriale,
 Milano
2012,
 pp.
 247‐263;
 Marilisa
Merolla,
Italia
1961.
 I
media
 celebrano 
il
centenario
della
nazione,
Franco 
Angeli,
Milano 
2004;
Emilio
GenCle,
La 
Grande
Italia,
cit.,


pp.
386‐407;
Sergio
Pace,
CrisCna
Chiorino,
 Michela
 Rosso,
 Italia
61.
IdenFtà 
e
miF
nelle
 celebrazioni


per
il
centenario
dell’unità
d’Italia,
Umberto
Allemandi
Ed,
Torino 
2005;
 Samantha
Owen,
CounFnuing
 NaFonal
History:
 the
1961
Italian 
Centennial
of
UnificaFon
CommemoraFon,
in
«Australian
Journal
of


PoliCcs
and
History»,
2010,
n.
3,
pp.
393‐409.

11
La
citazione
del
discorso
di
papa
Roncalli
è
traOa
da
Emilio
GenCle,
La
Grande
Italia,
cit.,
p.
389‐390. 12
La
citazione
sempre
di
papa
Giovanni
XXIII
si
trova
in
Giorgio
Rumi,
La
riconquista
guelfa.
Speranze
e


reFcenze
 del
 centenario
 dell’Unità,
 in 
 Il
 mito
 del
 Risorgimento 
 nell'Italia
 unita:
 aB 
del
 convegno,


Milano,
9‐12
novembre
1993,
«Il
Risorgimento»,
1995,
n.
1‐2,
pp.
524.

13
Le
parole
di
Roncalli
sono
traOe
da
Emilio
GenCle,
La
Grande
Italia,
cit.,
p.
390.

Nel
clima 
conciliatorista
inaugurato
da
Giovanni
XXIII
e
con
il
parCto
di
 ispirazione
 crisCana
 al
 governo,
 dunque,
 le
 polemiche
 nei
 confronC
 del
 movimento
di
unificazione
nazionale
scompaiono
 e
i
residui
della
storiografia
 intransigente
 caOolica
 rimangono
 sullo
 sfondo15.
 La
leOura
 provvidenzialista


dell’unificazione
 italiana,
 proposta
 da
 Giovanni
 XXIII
 e
 faOa
 propria
 e
 amplificata
 dalla
 stampa
 caOolica
 (che
 se
 non
 tuOa
 coglie
 la
 versione
 revisionista
proposta
dalla
Santa
Sede,
 insiste
 unanime
sull’essenza
crisCana
 dell’idenCtà
italiana16),
comporta
‐come
ha
soOolineato
 GenCle‐
 la
«definiCva


conciliazione
 tra
 Chiesa
 e
 Stato
 nazionale,
 svuotando
 e
 depurando
 [il
 Risorgimento]
 da 
 ogni
 coloritura
 e
 ascendente
 laici,
 ricondoOo
 retrospe-vamente
 fin
 dall’aOo
 del
 suo
 concepimento,
 nel
 grembo
 della
 religione
caOolica»17.

3.

2011:
La
Chiesa
e
la
difesa
dell’unità
nazionale


 «La
ricorrenza
[del
150°
anniversario
dell’unità
d’Italia]
vede
la
Chiesa
 unita
a
tuOo
il
Paese
nel
festeggiare
 l’evento
 fondaCvo
 dello
 Stato
unitario»
 annuncia 
 il
 cardinale
 Bagnasco,
 presidente
 della
 Conferenza 
 Episcopale
 Italiana,
 alla
 fine
 del
 201018.
 La
 Santa 
 Sede
 prende,
 infa-,
 parte
 alle


celebrazioni
 del
 2011:
 interviene
 alle
 cerimonie
 isCtuzionali
 dello
 Stato
 italiano,
 celebra
 liturgie
 religiose
 in
 occasione
 del
 17
marzo,
 dà
 spazio
 sulle
 colonne
 de
 «L’Osservatore
 Romano»
 a
 diba-C
 e
 convegni
 sulla
 ricorrenza,
 organizza
 esposizioni
 arCsCche
 e
 storiche
 in
 collaborazione
 con
 isCtuzioni
 italiane,
 dedica
 all’anniversario
 un’emissione
 filatelica.
 La
 partecipazione
 ai
 festeggiamenC
 del
 2011
 ha
 inizio
 già
 l’anno
 precedente,
 in
 occasione
 delle
 cerimonie
del
20
seOembre
2010.

È
 un’adesione
 entusiasta
 che
 si
 pone
 in
 linea
 con
 l’interpretazione
 avanzata 
da
Roncalli
 nel
 ’61.
 L’omelia
 tenuta
 da
 Bagnasco
 il
 17
 marzo
 nella
 basilica 
 di
 Santa
 Maria
 degli
 Angeli
 a
 Roma,
 alla
 presenza
 delle
 maggiori
 autorità 
dello
stato
italiano,
accenna
a
«quella
singolare
“Provvidenza”
che
ha
 condoOo
gli
italiani
a
diventare
sempre
più
consapevoli
dell’Italia»19.

La
 Chiesa
 mostra
 nei
 confronC
 del
 movimento
 risorgimentale
 e
 dell’unificazione
d’Italia
un
approccio
sereno.
La
circostanza 
delle
celebrazioni
 è
 descriOa
 più
 volte
 come
 «la
 felice
 occasione
 per
 rifleOere
 sulla
 storia 
 di
 questo
amato
Paese»20,
il
momento
per
«un
ripensamento
sereno
della
nostra
 15
Massimo
Baioni,
Risorgimento
e
Resistenza.
Da
Italia
’61
al
ventennale
della
Liberazione,
cit.,
p.
250. 16
Per
la
presenza
di
diverse
posizioni
all’interno
del
mondo
caOolico
in 
occasione
del
1961
si
rimanda
 a
Giorgio
Rumi,
La
riconquista
guelfa.
Speranze
e
reFcenze
del
centenario
dell’Unità,
cit. 17
Emilio
GenCle,
La
Grande
Italia,
cit.,
p.
391. 18
Angelo
Bagnasco,
I
caAolici
soci
fondatori
dell’Italia,
in
«L’Osservatore
Romano»,
3
dicembre
2010,
 p.
6. 19
Angelo
Bagnasco,
Le
responsabilità
di
un’eredità
preziosa,
ivi.,
18
marzo
2011,
p.
7. 20
Joseph
Ratzinger,
Naturale
sbocco
dell’idenFtà
italiana,
ivi.,
17
marzo
2011,
p.
8.

vicenda
 nazionale
 così
 da 
 trovare
 in
 essa
 una
 memoria
 condivisa»21.
 E


rivendica 
un
 posto
di
 primo
piano
sul
 palco
 delle
celebrazioni
e
 tra
gli
stessi
 fautori
del
processo
di
costruzione
della
nazione
italiana.

La
 Santa 
 Sede
 si
 pone
 contro
 il
 dilagante
 «degrado
 del


Risorgimento»22.
 Se
 da
 un
 lato
 la
 stampa 
 vaCcana
 non
 dà
 spazio
 (né
 per


enfaCzzarla
 ma
 nemmeno
 per
 criCcarla)
 alla
 recente
 storiografia
 caOolica
 revisionista
 che
 interpreta
 il
 Risorgimento
 come
 una
 violenta
 conquista
 anCcaOolica23,
dall’altro
evidenzia 
invece
le
storture
e
i
limiC
storiografici
della


narrazione
 anCrisorgimentale
 neoborbonica
 e
 leghista24.
 Di
 quest’ulCma,


contro
la
quale
la
Chiesa
era
già
scesa
in
campo
alla
metà
degli
anni
Novanta
 per
 contrastarne
 l’ipotesi
 secessionista
 e
 per
 affermare
 la
 difesa 
 dell’unità
 nazionale25,
criCca
ora
il
paradossale
uClizzo
di
simboli
e
miC
risorgimentali
in


chiave
 padanista26.
 Difende
 il
 Risorgimento
 anche
 dalla
 «storia
 anC‐

risorgimentale
 […]
 alla
 moda
 e
 snob»27
 dello
 storico
 Alberto
 Mario
 BanC,


21
Angelo
Bagnasco,
I
caAolici
soci
fondatori
dell’Italia,
cit.

22
LuceOa
Scaraffia,
Il
Risorgimento
è
una
cosa
seria,
ivi.,
28
gennaio
2011,
p.5.

23
 Un
 esempio
 è
 il
 discorso
 pronunciato
 all’inizio
 del
 1993
 del
 cardinale
 Giacomo 
 Biffi,
 all’epoca
 arcivescovo
di
Bologna,
confluito 
nel
suo 
volume
Risorgimento,
Stato
laico
e
idenFtà
nazionale,
Casale
 Monferrato,
 Piemme,
 1999,
 ripreso
 nella
 sua
 ulCma
 opera
 L’Unità
 d’Italia:
 centocinquant’anni,


1861‐2011:
 un 
contributo
 di
 un
 italiano
 cardinale
 a
 una
 rievocazione
 mulFforme
 e
 problemaFca,


Cantagalli,
 Siena
 2011.
 Per
 un’analisi
 criCca
 del
 revisionismo 
caOolico
 si
 rimanda
 a
 Lucia
 Ceci,
 La


quesFone
 caAolica
 e
 i
 rapporF
 dell’Italia 
con
 il
 VaFcano,
 in
 Angelo
 Del
 Boca
 (a
 cura
 di),
 La 
storia
 negata,
cit.,
pp.
173‐202.

24
Silvia
Guidi,
E
i
caAolici
diventarono
i
difensori
dell’unità,
cit.,
p.
5.


25
 Per
 un 
approfondimento
dello
 scontro
tra
 Chiesa
 e
 Lega
 Nord
si
 veda:
 Enzo
Pace,
 La
quesFone


nazionale
fra
Lega
e
Chiesa
caAolica,
in
«Il
Mulino»,
1997,
n.
5,
pp.
857‐864. 26
Marcello
Filotei,
La
patria
perduta
del
Nabucco,
in
«L’Osservatore
Romano»,
17
marzo
2011,
p.
4. 27
LuceOa
Scaraffia,
Il
Risorgimento
è
una
cosa
seria,
cit. L’ufficio
filatelico
vaFcano
 dedica
al
150°
anniversario
 dell’Unità
d’Italia
 un’emissione
composta
da
 una
serie
di
francobolli,
che
 riproducono
immagini
delle
 capitali
degli
StaF
preunitari
 con
un
richiamo
anche
al
 primo
francobollo
emesso
dal
 rispeBvo
Stato.
(Immagine
è
 traAa
da
<hAp:// www.vaFcanstate.va/IT/ Servizi/ UfficioFilatelicoeNumismaFco/ _deAaglio_emissioni‐‐id‐‐Shop %20Francobolli‐‐cat‐‐2011‐‐ prod‐‐F_2011_001.htm>).

interpretata
come
l’espressione
di
un
«senso
di
vergogna»
diffuso
«verso
quei
 povere-
 che
 hanno
 perso
 la
 vita
 per
 l’unificazione
 del
 nostro
 paese»28.


Denuncia
il
lavoro
di
BanC
come
fruOo
di
«una 
notevole
ingenuità»
e
paragona
 il
suo
modus
operandi
a
quello
dei
«sudisC»29.


Il
messaggio
che
la
stampa 
vaCcana
trasmeOe
nel
corso
del
2011
è
che
 «oggi
 […]
 se
 vi
 è
 un’istanza
 morale
 autorevole
 che
 si
 esprime
 in
 favore
 dell’unità
del
Paese,
della
Patria
italiana,
essa
è
la
Chiesa
caOolica,
vale
a
dire
 la
Santa
Sede
anzi
tuOo
l’episcopato
italiano»30.


28
Ibid.


29
Silvia
Guidi,
E
i
caAolici
diventarono
i
difensori
dell’unità,
ivi.,
17
marzo
2011,
p.
5. 30
Giovanni
Lajolo,
Minuscoli
tesFmoni
di
un
evento
grande,
ivi.,
23
marzo
2011,
p.
5.

seconda
parte:
LA
CHIESA
RACCONTA
LA
STORIA
D’ITALIA