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seconda
parte:
REVISIONISM

7.
 Biblioteca
leghista


La 
 Lega
 Nord
 avanza
 un
 quadro
 interpretaCvo
 del
 Risorgimento
 caraOerizzato
 da
un
 profondo
 sincreCsmo:
 fa
 proprie
 cioè
delle
leOure
anC‐ risorgimentali
provenienC
da
tradizioni
tra
loro
differenC,
alcune
opposte
alla
 stessa
visione
poliCca
leghista.
Le
assume,
proprio
per
la
loro
diversa
origine,
 come
controprova
di
un’oleografica
e
trasversale
condanna
del
Risorgimento.
 Il
bagaglio
bibliografico
de
«la
Padania»
comprende
una
produzione
dai
generi
 e
 dagli
 ambiC
 diversi:
 arCcoli
 e
 saggi
 coevi
 al
 Risorgimento,
 opere
 storiografiche,
 romanzi
 storici,
 produzione
 divulgaCva
 di
 ambito
 storico
 di
 recente
 pubblicazione.
 Ne
 dà
 una 
 presentazione,
 sopraOuOo
 per
 quanto
 riguarda
 i
 giudizi
 degli
 scri-
 coevi
 al
 Risorgimento
 e
 della
 storiografia
 sul
 Risorgimento,
soOo
forma
di
citazioni
ad
effeOo,
scollegate
da
un
più
generale
 inquadramento
degli
autori
stessi
e
delle
loro
opere.

Uno
 dei
 rimandi
 più
 frequenC
 è
 all’interpretazione
 gramsciana
 del
 Risorgimento.
 La
 Lega
 riprende
 da 
 Gramsci
 la
 definizione
 del
 processo
 di
 unificazione
come
“conquista
regia”
e
dà
spazio
a
una
serie
di
passi
tra-
dai


Quaderni
 dal
 carcere,
 che
 insistono
 sulla
 natura
 violenta
 delle
 guerre
 di


indipendenza
italiana.
Descrivere
i
limiC
 profondi
del
Risorgimento
ricorrendo
 alle
 parole
 di
 Gramsci
 è
 un’operazione
funzionale
 alle
 tensioni
 poliCche
 del
 presente:
 in
 questo
 modo
 la
 Lega
 alimenta
 la
 polemica,
 a
 cui
 abbiamo
 in
 precedenza 
accennato,
 nei
 confronC
 della 
sinistra
italiana,
 che
 prende
 parte
 alle
 celebrazioni
 dell’epopea
 risorgimentale
 dell’anniversario
 del
 2011
 dimenCcando
le
tesi
del
fondatore
del
ParCto
Comunista
Italiano.

Inoltre
 la
 Lega
 fa
 propria
 la
 definizione
 gramsciana
 di
 Risorgimento
 come
 “rivoluzione
 mancata”
 e
 la
 modifica
 in
 “rivoluzione
 tradita”,
 espressione
 comunque
 sempre
 di
 tradizione
 comunista146.Facendo
 questo
 passaggio,
 il


Carroccio
 si
svincola
dall’approccio
di
 analisi
gramsciana
fissata
sull’intreccio
 tra 
 proge-
 poliCci
 e
 quesCone
 sociale;
 e
 investe
 la
 formula
 di
 una
 nuova
 accezione:
 ciò
che
mancò
al
 Risorgimento
non
è
 la
rivoluzione
sociale,
ma
la
 realizzazione
federale
dell’asseOo
statale147.

«la
Padania»
cita
un
breve
passaggio
della
riflessione
di
Pierre
Joseph
 Proudhon
 sulla 
 formazione
 dello
 Stato
 italiano:
 «“Non
 ho
 mai
 creduto
 nell’unità
 d’Italia;
 sul
 piano
 dei
 principi,
 come
 su
 quello
 della
 praCca,
 l’ho
 sempre
 respinta”
 scrisse
 Pierre
 Joseph
 Proudhon
 nella
 sua
 prefazione
 alla


146
È
una
definizione
che
viene,
tra
gli
altri,
da
Trotsky.


147
Gli
arCcoli
in
cui
viene
 ripreso
il
contributo
di
Gramsci
sul
Risorgimento
sono
i
seguenC:
Giuseppe
 Reguzzoni,
 Prendere
 coscienza 
di
 come
 si
 sta 
facendo
l’unità
d’Italia,
 in
«la
 Padania»,
 9‐10
gennaio
 2011,
p.
7;
 È
spudorata
questa
sinistra
che
si
scopre
nazionalista,
ivi.,
22
febbraio
2011,
p.
9,
Giuseppe
 Reguzzoni,
150
anni:
meglio
pensare,
cit.

raccolta
di
arCcoli
dal
Ctolo
 emblemaCco
Contro
l’Unità
 d’Italia»148.
Il
libro
 a


cui
 il
 quoCdiano
 rimanda
 è
 una
 raccolta
 di
 tre
 arCcoli
 scri-
 dal
 filosofo
 francese
tra
il
1862
e
il
1864,
trado-
e
pubblicaC
per
la
prima
volta
in
Italia
nel
 2010149.
 Il
 rimando
 a
 Proudhon
 si
esaurisce
nella 
citazione
riportata;
 manca


una
 presentazione
 dell’autore,
 del
 suo
 pensiero
 criCco
 nei
 confronC
 dell’unificazione
 italiana,
 delle
 moCvazioni
 per
 cui,
 pur
 provando
 sCma
 per
 Garibaldi,
 scrive
una 
lunga 
criCca
nei
confronC
 degli
esiC
 unitari
del
processo
 risorgimentale
 italiano
 e
 nei
 confronC
 della
 mancata
lungimiranza
 delle
 file
 democraCche‐repubblicane.
 È
 taciuta
 la
 sua 
 riflessione
 iniziale
 su
 posizioni
 anarchiche
 e
 anche
 la
 riflessione
 più
 generale
 di
 Proudhon
 sui
 temi
 della
 nazionalità,
della
centralizzazione
e
del
federalismo.
Egli
è
presentato,
invece,
 come
 una
semplice
voce
internazionale,
 espressione
 di
profondo
 sce-cismo
 nei
 confronC
 del
 Risorgimento
 italiano
 che
 aOraversa
 tuOa 
 l’Europa
 oOocentesca.

Nella 
stessa
prospe-va
è
riproposto
un
passo
traOo
dai
Diari
di
uno
scriAore
di
 Fedor
Dostoevskij.
«Per
che
cosa
possiamo
congratularci
con
l’Italia,
che
cosa
 ha
 oOenuto
 di
 meglio
 dopo
 la
 diplomazia
 del
 conC
 di
 Cavour?
 È
 sorto
 un
 piccolo
regno
unito
di
second’ordine
[...].
Un’unità
meccanica
e
non
spirituale
 e
 per
 di
 più
 pieno
 di
 debiC
 non
 pagaC
 e
 soddisfaOo
 del
 suo
 essere
 di
 second’ordine»150.


Le
leOure
 anC‐risorgimentali
che
 «la
Padania»
 propone
ai
suoi
leOori
 fanno
 incursioni
 anche
 nel
 campo
 della
 narraCva.
 A
 trent’anni
 dalla 
 prima
 edizione,
 nel
 2011
 è
 ripubblicato
 un
 romanzo
 storico
 inCtolato
 Amore
 mio,


uccidi
Garibaldi151,
ambientato
nel
TrenCno
della
terza
guerra
di
indipendenza


e
basato
sul
reale
scambio
epistolare
tra
la
principessa
Leopoldina
Lobkowitz
e
 suo
marito,
il
conte
Fedrigo
Bossi
Fedrigo-,
in
guerra 
contro
Garibaldi
e
i
suoi
 volontari.
 Il
 volume
 è
 caro
 a
 «la
 Padania»
 per
 la
 prospe-va
 in
 cui
 gli
 avvenimenC
 dell’unificazione
italiana
vengono
raccontaC:
 lo
sguardo
è
quello
 asburgico
 e
Garibaldi
da
eroe
diventa
nemico
 da
uccidere;
 «come
sempre,
le
 memorie
 familiari
 sono
 la
 chiave
 per
 comprendere
 la
 storia
 individuale
 e
 colle-va»
posClla
l’arCcolista152.

A
fine
oOobre
del
2011
«la 
Padania»
e
il
gruppo
di
deputaC
leghisC
alla
 Camera
indicono
 un
concorso
 leOerario:
 «“Controcorrente”,
il
premio
che
fa
 luce
sul
Risorgimento».
La
giuria,
composta
da
esponenC
poliCci
o
intelleOuali
 leghisC,
deve
valutare
cinque
volumi
e
premiare
la
produzione
più
significaCva
 di
soggeOo
anC‐risorgimentale.
Che
sono:
Terroni
di
Pino
Aprile,
L’unità
d’Italia


148
 Roberto 
Ciambe-,
 Unità,
 se
 la
vedano 
gli
 eredi
 dei
 Savoia,
 in
«la
 Padania‐
Edizione
 veneta»,
2
 febbraio
2011,
p.
IV.

149
Pierre
Joseph
Proudhon,
Contro
l’Unità
d’Italia,
Miraggieditore,
Torino
2010. 150
Giuseppe
Reguzzoni,
150
anni:
meglio
pensare
prima
di
festeggiare,
cit.

151
Isabella
Bossi
Fedrigo-,
Amore
mio,
uccidi
Garibaldi,
Longanesi,
Milano
2011
(prima
ed.
1980). 152
Garibaldi,
l’obieBvo
da
eliminare,
in
«la
Padania»,
27‐28
febbraio
2011,
p.
28.

di
Giacomo
Biffi,
Risorgimento
disonorato
di
Lorenzo
del
Boca,
Le
Brigatesse
di
 Giordano
Bruno
Guerri
e
Regno
del
Nord
di
Arrigo
Petacco.

Si
 traOa
 di
 una
 produzione
 non
 accademica,
 ma
 divulgaCva,
 presentata
dal
 quoCdiano
come
antagonista
rispeOo
a
quella
faOa
in
ambito
 scienCfico,
che
 ripercorre
 da
 un’angolazione
 controcorrente
 appunto
 la
 storia
 del
 Risorgimento.
 Sono
 le
 fonC
 (secondarie)
 su
 cui
 la
 narrazione
 risorgimentale
 avanzata 
 da 
 «la
 Padania»
 si
 basa.
 C’è
 l’affresco
 della
 natura
 losca
 del
 movimento
di
unificazione
(Del
Boca),
inteso
come
il
momento
fondaCvo
della
 natura
degli
italiani;
 troviamo
l’opera
innovaCva
del
revisionismo
leghista
del
 2011,
 con
 il
 progeOo
 federalista
 cavouriano
 (Petacco).
 C’è
 lo
 sguardo
 meridionalista,
 con
 l’opera
di
 Pino
Aprile
 e
il
racconto
 del
brigantaggio
nella
 prospe-va
di
genere:
 l’adesione
alle
bande
dei
briganC
da
parte
delle
donne,
 «spinte
 più
 che
 da
 una
 volontà
 poliCca,
 dalla
 forza
 di
 un
 isCnto
 profondo,
 deOate
da
leggi
ataviche
e
naturali.
[...]
Una
donna
meridionale
dell’OOocento
 diventa
una
combaOente
pronta
a
tuOo
se
 le
si
impedisce
di
vivere
,
 amare,
 accudire;
se
le
si
nega
la
possibilità
di
essere
donna
come
erano
state
le
madre
 e
 la 
 nonna 
 prima
 di
 lei».
 Il
 vincitore
 risulta
 il
 libro
 del
 cardinal
 Biffi
che
 ripropone
una
leOura
ultracaOolica
del
Risorgimento.

L’immagine
accompagna
la
 pubblicazione
dell'intervento
I
 caAolici
soci
fondatori
dell’Italia
 tenuto
da
Angelo
Bagnasco
al
 forum
del
ProgeAo
culturale
 promosso
dalla
Chiesa
italiana
nel
 dicembre
2010.
(in
«L’Osservatore
 Romano»,
3
dicembre
2010,
p.
6).
 È
l’immagine
simbolo
del
forum
 dedicato
al
tema: 
«Nei
150
anni
dell’Unità
d’Italia.
 Tradizione
e
progeAo».

IL
TRICOLORE
BENEDETTO:

LA
POSIZIONE
DELLA
SANTA
SEDE

La 
 posizione
 della
 Santa
 Sede
 nei
 confronC
 del
 processo
 di
 unificazione
 nazionale
 italiana 
 muta
 nel
 corso
 del
 tempo.
 Da
 un’iniziale
 opposizione
 ai
 principi
risorgimentali
e
da
un
neOo
rifiuto
dei
fa-
compiuC,
la
Chiesa 
caOolica
 passa
ad
un’assimilazione
della
memoria
del
Risorgimento.
Questa
evoluzione
 è
 riscontrabile
 nei
 differenC
 approcci
 con
 cui
 la
 Chiesa
 romana
 affronta 
 il
 ricordo
dell’Unità
nazionale
nei
tre
cinquantenari
del
1861.
Questo
capitolo,
a


parCre
 dalla
 leOura
 de
 «L’Osservatore
 Romano»
 dal
 seOembre
 2010
 al
 seOembre
 2011
 e
 dallo
 studio
 di
 una
 mostra
 documentaria
organizzata 
dal
 quoCdiano
vaCcano
in
collaborazione
con
 il
Senato
 della
Repubblica
italiana1,


si
propone
di
fare
una
panoramica
su
questo
 cambiamento
e
di
concentrarsi
 sulla
 posizione
 della
 Santa
 Sede
 in
 occasione
 del
 centocinquantenario
 dell’Unità
d’Italia.

1
 Stato 
e
 Chiesa.
 Dal
Risorgimento
ai
nostri
giorni.
A
 150
anni
dall’unità
d’Italia
e
dalla
fondazione
de


L’Osservatore
Romano.
Catalogo
della
mostra,
Rubbe-no,
Soveria
Mannelli
2012.

L’immagine
nella
pagina
precedente
accompagna
la
pubblicazione
dell'intervento
«I
caAolici
soci
fondatori
 dell’Italia»
tenuto
da
Angelo
Bagnasco
al
forum
del
ProgeAo
culturale
promosso
dalla
Chiesa
italiana
nel
 dicembre
2010
e
dedicato
al
tema:
«Nei
150
anni
dell’Unità
d’Italia.
Tradizione
e
progeAo»
(in