seconda parte: REVISIONISM
5. Sul Risorgimento
5.1. Un rapporto controverso
Il Risorgimento occupa, da sempre, una posizione ambivalente nel discorso leghista, oscillando tra un’interpretazione totalmente negaCva e un parziale recupero.
Da un lato la Lega interpreta la formazione dello Stato nazionale italiano, primo bersaglio della sua poliCca, come il portato del Risorgimento, soOoposto per questo a un duro giudizio eCco‐poliCco. Ne deriva una versione profondamente revisionista del processo di unificazione nazionale e dell’intera storia unitaria, che ritorna in primo piano in occasione del centocinquantenario dell’Unità.
Dall’altro lato invece il leghismo, sopraOuOo nella sua fase secessionista, esprime una determinata idea di comunità nazionale e «certe tonalità emoCve» 64, riscontrabili anche nell’universo mentale e mitografico
del Risorgimento. Nel rivendicare l’indipendenza e la libertà della Padania, Umberto Bossi usa una struOura discorsiva che richiama alcuni aspe- del discorso nazionale oOocentesco. Nelle citazioni riportate di seguito, traOe da due discorsi del leader leghista fa- nel 1996 e nel 1997, si riscontra la presenza di un frame che richiama le «figure profonde» proprie della retorica risorgimentale65: la nazione padana è presentata come una comunità
parentale, dotata di un suo specifico territorio; la Padania è descriOa come una patria perduta, da riscaOare per mezzo del sacrificio:
Da tempo immemorabile abiCamo, dissodiamo, lavoriamo, proteggiamo e amiamo queste terre, tramandateci dai nostri avi, aOraversate e dissetate dalle acque dei nostri fiumi. [...] Noi siamo inCmamente convinC che ogni ulteriore permanenza della Padania all’interno dei confini dello Stato italiano significherebbe lasciar spegnere ogni speranza di rinascita e annientare l’idealità dei Popoli che la compongono. Noi siamo consapevoli
64 L’espressione è stata usata da Pietro Brunello (in occasione de I trisnipoF raccontano. Un iFnerario
didaBco per i 150 anni dell’Unità d’Italia, Mestre 28 marzo 2011), che coglie e rileva analogie e
differenze tra il movimento leghista e quello risorgimentale già in occasione della cronaca della dichiarazione di indipendenza della Padania. Bossi, zaini e panini. Cose viste e senFte il 15 seAembre
1996 a Venezia, in «Altrochemestre», cit.
65 Le figure profonde sono analizzate da Alberto Mario BanC, Sublime Madre Nostra. La nazione
che la Padania libera ed indipendente diventerà il riferimento poliCco ed isCtuzionale per la costruzione dell’Europa delle Regioni e dei Popoli.66
Figli della Padania, chi combaOe può certo morire, chi fugge resta vivo, agonizzanC amici oppressi, estranei tra estranei, figli senza figli, gridate ai colonizzatori: possono toglierci la vita, ma mai più la libertà della Padania. [...] Camicia verde, bandiera verde, cuore coraggioso, possa la storia raccontare che [...] patrioC padani decisero di loOare contro l’Italia colonizzatrice, combaOendo con coraggio e guadagnarono la libertà. Viva la Padania.67
Inoltre la Lega nella costruzione dell’impalcatura simbolico‐mitologica della nazione padana assimila simboli e miC della propaganda poliCca risorgimentale. Ne manCene il significato originario (l’oppresso che aOraverso il coraggio e il sacrificio si ribella all’invasore, per riscaOare la libertà e indipendenza della propria patria), rovesciandolo però contro lo Stato nazionale italiano a vantaggio invece della nuova nazione padana68. Facendo questo, opera un lavoro inverso rispeOo a quello degli intelleOuali oOocenteschi: se quesC avevano affrontato la difficoltà di costruire una comune tradizione nazionale italiana, trasformando le molte storie locali o municipali in storie nazionali69, ora la Lega rivendica la regionalità di
queste storie e le svincola da una leOura nazionale italiana, negandola.
Ad esempio, il mito della Lega Lombarda prima di essere un luogo della memoria della Lega Nord (Alberto da Giussano diventa il simbolo del parCto, il Carroccio guidato da questo condo-ero diventa sinonimo di Lega Nord, PonCda entra nella geografia rituale del movimento, diventando sede di raduni annuali) era appartenuto all’orizzonte mitografico del Risorgimento. La leOeratura, la piOura, la musica oOocentesca avevano ripreso la storia della lega dei comuni lombardi e ne avevano dato una leOura patrio-ca: La
baAaglia di Legnano è l’opera di Giuseppe Verdi con più espliciC intenC poliCci.
Composta nel corso del 1848, è rappresentata per la prima volta a Roma nel gennaio del 1849, alla vigilia della proclamazione della Repubblica romana. L’importanza che riveste la lega lombarda nell’immaginario patrio-co risorgimentale è tale da essere inserito anche nel calendario delle fesCvità civili
66 Discorso di Umberto Bossi in occasione della dichiarazione di indipendenza e sovranità della Padania, 15 seOembre 1996, in Cronistoria della Lega Nord, cit., p. 12.
67 Discorso di Umberto Bossi al Congresso della Lega Nord del febbraio 1997, riportate in CrisCna Demaria e Cecilia Gallo-, Nuove forme dello speAacolo poliFco. Il congresso della Lega fra strategie
comunicaFve e azione rituale, in «Rassegna italiana di sociologia», 1999, vol. 40, p. 371.
68 Lynda De MaOeo definisce l’appropriazione e la reinterpretazione di miC risorgimentali aOuate dalla Lega come una sorta di detournement, che colpisce la memoria del Risorgimento e quindi l’idenCtà nazionale. De MaOeo insiste su questo passaggio interpretandolo come l’esito della «perdita di una visione consensuale della storia nazionale» (L’idiota in poliFca, cit., p. 81). Interpretazione che non accogliamo, in quanto non pare sia mai stata riscontrabile una visione consensuale della storia della Lega Lombarda (in merito si rimanda a Piero Brunello, PonFda, cit.) e più in generale del Risorgimento. 69 Adrian LyOelton, CreaFng a NaFonal Past: History, Mith and Image in the Risorgimento, in Albert Russell Ascoli e Krystyna von Henneberg, Making and Remaking Italy. The CulFvaFon of NaFonal
della Repubblica di Venezia: il 1° dicembre 1848, anniversario del giuramento della Lega Lombarda a PonCda, nella Venezia insorta è festa nazionale70.
Un’altra opera verdiana come pure la stessa figura di Verdi hanno assunto un grande valore nella retorica rituale leghista. Il Carroccio ha individuato nel Va’
Pensiero, il coro del terzo aOo del Nabucco, l’inno della Padania. Suonandolo e
cantandolo in occasione delle manifestazione del parCto, accanto ad altre sinfonie verdiane (come, ad esempio, La forza del desFno), la Lega disconosce non solo l’adesione di Verdi al Risorgimento ma anche il significato patrio-co che l’opera verdiana, a parCre dalla fine degli anni Quaranta dell’OOocento, assume nello spazio pubblico risorgimentale per poi cristallizzarsi nella memoria colle-va italiana come l’inno risorgimentale per antonomasia71.
Non a caso il programma isCtuzionale del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, da canto suo, fa del Nabucco il punto culminante delle celebrazioni ufficiali. La festa nazionale del 17 marzo, infa-, si conclude con la messa in
70 Piero Brunello, Voci per un dizionario del QuarantoAo. Venezia e Mestre 1848‐1849, Comune di Venezia, Venezia 1999, pp. 123‐129.
71 Nonostante la rivalutazione dell’importanza del Va Pensiero nel Risorgimento studiata da Parker, non può essere sminuito in toto il portato poliCco del melodramma verdiamo. Si veda CarloOa Sorba,
“Or sia patria il mio solo pensier”. Opera lirica e nazionalismo nell’Italia risorgimentale, in Fiorenza
Tarozzi e Giorgio Vecchio, Gli italiani e il tricolore. PatrioBsmo, idenFtà nazionale e fraAure sociali
lungo due secoli di storia, Il Mulino, Bologna 1999, pp. 177‐200. Come anche Mary Ann Smart, Liberty On (and Off) the Barricades: Verdi’s Risorgimento Fantasies, in Albert Russell Ascoli e Krystyna von
Henneber, Making and Remaking Italy, cit., pp. 103‐118. In questa pagina e nella sucessiva è riprodoAo un ciclosFlato stampato e diffuso dal Movimento Giovani Padani, 2007/2008. Interessante è il commento posto in nota.
scena del melodramma verdiano al Teatro dell’Opera di Roma, con la presenza delle massime autorità dello Stato. L’evento viene trasmesso dalla televisione nazionale italiana, che riserva uno speciale in prima serata su Rai tre e Rai storia: è in scena una sorta di contesa sui simboli nazionali italiani.
La Lega reagisce, negando il significato patrio-co dell’opera verdiana, soOolineata dalle celebrazioni ufficiali e dalla loro diffusione mediaCca e rivendicando la “padanità” e del Va’ Pensiero e dello stesso Verdi 72. Nel corso
del 2011 «la Padania» cura una rubrica inCtolata “Va’ Pensiero. Pensieri liberi sulla musica”, in cui dà spazio alla figura di Verdi. Ricorda la partecipazione del compositore al processo culturale risorgimentale, ma la declina in termini diversi dal consueto. Verdi è presentato come un “uomo del nord” («era decisamente un italiano del nord, di meditaC proposiC, taciturno e laborioso; grande volontà e senso praCco spiccaCssimo, castelli in aria e sogni ad occhi aperC non gli appartenevano. [...] Non amava la vivacità verbosa e gesCcolatrice dei napoletani»), che condivide i proge- poliCci dei soli piemontesi, in quanto seOentrionali («Negli uomini poliCci piemontesi riconobbe i propri simili ed accolse il loro ideale poliCco»)73.
72 fr, Se Gad spaccia il Va’ Pensiero per coro del Risorgimento, in «la Padania», 9 marzo 2011, p. 19 73 F. Tirindelli, Va’ Pensiero. Pensieri sulla musica. Non ammesso al Conservatorio. Non lo perdonerà, ivi., 22 maggio, p. 22.