Pio IX: un pontefice religioso, non poli<co
7. Sulla storia d’Italia
A conclusione dell’anno giubilare viene allesCta un’esposizione dal Ctolo Stato e Chiesa. Dal Risorgimento ai nostri giorni. A 150 anni dall’unità
d’Italia e dalla fondazione de L’Osservatore Romano. SignificaCva è la decisione
di terminare le celebrazioni dell’unità d’Italia con una mostra documentaria sul tema del rapporto tra Stato e Chiesa; significaCva anche è l’organizzazione congiunta della mostra: da un lato l’archivio storico del Senato della Repubblica, dall’altro «L’Osservatore Romano». Una collaborazione non casuale, soOolinea il presidente del Senato Schifani: «I centocinquant’anni dello Stato italiano [infa-] coincidono con il secolo e mezzo di vita del giornale del papa, la cui nascita il 1° luglio 1861 era un effeOo direOo del confliOo tra Stato e Chiesa»78. La mostra, allesCta dal 7 al 17 marzo 2012 nella sala Zuccari
di palazzo GiusCniani a Roma, affronta il tema con un approccio documentario: le fonC sia originali che in copia, provenienC dall’archivio del Senato e dagli archivi vaCcani, sono suddivise in 11 pannelli.
Lo studio di questo materiale e il suo confronto con il racconto della storia italiana faOo da «L’Osservatore Romano» del 2010‐2011 rappresentano la base da cui le seguenC considerazioni sono nate. Da un lato si cerca di individuare l’interpretazione generale che la Chiesa dà della storia italiana, dall’altro si pone aOenzione su alcuni snodi storiografici apparsi di fondamentale importanza nel discorso della stampa vaCcana.
La ricomposizione di una fra>ura
Sulle pagine de «L’Osservatore Romano» la storia d’Italia è la storia del rapporto tra Stato italiano e Santa Sede. La storia italiana è presentata e interpretata cioè meramente nel confronto, dato per imprescindibile, con la Chiesa romana. Non c’è spazio per aspe- o temi storici indipendenC dal papato. Ciò è dovuto al faOo che «la base più solida dell’unità [nazionale italiana] e la sua più profonda premessa»79 è da ricercare proprio nell’idenCtà
caOolica, di cui la Chiesa è agente fondamentale. Lo stesso anniversario del 2011 non è tanto l’anno celebraCvo della nascita dello Stato italiano, ma diventa piuOosto l’«occasione propizia per una rileOura serena di quegli evenC […] rifleOendo proprio sullo stato dei rapporC tra Chiesa e Stato a 150 anni»80.
La storia d’Italia è una storia evoluCva. La struOura narraCva riscontrabile sulle pagine de «L’Osservatore Romano» e anche nel percorso della mostra è caraOerizzata da quaOro fasi: (i) una fraOura iniziale, (ii) lo
78 Renato Schifani, Introduzione, in Stato e Chiesa. Dal Risorgimento ai nostri giorni. A 150 anni
dall’unità d’Italia e dalla fondazione de L’Osservatore Romano. Catalogo della mostra, Rubbe-no,
Soveria Mannelli 2012, p. VII.
79 11 febbraio, in «L’Osservatore Romano»., 11 febbraio 2011, p. 1.
sforzo ‐sempre più consapevole e programmato‐ di ricomporre lo strappo, (iii) l’armonia ritrovata, (iv) un perpetuo rinnovarsi dell’amicizia.
(i) La nascita dello Stato italiano rappresenta la roOura di un equilibrio preesistente (non narrato). La quesCone romana sia sulla stampa vaCcana sia nella mostra è descriOa come una roOura, uno strappo: si traOò di una profonda «lacerazione [che] riguardò ogni ambito della vita colle-va: poliCco, culturale, religioso»81; fu un processo che «ebbe effe- dilaceranC nella
coscienza individuale e colle-va dei caOolici italiani»82.
RispeOo alle pagine del quoCdiano vaCcano, dove ‐come abbiamo accennato in precedenza‐ si registra una sospensione del racconto per quanto riguarda lo svolgersi del processo risorgimentale, la mostra rivolge a questa prima fase della storia unitaria una minore evanescenza. Il primo pannello della mostra, dedicato a «Le origini della quesCone romana, 1860‐1861», individua i protagonisC della fraOura con dei ritra- d’epoca: Cavour e ViOorio Emanuele II da un lato e Pio IX dall’altro. «L’aOo di nascita ufficiale della quesCone romana»83 è riconosciuto nel progeOo di legge avanzato da Cavour
l’11 oOobre 1860 per l’annessione delle province dell’Italia centrale e meridionale, preludio alla nascita del Regno d’Italia. Agli «aOuali rivolgimenC d’Italia, iniziaC cogli auspici d’una falsa indipendenza e d’una menzognera libertà, [che in realtà] non hanno altro scopo di abbaOere, se fosse possibile la Religione»84 risponde la Santa Sede con la nascita 1° luglio 1861 de
«L’Osservatore Romano».
La fraOura iniziale si dilata profondamente negli anni successivi e diventa insuperabile con la breccia di porta Pia e la «poliCca di laicizzazione integrale portata avanC dai governi nei primi anni dopo l’Unità»85. Il punto
centrale del secondo pannello della mostra è «La legge delle GuarenCgie» (da cui il pannello prende il Ctolo): o meglio l’aOenzione è rivolta principalmente al neOo rifiuto dimostrato da Pio IX (è esposta l’enciclica Ubi nos) verso questo primo tentaCvo di regolamentazione dei rapporC tra le due isCtuzioni, soOolineando «sopraOuOo [...] il caraOere unilaterale della legge che preoccupava la Santa Sede»86. È ricordato anche il non expedit: con cui il
contrasto diventa «“opposizione di sistema”, cioè estraneità nei confronC del 81 Stato e Chiesa. Catalogo della mostra, cit., p. 14. 82 Joseph Ratzinger, Naturale sbocco dell’idenFtà nazionale, in «L’Osservatore Romano», cit. 83 Stato e Chiesa. Catalogo della mostra, cit., p. 5. 84 La citazione è traOa dall’editoriale del primo numero de «L’Osservatore Romano», messo in mostra. Ivi., p. 9. 85 Ivi., p. 13. 86 Ivi., p. 14.
nuovo Stato»87; cosa ribadita con l’esposizione delle encicliche di Leone XIII
rivolte contro la massoneria.
La mostra, dunque, ricorda il nascere e l’esasperarsi di posizioni divergenC; racconta l’intransigenCsmo caOolico nei confronC dello Stato italiano, depurandolo però dagli aspe- più integralisC: è taciuta la pubblicazione del Sillabo così come sono obliate le decisioni prese nel corso del Concilio VaCcano I. 87 Ibid. Verzaschi, RitraAo allegorico realizzato con un fotomontaggio raffigurante ViAorio Emanuele II e Pio IX riconciliaF, 1873 circa. Questa, riprodoAa sul giornale vaFcano, è la versione in stampa all’albumina; ne esiste una seconda, sempre in stampa all’albumina ma acquerellata. (Raccolte Museali Fratelli Alinari, Firenze).
(ii) Nella narrazione della Santa Sede, alla roOura tra nuovo Stato e Chiesa consegue, da subito, «l’aspeOaCva di una formale “Conciliazione”»88. La
ricomposizione dello strappo è presentata come inevitabile. In occasione dell’anniversario dell’11 febbraio «L’Osservatore Romano» insiste sull’ineluOabilità della conciliazione con un’immagine di fine OOocento, in cui Pio IX è a bracceOo con ViOorio Emanuele II. È questa ‐dice il discorso vaCcano‐ la resCtuzione iconografica del «sogno delle genC italiane di riconciliazione tra Stato e Chiesa dopo i noC dilaceramenC»89. Ma non solo. Questa è anche
un’ingenua «raffigurazione popolare» di «un dato di faOo: la realtà di una profonda amicizia sussistente, al di soOo di verCci poliCco‐diplomaCci e militari che fecero l’unità, tra comunità civile e comunità religiosa»90. La Santa Sede, in
questo modo, ribadisce la fondamentale importanza dell’«orientamento caOolico delle masse [che] assicurò al nuovo stato il collante sicuro e forte dalle diversità cui il processo di unificazione era chiamato a superare»91. Da
qui, dunque, nasce lo sforzo per una ricomposizione della fraOura; uno sforzo che percorre l’Italia per più di un cinquantennio e che doveva portare a una conciliazione formale tra isCtuzioni, non nel corpo sociale dove ciOadinanza e fede non erano in confliOo.
Nella narrazione di questa seconda fase, l’impostazione della mostra e quella della stampa vaCcana, pur seguendo una linea comune, assumono una prospe-va di racconto differente.
La mostra pone l’accento sull’ala conciliatoriasta del clero: presenta alcune leOere di sacerdoC favorevoli alla fine del potere temporale del papato. Dà spazio alla figura di Fogazzaro nella sua duplice veste di caOolico e senatore; soOolinea la progressiva distensione del non expedit in occasione del 1904 e del 1909, e il suo completo superamento con il paOo GenCloni, evidenziando (nel terzo pannello «Le elezioni del 1913») il moCvo della discesa in campo poliCco dei caOolici come difesa da misure anCclericali e anCcaOoliche. «Vero e proprio salto di qualità per il ruolo dei caOolici nella società italiana»92 è individuato nell’esperienza del ParCto Popolare di don
Sturzo.
La stampa vaCcana, che oblia i conciliatorisC e non ricorda Fogazzaro o le elezioni dei primi anni del XX secolo, menziona il paOo GenCloni e approda anch’essa alla figura di Sturzo, ma facendo un percorso differente. «L’Osservatore Romano» dà risalto sopraOuOo al problema di «generazioni tormentate dal disagio di meOere insieme la propria coscienza di caOolici e di 88 Joseeph Ratzinger, Naturale sbocco dell’idenFtà nazionale, in «L’Osservatore Romano», cit. 89 11 febbraio, cit. 90 Ibid. 91 Ibid. 92 Stato e Chiesa. Catalogo della mostra, cit., p. 43.
italiani»93. La fraOura tra Stato e Chiesa, nella narrazione della Santa Sede, è
una fraOura che penetra nelle coscienze dei caOolici; la ricomposizione della fraOura è il cammino che i caOolici fanno per superare il «crogiuolo di tribolazioni»94 nato come conseguenza della quesCone romana. È analizzata la
loro presa di coscienza: in quanto «caOolici non potevano sfuggire al problema storico della costruzione della società italiana né arroccarsi nella ciOadella assediata»95. La stampa vaCcana ricorda quindi figure come Tovini96, Toniolo (il
«profeta di Sturzo»97), e sopraOuOo don Sturzo e De Gasperi, quali gli artefici,
in una scala ascendente, di uno sforzo sempre più cosciente e programmato di azione caOolica nella vita poliCca dello Stato. «L’Osservatore Romano» si sofferma sopraOuOo su Sturzo, descrivendolo come l’avanguardia e la sintesi del superamento del non expedit e della discesa in campo poliCco dei caOolici, prima in ambito locale, poi nazionale. Ricorda la partecipazione di don Sturzo all’inaugurazione del ViOoriano: «partecipando al 50° dell’unità d’Italia, da prosindaco e da sacerdote, Sturzo dimostrava la capacità e la disponibilità dei caOolici ‐e forse anche della Chiesa‐ a partecipare, nelle isCtuzioni, alla costruzione della nazione»98.
L’esperienza del ParCto Popolare, sulle pagine della stampa ponCficia, rimane invece in secondo piano, solo accennata non approfondita. Anche la mostra che, come abbiamo deOo, dedica un pannello a «Il ParCto Popolare», in realtà ne dà una descrizione parziale. Ricordata la presa di posizione anCfascista di Sturzo e l’estromissione dei ministri popolari dal governo Mussolini; non affronta però in modo chiaro il ruolo del papato nella crisi del parCto sturziano di fronte alla nascita e alla presa del potere di Mussolini. Obliata è la scelta dell’esilio sturziano.
(iii) Momento centrale della storia d’Italia è la sCpula dei Pa- Lateranensi. L’11 febbraio è posto in relazione con l’anniversario dell’unità nazionale: «le due ricorrenze [sono] disCnte, eppure [sono] profondamente connesse per l’intreccio forte che il moto risorgimentale ebbe con la quesCone caOolica e con il problema di garanCre alla Sede Apostolica piena sovranità e indipendenza a tutela della sua missione universale»99. I pa- del 1929
rappresentano il superamento della fraOura causata dalla nascita dello stato italiano. 93 Giulio Andreo-, «Studiatelo meglio» ci disse MonFni, in «L’Osservatore Romano», 17 gennaio 2011, p. 5. 94 Tarcisio Bertone, Roma capitale d’Italia e cento della Chiesa, in ivi., 20‐21 seOembre 2010, p. 1. 95 Giulio Andreo-, «Studiatelo meglio» ci disse MonFni, cit. 96 EOore Go- Tedeschi, ArmaF del nome caAolico, ivi., 8 maggio 2011, p. 4. 97 Giulio Andreo-, «Studiatelo meglio» ci disse MonFni, cit. 98 Oscar Gaspari, E il prete di Caltagirone rese omaggio al ViAoriano, ivi., 18 marzo 2011, p. 5. 99 11 febbraio, ivi., cit.
Dei negoziaC sia la stampa che la mostra ricordano il Concordato e il TraOato. La convenzione finanziaria, invece, è taciuta. L’importanza dell’accordo è individuata nella bilateralità dei negoziaC:
finito il potere temporale, ‐dice Ratzinger‐ la Santa Sede, pur reclamando la più piena libertà e la sovranità che le speOa nell’ordine suo, ha sempre rifiutato la possibilità di una soluzione della QuesCone Romana aOraverso imposizioni dall’esterno, confidando nei senCmenC del popolo italiano e nel senso di responsabilità e giusCzia dello stato italiano. La firma dei Pa- Lateranensi, l’11 febbraio 29, segnò la definiCva soluzione del problema.100
La Chiesa non è più oggeOo, ma soggeOo delle traOaCve. Il se-mo pannello della mostra, «I pa- del Laterano» (il cuore della mostra, la parte più ricca di documentazione sia fotografica che archivisCca), espone una minuta con correzioni autografe di Pio XI, segno del superamento del caraOere unilaterale della precedente legislazione, in parCcolare le legge delle GuarenCgie.
Il faOo che la soluzione della quesCone romana avvenga per via giuridica è presentato come in conCnuità rispeOo all’a-vità di partecipazione alla vita poliCca dei caOolici, non in opposizione. La «contraddizione ideologica»101 alla base della conciliazione, il faOo cioè che la Chiesa oOenga
un confronto bilaterale «proprio nel momento in cui esasperata è l’affermazione della sovranità dello stato»102 non ha alcun peso nella
narrazione. La maturità dell’a-vità caOolica in campo sociale e poliCco comporta ‐nella retorica esposiCva‐ un graduale avvicinamento anche delle sfere isCtuzionali. Che lo Stato fascista avesse sciolto i parCC di opposizione, tra cui anche il ParCto Popolare, apice dell’a-vità dei caOolici nella vita poliCca e sociale, non ha alcun peso nella retorica della Santa Sede né tanto meno in quella della mostra. Nell’esposizione il “sacrificio” subito dal ParCto Popolare per una riconciliazione direOa tra Santa Sede e Stato italiano, per mezzo di Mussolini, non è chiarito, mentre è totalmente obliato sulla stampa caOolica.
Secondaria appare la necessità di una definizione dell’interlocutore della Santa Sede nella sCpula di quesC risoluCvi negoziaC. La controparte è semplicemente lo Stato italiano. Nell’anniversario dell’11 febbraio la stampa vaCcana non cita il fascismo né Mussolini. Nella mostra la presenza di documentazione fotografica relaCva alla sCpula del concordato ritrae i protagonisC: Mussolini è presente, ma nei tesC che accompagnano i documenC manca la descrizione della natura totalitaria del regime. Il fascismo non è mai nominato nella mostra: si parla di stato italiano, di governo
100 Joseph Ratzinger, Naturale sbocco dell’idenFtà nazionale, ivi., cit.
101 Pietro Scoppola, La Chiesa e il fascismo. DocumenF e interpretazioni, Laterza, Bari 1971, p. 103. 102 Ibid.
Mussolini. Nel racconto dell’iter diplomaCco che conduce ai negoziaC del 1929 l’esposizione romana (nel 1919 «la quesCone romana sembrava vicina alla soluzione»103 ricorda il quarto pannello, la «svolta clamorosa»104 avviene negli
anni 1925 e 1926, con la commissione presieduta dall’ex popolare Paolo MaOei GenCli, formata da oOo laici e tre ecclesiasCci, per la riforma della legislazione ecclesiasCca, voluta dal nuovo ministro della GiusCzia, Rocco) tace la poliCca di concessione alla Chiesa che caraOerizza la linea di Mussolini fin dall’inizio del suo governo: oblia i gesC compiuC nel 1923 dal nuovo governo, come il riprisCno del crocifisso nei locali pubblici, gli stanziamenC disposC per le chiese danneggiate dalla guerra, l’istruzione religiosa nelle scuole elementari. Tra quesC provvedimenC rientra anche la donazione, decisa dal Consiglio dei Ministri sempre nel 1923, dell’importante biblioteca Chigiana al VaCcano. Un arCcolo de «L’Osservatore Romano» affronta la quesCone della Chigiana, dando al gesto di Mussolini una posizione marginale. Ricorda come «da tempo la Santa Sede cerca[sse] di recuperare la biblioteca “papale” e “cardinalizia”», ma pone l’aOenzione non sul gesto di Mussolini quanto piuOosto sulla risoluzione mostrata da Pio X di non procedere all’acquisto della stessa, come invece voleva il prefeOo della biblioteca apostolica vaCcana, per invesCre invece in carità. Il pontefice, dice l’arCcolo, «avrà forse previsto l’arrivo della biblioteca Chigiana in VaCcano per dono totalmente gratuito (per quanto interessato) anziché per costoso acquisto, nove anni dopo»105.
Mussolini e il fascismo hanno poco spazio sulla stampa caOolica. Sporadicamente e in veloci accenni, «L’Osservatore Romano» ne dà una valutazione d’insieme negaCva, con l’uso di termini astra-: parla di «una nuova, fosca fase della poliCca europea»106 oppure della «tragedia del
ventennio e [del]la disperazione bellica»107. Il giudizio si fa più deciso quando
prende in considerazione, sullo stesso piano, i totalitarismi del XX secolo, «errori nefasC del suo tempo (fascismo, nazismo, comunismo)»108.
Obliate sono le modalità di ascesa al potere del duce così come gli aspe- che caraOerizzano il fascismo in termini totalitari. Il racconto del quoCdiano si ferma solo su alcuni passaggi del ventennio, toccando in parCcolare la fase finale degli anni Trenta.
Della poliCca fascista «L’Osservatore Romano» ricorda da un lato solo la legislazione razzista, interpretandola ‐come si vedrà in modo approfondito più
103 Stato e Chiesa. Catalogo della mostra, cit., p. 35. 104 Ivi., p. 43.
105 Paolo Vian, Quando il Papa non volle acquistare la biblioteca Chigiana, in «L’Osservatore Romano», 8 maggio 2011, p. 5.
106 ibid.
107 L’Italia s’è desta, ivi., 10 marzo 2011, p. 5.
avanC‐ come il fruOo per un verso dell’intreccio tra fascismo e scienza posiCvista e per l’altro di un avvicinamento dell’Italia alla Germania nazista109.
Dall’altro lato accenna al contrasto nato tra fascismo e Chiesa romana sull’Azione CaOolica, resCtuendolo con il linguaggio pacato della diplomazia d’epoca: «il capo del governo [..] era assai spiacente che l’Azione CaOolica fa della poliCca. Non essendosi osservaC gli accordi del 1931, si avranno fa- peggiori di quelli del deOo anno»110. La narrazione del quoCdiano, benché
soOolinei spesso come fosse «difficile il dialogo» tra il nunzio Francesco Borgoncini Duca e il regime, come «conCnue schermaglie» comportassero un «braccio di ferro col Duce», presenta in realtà una diplomazia vaCcana aOraversata da «prudenza ed equilibrio»111. Il racconto aOenua la violenza del regime (tace gli a- inCmidatori nei confronC delle associazioni caOoliche e di alcuni esponenC anCfascisC del clero), ma allo stesso tempo svincolandosi dal racconto degli anni VenC tace anche la nascita del regime e la poliCca d’intesa e collaborazione che Mussolini fin dai suoi primi mesi di governo aveva posto a premessa delle successive evoluzioni. La narrazione della Santa Sede accentua il contrasto tra fascismo e Santa Sede, rimarcando la posizione del fascismo nei confronC dell’affare dell’Azione CaOolica; dimenCca invece i punC di maggiore tensione: non parla ad esempio dell’emanazione dell’enciclica Non abbiamo
bisogno.
(iv) Con la sCpula dei Pa- del Laterano «le onde del Tevere trascinarono nel Tirreno i fru- del passato e finalmente riunirono i due colli»112. La
conciliazione trova però espressione completa nel dopoguerra; e De Gasperi rappresenta «la più importante sintesi poliCco‐simbolica» della ricomposta fraOura, la figura poliCca capace di «compendiare i confli- aperC durante la stagione risorgimentale»113,
il principale artefice della nuova Italia, democraCca e repubblicana, ma anche il leader indiscusso della ricostruzione economica post‐bellica e della rinascita poliCco‐civile del Paese dopo la roOura dell’ordinamento giuridico‐statale di derivazione risorgimentale‐ sabauda avvenuta l’8 seOembre 1943. Il faOo che sia stato un caOolico a condurre la rinascita del Paese non è, ovviamente, un faOo di secondaria importanza.
Per molC aspe- la sua azione completa un processo pluridecennale che se dal punto di vista dei rapporC diplomaCci‐isCtuzionali tra stato e Chiesa aveva trovato il suo compimento nei Pa- Laternanesi del 1929, da un punto di vista inclusivo‐partecipante dei caOolici alla vita poliCca del Paese aveva avuto il suo inizio più o meno ufficiale nel primo Novecento con il cosiddeOo PaOo GenCloni, era proseguito con alterne vicende
109 Gaetano Vallini, RazzisF travesFF da scienziaF, ivi., 15‐16 novembre 2010, p. 5. 110 Francesco Malgeri, Braccio di ferro col Duce, ivi., 20 maggio 2011, p. 5. 111 Ibid.
112 Un Tevere ancora più largo, ivi., 24 febbraio 2011, p. 5.
con la nascita del parCto popolare sturziano ed era rinato, dopo il fascismo, con la fondazione della Democrazia CrisCana.
De Gasperi non fu dunque solo il leader di un parCto, peraltro largamente maggioritario nel Paese, che era riuscito a ricomporre quelle fraOure poliCco‐ideologiche che si erano aperte durante il conculso processo risorgimentale, ma diventò anche lo staCsta che riuscì a compendiare la difesa dell’interesse nazionale con il fermo ancoraggio a un sistema di valori occidentali.114
La ripresa della vita democraCca, sulle pagine del quoCdiano vaCcano, è fruOo quasi esclusivo dell’iniziaCva caOolica. Ratzinger così si esprime nella sua riflessione ufficiale del 17 marzo sulla storia d’Italia.
Se il testo cosCtuzionale fu il posiCvo fruOo di un incontro e di una collaborazione tra diverse tradizioni di pensiero, non c’è alcun dubbio che solo i cosCtuenC caOolici si presentarono allo storico appuntamento con un preciso progeOo sulla legge fondamentale del nuovo stato italiano; un progeOo maturato all’interno dell’Azione caOolica, in parCcolare della FUCI e del movimento laureaC e dell’università caOolica del