• Non ci sono risultati.

Tre colori. Usi pubblici della storia nel centocinquantenario dell’unità d’Italia

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Tre colori. Usi pubblici della storia nel centocinquantenario dell’unità d’Italia"

Copied!
181
0
0

Testo completo

(1)

DELLA SOCIETÀ EUROPEA DAL MEDIOEVO ALL’ETÀ CONTEMPORANEA

TRE COLORI

USI PUBBLICI DELLA STORIA

NEL CENTOCINQUANTENARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA

TESI DI LAUREA

RELATORE: PROFESSOR PIERO BRUNELLO

LAUREANDA: ANNA DI QUAL (816699)

(2)

DELLA SOCIETÀ EUROPEA DAL MEDIOEVO ALL’ETÀ CONTEMPORANEA

TRE COLORI

USI PUBBLICI DELLA STORIA

NEL CENTOCINQUANTENARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA

TESI DI LAUREA

RELATORE: PROFESSOR PIERO BRUNELLO

LAUREANDA: ANNA DI QUAL (816699)

(3)
(4)
(5)

INTRODUZIONE...
 p.
1 1°
CAPITOLO: IL
TRICOLORE
CONTESTATO:
L’ATTEGGIAMENTO
DELLA
LEGA
NORD
 prima
parte:

 
 No
al
17
marzo
...
 p.
9 1. Contro
l’Unità
nazionale
... p.
9 Unità,
p.
9
‐
Patrio0smo,
p.
10
‐
Simboli,
p.
11
 2.

 Contro
la
festa
civile
...
p.
24 





Festa
e
lavoro,
p.
24
‐
Calendari
civili
e
religiosi,
p.
27 3.

In
difesa
del
4
novembre
...
p.
29 





Una
nazione
di
poveri
crisC
mandaC
a
morire,
p.
30
‐
La
parola
ai
leFori,
p.
32 seconda
parte:

 Revisionismi
...
p.
34 4. Mitologia
e
storiografia
della
“nazione
padana”... p.
36 Nazioni
contro,
p.
36
‐
La
nazionalizzazione
del
Nord,
p.
37
‐
Il
Sud
come
“altro”,
p.
38
 ‐
Un’idenCtà
negata,
p.
38

‐
Il
pantheon
padano,

 p.
40
‐
PonCda
e
Legnano:
capitali
 morali,
p.
46
‐
Bandiere,
p.
47
‐
Inni,
p.
50
‐
Rituali
fondaCvi:
nascita
come
 purificazione,
p.
50
‐
Verso
 alternaCve
più
moderate,
p.
52
 5.

Sul
Risorgimento

...
.
..

p.
54 5.1.
 Un
rapporto
controverso
...
...
.
p.
54 5.2.
 Nuove
storiografie

...
p.
58
 5.3.
 Narrazioni
e
interpretazioni

 ...
 p.
59 Rovesciamento
di
prospe0va,
p.
59
‐
Conquista
regia
e
interessi
massonici
 internazionali,
p.
59
‐
Decontestualizzazione
e
 localismo,
p.
59
‐
Rivalità
 personali,
p.
61
‐
Ladri
e
profiFatori,
p.
61
‐
Movimento
elitario,
non
di
popolo,
p.
 61
‐
Violenza
e
tradimento,
p.
62
‐
Il
fondamento
giuridico:
la
grande
truffa,
p.
62
 ‐
Un
aFacco
al
caFolicesimo,
unico
valore
unitario,
p.
62
‐
La
scelta
centralista:
 violenta
soppressione
delle
realtà
locali,
p.
63
‐
Garibaldi:
eroe
negaCvo,
p.
63
‐
 Il
Risorgimento
tradito:
Cavour,
il
federalista,
p.
67. 6.
 Per
una
nuova
storia
d’Italia ... . .. . p.
72 





Il
paese
mancato,
p.
72
‐
Per
un
nuovo
Risorgimento,
p.
74 7.

Biblioteca
leghista
... 

p.
76

(6)

prima
parte:








Dal
luVo
alla
celebrazione
...

p.
81 1. Il
1911,
un
«anno
di
lu2o
religioso» ... p.
81
 2.

 1961:
la
cris;anizzazione
del
Risorgimento

 ...

p.
82 3. 2011:
La
Chiesa
e
la
difesa
dell’unità
nazionale ... p.
84 seconda
parte:
 La
Chiesa
racconta
la
storia
d’Italia
... p.
87 4.

 Superare
i
pregiudizi
... 

p.
87 5.

 FonY
inedite?
...

p.
87 6.

 Sul
Risorgimento
...

p.
89 La
scomparsa
dell’ogge>o
festeggiato,
p.
89
‐
L’unità
come
sbocco
poliEco
 dell’idenEtà
ca>olica,
p.
90
‐
Il
contributo
ca>olico,
p.
91
‐
AnEclericalismo
 garibaldino:
ricordo,
oblio,
superamento,
p.
94
‐
La
morte
di
Cavour,
p.
95
‐
 Pio
IX:
un
pontefice
religioso,
non
poliEco,
p.
96
‐
Fine
e
inizio:
la
breccia
di
Porta
 Pia,
p.
98 7. Sulla
storia
d’Italia
... p.
101 La
ricomposizione
di
una
fra>ura,
p.
101
‐
IdenEtà
italiana,
idenEtà
ca>olica,
p.
111
‐
 Pio
XII:
un
nodo
storiografico,
p.
114 3°
CAPITOLO: IL
TRICOLORE
SBANDIERATO:
LE
PIAZZE
DELLA
SINISTRA 1.

Rituali
...
p.
124 2.

Terzo
Risorgimento
...

p.
131 Dignità,
p.
131
‐
Vergogna,
p.
133
‐
Risorgimento,
p.
133
‐
Risveglio
mite
e
civile,
p.
136
 ‐
Donna
è
nazione,
p.
140
‐
Piazze
tricolori,
p.
144 3.

Simboli
ritrovaY
e
condivisi?
... 

p.
153 EPILOGO
...

p.
157 BIBLIOGRAFIA

...
p.
165 RINGRAZIAMENTI

... 
p.
176

(7)
(8)

Nel
2011
l’Italia
festeggia
il
centocinquantenario
della
sua
unità.

1.
 Il
 Paese
 giunge
 a 
 questa
 data
 con
 forC
 tensioni;
 la
 preparazione
 dell’anniversario
è,
infa-,
problemaCca
e
carica
di
polemiche.


L’iter
 organizzaCvo
 del
 giubileo
 ha
 inizio
 tre
 anni
 prima
 quando
 il
 governo
 Prodi
 nomina
 un
 “Comitato
 dei
 Ministri”
 predisposto
 all’elaborazione
 delle
 iniziaCve
celebraCve
coordinato
dal
presidente
del
Consiglio
e
dal
ministro
per
 i
beni
e
le
a-vità
culturali,
Francesco
Rutelli.
Incarica
anche
una
“StruOura
di
 missione”
con
compiC
amministraCvi
e
tecnici
e
un
“Comitato
dei
garanC”
con
 funzioni
di
valutazione
e
controllo
dei
proge-
governaCvi,
presieduto
da
Carlo
 Azeglio
 Ciampi,
 responsabile
 durante
 la
 presidenza 
 della
 Repubblica
 (1999‐2006)
di
un
ampio
programma
di
pedagogia
civile
volto
alla
rivalutazione
 della
memoria 
storica
nazionale.
Da 
subito
quesC
organi
palesano
la
volontà
di
 meOere
 a
 punto
 un
 piano
 «di
 qualità
 elevata
 in
 assoluto
 ed
 adeguata
 all’evento,
cui
si
riconosce
una
primaria
e
speciale
importanza 
per
l’immagine
 e
per
la 
coesione
sociale
del
Paese»1.
Propongono
di
festeggiare
l’Unità 
d’Italia


aOraverso
 un
 calendario
 celebraCvo
 contraddisCnto
 da
 manifestazioni
 a
 caraOere
culturale
e
scienCfico
e
con
la
realizzazione
di
opere
infrastruOurali2,


di
cui
sollecitano
 una
 certa
 coerenza
rispeOo
 all’evento
 celebrato3
 di
fronte


alla
constatazione
di
una
diffusa
«concezione
lucraCva»
del
giubileo4.

Con
le
elezioni
poliCche
del
2008,
vinte
dal
centro‐destra,
il
cammino
 organizzaCvo
 subisce
 un
 cambiamento
 di
direzione
ed
una
baOuta
d’arresto.
 Tanto
 che
 il
 “Comitato
 dei
 garanC”
 tra
 la
 primavera
 e
 l’estate
 del
 2009
 evidenzia
le
difficoltà
incontrate
all’avvio
 del
programma
celebraCvo
 a
causa
 della
 «mancata
 conferma
 della
 disponibilità
 delle
 risorse
 economiche
 ipoCzzate»5.
 Ed
 esprime
 anche
 preoccupazione
 nei
 confronC
 di
 una


1
Resoconto
della
riunione
del
Comitato 
dei
GaranC
per
le
celebrazioni
del
150°
anniversario
dell’unità
 d’Italia,
21
gennaio
2008,
in
<hOp://www.italiaunita150.it/comitato‐garanC/i‐verbali.aspx>.
(L’ulCma
 verifica
di
questo
sito
internet
come
di
quelli
citaC
in
seguito
risale
al
30
gennaio
2013).

2
ibid.

3
Resoconto
della
riunione
del
Comitato
dei
GaranC,
4
febbraio
2009,
ivi.

4
 L’espressione
 è
 di
 Giovanni
 De
 Luna,
 La
 Repubblica
 del
 dolore.
 La 
 memoria 
 di
 un’Italia
 divisa,
 Feltrinelli,
Milano
2011,
p.
12.

5
 Riunione
 del
 Comitato
 dei
 GaranC,
 18
 maggio
 2009,
 in 
 <hOp://www.italiaunita150.it/comitato‐ garanC/i‐verbali.aspx>.

(9)

insufficiente
aOenzione
governaCva
alla
preparazione
della
ricorrenza6.
Ciampi


ad
 esempio
lamenta
che
«più
 che
i
 soldi
 […]
 come
mi
 sono
 senCto
 ripetere
 infinite
volte
nei
mesi
scorsi,
quello
che
manca
davvero
è
il
cuore»,
la 
«voglia
di
 impegnarsi
seriamente
in
quest’iniziaCva»7.


Queste
 considerazioni
 danno
 adito
 a
 un
 primo
 diba-to
 pubblico
 sulla
 ricorrenza,
in
cui
si
arriva
a
ipoCzzare
che
il
centocinquantenario,
a
causa
della
 poliCca
 della
Lega 
Nord,
 divenC
 per
 l’Italia
«l’anno
 zero
della
sua
disunione,
 l’inizio
della
sua
fine»8.


A
 queste
 criCche
 il
 ministro
 per
 i
 beni
 e
 le
 a-vità 
culturali,
 Sandro
 Bondi,
 risponde
 soOolineando
 come
 l’esecuCvo
 riconosca 
 nell’anniversario
 «un’occasione
da
non
 sprecare
per
 rifleOere,
 riscoprire,
rinsaldare
 le
ragioni
 dell’unità
al
di
fuori
di
qualsiasi
enfasi
retorica»9;
 invita 
a 
liberarsi,
infa-,
da


«un’enfaCca 
aOualizzazione
 del
 patrio-smo
 risorgimentale,
 snaturato
 prima
 dalla
 retorica
 sabauda,
 poi
 da
quella 
fascista
 e
 resistenziale»10.
 Nello
 stesso


frangente
 il
 presidente
 del
 Consiglio,
 Silvio
 Berlusconi,
 esorta
 una
 platea
 di
 giovani
pidiellini
a
prepararsi
alla
celebrazione
dell’anniversario
con
 la
leOura
 di
Risorgimento
da
riscrivere
di
Angela
Pellicciari,
interpretazione
ultracaOolica
 del
movimento
di
unificazione
nazionale11.

La 
scelta
governaCva
finale
è
quella 
di
ridimensionare
la
portata
originaria
del
 programma
 giubilre.
 Rimarcando
 la
 criCcità
 della
 situazione
 economica
 del
 Paese,
 Bondi
 abolisce
 la
 maggior
 parte
 delle
 proposte
 infrastruOurali,
 puntando
invece
su
un
piano
culturale,
in
cui
individua
come
punto
forte
una
 “Mostra 
 delle
 Regioni”,
 capace
 di
 «meOere
 in
 evidenza,
 nel
 conteso
 del
 processo
di
riforme
isCtuzionali
in
senso
federalisCco
avviato
nel
Paese,
come
 l’idenCtà
nazionale
sia
anche
fruOo
 delle
molte
 “municipalità”
 che
ne
 hanno
 storicamente
alimentato
la
linfa
vitale»12.


6
Resoconto
della
riunione
del
Comitato
dei
GaranC,
16
seOembre
2009,
ivi.

7
Maurizio
Breda,
Ciampi
e
la
festa
dell’Unità
d’Italia:
non
faccio
da
alibi,
pronto
a
lasciare,
in
«Corriere
 della
Sera»,
22
luglio
2009,
p.
14.

8
Alessandro
Campi,
DisfaAa
l’Italia
disfaB 
gli
 italiani.
Ha
vinto
la
Lega,
in 
«il
 Riformista»,
 24
luglio
 2009,
p.1.
L’avvio
del
diba-to 
è
dato
da
un
arCcolo
di
Ernesto
Galli
della
Loggia
pubblicato
il
20 
luglio
 2009
sul
«Corriere
della
Sera»
a
cui
rispondono 
incessantemente
giornalisC
e
storici
dalle
colonne
dei
 principali
quoCdiani
nazionali
per
tuOa
l’estate
2009.

9
Resoconto
della
riunione
del
Comitato
dei
GaranC,
16
seOembre
2009,
cit.

10
Andrea
Garibaldi,
 Bondi
e
la
festa
per
l’Unità
d’Italia 
“Ciampi
resF
ed 
elabori
 il
piano”,
in 
«Corriere
 della
Sera»,
24
luglio
2009,
p.
15.

11
In
occasione
di
Atreju,
un
raduno
annuale
di
giovani
del
Popolo
della
Libertà
a
Roma,
il
9
seOembre
 2009
Berlusconi
regalando
il
libro 
citato
a
Giorgia
Meloni,
all’epoca
ministro
della
gioventù,
si
esprime
 in
questo
modo:
«Credo 
che
per
un’esigenza
di
verità
sia
bene
per
tu-,
giovani
o
non
giovani,
andarsi
 a
 rinfrescare
 la
 memoria
 o
a
correggere
 ciò
che
 è
 stato
 scriOo
erroneamente.
 […]
Cedo
che
 questo
 sarebbe
il
 modo
migliore
 per
impiegare
 il
tempo
e
 per
arrivare
 preparaC
e
 con
orgoglio
a
celebrare
 tu-
 insieme,
 lo
 faremo 
 con
 tante
 manifestazioni,
 quest’anniversario
 dei
 centocinquant’anni
 del
 nostro
 paese».
 La
 videoregistrazione
 dell’intervento
 di
 Silvio
 Berlusconi
 è
 presente
 su 
 <hOp:// www.youtube.com/watch?v=olYEP4Herms>.

12
 Resoconto
della
riunione
 del
Comitato
dei
GaranC,
16 
seOembre
 2009,
 cit.
 Il
programma
 ufficiale,
 invece,
è
presentato 
il
1°
dicembre
2010 
da
Sandro
Bondi
e
Giuliano
Amato,
succeduto
a
Ciampi
nella
 presidenza
del
“Comitato
dei
GaranC”.

(10)

sciolto
 solo
nel
febbraio
2011,
di
una
giornata
di
festa
nazionale
dedicata
alla
 ricorrenza.


Di
 fronte
 alla
 freddezza
 con
 cui
 la
 sfera
 governaCva
 si
 prepara
 all’anniversario
 risponde
 la
 vivacità
 della
 periferia:
 Torino
 rivendica
 un
 protagonismo
in
linea
con
i
precedenC
giubilei,
presentando
già
dall’estate
del
 2009
un
ricco
programma
celebraCvo13.
Molte
altre
posiCve
reazioni,
inoltre,
si


registrano
lungo
la
penisola:
 il
 giubileo
 ria-va
la
riflessione
sul
Risorgimento
 non
 solo
 in
 ambito
 storiografico,
 quanto
 piuOosto
 nel
 diba-to
 pubblico
 e
 nell’arena
 poliCca;
 non
 solo
 in
 termini
 negaCvi.
 Numerose
 e
 nei
 campi
 più
 disparaC
 sono
 le
 iniziaCve
 promosse
 in
 ricordo
 dell’evento
 fondante
 dello
 Stato
 italiano:
 leOure,
 convegni
 e
 conferenze;
 esposizioni
 temporanee
 o
 museali;
pubblicazioni;
rassegne
cinematografiche.
Tornano
protagonisC
anche
 simboli
e
miC
di
stampo
patrio-co
ormai
da
tempo
venuC
meno;
si
riaccende
 anche
il
senso
di
appartenenza
nazionale
in
ampi
seOori
della
società
civile. 2. Il
 «disincanto»14 
 palesato
 dalla
 sfera
 governaCva
 nei
 confronC


dell’anniversario
 se
 da 
 un
 lato
 è
 riconducibile
 alla
 difficile
 condizione
 economica
nella 
quale
il
Paese
si
trova,
dall’altro
lato
è
indicaCva
di
qualcosa
di
 più
 profondo.
 Va
 «al
 cuore
 ‐come
 ha
 soOolineato
 Massimo
 Baioni‐
 dei
 molteplici
cambiamenC
 che
 il
 sistema
poliCco,
 sociale
 e
culturale
 italiano
 ha
 conosciuto
 nell’arco
 degli
 ulCmi
 decenni»
 e
 in
 parCcolare
 della
 «messa
 in
 discussione
di
capisaldi
della
memoria 
storica
nazionale»15.
La
modalità
con
cui


l’anniversario
viene
gesCto
dalla 
sfera
isCtuzionale
e
viene
vissuto
dalla
società
 civile,
 invece,
 diventa
 determinante
 per
 uno
 sviluppo
 futuro
 della
 stessa
 memoria
storica
nazionale.

Il
 150°
 anniversario
 dell’Unità
 d’Italia
 si
 connota
 dunque
 come
 uno
 snodo
 storico
 denso
 di
 significaC,
 su
 cui
 diventa
 interessante
 lavorare,
 trasformandolo
da
esperienza 
direOa
a
oggeOo
di
studio,
senza
con
ciò
cedere
 «ad
alcun
provincialismo
culturale»16.


13
 Antonio
 SeiOa,
 Mercedes 
 Bresso,
 Sergio
 Chiamparino,
 “Torino
 deve
 essere
 sede
 unica
 delle
 iniziaCve”,
«Corriere
della
Sera»,
21
luglio
2009,
p.
37.

14
 Mario
Isnenghi,
 Forza
e
disincanto
del
17
marzo,
 in
«Storicamente»,
 2011,
 n.
 7,
 art.
 17,
<hOp:// www.storicamente.org/07_dossier/italia/barbara_bracco_150.htm>.

15
Massimo
Baioni,
Risorgimento
conteso.
Memorie
 e
usi
pubblici
nell’Italia
contemporanea,
Diabasis,
 Reggio
Emilia
2009,
p.
11.

16
Barbara
Bracco,
Premessa
a
L'Italia
in 
posa.
Il
150°
e
i
problemi
dell'Unità
nazionale
tra 
storiografia 
e


(11)

Negli
 ulCmi
 decenni
 l’aOenzione
 internazionale
 degli
 storici17 
 si
 è


soffermata 
sulle
feste
e
sugli
anniversari
nazionali,
interpretandoli
come
degli
 ideali
 osservatori
 per
 studiare
 «come
 nel
 discorso
 poliCco
 interagiscono
 i
 diversi
 simboli
 dello
 Stato
 (fondazione,
 memoria
 del
 passato,
 forma
 di
 governo,
 CosCtuzione)
 e
 della
 società
(comunità
nazionale,
 patria,
 immagine
 del
 paese)
 e
 di
 quelli
 che
 ogni
 parte
 poliCca 
 produce
 o
 che
 derivano
 dal
 contesto
 internazionale»18.
 Nelle
 ricorrenze
 nazionali,
 infa-,
 si
 esprime
 al


massimo
delle
potenzialità
la
complessità
del
rapporto
tra 
la
storia
di
un
Paese
 e
la
memoria 
colle-va
elabora
sia
sull’evento
celebrato
 sia
sull’intera
 storia
 nazionale.


Le
domande
da
cui
questo
lavoro
è
parCto
sono:
chi
ha
partecipato
alla
 celebrazione
dell’anniversario
dell’Unità
d’Italia?
 Chi
invece
se
n’è
dissociato?
 Quali
 sono
 le
 narrazioni
 o
 contro‐narrazioni
 elaborate
 nel
 2011
 sul
 Risorgimento,
evento
fondante
dello
Stato
italiano,
e
cosa
invece
viene
lasciato
 cadere
nell’oblio?
E,
infine,
 quale
interpretazione
della
storia
italiana
esce
da
 queste
celebrazioni?

L’obie-vo
 dunque
 è
 di
 raccontare,
 fotografandoli
 a
 caldo,
 i
 festeggiamenC
 giubilari,
 non
 aOraverso
 il
 calendario
 delle
 feste
 ufficiali,
 ma 
 aOraverso
 la
 posizione
assunta
 da
 differenC
 aOori
poliCci
e
sociali
 in
 campo
 nell’Italia
del
 2011,
 evidenziando
 le
 modalità
 partecipaCve
 (o
 dissociaCve)
 e
 gli
 strumenC
 retorici,
 simbolici,
culturali
e
 iconografici
 messi
in
 campo
 (al
centro
 come
 in
 periferia).

Per
 analizzare
 il
 giubileo
 soOo
 vari
 punC
 di
 vista
sono
 staC
 usaC
 più
 fonC
 e
 più
 metodi.
 La 
 leOura
 dei
 quoCdiani
 ha
 rappresentato
 il
 punto
 di
 partenza
di
questa 
ricerca
ed
è
stata
fondamentale
da
un
lato
per
ricostruire
il
 diba-to
 che
man
 mano
 si
 intesse
 nei
 confronC
 dell’anniversario
e
 dall’altro
 per
 evidenziare
 le
linee
interpretaCve
sull’oggeOo
 celebrato.
 Per
 studiare
 in
 modo
 più
 deOagliato
 questo
 secondo
 aspeOo
 ai
 quoCdiani
 si
 è
 affiancata
 l’analisi
 di
 riviste
e
 di
 pubblicazioni
 di
 argomento
 risorgimentale,
 di
 stampo
 scienCfico
 o
 divulgaCvo,
 a
 cui
 la
 stessa
 stampa
 accenna.
 Altro
 punto
 di
 osservazione
è
rappresentato
dalle
iniziaCve
culturali,
in
parCcolare
in
ambito
 esposiCvo.
 Infine
 l’osservazione
 partecipante
 in
 occasione
 non
 solo
 delle
 iniziaCve
commemoraCve
ma
anche
delle
manifestazioni
anCgovernaCve
che


17
Mi
limito
a
indicare
solo
alcuni
tesC
significaCvi:
 George
L.
Mosse,
La 
nazionalizzazione
delle
masse.


Simbolismo
poliFco
e
 movimenF
di
massa
in
Germania 
(1812‐1933),
 il
Mulino,
Bologna
2006
(1974);


Eric
J.
Hobsbawm
e
Terence
Ranger,
L’invenzione
della
tradizione,
Einaudi,
Torino
2002
(1983),
John
R.
 Gill,
 CommemoraFons:
 The
 PoliFcs 
of
 NaFonal
 IdenFty,
 Princeton
University
Press,
 Princeton
1994;
 Maurizio
 Ridolfi
 (a
 cura
 di),
 Rituali
 civili.
 Storie
 nazionali
 e
 memorie
 pubbliche
 nell’Europa


contemporanea,
 Gangermi,
 Roma
 2006.
 In
 vista
 del
 150°
 anniversario
 dell’Unità
 d’Italia,
 inoltre,


vengono
 elaboraC
 anche
 Catherine
 Brice
 e
 Massimo
 Baioni
 (a
 cura
 di),
 Celebrare
 la
 nazione.


Anniversari
 e
 commemorazioni
 nella 
società
 contemporanea,
 in
«Memoria
 e
 Ricerca»,
 2010,
 n.
 34,


nonchè
 un
convegno
di
respiro
comparaCvo‐internazionale:
Massimo
Baioni,
Fulvio
ConC
e
Maurizio
 Ridoldi
 (a
 cura
 di),
 Celebrare
 la
 nazione.
 Grandi
 anniversari
 e
 memorie
 pubbliche
 nella
 società


contemporanea,
Silvana
Editoriale,
Milano
2012.

(12)

cogliendone
gli
elemenC
simbolici
e
iconografici
legaC
all’anniversario.


Di
 fronte
 alla
 riscontro
 di
 rappresentazioni
fortemente
 distanC
 dagli
 esiC
 della
 ricerca
 storiografica
 del
 Risorgimento
 e
 della
 storia
 unitaria
 sviluppate
 nell’anno
 giubilare
 dagli
 agenC
 presi
 in
 considerazione
 l’insegnamento
 di
 Nicola
 Gallerano
 di
 «analizzare
 come
 concretamente
 vengono
 a-vate,
 quali
 stereoCpi
 o
 meccanismi
 irriflessi
 e
 al
 tempo
 stesso
 sintomaCci
 vengono
 messi
 in
 gioco»
 prima 
 ancora
 di
 «denunciar[n]e
 o
 esorcizzar[n]e
i
contenuC»19
ha
indirizzato
la
mia
ricerca.

Prendere
in
esame
queste
raffigurazioni
ha
comportato
dunque
una
riflessione
 più
 ampia.
 Mi
 sono
 chiesta 
come
 il
Risorgimento,
 trasformato
 in
 paradigma
 miCco,
 entrasse
 nello
 spazio
 dell’uso
 pubblico
 della 
 storia,
 diventando
 memoria
 funzionale
 alle
 esigenze
 del
 presente.
 Memorie
 più
 che
 memoria:
 diverse
e
 divergenC
 sono
le
rappresentazioni
 colle-ve
della
storia
nazionale
 italiana 
forgiate
nel
2011.
La 
memoria,
infa-,
non
è
un
terreno
pacificato,
ma
 rappresenta
 piuOosto
 un
 terreno
 confliOuale,
 sul
 quale
 si
 gioca
 la
 propria
 legi-mazione
o
l’altrui
delegi-mazione
nel
presente
e
nel
futuro.
Per
questo
 ragionare
 sul
 centocinquantenario
 dell’Unità 
d’Italia,
 sulle
 memorie
 da
 esso
 sCmolate,
 rende
possibile
la
resCtuzione
delle
 tensioni
 poliCche
presenC
 nel
 corpo
sociale
e
poliCco
contemporaneo.

L’analisi
 si
 concentra
 su
 un
 arco
 temporale
 ristreOo:
 copre
 il
 2011,
 partendo
dagli
ulCmi
mesi
del
 2010
per
 giungere
fino
 all’inizio
 del
 2012.
 Ciò
 permeOe
di
cogliere
nel
parCcolare
i
comportamenC
 dei
sogge-
individuaC
 e
 di
 rilevarne
 le
 reciproche
 influenze.
 La
 predominanza
 di
 uno
 sguardo
 parCcolareggiato
 non
 ha
d’altro
 canto
 negato
 una
 prospe-va
 più
 ampia,
 di
 lungo
periodo:
 si
è
guardato
anche
a
come
i
precedenC
 anniversari
dell’Unità
 d’Italia
fossero
staC
festeggiaC.
Ciò
ha
consenCto
di
verificare
le
conCnuità
o
le
 disconCnuità
delle
memorie
prodoOe
nel
2011
rispeOo
a
quelle
del
1911
e
del
 1961,
 evidenziando
 come
 «il
 passato
 si
 riveli
 sempre
 vivo,
 a-vo
 e
 conCnuamente
in
evoluzione»20.

4. La 
 ricerca 
 si
 struOura
 in
 tre
 capitoli,
 che
 cercano
 di
 analizzare
 le
 modalità 
 con
 cui
 tre
 differenC
 aOori
 della
 scena 
 pubblica
 italiana
 si
 confrontano
con
il
giubileo
dell’Unità
d’Italia,
evidenziando
sia
le
retoriche
sia
 gli
strumenC
simbolici
e
iconografici
messi
di
volta
in
volta
in
campo.


Il
 primo
 prende
 in
 esame
 una
 posizione
 fortemente
 criCca
 nei
 confronC
 della
 celebrazione
 dell’evento
 fondante
 lo
 Stato
 italiano,
 quella
 elaborata 
 dalla
 Lega
 Nord.
 La
 decisione
 di
 concentrare
 l’aOenzione
 sul


19
 Nicola
Gallerano,
 Le
 verità 
della
storia.
 ScriB
sull’uso 
pubblico
del
 passato,
 manifestolibri,
 Roma
 1999,
p.
41.

(13)

Carroccio,
 piuOosto
 che
 su
 movimenC
 neo‐borbonici
 o
 ultracaOolici,
 artefici
 anch’essi
di
una
divulgazione
revisionista
sul
Risorgimento,
è
deOata
dal
faOo
 che
 l’aOeggiamento
 della
 Lega
 Nord
 rappresenta
 il
 principale
 faOore
 di
 disconCnuità
 rispeOo
 ai
 precedenC
 anniversari:
 essa
 esercita
 una
 pesante
 opposizione
 verso
 l’evento
 fondante
 lo
 Stato
 italiano
 nonostante
 sia
 parte
 della
 compagine
 poliCca
 che
 governa
 lo
 stesso
 Stato
 italiano.
 Per
 capire
 il
 comportamento
 leghista 
 è
 sembrato
 opportuno
 non
 solo
 focalizzare
 l’aOenzione
 sulla
 contro‐narrazione
 risorgimentale
 prodoOa
 nel
 2011,
 ma
 anche
andare
all’origine
di
questa
contro‐narrazione.
Si
è
quindi
esaminata 
la
 duplice
 strategia
che
 il
 leghismo,
 fin
 dalla 
sua
 comparsa
 sulla
scena
poliCca
 italiana,
ha
messo
in
campo
per
legi-mare
le
sue
istanze
autonomiste,
da
un
 lato
decostruendo
la
nazione
italiana
e
dall’altro
costruendo
ex
novo
la
nazione
 padana.
 La
 leOura
 dell’annata
 2011
 de
 «la
 Padania»
 e
 della
 produzione
 leOeraria
 da
 essa
 divulgata
 si
 è
 accompagnata
 all’analisi
 dei
 «Quaderni
 Padani»,
 un
periodico
 pubblicato
 a
 parCre
 dal
 1995,
 e
di
 alcune
monografie
 curate
dall’ex
leader
leghista,
Umberto
Bossi.

Il
secondo
capitolo
si
propone
di
studiare
il
mutamento
del
rapporto
 che
 la
Santa
Sede
intesse
con
 il
 passato
 risorgimentale
e
post
risorgimentale
 nei
 tre
giubilei
 dell’Unità
 d’Italia.
 Da
 un’intransigente
 opposizione
 allo
 Stato
 unitario,
 la
 Chiesa
 caOolica
 passa
 ad
 un’assimilazione
 della
 memoria
 del
 Risorgimento
e
a
una
crisCanizzazione
dell’idenCtà
nazionale
italiana.
In
questo
 caso
 la
 leOura
 del
 «L’Osservatore
 Romano»,
 tra
 il
 seOembre
 2010
 e
 il
 seOembre
2011,
è
stata
arricchita
dall’esame
di
una
mostra
organizzata
dalla
 testata
ponCficia
in
 collaborazione
con
l’archivio
 del
Senato
 della
Repubblica
 italiana
a
Roma
nel
marzo
del
2012
a
conclusione
del
centocinquantenario. Il
terzo
 capitolo,
 infine,
 si
 propone
di
 raccontare
alcune
 iniziaCve
 en


plein
air,
 per
 studiare
come
il
 clima
giubilare
influenzi
le
strategie
della
loOa


poliCca,
come
il
lessico
 e
la
simbologia
 risorgimentale
 e
patrio-ca
messa
 in
 circolo
 dal
centocinquantenario
 entrino,
 risemanCzzate,
 nel
diba-to
 poliCco
 italiano.
 In
parCcolare
si
 è
dato
 spazio
alle
frequenC
 manifestazioni
dei
 primi
 sei
mesi
dell’anno,
organizzate
dalla 
società
civile
democraCca
e
dai
parCC
 di
 centro‐sinistra 
contro
 il
governo
 e
sopraOuOo
il
suo
 primo
 ministro.
L’analisi
 de
 «il
 manifesto»,
 de
 «la
 Repubblica»
 e
 de
 «l’Unità»
 nel
 primo
 semestre
 dell’anno,
 infine,
 ha
 reso
 possibile
 individuare
 anche
 disposiCvi
 di
 differenziazione
rispeOo
al
Risorgimento,
memorie
cioè
discordanC
interne
alla
 stessa
sinistra.

(14)

IL
TRICOLORE
CONTESTATO:

(15)

La 
 presenza
 di
 una
 forza
 poliCca
 governaCva 
 profondamente
 avversa
 alle
 celebrazioni
del
centocinquantenario
dell’unità
d’Italia
cosCtuisce
il
principale
 faOore
di
disconCnuità
rispeOo
ai
precedenC
anniversari
del
1861.
Se
nel
1911
 e
 nel
 1961
 ciascun
 aOore
 poliCco
 riconosce
 legi-mità
 alle
 celebrazioni,
 ritagliandosi
 una
 propria
 posizione
 all’interno
 della
 cornice
 mitologica
 del
 processo
 risorgimentale
 dalla
 quale
 trarre
 una
 specifica
 eredità
 poliCca,
 in
 occasione
 del
 2011
 la 
 situazione
 è
 più
 problemaCca.
 La
 Lega 
 Nord,
 infa-,
 meOe
 in
 discussione
 l’intera 
cornice
 discorsiva
risorgimentale,
 palesando
 un
 totale
disconoscimento
del
processo
fondatore
dello
Stato
nazionale
italiano.
 Ciò
 rientra
 in
 una
 posizione
 di
 più
 ampio
 respiro:
 il
 leghismo,
 fin
 dalla
 sua
 comparsa
sulla
scena
poliCca
italiana,
ha
condoOo
una
duplice
operazione
per
 legi-mare
le
 sue
istanze
 autonomiste.
Da
 un
 lato
 ha
 proposto
 la
nascita
ex


novo
 della
 nazione
 padana,
 dall’altro
 ha
 lavorato
 alla 
 decostruzione
 della


nazione
italiana
con
una
pesante
rileOura
dell’intera
storia
della
penisola. Come
tuOo
questo
è
stato
possibile?
Come
la
Lega
Nord
ha
costruito
la
 comunità
virtuale
 della
 Padania
 e
quali
meccanismi
ha
 messo
 in
 campo
 per
 decostruire
la
storia
nazionale
italiana?
Come
l’anniversario
del
2011
influisce
 su
 questa
struOura?
 Quali
narrazioni
o
 contro‐narrazioni
il
Carroccio
 oppone
 alla
 celebrazione
 dell’unità 
nazionale
 italiana?
 Le
 risposte
 trovano
 spazio
 in
 questo
 capitolo,
che
si
 struOura
in
 due
parC.
La
prima,
 che
 prende
 in
 analisi
 l’annata
del
2011
de
«la
Padania»
il
quoCdiano
del
parCto
leghista,
analizza
le
 moCvazioni
per
cui
il
Carroccio
si
oppone
alla
festa
del
17
marzo.
La
seconda,
 invece,
ripercorre
i
 nodi
del
revisionismo
storico
 leghista
per
analizzare
l’uso
 poliCco
 della
storia 
messo
in
aOo
dalla
Lega
Nord.
 In
questa
prospe-va
si
è
 ritenuto
opportuno
fare
un
passo
indietro
e
ampliare
l’orizzonte
temporale
di
 analisi:
 guardare
 cioè
 non
 solo
 al
 revisionismo
 storico
 relaCvo
 al
 periodo
 risorgimentale
e
alla
storia
unitaria
italiana
che
la
Lega
elabora
in
occasione
del
 giubileo,
ma
è
 sembrato
 opportuno
 (per
 rendere
 la
portata
 del
revisionsimo
 leghista)
 ripercorrere
 l’evoluzione
 dal
 leghismo
 regionalista
 al
 leghismo
 nordista
nella
prospe-va
della
costruzione
della
Padania.
In
 questa
seconda
 parte,
oltre
alla
testata
leghista
del
2011
e
alle
opere
da
esse
divulgate,
sono
 staC
presi
in
esame
i
«Quaderni
Padani»,
un
periodico
pubblicato
a
parCre
dal
 1995
dalla 
Libera
Compagnia
Padana,
un’associazione
di
intelleOuali
vicini
alla
 Lega,
nonché
pubblicazioni
monografiche
curate
da 
quesC
stessi
intelleOuali
o
 dal
leader
della
Lega
Nord. L’immagine
riprodoAa
nella
pagina
precedente
è
traAa
da
«la
Padania»,
14
giugno
2011,
p.12.

(16)

prima
parte:
NO
AL
17
MARZO

1.
Contro
l’Unità
nazionale

Unità

La 
posizione
della
Lega
Nord
 nei
confronC
 dell’anniversario
dell’unità
 d’Italia
 è
 di
 radicale
 opposizione:
 nega
 in
 primis
 valore
 posiCvo
 all’oggeOo
 festeggiato.
L’unificazione
della
penisola
rappresenta,
infa-,
nella
retorica
del
 Carroccio
 la
 nefasta
 data
 d’inizio
 o
 meglio
 la
 causa
 di
 tu-
 i
 mali
 d’Italia,
 mentre
la 
mancata
omogeneità
economica
del
 Paese
 è
interpretata
come
la
 principale
prova
del
fallimento
del
progeOo
di
unificazione.

Il
Risorgimento
italiano
cosCtuisce
da
sempre
uno
 dei
punC
 temaCci
su
cui
il
 revisionismo
 storico
 del
 Carroccio
 si
 è
 maggiormente
 soffermato.
 E
 la
 ricorrenza
del
2011
permeOe
alla 
Lega
Nord
di
ribadire
a
gran
voce
la
messa
in
 discussione
 del
 Risorgimento
 a
 parCre
 dalla
 sua
 stessa
 definizione:
 non
 processo
di
rinascita
della
nazione
italiana 
dopo
secoli
di
divisione,
ma
guerra
 di
 conquista
 e
 soOomissione
 di
 realtà
 statuali
 preesistenC
 a
 solo
 vantaggio
 della
 corona 
 sabauda.
 Come
 si
 vedrà
 in
 modo
 approfondito
 nella
 seconda
 parte
 del
 capitolo
 ‐in
 cui
 verranno
 studiaC
 i
 nodi
 del
 revisionismo
 storico
 leghista
relaCvo
al
Risorgimento
e
alla
storia
dell’Italia
unita‐,
la
formazione
del
 Regno
 d’Italia
è
descriOa
dagli
intelleOuali
e
dai
divulgatori
vicini
al
Carroccio
 come
 fruOo
 dell’opera
 della
 sola
 casa
 reale
 sabauda,
 appoggiata
 da
 forze
 internazionali
e
da
spinte
massoniche.
La
stessa
scelta 
del
17
marzo
come
data
 del
 ricordo
 conferma
 agli
 occhi
 della
 Lega
 Nord
 i
 veri
 protagonisC
 dell’esperienza
risorgimentale
e
al
contempo
la
non
eccezionalità
dello
stesso
 Risorgimento:
 il
 17
 marzo
 1861
 ViOorio
 Emanuele
 II,
 re
 di
 Sardegna,
 viene
 incoronato
 primo
 re
 d’Italia.
 Confermando
 la
 conCnuità
 della
 numerazione
 regale
(pur
 essendo
primo
re
d’Italia,
ViOorio
Emanuele
rimane
II),
 il
sovrano
 conferma
la
conCnuità
tra
il
regno
di
Sardegna
e
il
regno
d’Italia.
150
anni
fa
 dunque
 ‐denuncia
 la
 Lega‐
 non
 nasce
 uno
 stato
 ex
 novo,
 bensì
 si
 assiste
 «all’estensione
 del
 regno
 di
 Sardegna
 che
 anneOe
 soOo
 la
 sua
 corona»
 in
 termini
di
colonizzazione
altre
enCtà
statuali
di
grande
spessore
poliCco
e
 di
 lunga
durata1.

(17)

Patrio2smo

Il
 richiamo
 al
 senCmento
 di
 appartenenza
 alla
 comunità
 nazionale
 italiana,
moCvo
ispiratore
delle
celebrazioni,
è
percepito
da
«la
Padania»
quale
 estraneo
ed
 imposto
dall’alto.
L’avversità
nei
 confronC
 della
glorificazione
 di
 un
processo
agli
occhi
della
Lega 
nefasto
e
per
di
più
realizzato
solo
dal
punto
 di
vista
territoriale2,
è
rincarata
da
un
ulteriore
faOore:
la
presenza
dei
parCC
e


dei
movimenC
di
centro‐sinistra 
tra
le
fila
dei
promotori
dei
festeggiamenC.
«la
 Padania»
 fa
 del
 sarcasmo
 sul
 faOo
 che
 «fanno
 la
 morale
 sul
 patrio-smo
 personaggi
legaC
a
quella
sinistra
anitmilitarista
che
si
definiva 
cosmopolita»3.


Ciò
 che
 più
 lascia
 interdeOa
 la
Lega
 Nord
 è
 l’appropriazione
 da
 parte
 della
 sinistra
del
lessico
e
dei
simboli
della
patria.
La
nota 
più
stonata
risulta
quella
 tricolore:
 la 
 presenza
 nell’iconografia
 della
 sinistra
 della
 bandiera
 italiana
 appare
inspiegabile.
Com’è
possibile
‐
 si
chiede
Borghezio‐
 che
ora
sventolino
 la 
 bandiera
 tricolore
 coloro
 che
 «nei
 meravigliosi
 anni
 ’60
 [...]
 erano
 usi
 dileggiare
 e
insultare
il
patrio-smo
di
 noi
 studenC
 della
“Giovane
Italia”,
 gli
 unici
disposC
a
usare
il
tricolore
nelle
celebrazioni
del
4
novembre»4?
«Ridicolo


[è]
 vedere
oggi
 la
foga
nazionalista
di
chi
 chiamava
fascisC
 coloro
 che
erano
 fieri
della
bandiera
italiana»5.

Gli
argomenC
interpretaCvi
adoOaC
della
Lega
sono
i
seguenC:
(i)
è
il
tentaCvo
 della
 sinistra
di
 colmare
la
propria
carenza
 di
idenCtà
poliCca
aderendo
 alla
 moda
del
momento,
 al
«coro
patrioOardo»6;
(ii)
è
il
tentaCvo
del
centralismo


“romano”
 di
 frenare
 la
 rivoluzione
 federalista.
 Le
 criCche
 sono
 indirizzate
 sopraOuOo
 al
 protagonismo
 che
 Napolitano
 riveste
 nelle
 celebrazioni:
 «Per
 tuOa
 la
 vita
 paladino
 dell’internazionalismo
 di
 stampo
 sovieCco,
 eccolo
 ora
 pontefice
 con
 la
 stessa
 iaOanza
 di
 un
 tempo
 su
 unità
 nazionale
 e
 annessa
 adesione
 obbligatoria
 ai
 festeggiamenC.
 È
 solo
 la
 difesa
 a
 spada
 traOa
 dell’ancien
regime»7
 commenta 
un
leOore
del
quoCdiano.
Ma 
non
solo.
(iii)
 Il


Carroccio
 osserva
 disgustato
 che
 «i
 nazionalisC
 neo‐risorgimentali
 [...]
 sono
 nazionalisC
a
parole
[...]
Ci
tengono
tanto
poco
alla
loro
ciOadinanza
da
essere
 disposC
 a 
regalarla
a
chiunque»8.
In
altre
parole
pur
facendosi
portavoce
della


retorica,
 del
 simbolismo
 e
 dell’iconografia 
della
 patria,
 la
 sinistra
 esprime
 ‐ secondo
la
Lega
Nord‐
un
patrio-smo
falso.
Pur
festeggiando
la
patria,
la
terra
 dei
padri,
essa
non
 la
fa
oggeOo
di
difesa
dal
nemico
di
oggi,
l’immigrazione.


2
 «Le
 radici
 unitarie
 di
 [cui
 parla]
 Napolitano
 si
 riducono 
 a
 una
 unità
 geofisica
 dello
 SCvale,
 ma
 dell’unità
nazionale,
cioè
della
gente
nessuno
sviluppo
di
quelle
radici,
atrofizzate
in
quel
di
Teano». 3
Alessandro
Scipioni,
(Senza
Titolo),
in
«la
Padania»,
11
gennaio
2011,
p.
10.

4
Mario
Borghezio,
Fassino
e
tricolore,
un
amore
tardivo,
ivi.,
15
gennaio
2011,
p.7.

5
 Edlira
 Mamutaj,
Qui
Toscana.
MorganF:
io 
sarò
al
lavoro
e
festeggerò
il
Federalismo,
 ivi.,
17 
marzo
 2011,
p.
10.


6
Pierantonio
Ghiglione,
Da
bandiera
rossa
al
tricolore,
ivi.,
22
febbraio
2011,
p.
8.
 7
Leone
Meneghin,
La
difesa
dell’Ancien
Regime,
ivi.,
11
gennaio
2011,
p.
20. 8
Giuseppe
Reguzzoni,
Quei
patrioAardi
che
regalano
l’Italia,
ivi.,
p.10.

(18)

L’idea
 di
 patria
 del
 centro‐sinistra
 secondo
 il
 Carroccio
 è
 un’idea
 di
 patria
 debole,
verso
la
quale
la
Lega
è
 profondamente
criCca.
La
patria
che
la
Lega
 Nord
 ha
 in
 mente
 è,
 infa-,
 diversa.
Fin
 dalle
 sue
 origini,
 il
 fenomeno
 del
 leghismo
si
è
connotato,
come
vedremo
più
avanC,
come
un
movimento
neo‐ nazionalista,
 capace
 di
 portare
 sulla
 scena
 poliCca
 italiana 
 una
 simbologia,
 fruOo
 di
 un
 processo
 di
 invenzione
 di
 una
 tradizione
 neo‐nazionale,
 con
 il
 ricorso
a
un
lessico
violento,
Cpicamente
nazionalista9.

La 
leOura 
del
processo
fondaCvo
dello
Stato
nazionale
come
guerra
di
 conquista
e
soOomissione
 degli
StaC
 preunitaC
 allo
Stato
 sabaudo,
la
visione
 dell’Italia
 come
 un
 paese
 caraOerizzato
 da
 due
 realtà
 socio‐economiche
 disomogenee
e
l’idea
di
patria
debole
proposta
dalla 
sinistra
sono
i
moCvi
per
 cui
 il
 150°
 anniversario
 non
 apparCene,
 non
 può
 appartenere
alla
memoria
 colle-va
del
nord
Italia,
dice
«la
Padania».
Il
SeOentrione
viene
descriOo
sulle
 pagine
 del
 quoCdiano
 leghista 
 unanimemente
 contrario
 alle
 celebrazioni:
 i
 risultaC
di
sondaggi,
condo-
a
livello
sia 
locale10
sia
nazionale11,
sono
chiamaC


a
soOolineare
una
forte
disaffezione
nei
confronC
della
realtà
statuale
unitaria
 e
un
rifiuto
del
principio
idenCtario
italiano.

Simboli

Reale
 valore
idenCtario
 è,
invece,
 riconosciuto
 a
comunità
altre:
 non
 tanto
 alla
 comunità
 macro‐regionale
 della 
 Padania
 o
 del
 Nord,
 quanto
 piuOosto
a
comunità
territoriali
minori.
 Il
Nord,
infa-,
è
declinato
di
volta
in
 volta
 in
 base
 alle
 appartenenze
 regionali
 o
 provinciali:
 si
 parla
 di
 bellunesi,
 veneC,
 friulani,
 lombardi,
 ecc.
 Insistendo
 sulla 
 presenza
 di
 parCcolarità
 territoriali,
 la 
 Lega
 le
 assume
 come
 carCna
 di
 tornasole
 dell’inesistenza
 dell’unità
storica
 e
 culturale
 italiana
 a
 vantaggio,
 invece,
 di
 tante
idenCtà
e
 culture
locali.
 L’orizzonte
di
riferimento
e
di
riconoscimento
delle
popolazioni
 del
SeOentrione
‐dice
«la
Padania»
a
scadenza
quoCdiana‐
è
la
piccola
patria.
I
 senCmenC
 di
 appartenenza
locali
escludono
 quello
 nazionale.
 Sono
i
«ricordi
 [delle
piccole
patrie]
che
vengono
tramandaC
di
padre
in
figlio,
di
generazione
 in
generazione
e
dei
quali
si
discute
a
tavola,
in
famiglia,
tra
amici»12»
a
essersi


sedimentaC
nella
memoria
colle-va
e
a
sviluppare
senCmenC
di
appartenenza


9
 Per
un’osservazione
 del
 leghismo
come
 fenomeno 
neo‐nazionalista:
 Alberto 
Mario
 BanC,
 Sublime


madre
 nostra,
 Laterza,
 Roma‐Bari
 2011,
 p.
 205
 e
 Piero
Brunello,
 Bossi,
 zaini
 e
 panini.
 Cose
 viste
 e
 senFte
il
15
seAembre
1996,
in
«Altrochemestre»,
1997,
n.
5,
p.
53.


Per
 una
 criCca
 di
 queste
 posizioni,
 sopraOuOo
 di
 quella
 di
 BanC,
 si
 veda
 Massimo
 Baioni,


Considerazioni
 a
margine
 di
 un
 anniversario
controverso,
 in
«Passato
e
 Presente»,
 2012,
 n.
 86,
 pp.


83‐93.

10
Un 
esempio
è
il
sondaggio
riportato
sul
«Corriere
della
Sera»
e
commentato
da
Tommaso
VisenCni,


No
alle
celebrazioni
per
oAo
veneF
su
dieci,
in
«la
Padania»,
8
gennaio
2011,
p.
1.


11
 Si
traOa
 di
 un
rimando
a
non
specificaC
“recenC
sondaggi”
citato
da
Stefano
B.
Galli,
Celebriamo
il


paese
di
domani:
federale,
ivi.,
5
marzo
2011,
p.
10.

12
 Andrea
Ballardo,
Qui
Veneto‐
Zaia:
 “Partecipo
alle
celebrazioni
solo
perché
questo
è
 il
mio
lavoro”,
 ivi.,
17
marzo
2011,
p.
9.

(19)

descri-
 come
autenCci
 e
 in
 anCtesi
 ai
 precari
quanto
 inuCli
forzi
 imposiCvi
 caraOerizzanC
 l’anniversario
 del
 150°:
 «Padani
 convincetevi,
 dovete
 essere
 Italiani!»
è
il
Ctolo
di
un
arCcolo
che
risponde
polemicamente
agli
inviC
rivolC
 dal
 presidente
 della
 Repubblica
 al
 nord
 Italia
 perché
 prenda
 parte
 alle
 celebrazioni.


Il
 passato
 storico
 delle
 piccole
 patrie,
 pur
 sopraffaOe
 dallo
 Stato
 unitario
italiano,
è
descriOo
ancora
forte
nella
coscienza
colle-va
locale,
tanto
 da
rappresentare
 non
solo
 il
reale
 orizzonte
 di
 appartenenza
 idenCtaria,
 ma
 anche
l’oggeOo
degno
di
essere
festeggiato.
Le
storie
locali,
le
storie
regionali
 o
 meglio
 ancora
 le
 storie
 dei
 «popoli
 regionali»
 diventano
 oggeOo
 di
 feste


Nel
2010
ad
Adro,
un
paese
in
 provincia
di
Brescia,
la
giunta
 comunale
leghista
inaugura
un
 isFtuto
scolasFco,
inFtolata
a
 Gianfranco
Miglio.
 L’edificio
e
l’arredo
scolasFco
sono
 decoraF
in
modo
ossessivo
con
il
 simbolo
della
Lega
Nord,
il
Sole
 delle
Alpi.
 La
cosa
suscita
una
forte
polemica
 nazionale,
in
quanto
un
simbolo
 parFFco
va
a
sosFtuire
in
una
 sede
isFtuzionale
la
bandiera
 tricolore. 
Le
manifestazioni
di
protesta
 oppongono
al
Sole
delle
Alpi
il
 tricolore
italiano.

(20)

preesistenC
 che
 vengono
 risignificate
 oppure
 di
 feste
 create
 ex
 novo,
 a
 cui
 viene
data
parCcolare
visibilità,
assumendole
quali
contrappeso
della
festa
del
 17
marzo.
Alla 
festa
dell’Unità
nazionale
voluta
e
imposta
da 
“Roma”
la
Lega
 Nord
oppone
altre
celebrazioni,
altri
simboli,
altre
narrazioni.
L’aOenzione
del
 Carroccio
 è
 rivolta
 a
 realtà
 storiche
 locali
 sopraOuOo
 di
 lunga
 durata,
 da
 commemorare
 a 
 buon
 diriOo
 proprio
 perché
 di
 lunga
 durata,
 in
 contrapposizione
alla
giovane
formazione
dello
Stato
italiano.
La 
realtà
locale
 su
cui
la
riflessione
si
focalizza
è
descriOa
sempre
come
una 
cultura
millenaria
 e
con
pochi
o
 senza
eguali
al
mondo
 e
 la
festa
in
 suo
onore
è
un
 momento
 indeOo
per
 la
sua
tutela,
 per
 il
 ricordo
 del
valore
del
popolo
regionale
e
del
 «grande
passato
che
ha
originato
un’idenCtà
unica
e
da
preservare»13. In
questa
prospe-va
parCcolare
aOenzione
è
rivolta
alla
Repubblica
di
 Venezia,
da
sempre
all’interno
del
pantheon
simbolico
del
leghismo.
Il
Veneto,
 riprendendo
le
parole
di
Bossi, 13
“SinFF
acuile,
siniF
furlan”.
Domani
la
Patria
del
Friuli
festeggia
a
Maniago 
il
suo
934°
compleanno,
 ivi.,
2
aprile
2011,
p.
13.

(21)

ha
una
storia,
 una
lunga
storia
 che
viene
dalla
Repubblica
Veneta,
la
 quale
ha
 faOo
cose
 che
sono
rimaste
 nella
testa
 dei
veneC
[...]
È
 proprio
una
 storia
 a
 sé
 dunque
 e
 quindi
[i
 veneC]
non
sbagliano
se
non
hanno
da
festeggiare
[l’anniversario
dell’Unità
italiana]14.

Altre
sono,
infa-,
le
feste
per
i
veneC:
in
primis
il
25
marzo,
data
di
fondazione
 della
 ciOà
di
 Venezia.
 Dal
 2007
indicata 
dal
 consiglio
 regionale
come
 giorno
 della
“Festa
del
Popolo
Veneto”,
nel
2011
la 
ricorrenza,
a
una 
se-mana
dalla
 giornata
delle
celebrazioni
dell’Unità
d’Italia,
assume
parCcolare
enfasi:
«più
di
 dieci
 volte
 centocinquanta»
 soOolinea
 un
 commentatore
 del
 quoCdiano
 leghista15.
In
primo
luogo
«la
Padania»
presenta
la
festa
come
ampiamente
ed


entusiasCcamente
 partecipata:
 «I
 veneC
 non
 hanno
 bisogno
 di
 incoraggiamenC
 per
 senCrsi
 tali»16,
 e
 organizzata
 all’unisono
 da
 tuOe
 le


province17.
E
questo
è
ricondoOo
al
faOo
che
la
storia
di
Venezia 
e
del
Veneto
è


sedimentata
 nella
 memoria
 colle-va
 in
 modo
 forte
 e
 posiCvo.
 Perché?
 Principalmente
per
due
moCvi:
 per
 la
lunga
durata
della
realtà
statuale
della
 Repubblica
e
 per
 la
sua 
fortuna
economica
e
mercanCle.
 Venezia
è
descriOa
 quale
 punto
 focale
dell’economia
 di
tuOa
Europa,
 Rialto
 come
«il
cuore
dei
 commerci
europei»18,
e
lo
zecchino
veneziano
come
moneta
franca
acceOata


nel
conCnente
e
nel
bacino
mediterraneo.
La
Repubblica
di
Venezia,
dunque,
 come
esempio
di
economia
forte
si
direbbe:

rifleOere
su
ciò,
in
anni
di
turbolenze
e
tempeste
 monetarie,
con
interi
staC
sull'orlo
del
 fallimento
 e
 banche
 inondate
 da
 Ctoli
 ben
 più
 tossici
 e
 radioa-vi
 di
 una
 centrale
 nucleare
 giapponese,
 ci
 porterebbe
 a
 capire
 quanto
 grande
 sia
 stata
 la
 Serenissima
 e
 cosa
significhi
veramente
essere
autorevoli,
credibili,
affidabili
come
Stato.

La 
credibilità,
 l’affidabilità 
e
 l’autorevolezza
in
 ambito
 economico
 e
 a
 livello
 internazionale
 proprie
 della
 Serenissima
 non
 sono
 venute
 meno
 con
 la
 scomparsa
della
Repubblica,
pare
dire
«la
Padania»;
tali
caraOerisCche
si
sono
 mantenute
forC
 nel
“Popolo
 Veneto”.
Gli
elemenC
 della 
lunga
durata
e
della
 natura
mercanCle
sono
traslaC
dalla
realtà
statuale
della
Serenissima
all’indole
 dei

veneC.

Co
la
 Festa
del
 Popolo
Veneto
celebremo
la
 nostra
 idenCtà,
la
nostra
 storia
e
 la
 nostra
 cultura.
Na
idenCtà
che
ga
altri
dei
suoi
tra-
disCnCvi
nella
laboriosità,
nella
lealtà,
nella
 solidarietà,
 nella
 tenacia,
 nello
 spirito
 di
sacrificio
e
 che
 ga
 permeso
a
 noialri
 veneC
da


14
Paolo
ParenC,
La
cena
degli
ossi,
ivi.,
6
gennaio
2011,
p.
2.

15
Tommaso
VesenCni,
Siamo 
da
sempre
e
per
 sempre
 Veneti,
 in
«la
Padania‐
Edizione
 Veneta»,
 25
 marzo
2011,
p.
II.

16
Ibid.

17
 Il
 calendario 
degli
 avvenimenC
 riportato 
provincia
 per
 provincia
 punta
 sopraOuOo
 su
 iniziaCve
 inerenC
 la
 storia
 della
 “lingua”
 veneta
 e
 sul
 coinvolgimento
 ludico
 delle
 scolaresche.
 Le
 province


celebrano
idenFtà
e
tradizione,
ivi.,
24
marzo
2011,
p.
II.

18
Questa
 come
la
 successiva
citazione:
Roberto
Ciambe-,
Buon
compleanno,
Venezia,
 ivi.,
25 
marzo
 2011,
p.
IV.

(22)

rivar
a
certe
 mete
 e
 de
vinzer
sfide
 importanC.
 E
 sto
patrimonio
 de
 idenCtà
 el
ga
 nella
 lingua
 a
 so
componente
 fondamental.
 [...]
 E
 nostre
 radise
 e
 a
 nostra
 idenCtà
 manCen,
 inoltre,
un
forte
legame
coi
vaeori
crisCani
che
i
nutre
sta
tera19.

Sulla
stessa
scia,
il
3
aprile
è
ricordata
la
nascita 
della
Patria
del
Friuli,
 «una
delle
maggiori
potenze
dell’Europa
centrale
e
dell’Italia
di
allora»20,
con


una 
 festa 
 (di
 anno
 in
 anno
 iCnerante
 per
 i
 paesi
 del
 Friuli)
 alla
 quale
 «da
 qualche
anno
siamo
riusciC
 a
dare
di
nuovo
visibilità
ed
importanza
[...]
grazie
 al
sostegno
delle
isCtuzioni,
con
lo
scopo
di
conservare
e
valorizzare
quelle
che
 sono
le
caraOerisCche
fondanC
della
nostra
gente»21.

Con
 la
 miCca
 fondazione
 di
 Venezia
 e
 con
 la
 nascita
 della
 Patria
 del
 Friuli
 nascono
‐agli
occhi
 della
Lega
Nord‐
 il
popolo
 veneto
 da
un
 lato
 e
il
popolo
 friulano
dall’altro,
«popoli
anCchi»22
che
celebrando
la
fondazione
della
patria


locale
 celebrano
 piuOosto
 la
 giustapposizione
 tra
 l’uomo
 e
 il
 territorio
 che
 l’uomo
abita,
con
tuOe
le
conseguenze
poliCche
che
tale
progeOo
comporta.
 Il
 filo
 conduOore
 delle
 feste,
 sia
 venete
 che
 friulane,
 è
 l’aOenzione
 riservata
 al
 patrimonio
 linguisCco
 regionale.
 La
 lingua
 usata
 durante
 le
 celebrazioni
è
il
dialeOo
veneto
da
un
lato
‐Luca
Zaia,
presidente
della
regione
 Veneto,
Cene
il
discorso
ufficiale
in
dialeOo‐,
mentre
nel
calendario
celebraCvo
 19
Sono
le
prime
parole
dell’editoriale
di
Luca
Zaia,
Festa
grande
(e
meritada),
ivi.,
p.
I. 20
“SinFF
acuile,
siniF
furlan”.
Domani
la
Patria
del
Friuli
festeggia
a
Maniago 
il
suo
934°
compleanno,
 cit. 21
Friuli,
l’orgoglio
di
un
popolo
anFco,
ivi.,
2
aprile
2011,
p.
16. 22
Ibid.

'+1'1'!2')#

0'+1'1'$2/)+

une Provincie che e fâs storie una Provincia che fa storia

Chest librut sempliç al vûl jessi un contribût pe comprension de Fieste dal Friûl. Lu vin pensât par judâ a capî il parcè de sô impuartance e di cemût che cheste ricorence e sedi un pont centrâl ancjemò valit par rin-saldâ i leams dai furlans cu la lôr tiere e la lôr lenghe.

No dome, al serf ancje par dâ infor-mazions sveltis su la atualitât dai valôrs identitaris e sui beneficis che a derivin sedi di un pont di viste sociâl che economic.

Questo veloce libretto vuol essere un contri-buto alla comprensione della Festa del Friuli. L’abbiamo pensato per aiutare a capire il perché della sua importanza e di come que-sta ricorrenza sia un punto focale ancora valido per rinsaldare i legami dei friulani con la loro terra e la loro lingua. Non solo, serve anche a dare delle snelle informazioni sull’attualità dei valori identitari e sui benefici che ne conseguono sia da un punto di vista sociale che economico.

0'+)'+0

,0'+01610 #)1'!0

,*+0+%, /10)6$0

,"#0!0#+#4'+0

-/1+!(0#!2'

1!6"'

"' 3/;)")



+!(##+,*#2/)+0

'!2/":+"21'0

!&#01'0+#01/'0

01,/''0$0'+1$'#01#

Siamo Italiani. Ma siamo stati Celti, Romani, Longobardi, Slavi, Tedeschi, Veneziani... E per alcuni secoli, a partire dal 3 aprile 1077,

anche e solo Friulani. Ricordiamo tutte queste nostre storie facendo festa.

Manifesto
pubblicitario
della
 festa
della
Patria
del
Friuli.

(23)

della
nascita
della 
Patria
del
Friuli
si
susseguono
messe
in
friulano,
maratone
di
 leOura 
della
Bibbia
nella
sua
traduzione
 friulana,
 concorsi
di
 poesia
friulana,
 giornate
 di
 studi
linguisCci
e
 così
via.
 Le
«lingue
locali»23
 sono
 anzi
 uno
 dei


moCvi
alla
base
 delle
 feste:
 «così
la
 Regione
 tutela
 la 
lingua
e
la
cultura»24

delle
rispe-ve
regioni.

La 
presenza
di
un
ampio
ventaglio
linguisCco
e
dialeOale,
a
cui
la
Lega
riserva
 da
 sempre
 la
 propria
 riflessione,
 è
 un’ulteriore
 tesCmonianza
 di
 un’Italia
 eterogenea
 non
 solo
 linguisCcamente,
 ma
 anche
 culturalmente
 e
 storicamente.

Il
rapporto
tra
lingua
italiana
e
diale-
è
vissuto
dalla
Lega
in
termini
opposiCvi
 e
 la
 predominanza
 dell’uno
 sugli
 altri
 è
 descriOa
 come
 il
 risultato
 di
 un
 processo
 denigratorio
 subito
 dai
 diale-
 a
 causa
 di
 un
 «uso
 vessatorio
 e
 imposto
 dell’italiano»25,
 per
 cui
 si
 avanzano
 ambizioni
 di
 riscaOo.
 La
 Lega


rivendica 
ai
diale-
uno
spessore
leOerario
pari
se
non
superiore
a
quello
della
 lingua
 italiana;
 si
 presenta
 come
 la
 forza
 poliCca 
 capace
 di
 resCtuire
 alla
 “parlata
locale”
la
dignità 
di
cui
è
stata
privata,
facendosi
erede,
nel
tradurla
in
 «tutela,
riconoscimento
giuridico
e
culturale
[del]le
tesi
di
Pasolini
sulle
lingue
 locali»26.
I
diale-
umiliaC
da
un’altra
lingua,
solo
perché
imposta
dall’esterno
e


dall’alto
 e
 per
 di
 più
 arCficiale,
rappresentano
la
metafora
 della
subalternità
 che
le
piccole
patrie
hanno
dovuto
subire
in
seguito
all’unificazione
italiana. Le
 feste
 dei
 popoli
 regionali
 sono
 l’occasione
 anche
 per
 negare
 importanza
 ai
 simboli
 iconografici
 italiani,
 primo
 fra
 tu-
 il
 tricolore.
 La
 bandiera
 nazionale
 italiana
rappresenta
da
sempre
 un
bersaglio
 del
 discorso
 pubblico
leghista,
tanto
che
nel
1996,
quando
la 
Lega
Nord
esprime
la
sua 
più
 radicale
proposta
secessionista,
il
governo
italiano
proclama
giornata 
nazionale
 il
7
gennaio,
in
occasione
del
bicentenario
della
nascita 
del
tricolore
italiano.
 Pesante
si
manCene
negli
anni
il
linguaggio
del
Carroccio,
in
parCcolare
del
suo
 leader,
nei
confronC
del
simbolo
italiano.
Nel
corso
del
1997
Umberto
Bossi
in
 occasione
di
due
comizi
paragona
l’uso
della
bandiera
 italiana
a
 quello
della
 carta
 igienica27:
 viene
 denunciato
 e
 condannato
 per
 vilipendio
 al
 tricolore.


23
Con
questa
espressione
 la
Lega
 Nord
ribaOezza
i
 diale-.
Giuliano
Procacci
analizza
 la
paradossale
 poliCca
 linguisCca
della
 Lega
 Nord
in,
Carte
 d’idenFtà.
 Revisionismi,
 nazionalismi
 e
fondamentalismi


nei
manuali
di
storia,
Carocci
Ed,
Roma
2005,
p.
188.

24
Popolo
Veneto,
doman
xe
a
to
festa,
in
«la
Padania‐
Edizione
Veneto»,24
marzo
2011,
p.
I. 25
Paolo
Torino,
Il
risenFmento
per
l’unità,
in
«la
Padania»,
26
gennaio
2011,
p.
13.

26
 Giovanni
 Polli,
 Sgarbi:
 parlata
locale,
 lingua
del
 cuore.
 La
Lega 
ha
 realizzato
l’utopia 
del
grande


Pasolini,
ivi.,
22
gennaio
2011,
p.
1.

27
Bossi
a
Cabiate
(Como)
il
26 
luglio
1997
dice:
 «Quando
vedo
il
tricolore
mi
incazzo.
Il
tricolore
lo
uso
 per
 pulirmi
 il
 culo»;
 nel
 seOembre
 dello 
 stesso 
 anno
 a
 Venezia
 rivolgendosi
 a
 una
 signora
 ‐la
 incontreremo
più
avanC‐
che
espone
 il
tricolore
 dal
balcone
della
 sua
casa,
Bossi
 dice:
 «Il
tricolore
lo
 meOa
 nel
 cesso,
 signora.
 Ho
 ordinato
 un
 camion 
 a
 rimorchio
 di
 carta
 igienica
 tricolore,
 personalmente,
visto
che
è
un
magistrato
che
dice
che
non
posso
avere
la
carta
igienica
tricolore».


(24)

Nonostante
 questo,
 l’aOeggiamento
 verso
 la
 bandiera
 e
 lo
 stato
 che
 essa
 rappresenta
si
manCene
sempre
greve28.

Le
 celebrazioni
 del
 centocinquantenario
 dell’unità
 d’Italia
 si
 aprono
 ‐non
 a
 caso‐
a
Reggio
Emilia,
“la
ciOà
del
Tricolore”,
proprio
il
7
gennaio
2011,
dove
il
 presidente
della
Repubblica
 richiama
 chi
 ha
ruolo
 di
 governo
 al
rispeOo
 del
 principale
dei
simboli
nazionali.
«Nessuno
ha
intenzione
di
insultare
 i
simboli
 dell’unità
italiana»
risponde
«la
Padania»,
ma
«
il
rispeOo
si
dà
nel
momento
in
 cui
 lo
 si
o-ene.
 E
 allora
analogo
 aOeggiamento
deve
essere
indirizzato
a
chi
 non
 ha 
nessuna
intenzione
 di
 festeggiare
 [...]
 perché
 in
 quei
 simboli
 non
 si
 ritrova»29.
Al
tricolore,
dunque,
si
oppongono
altri
simboli.

Simbolo
 della
 “Festa 
 del
 Popolo
 Veneto”
 è
 il
 leone
 di
 San
 Marco.
 L’occasione
per
enfaCzzarne
l’importanza
è
“Da 
San
Marco
a
San
Marco”,
una
 staffeOa
che
parCta
dalla
provincia
di
Verona
e
aOraversando
tuOo
il
 Veneto
 resCtuisce
dopo
una
se-mana
il
vessillo
di
San
Marco
al
patriarca
di
Venezia30.


La 
 bandiera
 con
 il
 leone
 marciano
 andante
 dorato
 su
 sfondo
 purpureo,
 da
 sempre
 all’interno
 della
 simbologia
 prima
 della 
 Liga
 Veneta
 poi
 della
 Lega
 Nord31,
è
presentata
come
il
simbolo
del
Veneto
intero
(il
percorso
seguito
e
la


faCca
 fisica
 dei
 partecipanC
 ne
 dimostrano
 il
 sincero
 aOaccamento),
 «un
 simbolo
di
unità,
un
simbolo
che
[secondo
Daniele
SCval,
 assessore
regionale
 all’idenCtà
veneta]
 “va
oltre
le
divisioni
poliCche
e
rappresenta
tu-
i
veneC
di
 qui,
come
gli
altri
cinque
milioni
che
abitano
all’estero”»32.


La 
 ricorrenza
 dell’anniversario
 dell’Unità
 d’Italia
 è
 dunque
 terreno
 ferCle
per
rinvigorire
la 
“guerra
tra
simboli”,
simboli
di
idenCtà
ufficiali
‐come
 quella
statuale
italiana‐
e
simboli
di
idenCtà
altre
o
simboli
di
proge-
poliCci.
 Esempio
 è
 quanto
 succede
 a
 Mestre
 durante
 la
 cerimonia
 funebre
 di
 un
 militante
 leghista:
 il
 parroco
 respinge
 la
 bandiera
 con
 leone
 marciano
 che
 avvolge
 la
 bara
 del
 defunto,
 vietandone
 l’ingresso
 in
 chiesa 
 in
 quanto
 la
 considera
 un
 simbolo
 poliCco33.
 Stesso
rifiuto
 si
verifica
 a
Mogliano
 Veneto,


dove
la 
preside
di
un
isCtuto
scolasCco
provvede
a
rimuovere
la
bandiera
“del


28
L’ulCmo
esempio
che
suscita
nuovamente
 polemiche
è
 il
dito 
medio
di
Umberto
Bossi
riferito
a
un
 cantante
 che
 fa
 riferimento
 al
 tricolore
 in
occasione
 della
 festa
 della
 Lega
 Nord
a
 Besozzo
(Varese)
 nell’estate
del
2011.

29
Igor
Iezzi,
150
anni
dall’unità:
no
federalismo
no
party,
in
«la
Padania»,
8
gennaio
2011,
p.
2. 30
Il
Leone
fa 
tappa
nel
Padovano.
 Accolto
con 
entusiasmo 
a
Selvazzano 
il
gonfalone
di
San
Marco,
in
 «la
Padania‐
Edizione
Veneta»,
25
marzo
2011,
p.
II.

31
Per
 il
 ricorso
al
mito
di
 San
Marco
faOo
 dal
 leghismo
e
 per
 una
 più
generale
analisi
 degli
 usi
del
 simbolo
 del
 leone
 marciano
 dalla
 fine
 della
 Repubblica
 di
 Venezia
 fino
 agli
 anni
 Novanta
 del
 Novecento
si
 veda
 Lisa
Tempasta,
 Leoni
 inventaF:
 piccola
storia
di
un
simbolo 
conteso,
 in
Alessandro
 Casellato
(a
 cura
 di),
 VeneFsmi.
 Diario
 di
 un
gruppo
di
 studio
 sul
 Veneto
contemporaneo
1997‐99,
 Cierre
Ed.,
 Verona
 2000,
 pp.173‐187.
Molto
interessante,
 inoltre,
 è
 la
riproduzione
di
alcuni
 logoCpi
 del
leone
alato
pubblicata
in
«Altrochemestre»,
1998,
ulCmo
numero,
p.
50.

32
Tommaso
VesenCni,
Il
Leon
trionfa
a
San
Marco,
in
«la
Padania‐
Edizione
Veneta»,
29
marzo
2011,
 p.
II.

(25)

Popolo
Veneto”
issata
in
una 
classe
da 
un
insegnante34.
«la
Padania»
riporta
i


due
casi,
parlandone
in
 termini
di
grave
censura
subita
da
un
simbolo
 di
cui
 non
riconosce
alcuna
sfumatura
poliCca:
 «Non
sCamo
 parlando
 della
falce
e
 del
martello
o
dello
scudo
crociato
ma
di
un
simbolo
idenCtario»35.

La 
guerra
 tra 
appartenenze
 differenC
 si
 riversa
anche
 nelle
 piazze
 e
 nelle
targhe
che
le
amministrazioni
comunali
decidono
di
affiggere.
In
questo
 ambito
 il
 quoCdiano
del
Carroccio
 dedica
aOenzione
all’iniziaCva
del
 sindaco
 leghista
di
Sona
(in
provincia
di
Verona),
GualCero
Mazzi,
di
affiggere
in
piazza
 della
ViOoria
una 
lapide
marmorea
raffigurante
il
leone
marciano
in
ricordo
del
 periodo
in
cui
il
comune
era
soOo
la 
dominazione
della
Repubblica 
di
Venezia.
 «Si
 traOa
 di
 un
 omaggio
 doveroso
 a
 un
 periodo
 storico
 in
 cui
 si
 è
 dato
 un
 esempio
 non
 indifferente
 di
 democrazia»36,
 commenta 
 il
 sindaco
 e
 «la


Padania»
segue
entusiasCcamente
l’inaugurazione
della
targa.
Questa
avviene
 con
 un
ricco
apparato
 scenografico
il
25
aprile
2011,
giorno
 dedicato
in
casa
 leghista
non
alla
festa 
della
Liberazione37,
ma
alla
«festa 
di
San
Marco
e
di
tu-


i
VeneC»38.


Nella 
stessa
piazza,
poco
più
di
un
mese
prima,
si
erano
tenuC
i
festeggiamenC
 dell’Unità
 d’Italia.
 Il
 vicesindaco
 e
 assessore
 alla
 cultura
 della
 stessa
 amministrazione
comunale,
 Gaspare
Di
Stefano
del
Popolo
della
Libertà,
(che
 34
Leon
vietato,
legge
violata,
ivi.,
22
aprile
2011,
p.
IV
e
El
Leon
“censurato”
a
scuola.
La
lega 
pretende
 spiegazioni,
ivi.,
28
aprile
2011,
p.
II. 35
Chiesa
chiusa
al
Leon,
in
«la
Padania‐
Edizione
Veneta»,
2
aprile
2011,
cit.,
p.
I. 36
Emanuele
Zanini,
Scoppia
la
polemica
sulla
targa
in
memoria
della
Serenissima,
in
«L’Arena.it»,
24
 aprile
2011,<hOp://www.larena.it/stories/Provincia
246685__scoppia_la_polemica_sulla_targa_in_ memoria_della_serenissima/>.

37
 Il
 quoCdiano 
direOo
 da
 Bossi
 non
 fa
 alcun
riferimento
 alla
 ricorrenza
 della
 Liberazione
 dal
nazi‐ fascismo.

38
Leon
vietato,
legge
violata,
cit.,
p.
IV.

Le
 due
 lapidi
 affisse
 in
 Piazza
 della
ViAoria
a
Sona
(Verona).

(26)

prende
parte
anche
all’affissione
della
targa
“Sona
Serenissima”),
 il
17
marzo
 2011
si
 era
faOo
promotore
delle
 cerimonie
dell’unità
nazionale,
 apponendo
 sul
 muro
 esterno
 del
 municipio
 un’altra
 lapide
 marmorea.
 Questa
 onora
 l’adesione
degli
abitanC
 di
 Sona
all’esperienza
risorgimentale,
 fregiandosi
del
 logo
 ufficiale
 dell’anniversario
 del
 1861:
 i
 tre
 tricolori,
 simbolo
 dei
 tre
 cinquantenari
trascorsi
dall’unificazione.


Leone
 marciano
 e
 tricolore,
 sintomi
 di
 tensioni
 divergenC,
 coesistono
 nella
 stessa
piazza;
«la
Padania»
tace
però
la
presenza
della
seconda
(o
meglio
della
 prima,
 in
 ordine
 di
 deposizione
 temporale)
 lapide,
 mirando
 a 
 dare
 una
 descrizione
oleografica
del
Veneto,
come
di
un
territorio
interamente
contrario
 alla
 celebrazione
 dell’Unità
 e
 unanimemente
 dedito
 al
 ricordo
 del
 passato
 veneziano.

La 
festa
dell’Unità 
d’Italia
 e
 la
 copertura
 mediaCca 
che
a
 essa
viene
 riservata
sia
in
termini
posiCvi
che
polemici
spinge
la
Lega
non
solo
a
proporre
 con
 nuova
enfasi
feste
alternaCve
già
esistenC.
Il
 Carroccio
 lavora
anche
per
 l’isCtuzionalizzazione
 di
 feste
 e
 di
 simboli
 regionali
 ex
 novo.
 È
 il
 caso
 della
 Lombardia,
 dove
 il
 consigliere
 Renzo
 Bossi
 avanza
 in
 consiglio
 regionale
 un
 progeOo
di
legge
per
l’individuazione
di
una
festa
e
di
un
vessillo
regionali.
La
 proposta
leghista,
 ignorando
l’esistenza
 del
simbolo
 della
regione
Lombardia
 definito
già
dalla
metà
degli
anni
SeOanta39,
ricade
sulla
baOaglia 
di
Legano,
di


cui
 si
 ripropone
 la
 data,
 il
 29
 maggio,
 e
 la
 bandiera
 di
 san
 Giorgio
 «che


39
Nel
1975
un’equipe
di
progeOazione
presieduta
da
grafici
del
calibro
di
Bruno
Munari,
Bob
Noorda,
 Roberto 
Sambonet
 e
 Pino
Tovaglia
è
incaricata
 di
 elaborare
 un
marchio
«facilmente
 memorizzabile,
 riproducibile
 e
 fortemente
 idenCficaCvo 
di
Regione
 Lombardia».
 Il
 risultato
è
 la
 ripresa
 sClizzata
 di
 un’incisione
 rupestre
 rinvenuta
 in
 val
 Camonica
 e
 risalente
 all’età
 del
 bronzo.
 Denominata
 Rosa
 Camuna,
 è
 tuO’oggi
 usato
 come
 simbolo
 iconografico
 della
 regione
 Lombardia,
 bianco
 su
 sfondo
 verde.
 Per
 altre
 informazioni
 si
 veda
 il
 sito
 della
 regione
 Lombardia:
 <hOp:// w w w . r e g i o n e . l o m b a r d i a . i t / c s / S a t e l l i t e ? c = R e d a z i o n a l e _ P & c h i l d p a g e n a m e = R e g i o n e %2FDetail&cid=1213273737697&pagename=RGNWrapper#1213273737761>.

Riferimenti

Documenti correlati

È una trasposizione ante Iitteram, per- ché risale a meditazioni del cardinal De Lu- ca nel 1600, della teoria del contratto so- ciale, che avrà diffusione nel secolo

7 notti pensione completa + bevande + Tessera Club + servizio spiaggia.

«come spiega Piovani, “il Risorgimento diseroicizzato di Gobetti invece di smentire l’eroicità delle idee, delle passioni degli uomini del Risorgimento tende a cercarla in

Ne discutono: Stefano Orazi (Presidente Comitato Pesaro e Urbino Istituto per la storia del Risorgimento italiano), Gabriele Proglio (Università di Tunisi “El

Il catechismo laico che ha come oggetto Garibaldi: “Quante persone sono in Garibaldi?/In Garibaldi ci sono tre persone distinte./Quali sono queste persone?/Il Padre della patria,

Ai lati della piazza si può ammirare il Palazzo Stratti che ospita lo storico Caffè degli Specchi , di proprietà della famiglia Faggiotto, pasticceri e cioccolatieri di

Alle ore 18,30, al termine della Conferenza, tutte le socie e gli amici, della Sezione Fidapa di Firenze, ci trasferiremo nella vicina via Dei Servi, presso

1880 Haber scopre che la sintesi di NH 3 è possibile con catalisi di Pt 1904-1907 Ostwald, Nernst e Haber studiano le relazioni d'equilibrio del sistema2. 1909 Haber costruisce