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Approcci sostenibili alla salute e sicurezza sul lavoro: raccolta, analisi e diffusione di buone pratiche nelle piccole e medie imprese

Le attività della Ricerca scientifica sono sintetizzate di seguito in schede di ricerca che riportano, nella prima parte, la classificazione e la matrice di fattore definite sulla base

Obiettivo 5: Approcci sostenibili alla salute e sicurezza sul lavoro: raccolta, analisi e diffusione di buone pratiche nelle piccole e medie imprese

La ricerca si propone di orientare a nuovi approcci e sensibilizzare il mondo delle PMI all’adozione di principi di sostenibilità della SSL. Nello specifico verranno individuati degli indicatori afferenti alle politiche e pratiche della SSL in ottica di evoluzione della cultura dell’organizzazione nel lungo periodo e saranno raccolti gli elementi qualificanti che possono essere ricondotti a buone pratiche. Obiettivo finale del progetto è la diffusione di tali buone pratiche per la promozione e implementazione nelle PMI di modelli di sostenibilità.

Il progetto sarà caratterizzato da elementi sperimentali e partecipativi al fine di rendere replicabile la metodologia di analisi e di intervento in altre realtà con un approccio multidisciplinare. Ai fini progettuali sarà fondamentale, come indicato dall’Eu-OSHA, la

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costruzione di reti di collaborazione tra Università, aziende, parti sociali, enti e istituzioni di ricerca per lo sviluppo di strumenti e modelli in cui la sostenibilità venga tenuta in considerazione per migliorare le condizioni di lavoro e ottimizzare il sistema di partecipazione, informazione e formazione dei lavoratori.

Impatti previsti e ricadute applicative

I risultati favoriranno una migliore comprensione dell’approccio alla sostenibilità, soprattutto nell’ambito della salute e sicurezza dei lavoratori, anche in considerazione dell’attuale scarsa disponibilità di lavori scientifici su tale tematica nel tessuto produttivo italiano. Dallo studio emergeranno conoscenze utili, spunti di riflessione e buone pratiche per migliorare l’organizzazione del lavoro. Verranno inoltre predisposti efficaci strumenti di diffusione che, anche grazie alla metodologia utilizzata, potranno costituire un modello di riferimento da replicare anche in altri contesti per diffondere la cultura della sostenibilità a livello aziendale.

Strutture di Ricerca Inail coinvolte

Dimeila: Sezione 5 Supporto alla prevenzione.

Durata 3 anni

Collaborazioni

esterne Si

Limite di spesa

annuo * € 1.767.000

* Limite di spesa tenuto conto dell’appostamento per la ricerca strutturale come da delibera Civ n.12/2021.

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Programma 4

Mutamenti sociali e demografici con particolare attenzione alla disabilità, al reinserimento lavorativo, all’invecchiamento attivo, alle condizioni e bisogni dei gruppi più vulnerabili

Classificazione

X Strutturale □ Innovativa □ Sperimentale □ Speciale Amianto Matrici di settore

 Industria

 Artigianato

 Terziario

 Altre attività (secondo la classificazione della tariffa dei premi Inail)

 Agricoltura

 Navigazione

 Attività che espongono al rischio radiologico Coordinamento programma

Dimeila (Stefano Signorini).

Razionale

I mutamenti sociodemografici in corso, uniti alle politiche previdenziali, stanno portando ad un progressivo invecchiamento della popolazione, con conseguenze evidenti sulla conformazione della forza lavoro. L’età media della popolazione Europea è in continuo aumento ed è stimata arrivare a 48,8 anni nel 2100, con un aumento di 4,9 anni rispetto al 2020 (Eurostat, 2021). Conseguentemente, la quota di popolazione in età lavorativa subirà una complessiva diminuzione e si verificherà un incremento della fascia over 65 anni di più di 10 punti percentuali rispetto al 2020. In tale scenario l’Italia si conferma il paese con la struttura demografica più anziana d’Europa, con un’età media corrispondente a 47,2 anni nel 2020. Il prolungamento della vita lavorativa ha implicazioni significative a livello economico, sociale e di salute pubblica e mantiene il tema dell’invecchiamento attivo di grande attualità e urgenza.

I risultati della recente indagine nazionale sulla percezione della salute e sicurezza sul lavoro (INSuLa; Inail 2021), mostrano un peggioramento progressivo dello stato di salute nei lavoratori di età superiore ai 45 anni rispetto alle fasce più giovani. Tale trend è ancora più evidente in riferimento alla salute mentale, che all’aumentare dell’età registra un sensibile peggioramento, in particolare nella fascia di età 55 - 64 anni. Nonostante negli ultimi anni siano stati compiuti notevoli progressi di ricerca per lo sviluppo e applicazione di modelli integrati di prevenzione per la tutela della salute nell’arco della vita lavorativa, sono richiesti ulteriori sforzi di approfondimento, in particolare delle determinanti organizzative e sociali - anche collegate alle trasformazioni del mondo del lavoro e allo sviluppo tecnologico al fine di identificare e promuovere politiche, interventi e azioni efficaci, che tengano conto delle differenze legate all’età.

Le malattie cronico-degenerative (MCD) costituiscono, a livello mondiale, un rilevante problema di sanità pubblica per il carico di morbosità, disabilità e mortalità che va ad influire anche sull’inclusione lavorativa generando ulteriori problematiche riguardo la sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale, delle politiche sociali e relative al mercato del lavoro. La pandemia da SARS-CoV-2 – che ha specificatamente richiesto una particolare tutela per i lavoratori

“fragili” - ha ulteriormente influito con diverse modalità sul processo di inclusione lavorativa, amplificando la rilevanza della questione nell’attuale contesto di sanità pubblica, anche in sinergia con l’obiettivo di un necessario continuo miglioramento della tutela della salute e sicurezza sul lavoro (SSL). Il target 5 dell’SDG 8 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile intende “Garantire entro il 2030 un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per donne e uomini, compresi i giovani e le persone con disabilità...”. In considerazione di ciò, nell’obiettivo di “migliorare la vita delle persone con disabilità nel prossimo decennio, nella UE e nel resto del mondo”, la recente strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030

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rileva che “La partecipazione all'occupazione è il modo migliore per garantire l'autonomia economica e l'inclusione sociale”, confermando che quella dell'occupazione è una delle cinque principali priorità politiche per le azioni future. In linea con la citata strategia 2021-2030 è il nuovo quadro strategico UE per la SSL 2021-2027 che, oltre a richiamare le tutele per i lavoratori con disabilità, invita a “valutare e affrontare i rischi, con particolare riguardo ai gruppi più colpiti dalla pandemia, come le persone con disabilità”. Pertanto, gli obiettivi di cui alle nuove strategie comunitarie per la SSL e per la disabilità vanno a implementare in Italia le tutele e gli obblighi già previsti dal D.Lgs. 81/08 e s.m.i. nonché da D.Lgs. 216/2003 (di recepimento della Direttiva UE 2000/78) e dalla Legge 18/2009 di ratifica della specifica Convenzione ONU del 2006.

Nell’ultimo decennio si è verificato un progressivo accrescimento della consapevolezza sui potenziali impatti dei rischi psicosociali sulla salute e benessere dei lavoratori e sui costi e la produttività delle aziende. La gestione dei rischi psicosociali è di grande attualità anche alla luce dei cambiamenti delle condizioni di lavoro. La maggiore flessibilità, il progresso tecnologico, i cambiamenti nelle caratteristiche della forza lavoro stanno modificando il modo in cui il lavoro è progettato e organizzato, facendo emergere nuovi rischi psicosociali da includere nella tutela della salute dei lavoratori. La digitalizzazione crescente, l’apertura alla robotica collaborativa, la gig economy, l’aumento di lavoratori immigrati e donne a lavoro definiscono nuovi aspetti di natura psicosociale da investigare e gestire. Inoltre, l’attuale fase di emergenza Covid- 19 e le azioni di contenimento del rischio contagio messe in atto hanno fatto emergere ulteriori potenziali impatti organizzativi e ricadute sulla salute psicofisica, dovuti all’adozione di nuove modalità e setting di lavoro. Si è in particolare verificata un’accelerazione nell’apertura a forme flessibili di lavoro che ha determinato cambiamenti permanenti nel panorama del lavoro con potenziali impatti sulla salute e il benessere ancora da approfondire. La gestione efficace dei rischi psicosociali, anche in relazione a nuovi aspetti legati al cambiamento del mondo del lavoro, può essere effettuata sulla base di un modello integrato, partecipativo e multidisciplinare basato sul paradigma di gestione del rischio, che parta dall'identificazione dei problemi e valutazione dei rischi associati per poi individuare le migliori soluzioni per ridurre tali rischi alla fonte. Il ruolo della ricerca è fondamentale per intercettare e anticipare i rischi psicosociali emergenti, con particolare riferimento a contesti e professioni particolarmente colpiti dalle trasformazioni in corso, e orientare le aziende alla implementazione di interventi efficaci per gestire il cambiamento puntando sul benessere e la produttività dei lavoratori in un’ottica di sostenibilità organizzativa.

Le attuali dimensioni del fenomeno infortunistico sul lavoro e negli ambienti di vita, la frequenza di infortuni che coinvolgono i lavoratori giovani o al primo impiego continuano a stimolare una riflessione in chi si occupa di prevenzione sulla necessità di individuare idonee strategie di intervento. In Italia, tra le fasce di età più colpite emerge quella dei lavoratori giovani fino ai 34 anni che, nel 2020, sono stati protagonisti del 28,42% degli infortuni sul lavoro. Questi dati impongono una riflessione sulla scarsa conoscenza nei giovani dei rischi professionali, sulla percezione e stima del rischio e sulla formazione ed informazione in materia di SSL. La normativa in materia di tutela della salute e sicurezza del lavoro (D.Lgs. 81/08) ha fornito delle importanti linee di indirizzo non solo individuando nella formazione dei lavoratori uno degli strumenti cardine per un’efficace prevenzione, ma proponendo un sostanziale passo in avanti indicando la facoltà per gli Istituti scolastici di inserire in ogni attività scolastica percorsi formativi interdisciplinari alle diverse materie ai fini della promozione e divulgazione della cultura della SSL (art. 11 c.4). Già il Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 ha riportato tra gli obiettivi centrali il coinvolgimento dell’istituzione scolastica nello sviluppo delle competenze in materia di Salute e Sicurezza nei futuri lavoratori; la Legge 107 del 2015 ha inoltre potenziato l’offerta formativa attraverso i percorsi di alternanza scuola lavoro; da ultimo il Quadro strategico dell'Unione Europea in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2021-2027 «Sicurezza e salute sul lavoro in un mondo del lavoro in evoluzione», per attuare con successo l'approccio "zero vittime" (Vision Zero) rispetto ai decessi correlati al lavoro,

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indica tra i presupposti una maggiore sensibilizzazione ai rischi connessi agli infortuni e alle lesioni sul lavoro nonché alle malattie professionali. Lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha recentemente affermato che “Investire nella scuola è un dovere civile e un atto di giustizia sociale” e che “Le società più prospere sono quelle che preparano meglio i loro giovani a gestire i cambiamenti”. La scuola, dopo la famiglia, è infatti il luogo primario dell’educazione e della formazione dei giovani, responsabile non esclusivamente della trasmissione del sapere, ma anche dell’acquisizione e sviluppo di comportamenti responsabili nei confronti della propria salute e sicurezza, per accompagnare i giovani ad inserirsi nel più ampio contesto sociale, nonché lavorativo, e per orientarli ad assumere comportamenti adeguati e stili di vita sani e positivi, oltre che per favorire l’interiorizzazione di valori fondamentali di responsabilità sociale e civile.

Obiettivi di programma

Obiettivo 1: Active ageing e lavoro: monitoraggio prospettico delle determinanti

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