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Ricerca qualitativa e Grounded Theory

9. L’approccio della Grounded Theory

Sono state proposte diverse definizioni di Grounded Theory, tutte coerenti con lo sviluppo delle epistemologie scientifiche del tempo in cui esse si sono affermate. Secondo il punto di vista classico di Glaser e Strauss, l’approccio della GT fa riferimento a un metodo generale di analisi comparativa […] e a un insieme di procedure capaci di generare sistematicamente una teoria fondata sui dati concernente una particolare area sostantiva (Tarozzi 2008, p. 67)62.

Una teoria è fondata sui dati quando soddisfa precisi criteri e risulta:

a) aderente (fit), nel senso di essere facilmente applicabile alla situazione studiata e coerente con l’area sostantiva esaminata;

b) funzionante (work), cioè capace di tener conto del maggior numero di variazioni;

c) rilevante (relevant), per il fenomeno oggetto di studio; una teoria è rilevante quando è strettamente collegata alla core variable e alla sua capacità di interpretare i processi sociali;

d) modificabile (modificability), cioè in grado di adeguarsi ai cambiamenti.

Una teoria basata sui dati è destinata a durare, malgrado le inevitabili modifiche e riformulazioni a cui può essere soggetta.

Due caratteristiche importanti di una teoria fondata sui dati fanno riferimento ai concetti di densità e di integrazione; una teoria è densa se è costituita da pochi concetti teorici, ognuno descritto da numerose proprietà, e da poche dimensioni, ognuna caratterizzata da un elevato potere esplicativo; il concetto di integrazione indica invece la necessità che le proposizioni costituenti la teoria siano strettamente collegate a un modello teorico di riferimento.

Secondo il punto di vista di Strauss e Corbin, quando applichiamo la Grounded Theory non stiamo tentando di generalizzare una teoria quanto

piuttosto di specificare. Noi specifichiamo le condizioni nelle quali i fenomeni esistono, le azioni/interazioni che ad essi attengono e i risultati associati o le conseguenze. Ciò significa che le nostre formulazioni teoriche si applicano a queste situazioni o circostanze ma non ad altre. Quando cambiano le condizioni, allora la formulazione teorica dovrà cambiare per adeguarsi alle nuove condizioni. Lo scopo di una grounded theory deve essere sempre tenuto chiaramente in mente (Strauss e Corbin 1990, p. 25). Charmaz distingue tra la teoria denominata Grounded Theory (GT) e la metodologia (famiglia) di metodi della Grounded Theory (GTM). L’espressione Grounded Theory fa riferimento ai processi della ricerca o alla sua applicazione in uno specifico contesto della metodologia, cioè a una specifica teoria interpretativa fondata sui dati. La famiglia di metodi della GT (GTM) comprende la pluralità degli strumenti utilizzati nella ricerca63 e indica una metodologia per generare una teoria fondata sui dati.

Gli sviluppi della metodologia GT oscillano dall’approccio classico di Barney Glaser, che fa riferimento all’ontologia oggettivista secondo la quale i dati esistono indipendentemente dal ricercatore che li raccoglie e li elabora, a un orientamento più costruttivista, al quale si ispirano Kathy Charmaz e Antony Bryant.

L’approccio della GT costruttivista aderisce a una concezione alternativa della scienza, secondo la quale il ricercatore è considerato un co-costruttore del dato.

In questa direzione si collocano i contributi di Charmaz (2000), Bryant (2003) e Clarke (2005), che hanno tentano di ripensare la GT alla luce delle nuove prospettive epistemologiche.

Prendendo in considerazione i successivi cambiamenti di paradigma che hanno contrassegnato la svolta interpretativa delle scienze sociali, è possibile individuare quattro direzioni di sviluppo della GT:

Grounded Theory classica, che fa riferimento al lavoro originario di Barney Glaser e Anselm Strauss e ai successivi approfondimenti di Glaser;

Grounded Theory come Full Conceptual Description, proposta da Strauss e Corbin64: seguendo tale approccio, emerge l’aspetto contingente delle teorie sostantive, per le quali l’attenzione è focalizzata su specifici aspetti sociali, soggetti ai cambiamenti caratteristici delle differenti situazioni contestuali;

Grounded Theory costruttivista, di cui si fa sostenitrice Kathy Charmaz: si distingue dalle due precedenti teorizzazioni della GT per una diversa interpretazione della realtà, oggetto di studio;

Grounded theory situazionale, che si colloca nel contesto della svolta post-moderna sostenuta da Adele Clarke: nello studio della complessità, considera il carattere contestuale delle relazioni umane e non umane e sottolinea il ruolo degli artefatti.

I diversi approcci alla GT, nonostante le differenze relative alle direzioni di sviluppo, presentano i seguenti punti comuni:

64 Juliet Corbin è tra i maggiori studiosi della GT intesa come thick description. Dopo la

sua carriera infermieristica, la Corbin è stata lettrice all’Università di San José State e alla School Nursing e diventa, in seguito, professore associato presso l’International Institute for Qualitative Research all’Università di Alberta in Canada. I suoi interessi di ricerca riguardano le malattie croniche, il panico, le cure materne, la sociologia della terza età e del lavoro.

Con Anselm Strauss, ha pubblicato numerosi libri: Chronic illness and the quality of life (1984), Shaping a new health care system: the explosion of chronic illness as a catalyst for change (1988), Uneding work and care: managing chronic illness at home (1988), Basics of qualitative research: techniques and procedures for developing grounded theory (1998), Basics of qualitative research: Grounded theory, procedures and techniques (1990), Grounded theory in practice (1997), Chronics illness: research and theory for nursing practice (2001). La collaborazione con Anselm Strauss, durata per ben quindici anni, è cominciata dal suo dottorato di ricerca conseguito presso l’University of Chicago. Ecco ciò che afferma Juliet Corbin su Strauss: “Ho lavorato con lui per quindici anni, questi sono stati gli anni più affascinanti della mia vita. […]. Pensavo di essere in un differente Mondo intellettuale”.

• la necessità di “andare sul campo” al fine di comprendere che cosa sta succedendo (what is going here);

• l’importanza di una teoria fondata sui dati come punto di partenza;

• il riconoscimento della natura dell’esperienza umana come ambito in perenne cambiamento per il ricercatore e i soggetti coinvolti nella ricerca;

• il ruolo attivo dei partecipanti, come soggetti che interagiscono simbolicamente con il mondo circostante;

• lo studio sui processi di cambiamento che caratterizzano la variabilità e la complessità della vita umana;

• la stretta interrelazione tra i significati attribuiti dagli attori e le azioni in atto.