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Interagire in e attraverso la rete

3. La dimensione virtuale della Rete

Le tecnologie digitali modificano non solo le modalità relazionali, ma anche l’attribuzione di senso alla realtà attraverso nuovi tentativi di ridefinizione dell’esperienza, rendendo il confine tra la dimensione del reale e del virtuale sempre più labile e facilmente attraversabile.

Al di fuori del mondo della Rete, il termine virtuale viene definito, tradizionalmente, in contrapposizione al termine reale. Nel dizionario

28 […] è fuorviante credere che gli esseri umani possiedono una sola capacità intellettiva

che quasi sempre corrisponde a un amalgama di abilità linguistiche e logico-matematiche. Dal punto di vista evoluzionistico avrebbe più senso descrivere l’uomo come caratterizzato da varie facoltà mentali, relativamente autonome, fra cui l’intelligenza musicale, quella spaziale, quella corporeo-cinestetica e quella matematica. Ho proposto inoltre due forme di intelligenza personale, quella intrapersonale e quella interpersonale (Gardner 1995, p. 64).

Zingarelli, il termine virtuale indica ciò che è in potenza e non in atto: l’aggettivo virtuale si riferisce a ciò che, incompiuto nella forma, potrebbe esistere in potenza. Tale definizione concorda con quanto riportato nel Dizionario delle Scienze Filosofiche, dove il termine virtuale si oppone al reale, all’attuale e all’effettivo. È virtuale un fenomeno quando esiste soltanto una parte delle condizioni necessarie a produrlo, o quando, pur esistendo, tali condizioni sono complicate accidentalmente da una o più circostanze contrarie.

Si può affermare che il virtuale, così come si configura nella Rete, possiede una sua realtà.

Mi sembra utile riportare quanto afferma sulla realtà virtuale Castells, uno dei più originali studiosi della società della Rete: la realtà è sempre stata virtuale perché percepita attraverso simboli che esprimono il significato della pratica senza alcuna restrizione semantica. Lo spettro di variazione culturale del significato dei messaggi è ciò che ci permette di interagire reciprocamente in una pluralità di dimensioni, talune esplicite, altre implicite (Castells 2002, p. 430). Il significato del termine virtuale allude a ciò che è, in potenza, un oggetto immaginario, un’astrazione che può realizzarsi in un ambiente “simulato”. In senso filosofico, il termine si riferisce a ciò che non appartiene alla sfera della sensibilità, rinviando a una dimensione dell’immaginario e ipotizzando molteplici realtà del virtuale: a tal proposito si afferma che l’immaginario è l’istanza (ideologica) che stabilisce la dicotomia, la separazione, è il principio proiettivo e reversibile che fonda il principio di realtà per disgiunzione. L’effetto di realtà non è che l’effetto strutturale di disgiunzione tra i due termini, e il nostro famoso principio di realtà, con ciò che esso implica di normativo e di repressivo, non è che la generalizzazione di questo codice disgiuntivo a tutti i livelli (Mazzoli e Boccia Artieri 1994, p. 23).

Una delle possibili origini della realtà virtuale, come sostiene Silvano Tagliagambe, potrebbe trovarsi in ciò che Popper, a proposito della epistemologia del discorso scientifico, definisce il mondo 3.

Prima c’è il mondo fisico ovvero l’universo degli oggetti fisici […] ciò che io chiamo Mondo 1. Poi c’è il mondo degli stati mentali, ciò che io chiamo Mondo 2. Ma c’è anche un terzo mondo, il mondo dei contenuti del pensiero e dei prodotti della mente umana; è ciò che io chiamo Mondo 3 (Popper 1975, pag. 56).

Nel testo Epistemologie del confine, Silvano Tagliagambe riflette sulla mutata concezione del rapporto tempo/spazio. A tal proposito egli afferma che sono emerse alcune forme di interpretazione distorta in merito alla contrapposizione tra spazio fisico e spazio immateriale o virtuale. Ciò che vediamo è una crecente integrazione e cooperazione tra spazio fisico e virtuale che si estrinseca nella nozione usualmente definita realtà aumentata e potenziata […]. Del resto le scrivanie virtuali che abbiano nel nostro computer potenziano la nostra scrivania reale, nel senso che la estendono e la dotano di nuove funzioni ma anche di nuove opportunità, quindi non c’è contrapposizione ma integrazione (Tagliagambe 1996, p.56). 4. Le interazioni in rete: alcune caratterizzazioni

Il rapporto dell’uomo con la realtà mediata dal comunicare, dal sentire, dal rappresentare e dal conoscere è sviluppato e ampliato dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. La destrutturazione delle categorie spazio-temporali, l’abbattimento delle frontiere fisiche, all’interno delle quali possono ridisegnarsi nuove geografie simboliche, indicano la possibilità di ampliare e moltiplicare le possibilità della comunicazione.

Foucault afferma che viviamo nell’epoca del simultaneo, nell’epoca del vicino e del lontano, del fianco a fianco e del disperso. Viviamo in un momento in cui il mondo si sperimenta – credo - come un grande percorso

che si sviluppa nel tempo, come reticolo che incrocia dei punti e intreccia la sua matassa (Foucault 1998, pag.105).

Cambiamenti sociali e tecnologici hanno preparato il terreno a una nuova forma di socialità, che vede nelle relazioni mediate dalle Rete l’effetto di un profondo processo di ricostruzione dei rapporti sociali.

Gli effetti di questi cambiamenti hanno dato vita a una società dai confini permeabili con interazioni sociali di natura profondamente diversa, caratterizzata dalla presenza di reti di relazioni molteplici e diversificate. Negli spazi della Rete, le interazioni si connotano come conversazione, cioè costruzione di “testi” condivisi, di narrazioni e di identità in contesto che evocano senso e significati, e ciò è dovuto alle caratteristiche che hanno animato la Rete, caratterizzata fin dai suoi primi esordi dalla condivisione di risorse e di idee all’interno della comunità. È il terreno della democrazia partecipativa, il potenziamento della libertà di pensiero e di espressione e della felice anarchia comunicativa (Petricca 2005, pag. 13).

Nelle interazioni mediate dalla Rete, il ricorso alla scrittura implica un’importante differenza rispetto alle modalità in cui si realizza la comunicazione faccia a faccia: si realizzano, infatti, simultaneamente la riduzione della dimensione sensoriale al canale della vista e la mancata condivisione del contesto fisico. Questa nuova situazione relazionale ha condotto a considerare l’interazione on line povera e poco adatta allo scambio sociale, rispetto alla ricchezza percettiva della comunicazione in presenza.

La forma dialogica della Rete assume la forma della conversazione soprattutto quando l’importanza cade sulla costruzione del significato e la condivisione di molteplici prospettive.

La conversazione attraverso la Rete assolve tre principali funzioni:

Transattivi, che fa riferimento allo scambio o alla negoziazione delle conoscenze all’interno di un determinato contesto sociale;

trasformazionale, che considera i diversi punti di vista;

trascendente, relativa alla possibilità di andare oltre il contesto fisico. In presenza dell’interlocutore e all’interno di uno specifico contesto fisico, infatti, l’interazione è arricchita da segnali prossemici, cinesici, intonazionali e spontanei che accompagnano il discorso nel suo svolgersi. Nell’interazione mediata dalla Rete la dimensione non verbale è affidata a segni convenzionali come gli emoticons che, a differenza del parlato, emergono per integrare il contenuto semantico dell’enunciato con indicazioni emotivo-relazionali prodotte intenzionalmente. Considerazioni analoghe valgono per i punti di sospensione, che riproducono l’intonazione e le pause del parlante, e per le lettere maiuscole, che mimano il tono alterato della voce o che sottolineano il focus della frase. La caratteristica prevalente di queste forme di interazione è nel gioco simulato del parlato condotto sui molteplici piani della scrittura, sia nella riproduzione grafica di elementi fonico-prosodici e di tratti paralinguistici, sia nella rappresentazione degli aspetti più informali e ludici del parlato.

Le nuove forme di comunicazione mediate dalla Rete hanno messo in crisi la dicotomia tra parlato e scritto; la molteplicità delle tipologie di scrittura è caratterizzata dalla compresenza di tratti misti, cioè di tratti canonicamente ascritti al parlato, ma presenti in forme particolari del canale scritto.

Nella comunicazione mediata dalla Rete appaiono alcuni elementi tipici del parlato, come le anticipazioni non giustificate e le analisi retrospettive. Molto interessante è, in proposito, quanto affermato da Rheingold, secondo il quale i messaggi scambiati attraverso la Rete possono ricreare le modalità dell’interazione interpersonale, così come si realizzano nel contatto faccia a faccia.

C’è sempre qualcun altro là. È come essere al bar circondato dai soliti vecchi amici e da nuove presenze, molto simpatiche: al posto di mettermi, però, la giacca, spegnere il computer, camminare verso l’angolo, mi basta accendere il mio modem ed essi sono ancora là. È un luogo (Reinghold 1993, p. 24).

In un’ottica di rete, l’indipendenza dell’interazione umana dalla presenza fisica degli interlocutori è resa possibile dall’organizzazione di ambienti di relazione e di apprendimento caratterizzati da gradi di evoluzione tecnologica sempre più elevati: gli scambi comunicativi, che costituiscono gli eventi interattivi nello spazio virtuale della Rete, si caratterizzano come co-presenze enunciative29, che non si esauriscono nel passaggio di informazione dall’emittente al destinatario: le interazioni mediate dalla Rete, invece, alimentano attività sociali che danno luogo all’elaborazione e alla condivisione dei significati.

Queste considerazioni rimandano alla teoria dell’azione situata di Suchman (1987), secondo il quale la comprensione delle azioni umane non può essere separata dalla considerazione del contesto in cui esse si svolgono, poiché non si configurano come la mera esecuzione di un piano precostituito, bensì come la rappresentazione di un adattamento attivo dell’attore sociale alla circostanza e alle contingenze di vita che conducono a diverse narrazioni del sé.

Il concetto di co-presenza enunciativa, che fa riferimento a un vasto repertorio di funzioni discorsive correlate a una situazione di enunciazione e a un contesto specifico di riferimento, attribuisce un valore aggiunto alla conoscenza, considerata come un processo attivo di costruzione di esperienze e di relazioni con il sé, con gli altri e con il mondo: il riferimento è al carattere sistemico dell’interazione umana, in merito al quale Bateson

afferma che ogni processo mentale è sempre una successione di interazione tra le parti […] la spiegazione dei fenomeni mentali deve sempre trovarsi nell’organizzazione e nell’interazione tra le parti multiple e l’emergere di un processo complesso può essere solo dovuto all’interazione tra di esse (Bateson 1995, pag. 58).