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Orientamenti e sviluppi della Grounded Theory: l’approccio costruttivista

3. Divergenze tra le posizioni teoriche di Glaser e Strauss

Nel testo del 1967, Strauss e Glaser tentano di chiarire il concetto di sensibilità teoretica, enfatizzando il ruolo di una teoria fondata sui dati. Su questo concetto, successivamente, i due co-fondatori della GT giungono a una divisione e a una diversificazione dei rispettivi punti di vista.

Glaser si pone l’obiettivo di fornire una definizione di sensibilità teorica nel testo Theoretical sensitivity: advances in the methodology of grounded theory introducendo nuovi termini nel lessico della GT come theoretical code e family coding, con l’obiettivo di descrivere in una maniera rigorosa il processo attraverso il quale il ricercatore fa riferimento a una notevole varietà di concetti teoretici, al fine di fornire una struttura significativa alle categorie dalle quali far emergere la teoria.

Nel lavoro del 1978, Glaser si sofferma su due differenti modalità di codifica, teorica e sostantiva, alle quali devono essere ricondotte due corrispondenti sistemi di codici, teorici e sostantivi, e quindi le categorie e le loro proprietà.

Strauss ritiene, invece, che la sensibilità teorica utile per individuare le categorie più importanti, sia da inquadrare all’interno di un modello di paradigma, cioè di un modello di azioni e interazioni umane lette e interpretate all’interno della posizione pragmatista di George Herbert Mead.

Ciò che differenzia la posizione di Strauss da quella di Glaser è l’uso di un paradigma di codifica costituito da tre fasi: codifica aperta, assiale e selettiva. Secondo Glaser, il rischio di Strauss, nel ricorso al paradigma di codifica, è quello di forzare le categorie nei dati, piuttosto che farle emergere dai dati: alcune di queste critiche sono contenute nel testo di Glaser, pubblicato solo di recente e rimasto per lungo tempo una pubblicazione privata, Emergence vs forcing.

Ulteriori divergenze dalla posizione classica si sviluppano successivamente con la posizione costruttivista della Charmaz, che si allontana dalla posizione oggettivistica di Glaser (1992).

Differenti direzioni della Grounded Theory hanno dato luogo allo sviluppo di diverse procedure di ricerca, quella di Strauss-Corbin e della Charmaz, entrambe riconducibili alla dimensione della ricerca idiografica.

Un altro aspetto che differenzia la posizione di Strauss e Corbin da quella di Glaser riguarda la tecnica della comparazione costante utilizzata, nell’approccio della Full Conceptual Description, solo nella fase avanzata della ricerca: i dati sono manipolati intenzionalmente dal ricercatore in una molteplicità di modi.

Le considerazioni critiche di Glaser rispetto a un modo diverso di intendere la GT da parte di Strauss e Corbin sono presentate nel libro Basics of Grounded Theory Analysis, in cui Glaser invita Strauss a rivedere le sue posizioni teoriche poiché troppo distanti dall’impostazione originaria del metodo della GT: ciò che emerge, secondo Glaser, dalla lettura del libro di Strauss e Corbin è una forzata descrizione concettuale . 4. Le caratteristiche di una teoria fondata sui dati: le influenze

dell’interazionismo simbolico

I contributi di Anselm Strauss e di Juliet Corbin, che costituiscono un approccio più aperto e dinamico alla Grounded Theory rispetto alla posizione classica di Glaser, possono essere considerati come un tentativo di ripensare la metodologia della GT all’interno del quadro epistemologico del pragmatismo sociale di Mead e dell’interazionismo simbolico di Blumer.

Già prima della pubblicazione del libro “Discovery of Grounded Theory” del 1967, d’altra parte, Strauss aveva riflettuto sul ruolo della classificazione nella ricerca scientifica, assumendo posizioni assai critiche

approfondita nell’opera Basics of qualitative research: technique and procedure for developing grounded theory in cui Strauss e Corbin affermano che la scoperta della teoria non deriva “semplicemente” dal far emergere i dati, che possono esistere indipendentemente dalla realtà come oggetto di studio.

Strauss e Corbin sostengono che le teorie sono interpretazioni di particolari punti di vista da parte del ricercatore; ed è assolutamente necessario pensare che le teorie siano valide temporalmente per un dato contesto di studi come tentativi provvisori suscettibili di ulteriori elaborazioni.

La validità di una teoria include anche la prospettiva di coloro che sono parte integrante della ricerca (ricercatori e attori della ricerca) e tale aspetto ha delle conseguenze sulle fasi di raccolta e analisi dei dati e sul modo in cui la teoria viene progressivamente scoperta.

Nel testo del ’98, Strauss e Corbin si chiedono che cosa sia una teoria e la risposta che forniscono è la seguente: una teoria è un insieme di relazioni che consentono una plausibile interpretazione del fenomeno oggetto di studio, ma anche un modo per cogliere l’ovvio, l’implicito e l’inconoscibile. La teorizzazione è un processo di costruzione di spiegazioni alternative dei fatti prima di giungere a quella che consente di descrivere accuratamente e chiaramente i dati ottenuti. Tale processo richiede il porsi continue domande mentre si procede nelle varie fasi di codifica e scrittura della teoria (Strauss e Corbin 1998, p. 89).

È interessante notare quanto affermato da Strauss e Corbin sul significato da attribuire alla scoperta della teoria: sviluppare una teoria è un’attività molto complessa. Ma cosa intendiamo per teoria? Solitamente ci riferiamo a una teoria come a un insieme di categorie ben sviluppate in termini di concetti e temi che sono strettamente e sistematicamente connessi allo scopo di formulare un modello teorico in grado di spiegare certi fenomeni. La coerenza della teoria consiste nell’usare concetti esplicativi che permettono di spiegare cosa, come, quando e perché qualcosa accade.

Ma tutto ciò risulta abbastanza superato […] le teorie possono essere sostituite da descrizioni accurate di esperienze vissute e di storie narrate. Questo costituisce il nostro punto di partenza (Corbin 2008, pp. 54-56). Strauss e Corbin indicano che una teoria, intesa come descrizione accurata di esperienze vissute e di storie narrate, ha le seguenti caratteristiche:

a) fa riferimento a spiegazioni plausibili in merito alle relazioni tra i concetti e ai loro continui rimandi ai dati;

b) è concettualmente densa, cioè è costituita dalle molteplici relazioni concettuali presentate in forma discorsiva, strettamente interrelate con la teorizzazioni concettuali, che includono le caratteristiche dell’azione e delle interrelazioni tra i diversi tipi di unità sociali e di attori;

c) è fluida, cioè aderente ai fatti, con un’attenzione particolare alle interazioni tra gli attori.

Secondo Strauss e Corbin, il metodo della GT conduce alla scoperta di una teoria caratterizzata da una forte densità teorica in grado di collegare in maniera ricorsiva le molteplici relazioni concettuali che contribuiscono discorsivamente alla formazione della teoria stessa.

Tale aspetto è assai evidente nella stesura del rapporto di ricerca, in cui il ricercatore è attento alla descrizione accurata delle interazioni tra le azioni e i contesti sociali in cui esse si realizzano: ne consegue che la teoria assume così un carattere fluido e dinamico, è aderente ai fatti osservati e aiuta a far comprendere le interazioni tra i diversi aspetti della società, con una particolare enfasi attribuita ai molteplici caratteri della processualità e della temporalità.

L’approccio di Strauss e Corbin risente degli influssi dell’interazionismo simbolico soprattutto per il significato delle azioni e per la costruzione di teorie valide e accurate, cioè coerenti con la specificità dei contesti studiati a partire da solide osservazioni empiriche69.

5. L’intento didattico nella Grounded Theory di Strauss e Corbin