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Interagire in e attraverso la rete

2. Il concetto di rete nel sistema semiotico di Juri Lotman

Nella prospettiva della complessità, la conoscenza è strettamente legata al concetto di Rete e di relazione; Bateson23 stesso afferma che la conoscenza, intesa come un sistema aperto in evoluzione, è un complesso di interdipendenze che implicano relazioni tra le parti (Bateson 1984, pag. 34).

Il punto di partenza di Bateson è la considerazione che sia l’evoluzione biologica, sia la conoscenza sono dei processi caratterizzati stocasticamente24 da una componente casuale, che permette il cambiamento,

23 Con il testo Verso un’ecologia della mente, Bateson propone una nuova prospettiva

interpretativa per indagare un insieme vasto di fenomeni apparentemente diversi, ma in realtà molto vicini dal punto di vista della loro organizzazione e del loro funzionamento. Desidero esprimere la mia convinzione che certi fatti come la simmetria bilaterale di un animale, la disposizione strutturata delle foglie di una pianta, l’amplificazione progressiva della corsa agli armamenti, le pratiche del corteggiamento, la natura del gioco, la grammatica di una frase, il mistero dell’evoluzione biologica e la crisi in cui si trovano i rapporti tra l’uomo e l’ambiente possono essere compresi solo in termini di un’ecologia delle idee, così come io la propongo (Bateson 1984, p. 23).

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e da un principio selettivo, che ne orienta l’evoluzione. Bateson ragiona sul concetto di struttura che connette, una struttura delle relazioni che costituiscono le parti alla base dei processi mentali, cioè quegli eventi che accadono nell’organizzazione e nelle relazioni tra le parti di un tutto, sia esso un albero, una foglia, una foresta, un uomo che taglia un albero nella foresta.

Ogni elemento del sistema-mente, connesso con la totalità, è caratterizzato da somiglianze e da differenze: mentre la somiglianza fa riferimento all’insieme delle parti in relazione analoga tra loro, la differenza25 permette al sistema-mente di crescere, grazie al raccordo e al dialogo che favoriscono l’emergere di nuove idee e la scoperta di aspetti insoliti del proprio essere nel mondo. Questa considerazione ci avvicina alle posizioni di Lotman (1985)26, secondo il quale un sistema assume i caratteri della semiosfera27, in cui ogni parte, considerata isolatamente, non è in grado di spiegare il reale funzionamento del tutto: l’effetto di un’azione si inserisce in un continuum di significati collocati a differenti livelli di organizzazione e di

della sopravvivenza. Analogamente, i processi mentali generano un gran numero di alternative, individuate sulla base di progressive interazioni ricorsive tra esperienza e riflessione: il cambiamento evolutivo e quello somatico, compreso l'apprendimento, condividono dunque una natura stocastica. Questi due grandi sistemi stocastici in parte interagiscono, in parte rimangono isolati l'uno dall'altro, non esistendo l’ereditarietà dei tratti acquisiti: ma l'unità dei due sistemi è necessaria ai fini della stessa sopravvivenza.

25 Per definire il concetto di differenza, Bateson ricorre alla dicotomia tra la mappa e il

territorio. La mente è la mappa, mentre la realtà esterna è il territorio; la differenza è ciò che viene trasferito dal territorio alla mappa. All’interno del numero elevatissimo di differenze esistenti nella realtà, la mente ne considera una piccola parte, che essa codifica, trasformandola in informazione.

26 Jurij Michajlovič Lotman è stato il fondatore della scuola di semiotica di Tartu-Mosca. 27 Mentre la biosfera è definita da Vernadskij come “materia viva”, più precisamente come

“l’insieme degli organismi vivi”, la semiosfera ha un carattere più astratto: è l’insieme dei segni che appartengono a uno spazio definito, all’interno del quale si possono realizzare i processi comunicativi ed elaborare nuove informazioni. Scrive Lotman: Immaginiamo la sala di un museo nella quale siano esposti oggetti appartenenti a secoli diversi, inscrizioni in lingue note e ignote, istruzioni per la decifrazione, un testo esplicativo redatto dagli organizzatori, gli schemi di itinerari per la visita della mostra, le regole di comportamento per i visitatori. Se vi collochiamo anche i visitatori con i loro mondi semiotici, avremo qualcosa che ricorda il quadro della semiosfera (Lotman 1985, p. 85).

complessità, rendendo possibile l’interattività del sistema nello spazio del dialogo che caratterizza l’insieme delle semiosfere.

Il semiologo Lotman, a questo proposito, afferma che ad avere un ruolo primario non sarà questo o quel mattone, ma il grande sistema chiamato semiosfera. La semiosfera è quello spazio semiotico, al di fuori del quale non è possibile l’esistenza della semiosi (Lotman 1985, p. 91).

Con riferimenti alla biosfera come sfera del vivente, la semiosfera è intesa sia in senso globale come l’intero spazio della significazione, sia in senso locale e specifico come caratterizzata da regolarità interne e da irregolarità strutturali che consentono l’elaborazione di nuove informazioni, cioè di conoscenze.

Gli oggetti del mondo, gli eventi e i fatti sono collocati in un complesso spazio culturale dove ogni punto, caratterizzato da aperture con molteplici universi semiotici, assomiglia a uno spazio di pertinenze relative (Lotman 1985, p. 98).

Il rimando allo spazio semiotico si può collegare alla metafora della Rete interpretata come intelligenza collettiva. L’espressione intelligenza collettiva, proposta da Pierre Lévy (1996), indica la straordinaria capacità di accordo e di convergenza tra i saperi individuali e collettivi che si esplicano nelle relazioni tra le menti attraverso la negoziazione e la condivisione delle conoscenze. Scrive in proposito Lévy: l’intelligenza collettiva è la somma delle conoscenze condivisibili, è lo spazio dove si rafforzano i saperi, le esperienze e le informazioni […]. Se due persone distanti sanno due cose complementari per il tramite delle nuove tecnologie, possono entrare in comunicazione l’una con l’altra, scambiare il loro sapere, cooperare e questa è in fondo l’intelligenza collettiva (Lévy 1996, p.89).

É importante sottolineare come l’intelligenza collettiva introduca la dimensione della progettualità, resa possibile dal dispiegarsi nella Rete dei

processi di negoziazione e di riflessione che facilitano la costituzione di nuove forme di intelligenza28 e di pensiero.

La Rete è il nuovo spazio antropologico caratterizzato dalle prossimità relazionali di tipo sistemico e da un sapere ispirato alla collaborazione delle menti e alla condivisione dei saperi. Quest’aspetto ci richiama al carattere distribuito del sapere: come afferma Lévy, l’intelligenza distribuita in ogni luogo, permanentemente valorizzata, coordinata e mobilitata in senso reale porta a una mobilitazione reale delle competenze (Lévy 1996, pp. 34-35). Nella realtà virtuale, i pensieri e le emozioni si intrecciano in nuove possibilità di comunicazione e condivisione del sé.

Facciamo finta che ci sia un modo per entrare […] che il vetro sia diventato morbido come la nebbia, e che possiamo passare dall’altra parte […]. E certo, il vetro cominciava a sciogliersi e a svanire come una luminosa nebbia d’argento (Carroll 1993, pag. 256).

Si delinea, così, una nuova cultura postmoderna della simulazione, dove il “come se “ della realtà virtuale si spoglia dei sofisticati travestimenti per divenire esperienza della molteplicità in un immenso laboratorio sperimentale di identità.