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L’archeologia in Libano nel periodo anteriore del conflitto e la

SEZIONE II: Il Museo Nazionale di Beirut (Matḥaf Bayrūt al-waṭanī)

2.1 L’archeologia in Libano nel periodo anteriore del conflitto e la

L'idea di realizzare un museo nazionale a Beirut nacque nel 1919 in ragione della necessità di depositare la collezione dei reperti archeologici recuperati dall'ufficiale francese Raymond Weill esposta in una sala temporanea in Via Georges Picot (Joreige, 2013,6). Fu proprio durante il periodo del Mandato francese in Siria e Libano (1923-1943) che iniziarono le missioni archeologiche di grande importanza e di rilievo organizzativo intorno alle città antiche di Biblo, Sidone e Tiro, considerato che nel periodo precedente al mandato francese gli ottomani erano solitamente piuttosto restrittivi in tema di realizzazione di scavi e d’importazione di reperti archeologici (Tahan,2005,89). Durante il primo periodo del Mandato francese, i siti archeologici e gli scavi furono gestiti dall'esercito (fino al 1920) con l'istituzione del Servizio delle Antichità (Service des Antiquités). Le ricerche furono condotte da due istituzioni francesi principali: il Museo del Louvre e l'Accademia delle iscrizioni e delle belle lettere. Esse all’inizio lavoravano attraverso i reggimenti dell'esercito presenti nel Levante. Successivamente, le attività furono interamente gestite da archeologi (Seif, 2015, 66). Nel 1923 fu istituito un Comitato interno alla Fondazione ufficiale creata per il Museo, denominata “Gli Amici del Comitato del Museo”. Il Comitato era composto dall’élite intellettuale libanese e diretto dal Ministro dell'Istruzione e delle Belle Arti, Bechara El Khory. Il compito di costruire un palazzo per le esposizioni situato nell’area dell'ippodromo e vicino alla via principale: Via di Damasco fu assegnato agli architetti Antoine Nahas e Pierre Leprince-Ringuet. I lavori vennero completati nel 1937 (Fig.3.1) ed il Museo, in stile neo-faraonico fu inaugurato nel 1942, più di vent’anni dopo la sua concezione. La realizzazione di questa istituzione ebbe una notevole importanza sociale sia in termini di affermazione dell’identità nazionale libanese che al fine di proteggere il proprio patrimonio culturale dalle continue spedizioni archeologiche francesi. Anche per tali ragioni, durante il periodo della sua

Figura 3.1 Costruzione del Museo negli anni Trenta

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costruzione, la conservazione delle opere, provenienti dagli scavi, fu affidata a due cittadini libanesi, Charles Virolleaud, il Direttore del Servizio di Antichità, e Philippe de Tarazzi, il conservatore libanese della Biblioteca nazionale. Il Museo era parte integrante del sistema nazionale libanese della Direzione Generale delle Antichità (DGA)148 e gli scavi intrapresi da questa istituzione governativa continuarono ad arricchire le sue collezioni. Di fatto, il Museo Nazionale di Beirut fu considerato uno dei musei più ricchi del Medio Oriente grazie alla qualità delle sue collezioni149 (Hakimian 2010, 182). La collezione permanente (circa ventimila oggetti) copriva un arco di tempo che partiva dalla preistoria ed arrivava fino al periodo ottomano e comprendeva, tra l'altro, sarcofagi, statue, mosaici, gioielli, monete, vasi di ceramica e legno, oltre a oggetti di metallo, vetro e avorio. Fra le opere più importanti della collezione vi è,

in primis, il sarcofago del re Ahiram

(Fig.3.2) il sovrano fenicio che governò l'antica città fenicia di Biblo nel X secolo a.C.150. Il particolare di questo sarcofago è l’incisione sul coperchio ed orlo, la prima scritta conosciuta in alfabeto fenicio (Pharés, 2003, 41). Tutti questi reperti archeologici Fenici, Romani, Bizantini, Mamelucchi che si insediarono nel territorio libanese

148La Direction Générale des Antiquités et des Musée è il discendente del Service des Antiquités en Syrie etau Liban. Venne creato nel 1943 quando il Libano ottenne l’indipendenza dalla Francia Come ufficio sotto il Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1966 venne spostato sotto il Ministero del Turismo e dal 1993 sotto il Ministero della Cultura. Per approfondire: http://www.archileb.com/listing- details.php?id=117&CID=85&cid=173&char= Data ultima consultazione: 13/01/2019.

149 Bisogna però ricordare che il MNB non fu il primo museo archeologico sul territorio libanese. Il primo fu fondato dall’Università Americana di Beirut nel 1868; nel periodo in cui il Paese era ancora governato dagli ottomani.

150 Il sarcofago è l'ultima dimora terrena del sovrano, Ahiram, il re dell'antica città fenicia di Biblo (ora Jubayl o Jbeil) ed è notevole per la qualità dei suoi bassorilievi e soprattutto di una sua iscrizione. L'iscrizione è, in realtà, la prima forma conosciuta di maledizione in alfabeto fenicio che aveva il compito di proteggere il sarcofago e il suo contenuto dai tombaroli. Venne scoperto nel 1923, durante uno scavo archeologico a Biblo condotto dall'archeologo francese Pierre Montet. Al tempo furono trovate nove sepolture appartenenti ad altrettanti sovrani fenici, esposte alle intemperie per via delle piogge che avevano dilavato la soprastante collina. La sepoltura di Ahiram era la quinta. Inizialmente gli archeologi pensarono che la sepoltura risalisse al XIII o al XII secolo a.C., dato che i manufatti presenti nella tomba riguardavano quel periodo. Più tardi, però, questa datazione venne contestata da alcuni studiosi che avevano esaminato l'iscrizione dei sarcofaghi. Oggi si ritiene che Ahiram governasse su Biblo intorno al 1000 a.C. Il suo nome non risulta in alcun corpus letterario noto del Vicino Oriente Antico. Per approfondire visitare il sito: https://phoenicia.org/ahiromgrave.html, Data ultima consultazione: 05/01/2019.

Figura 3.2 Il sarcofago del Re Ahiram

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nel corso dei secoli furono uno degli elementi fondamentali che portarono alla costituzione della identità nazionale stessa, e tali iniziative divennero ancora più forti dopo l’acquisizione dell’indipendenza dalla Francia nel 1943. La DGA continuò con questo programma nazionalista dichiarando grandi siti archeologici come Biblo, Baalbek, Sidone e Tiro monumenti nazionali. I reperti archeologici provenienti da questi siti vennero conservati ed esposti nel Museo Nazionale, creando un componente del patrimonio nazionale. Tali opere vennero successivamente definite come simboli dello Stato, stampando immagini sulla valuta, francobolli e altri documenti pubblici e ufficiali (Seif, 127,2017). Sfortunatamente, questo processo si arrestò nel 1975 con lo scoppio della guerra civile.