confutazioni da parte dell’uditorio in merito a un tema all’epoca assai delicato e dibattuto.
Senza dubbio una prima obiezione a tale presunto primato della Spagna in termini di
influenza artisitca potrebbe riesiedere nella rivendicazione del ruolo dell’Italia in epoca
rinascimentale, ragion per cui l’arringa previene una simile replica utilizzandola anzi come
espediente per entrare nel dettaglio della questione in un appassionato climax ascendente
di prove a suo favore.
Je ne sais pourquoi cette vérité s’est obscurcie parmi nous. Il est sûr que les Français doivent plus cent fois aux Espagnols qu’à tous les autres peuples de l’Europe. On ne nous parle que du siecle de Léon X, & des efforts du génie chez les Italiens à cette époque heureuse. Il semble qu’ils soient les seuls auteurs de la régéneration des Lettres, & que la lumiere qui a pour lor éclairé l’europe, soit partie de Rome exclusivement. Il est cependant très-vrai que l’Italie ne nous a rendu à cet égard presque aucun service. Ce n’est point chez elle que nos Prosateurs, ni nos Poëtes se sont formés. C’est chez vous, Messieurs, c’est dans les bons Auteurs Castillans, que les nôtres ont puisé la premiere idée des beautés qu’ils ont prodiguées sur le théatre & dans leurs écrits. Le Dante, l’Arioste, le Tasse même, n’ont point fait
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d’éleves parmi nous. Lopes de Véga, Guillen de Castro, Calderon, en on fait. C’est à eux, sans contredit, que notre supériorité dramatique est due.99
L’accorta struttura retorica – si notino in propostito la concinnitas di ciceroniana memoria
delle proposizioni parallele avversative (“ce n’est point chez elle… c’est chez vous”; “n’ont
point feut… en on fait”) e l’artificio anaforico dell’incalzante “c’est” – tramite cui l’autore
costruisce la propria “arringa” non la risparmia tuttavia dalle detrazioni. È proprio a tale
passo, infatti, che Napoli Signorelli fa riferimento nel paragrafo del quinto tomo – dedicato al
teatro italiano del XVI secolo – della propria Storia critica de’ teatri antichi e moderni divisa
in dieci tomi, dall’esplicito titolo “Errore del Linguet adulatore degli Spagnuoli”:
Adunque la prima istruzione che ebbero i Francesi di un dramma in cui venissero osservate le regole delle tre unità, debbono riconoscerla dalla Sofonisba del Trissino. Si vedrà in appressa quante altre produzioni sceniche italiane si tradussero e s’imitarono in Francia. Per la qual cosa non si capisce perché l’avvocato Linguet (a) [(a) Nella lettera premessa al Teatro Spagnuolo indirizzata all’Accademia Spagnuola] abbia avanzato che i Francesi, quanto al teatro, non hanno dall’Italia ricevuto quasi verun
favore, e che la prima idea delle bellezze che essi hanno profuso sul teatro e ne’ loro scritti , l’abbiano presa da’ buoni autori Castigliani. Accordiamo di buon grado quel che egli aggiunge, cioè che il Dante, l’Ariosto e il Tasso stesso non hanno fatti allievi alcuni tra’ Francesi (senza andarne rintracciando il
motivo che egli stesso con altri suoi compatrioti troverebbe poco glorioso per la testa e per la lingua francese): e che Lope de Vega, il Castro e il Calderón siensi più facilmente prestati alla loro imitazione. Ma quanto alla prima idea delle bellezze teatrali, la storia contraddice all’asserzione del Linguet che brucia que’ grani d’incenso ad onore degli Spagnuoli. Piacemi che egli a nome de’ Francesi si mostri grato a quella ingegnosa nazione e che ripeta quel che altre volte ed assai prima di lui osservarono i Francesi stessi, gli Spagnuoli e gl’Italiani; ma è giusto forse che per confessare un debito voglia negarne un altro?100
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Ivi, pp. III-IV. L’argomentazione sarà parafrasata, anni più tardi, da Augustín García Arrieta, all’interno della traduzione del Cours de belles-lettres, ou Principes de la littérature di Charles Batteux (Paris, Desaint & Saillant, 1753): “Los autores cómicos españoles pueden lisonjearse sobre todos los de las demás naciones de haber sacudido este yugo [di servili imitatori dei classici] con más libertad y haberse abierto una nueva y brillante carrera que después siguieron las otras naciones. Ninguna hay, sea antigua o moderna, que pueda blasonar de ingenios tan asombrosamente fecundos como fueron los de muchos poetas nuestros para inventar, disponer y adornar nuevas fábulas dramáticas.”: Charles Batteux, Agustín García de Arrieta, Principios filosóficos de la
literatura o curso razonado de Bellas Letras y de Bellas Artes. Obra escrita en francés por el Sr. Batteux, Profesor de la Real Academia Francesa y de la de Inscripciones y Bellas Letras. Traducida al castellano e ilustrada con algunas notas críticas y varios apéndices sobre la litratura española por D. Agustín García de Arrieta, Madrid,
Sanca, 9 voll., 1797-1801, vol. III, p. 166. Come si avrà modo di osservare, Linguet sarà a buon diritto uno dei punti di riferimento del “nacionalismo afrancesado” di Arrieta e suoi seguaci.
100 Pietro Napoli Signorelli, Storia critica de’ teatri divisa…, cit., vol. V, pp. 36-37. Nel corso della propria opera Napoli Signorelli torna più volte su questo tema. cfr: “Questa tragedia [Il Re Torrismondo di Torquato Tasso] non tardò molto ad essere conosciuta in Francia per la traduzione che ne fece Carlo Vion parigino signor di
Delibrai, che si stampò in Parigi nel 1626, e si ristampò nel 1640 e nel 1646. Allora i Cornelii non avevano ancora
lette le commedie spagnuole. È dunque (dicasi un’altra volta con pace del Linguet) il Torrismondo una delle produzioni italiane che diedero a’ Francesi le prime idee delle bellezze teatrali.”: Pietro Napoli Signorelli, Ivi, p. 87; “Tornando anche un momento su qualche particolarità istorica della Semiramide notisi ancora che il Manfredi è stato il primo in Europa a recare sulle scene questa regina famosa degli Assiri, e senza averne trovato modello veruno fra gli antichi ne ha inventata e disposta con tanta regolarità ed artifizio la favola e con tale eccellenza, vigore ed eloquenza scolpiti i caratteri e animate le passioni, che ha invitati i posteri a contar la