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Da questo momento in poi le sue vicende biografiche sono in stretto collegamento tanto agli avvenimenti storici della Francia pre e post rivoluzionaria quanto alle riflessioni ideologico-

politiche che lo vedono al centro di dibattiti sempre più aspri. Alla fine dell’aprile del 1778 il

pubblicista viene autorizzato a rientrare in Francia, ma alcune sue polemiche prese di

posizione all’interno degli Annales – che ne palesano un pensiero totalmente avverso a

quello dominante manifestato tramite attacchi diretti e personali

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rivolti in particolare a

dix-huitième siècle verranno pubblicate da Linguet, con periodicità estremamente irregolare, dal 1777 al 1792,

a Londra, poi a Bruxelles e per finire a Parigi. Dirette da Jacques Mallet du Pan nel periodo di interruzione fra il 1780 e il 1783, passeranno definitivamente a quest’ultimo a partire dal 1796.”: Paola Persano, La catena del

tempo. Il vincolo generazionale nel pensiero politico francese tra Ancien régime e Rivoluzione, Macerata, Eum,

2008, p. 115. Per una bibliografia sulle Annales cfr.: Ginevra Conti Odorisio, S. N. H. Linguet dall’ancien régime

alla rivoluzione, cit.; Franco Venturi, “Gli Annali di Linguet”, cit.

28 Per un’analisi critica del riformismo antiilluminista di Linguet – espresso in particolar modo nel Fanatisme des

philosophes del 1764 e nella Théorie des loix civiles del 1767 – cfr. Vito G. Stella, “Linguet «philosophe»”, cit.

“Ma se l’orizzonte ideologico dei lumi è chiuso di fatto ad ogni possibilità di efficace traduzione politica e pratica, e perciò pericoloso, ciò non vuol dire che Linguet lo rifiuti anche come terreno di una discussione necessaria alla soluzione dei problemi reali e concreti della società francese del XVIII. La critica all’ideologia si traduce anzi in Linguet nel tentativo costante di orientare il dibattito politico sul terreno di un riformismo che si collochi nello spazio del possibile […]. Riformismo e antilluminismo, qui, sono insomma prospettive che non si escludono a vicenda. Si coniugano invece in una visone organica del ruolo del philosophe all’interno della società civile: destinato ad assistere al capovolgimento eversivo delle propri proprie teorie, come ideologo che si rifiuta di commisurarle alla realtà sociale di quelli che restano, lo voglia egli o meno, i suoi destinatari; essenziale alla soluzione dei problemi reali del paese per la capacità di analisi che egli è in grado di esprimere. […] È su questo terreno che egli si dimostra, a tutti gli effetti, autentico philosophe […].”: Ivi, p. 157.

29 Ibidem.

30 “L’atteggiamento antiphilosophique di Linguet si può illustrare ad abundantiam con citazioni tratte da moltissime delle sue opere – quasi da tutte – in cui i philosophes vengono presi a partito come gruppo, e accusati di superficialità, faciloneria, vacua verbosità e via dicendo. Tutto questo è presente e contribuì certamente ad inasprire ancora di più gli attacchi talora velenosi di cui fu oggetto; ma era un po’ la conseguenza del suo accecamento e del personalismo talora gretto delle sue invettive contro D’Alambert, contro l’Encyclopédie, contro Morellet, contro i fisiocratici in blocco e Dupont de Nemours in particolare”: Marco Minerbi, “Le idee di Linguet”, cit., p. 687.

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Montesquieu

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e agli enciclopedisti, costandogli la fama di provocatore spesso anche a livello

internazionale

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– ne comportano nuovamente l’esilio. Si trasferisce dunque ad Ostenda,

dove fonda una stamperia clandestina, quindi nuovamente a Bruxelles. Tornato in Francia

nel 1780, il 27 settembre viene arrestato e condotto alla Bastiglia, dove resterà imprigionato

fino al maggio del 1782. L’anno successivo pubblica l’opera di maggiore successo, che ha

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“Linguet et Montesquieu sont aux antiipodes l’un de l’autre. L’un est plébéien, l’autree est patricien. L’un est polusite, l’autre est libéral. On serait même porté â dire que l’un est démagogue et l’autre est philosophe. Dans le lutte qui mène Linguet contre Montesquieu, ce sont deux classes qui s’affrontent, deux modes de vie, deux perceptions de la réalité des hommes et des choses, deux mémories empreintes des expériences diamétralment opposées. En somme, deux mentalités qui illustrent la complexité des problèmes face auxquels se trouvait la France pré-révolutionnaire.”: Myriam Yardeni, Enquêtes sur l’identité…, cit., p. 261.

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In italia ad esempio, la presa di posizione di Linguet contro il Dei delitti e delle Pene di Cesare Beccaria – non tanto in merito ai contenuti quanto per stile mediocre e metodo e struttura male organizzati, nonché la stessa origine compositiva, che l’annalista rconduceva ai tantoi invisi enciclopedisti – fu a lungo biasimata, all’interno di periodici che di posteriori introduzioni a nuove edizioni dell’opera del Beccaria, divenendo spesso occasione di mordaci invettive: “Dagli stessi inediti, ma irrefragabili documenti mostrasi parimenti la falsità di quanto spacciò il Linguet ne’ suoi Annali politici e letterari, intorno al libro Dei delitti e delle Pene, quindici anni dopo la sua pubblicazione. Quel mordace scrittore pretese che gli Enciclopedisti francesi suggerissero l’opera col mezzo d’una lettera di Condorcet a P. Frisi; che tutti i membri della società del Caffè ricusando quest’incarico, il solo Beccaria avesse la temerità d’addossarselo; che l’opera spedita a Parigi venne trovata mediocre, ma che non sapendo i Francesi far meglio, la dessero a Morellet perché la racconciasse, e che facilmente così raffazzonata uscisse in luce. Non vale la pena di confutare simili scempie asserzioni che deggiono muovere lo stomaco a chiunque abbia fior di senno.”:“Notizie intorno alla vita ed agli scritti del marchese Cesare Beccaria Bonesana”, in Cesare Beccaria, Opere di Cesare Beccaria, Milano, Società tipografica dei Classici italiani, 2 voll., 1821-1822, vol. I, 1821, pp 7-68, pp. 34-35; “Il Trattato dei delitti, e delle pene incontrò nell’anno 1779 un’amara censura per la parte dell’annalista del secolo XVIII, l’avvocato Linguet, uomo straordinario per talenti, e per passioni letterarie, e che ne suoi scritti ha lasciato dei grandi monumenti degli uni, e delle altre: a queste seconde io voglio imputare tutto ciò, che di duro, inurbano, ingiurioso, e mal fondato in ragione, scorse dalla sua penna, più guidata dal cuore, che dallo spirito. Era Linguet nimico irreconciliabile degli enciclopedisti, degli economisti, e degli Accademici di Parigi: in tutte le cose dette, o scritte da loro vedeva solamente le persone; e le vedeva con l’occhio dell’odio, e giudicavale con lo spirito della fazione: abiurava qualunque verità, la più sentita da lui, subitochè la medesima era egualemente professata dai suoi nemici: la rivalità filosofica lo rendeva intollerante, e persecutore: non potendo attaccare fisicamente le persone, ne persegutava il merito, e la riputazione: non contento di queste ostilità, estendeva le medesime a tutti gli amici de suoi nemici, vedendo in quello le immagini di questi, e lacerandole furiosamente in odio della loro rassomiglianza. Pareva egli animato dal

cattivo principio quando giudicava faziosamente, e dal principio buono quando scriveva senza passione. Un

uomo soggetto a queste convulsioni morali, doveva dir male di Beccaria, perché ne dissero bene gli enciclopedisti.”: Aldobrando Paolini, “Introduzione”, in Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene del Marchese

Cesare Beccaria con l’aggiunta d’un Esame critico dell’Avv.to Aldobrando Paolini ed altri Opuscoli di Legislazione e Giurisprudenza Criminale, Firenze, Tipografia di Luigi Pezzati, 1827, vol. I, pp. 140-142. La

polemica di Linguet in proposito si scatenò, prima ancora che negli Annales, in una lettera al «Giornale di Firenze»: “Lettera del Sig. Linguet all’autore del Trattato dei delitti e delle pene”, «Giornale di Firenze», 5, 1771, pp. 243-252; “Risposta alla lettera del Sig. Linguet”, Ivi, pp. 252-265; Simon-Henri Nicolas Linguet, “Italie. Anecdotes tres-singulières sur le livre intitulè: Traitè des delits et des peines”, in Annales politiques…, cit., vol. V, 1779, pp. 401-406. Cfr. inoltre Pietro Custodi, Scrittori classici italiani di economia politica, Parte moderna, Milano, G. G. Destefanis, 1804, vol. XI, pp. 14-15; Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria coi

commentarj di varii insigni scrittori, Livorno, Glauco Masi, 1824, pp. 17-18; Giambattista Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento: commentario di Giambattista Corniani, colle aggiunte di Camillo Ugoni e Stefano Ticozzi, e continuato sino a questi ultimi giorni, Milano, Vincenzo Ferrario, 2 voll., 1833, vol. II,

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origine proprio da tale episodio: i Mémoires sur la Bastille

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. Sebbene spesso definita come

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