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LA GAMMA DI PRODOTTI E SERVIZI OFFERTI 2.1 L’ASSET MANAGEMENT

2.2 GLI ALTRI SERVIZI DELL’OFFERTA PRIVATE

2.2.2 L’Art Banking

Il mercato dell’arte è il luogo di incontro di domanda e offerta, in cui vengono scambiati dipinti, grafiche e sculture, mobili antichi, moderni e di design contemporaneo, tappeti e arredi d’epoca91.

L’Art Banking proposto nell’ambito dell’attività di wealth management rappresenta un’opportunità per la banca di rafforzare il legame con il cliente private, potenzialmente interessato ai temi connessi al piacere estetico o al prestigio sociale, e di rafforzare l’immagine aziendale (questo soprattutto intraprendendo attività di sponsorizzazione e sostegno a favore di iniziative artistiche). È uno strumento per trattenere i propri clienti e attrarne di nuovi. A tal proposito Sergey Skaterschikov di Skate’s LLC, un istituto di ricerca sull’investimento in arte di New York afferma: << introdurre i nuovi ricchi al

89 http://www.unilink.it/wp-content/uploads/Raffaele-Galano.pdf, GALANO Raffaele, “SIIQ, SICAF e

Fondi Immobiliari : strumenti finanziari a confronto”, in: Evoluzione degli strumenti di investimento immobiliare, LINK CAMPUS UNIVERSITY, 21 Maggio 2015.

90http://www.mondoalternative.com/mhdef.aspx?tabindex=9999&tabid=1484

91 PILUSO Fabio, “Nuovi scenari e nuovi protagonisti nel comparto dell’ Art Banking”. In: Banche e

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mondo del collezionismo d’arte è una delle strategie più efficienti nell’acquisizione di patrimoni, perché è un mondo in cui i tradizionali strumenti del private banking, come il valore del brand, l’accesso e la conoscenza specializzata, continuano a essere rilevanti>>92.

Da una ricerca realizzata nel 2014 dal VI Master in Economia e management dell’arte e dei beni culturali de Il Sole 24 Ore insieme a Deloitte, è emerso che al di là della crisi, gli italiani continuano a comprare e vendere arte, e che essi chiedono sempre più spesso al proprio operatore di fiducia (gallerista o antiquario) o al proprio private banker come muoversi nel settore in questione anche in un’ottica di investimento. Emerge inoltre che in Italia, il patrimonio artistico e la propensione ad investire in arte degli HNWI risultano più elevati che altrove (il valore medio degli investimenti in arte sui patrimoni

milionari e circa pari al 25% in Italia, contro il 18% in Europa)93.

Fig. 2.3

Fonte: VI Master in Economia e management dell’arte e dei beni culturali, Il Sole 24 Ore - Deloitte

Analogamente a quanto esposto nel paragrafo precedente in tema di Real Estate, è possibile distinguere due macro-categorie di attività connesse all’Art Banking:

1) La gestione del bene artistico, nell’ambito del servizio di advisory.

92 BARILLA’ Silvia Anna, “L’arte fidelizza il cliente private”. In: IL SOLE 24 ORE. (Riferimenti:

PLUS PROFESSIONISTI DEL RISPARMIO). 25-01-2014.

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2) La dimensione finanziaria dell’investimento in arte, con approccio all’opera d’arte

come asset class da inserire all’interno del portafoglio di investimento.

1) Anche se l’offerta è estremamente ampia e può variare molto da un intermediario all’altro, è possibile sintetizzare i principali servizi di art advisory in:

- Valutazioni e stime del patrimonio artistico del cliente.

- Consulenza in fase di acquisto: comprende tutte le attività volte a supportare e guidare il cliente private nell’acquisto di opere d’arte, al fine di assicurare allo stesso condizioni economiche congrue al caso specifico e agli obiettivi artistici manifestati. L’attività di acquisto di opere d’arte è connotata da molte criticità e rischi, come ad esempio il rischio di acquisto di opere false, o di opere soggette a vincoli; a ciò si aggiunge la complessità delle stime e delle perizie necessarie ad una valutazione realistica, che rappresenterà la base della negoziazione; il valore di un’opera d’arte è funzione di una molteplicità di fattori, sia specifici del bene in esame (dimensione, artista, periodo di realizzazione, stato di conservazione, curriculum espositivo, pubblicazioni, prezzi delle precedenti transazioni, ..), sia esterni (liquidità presente sul mercato, norme vigenti in materia nello specifico paese, influenza delle mode, influenza del museo, della galleria o della casa d’asta coinvolti), oltre che fattori irrazionali connessi alle leve psicologiche di compratore e venditore; da ciò la relatività del valore attribuibile all’opera.

- Consulenza in fase di vendita: comprende le attività relative alla valutazione dell’opera al fine di collocarla sul mercato con le modalità, i tempi e nei luoghi più opportuni alla realizzazione del miglior prezzo; il responsabile dell’attività di art banking agirà in qualità di intermediario per la vendita presso case d’asta o mercanti d’arte.

- Consulenza legale: il supporto legale è fondamentale nell’ambito delle attività di compravendita, dati i numerosi vincoli che possono gravare su un’opera d’arte; esempi di servizi sono l’accertamento della proprietà e titolarità di un’opera, la verifica del certificato di autenticità e dei documenti comprovanti la provenienza dell’opera; l’assistenza volta a garantire il rispetto delle normative vigenti in tema di compravendite internazionali, e di circolazione delle opere d’arte; l’assistenza nell’ambito di passaggi generazionali (es. divisione del patrimonio artistico). Inoltre, è utile avere presente quali

sono gli oneri che incombono sugli acquisti d’arte, dalla tassa del diritto di seguito94 alle

94 Il “diritto di seguito” (droit de suite), è il diritto dell’autore di opere delle arti figurative e dei

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aliquote IVA. Senza trascurare i pochi (in Italia) ma significativi vantaggi fiscali

dell’investimento in arte, rispetto ad altri segmenti del mercato95.

- Consulenza tecnico-logistica: comprende in generale tutti i servizi offerti al fine di assicurare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico del cliente (trasporto, magazzinaggio, custodia, consulenza per il restauro).

- Consulenza assicurativa: consiste nell’analisi dei vari rischi gravanti sull’opera d’arte e nella predisposizione e offerta di polizze ad hoc. Esistono, in particolare due tipologie di polizza: quella “a valore dichiarato”, la quale viene conclusa sulla base dei valori dichiarati dall’assicurato, e quella “a stima accettata”, la quale richiede un accordo tra la compagnia e il cliente sulla stima di ciascuna opera; in caso di sinistro, con questa seconda polizza l’ammontare del risarcimento è già predeterminato, con benefici anche in termini di velocità di liquidazione96.

- Servizi accessori: comprende ad esempio proposte di partecipazione a mostre, pubblicazioni di monografie e cataloghi specializzati, e in generale aggiornamenti su eventi culturali.

La complessità dei servizi di art advisory comporta la necessità, per la banca Private che intenda inserire l’art banking all’interno della propria offerta, di acquisire competenze specialistiche, attraverso la stipula di partnership con società specializzate o l’internalizzazione di figure professionali precedentemente operanti direttamente nel campo dell’arte. A tal proposito si rileva che Banca Intesa è stata la prima (nel 1999), in Italia, a sviluppare un proprio servizio interno di art advisory, attraverso la partnership esclusiva con la società Eikonos Arte, che coordina consulenti specializzati e storici

d’arte97 (è quindi un esempio di competenza esterna acquisita in esclusiva).

2) L’incertezza economica ha alimentato l’interesse degli investitori verso le attività reali con bassa correlazione con gli investimenti tradizionali, così l’arte e gli oggetti da collezione sono sempre più visti come uno strumento di diversificazione e protezione

del capitale da parte degli HNWI98. L’arte, infatti, rappresenta un investimento

occasione delle vendite successive alla prima. https://www.siae.it/it/autori-ed-editori/arti-visive-e- letteratura/diritto-di-seguito

95 MUSILE TANZI Paola, “Manuale del Private Banking”, Egea, Milano, Sesta edizione: 2013, pag.516 96 PIRRELLI Marilena, “L’arte entra a pieno titolo nella cultura del patrimonio”. In: IL SOLE 24 ORE.

(Riferimenti: PRIVATE BANKING E WEALTH MANAGEMENT RAPPORTI24 IMPRESA). 31-03- 2015.

97 PILUSO Fabio, “Nuovi scenari e nuovi protagonisti nel comparto dell’ Art Banking”. In: Banche e

Banchieri. Vol.34, n.1, 2007, p.21-42

98 PIRRELLI Marilena, “Diversificare in arte per decorrelare i rischi”. In: IL SOLE 24 ORE.

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alternativo e può offrire all’investitore un opportunità di diversificazione del rischio di portafoglio, data la scarsa correlazione con l’andamento delle asset class tradizionali (bassa correlazione con il mercato azionario e correlazione negativa con quello obbligazionario). Va precisato comunque che i benefici della diversificazione, derivanti dall’inserimento tra le asset class di portafoglio di beni artistici, si manifestano nel

lungo termine (oltre quarant’anni)99.

In generale l’arte, da prodotto meramente edonistico e di differenziazione sociale, riservato a pochi collezionisti, è diventata un’asset class su cui costruire il portafoglio finanziario; in quest’ottica le banche, attraverso le proprie strutture Private, sono spinte ad acquistare beni artistici in un’ottica di ottimizzazione di portafoglio.

La gestione integrata tra asset fisici (come le opere d’arte) e asset finanziari tradizionali, richiede di interpretare gli asset fisici secondo schemi di rischio e di rendimento che consentano di misurarne il concreto beneficio in termini di diversificazione100. A tale proposito emergono non pochi elementi di criticità nell’ambito sia del monitoraggio dei rischi che delle performance nel tempo; per quanto riguarda i rischi connessi al bene artistico, un rischio specifico e di difficile valutazione ed eliminazione è il “fattore moda”, non sempre prevedibile a priori; ancora, l’analisi della volatilità di un bene fisico necessita di una serie di dati ufficiali spesso assenti (rifarsi al tal fine al solo mercato delle aste risulta poco esaustivo, da un lato in quanto esso rappresenta solo una parte dell’intero mercato dei beni artistici, dall’altro perché i valori scambiati in sede di asta sono spesso poco oggettivi, amplificati dal meccanismo medesimo dell’asta, che attraverso la progressione al rialzo spinge gli individui ad attribuire un valore non tanto

al bene di per sé quanto al desiderio di possederlo)101. Alla luce di ciò, il processo di

asset allocation può risultare molto complesso e soggetto a margini di incertezza.

L’investimento diretto in beni artistici può risultare un esercizio complesso per l’investitore, date le elevate asimmetrie informative connesse all’opacità del mercato dell’arte, i conseguenti rischi connessi alla selezione di opere d’arte da parte di soggetti poco esperti (rischio di opera d’arte falsa, trafugata, soggetta a vincoli), la scarsa liquidabilità dell’investimento in arte, e non ultimo, gli elevati costi di transazione (es. commissioni pagate alle case d’asta).

99 MUSILE TANZI Paola, “Art banking: opportunità e rischi nel wealth management”. In: Bancaria.

Vol.63, n.2, 2007, p.15-24

100 LIPPI Andrea, “La consulenza su attività non finanziarie: i modelli di sub-advisory nel private

banking italiano”. In: Banche e Banchieri. Vol.35 , n.3, 2008, p.223-235

101 LIPPI Andrea, “La consulenza su attività non finanziarie: i modelli di sub-advisory nel private

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Per quanto riguarda l’opacità del mercato dei beni artistici (che comunque, con l’aumentato interesse di tale comparto di investimento sta progressivamente riducendosi), ciò è riconducibile all’evidenza dell’assenza di un mercato unico delle transazioni, che rende difficile l’elaborazione di statistiche su tale comparto; le opere d’arte sono scambiate sia sul mercato primario, cioè direttamente dall’artista, sia sul mercato secondario (dealer market), che vede il gallerista o il mercante offrire le opere al consumatore finale (a prezzi fuori controllo), sia per il tramite del mercato d’asta (che garantisce maggiori informazioni sulle avvenute transazioni; in particolare le banche dati di risultati d’asta permettono di verificare il valore tendenziale di un’opera attraverso il confronto con altre simili passate in asta); infine si può presumere la

presenza di mercati terziari che sfuggono a qualsiasi legge economica102. Quindi, anche

se nel tempo sono stati sviluppati indici di prezzo per il mercato dell’arte, costruiti con metodologie basate sugli scambi avvenuti tramite case d’asta, tali indici non risolvono del tutto il problema dell’opacità, in quanto essi catturano solo i prezzi dei dipinti scambiati in asta, non rilevando l’invenduto delle case d’asta stesse e le transazioni che si realizzano in via privata103.

Per questi motivi può risultare preferibile un approccio indiretto all’investimento, che può avvenire attraverso la sottoscrizione di quote di Fondi di investimento in arte. Essi investono le risorse, raccolte tra i sottoscrittori, nel mercato dei beni artistici, sulla base di una predeterminata mission, costruendo un portafoglio di opere d’arte coerente con la stessa, e generano profitti dalla gestione e valorizzazione del portafoglio stesso (es. profitti derivanti dall’attività di compravendita delle opere, profitti rivenienti dall’affitto delle opere a musei o agli investitori stessi, valorizzazione attraverso eventi pubblici di natura culturale); generalmente una volta costruita la collezione d’arte, trascorso il periodo di lock-in, i beni vengono venduti secondo un processo di disinvestimento programmato e lungo un periodo di tempo determinato.

Generalmente i Fondi in arte non si configurano come fondi retail, richiedendo un investimento minimo quasi sempre superiore ai 250.000, e risultando quindi rivolti a investitori istituzionali o HNWIs. Le principali tipologie di Fondi di investimento in arte sono: - i Fondi chiusi, con orizzonte di investimento coincidente a quello di vita del fondo; - i Fondi aperti, che ammettono la possibilità di negoziare le quote ogni tot anni;

102 PILUSO Fabio, “Nuovi scenari e nuovi protagonisti nel comparto dell’ Art Banking”. In: Banche e

Banchieri. Vol.34, n.1, 2007, p.21-42

103 MUSILE TANZI Paola, “Manuale del Private Banking”, Egea, Milano, Sesta edizione: 2013,

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-i Fondi che derivano da collezioni d’arte private; - i Fondi con finalità previdenziali104;

questa ultima tipologia può risultare molto interessante per gli artisti, la cui attività lavorativa si caratterizza per elevata incertezza e variabilità dei ricavi; in quest’ottica la costruzione di trust tra un network di artisti, ognuno dei quali apporta nel fondo proprie opere d’arte, può permettere loro di diversificare il rischio di rivalutazione o svalutazione della singola opera conferita, ottenendo una rendita previdenziale derivante dalla valorizzazione del portafoglio complessivo di opere da parte del fondo.

Concludendo, con l’investimento indiretto l’investitore riesce a sfruttare i benefici di diversificazione connessi all’inserimento nel portafoglio di opere d’arte, senza dover sostenere gli ingenti costi di transazione tipici della compravendita diretta e potendo investire risorse inferiori rispetto a quelle necessarie per l’acquisto diretto. Tuttavia, con la partecipazione al fondo l’investitore rinuncia al cosiddetto “dividendo estetico”105, cioè al valore derivante dal piacere collegato alla proprietà o al possesso dell’opera d’arte, alla possibilità di fruire esteticamente dell’opera (la componente estetica di un bene artistico è spesso maggiore della sua componente finanziaria).

104 MUSILE TANZI Paola, “Art banking: opportunità e rischi nel wealth management”. In: Bancaria.

Vol.63, n.2, 2007, p.15-24

80 CAPITOLO TERZO

VALUE PROPOSITION E RAPPORTO BANCA- BANKER-CLIENTE