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III. Materiali utilizzati

2 L’artigianato artistico e tradizionale come patrimonio culturale immateriale e come

2.1 Il valore dell’artigianato artistico e tradizionale

2.1.6 Artigianato nel sociale

Nell'ultimo decennio vari progetti ed esperienze hanno esplorato il ruolo che l’artigianato potrebbe svolgere nello sviluppo sociale e in pratiche di empowerment. È un artigianato diffuso e vitale che ingloba persone con diversi trascorsi e necessità. Esso riscopre la sua versatilità e le possibilità di applicazione del suo patrimonio culturale, che consiste in un vasto bagaglio di conoscenze e competenze, ma anche in un particolare modo di agire e pensare: l’agire artigiano su cui Sennett immagina di fondare un nuovo paradigma sociale. Una società che percepisce il valore dell’artigianato per il benessere sociale e lo impiega nelle sue attività, mantenendone viva la pratica, è una società che si riflette nel patrimonio culturale immateriale rappresentato dai saperi artigianali.

Il lavoro – al pari degli oggetti che popolano la nostra quotidianità - è un elemento che connette le persone alla società e che può contribuire alla felicità e al benessere di un individuo. Le attività di inserimento lavorativo vogliono valorizzare persone che si trovano in una situazione in cui possono sentirsi senza posto, identità o valore. Si presentano al paragrafo successivo alcuni progetti che si servono di pratiche di artigianato artistico e tradizionale per l’inclusione sociale e la riabilitazione di categorie “deboli” come disoccupati, svantaggiati, persone affette da disturbi psichici, carcerati, rifugiati e migranti.

Utilizzando i mestieri artigianali per raggiungere i loro scopi di inclusione sociale professionale, tali iniziative attuano una forma di salvaguardia del patrimonio culturale dell’artigianato artistico e tradizionale. Ciò avviene in modo indiretto in quanto, solitamente, la salvaguardia non rientra tra i loro obiettivi programmatici e l’artigianato è solo uno strumento tra altri a loro disposizione. Nel caso de La fabrique NOMADE - il caso studio presentato al terzo capitolo della presente tesi - la valorizzazione dei mestieri d’arte è strumentale al raggiungimento dei propri obiettivi, in quanto permette di mostrare il valore e il contributo che rifugiati e immigrati portano alla società che li accoglie. Altri progetti invece, come per esempio il progetto umanitario REFUGEE ScArt di Roma176, perseguono i loro obiettivi di solidarietà servendosi di lavorazioni che chiamano “artigianali”, ma che con queste non hanno null’altro in comune se non il fatto di essere svolte in modo manuale o semi meccanico.

176 REFUGEE ScArt è un progetto della Fondazione Spiral Onlus e patrocinato dall'UNHCR, i rifugiati

che prendono parte al progetto fabbricano teli a partire da plastiche di scarto, con questi confezionano oggetti che poi commercializzano. Cfr. <http://www.refugeescart.org/>.

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2.1.6.1 Alcuni esempi di pratiche di inclusione attraverso i mestieri artigianali

Si delineano di seguito alcuni esempi di attività di inclusione tramite pratiche artigianali rivolte a vari tipi di utenze, a partire con quelle atte all’integrazione di rifugiati e migranti, le quali costituiscono uno degli argomenti centrali della presente tesi. Le attività presentate nascono spesso da progetti temporanei che diventano nel tempo laboratori stabili; è interessante notare inoltre la forte presenza di designer occidentali che, grazie alle loro competenze progettuali, si pongono come una figura che media tra le pratiche artigianali e le forme di un’estetica occidentale contemporanea.

Nato nel 2014 a Berlino dal Cucula project - che ha visto la collaborazione di designer e giovani rifugiati maliani e nigeriani per la fabbricazione di mobili di legno sulla base dei disegni del progetto “Autoprogettazione” di Enzo Mari177 - Cucula è un laboratorio di artigianato e design, ma anche un’associazione per l’educazione di giovani rifugiati ai mestieri della falegnameria e una piattaforma per scambi culturali sul tema delle migrazioni. La particolarità dei mobili che Cucula continua a produrre e vendere, è l’utilizzo di assi di legno provenienti dalle imbarcazioni utilizzate da migranti per attraversare il mediterraneo per raggiungere l’Europa178.

COSMO è un marchio nonché una piattaforma commerciale di oggetti che nascono dalla collaborazione tra designer e artigiani di diversi e lontani paesi d’origine e contesti culturali. La prima (e fin ora unica) edizione di oggetti COSMO risale al 2015, s’intitola “Time to relight” e ha visto come protagonisti per la sua realizzazione il falegname gambiano Bakary Darboe, allora richiedente asilo, e lo studio di design Lupo & Burtscher di Bolzano179.

Un ulteriore laboratorio dove rifugiati e richiedenti asilo possono essere artigiani, è stato installato nel centro sociale Django di Treviso; si tratta dell’opificio Talking Hands - Con le mani mi racconto. I mestieri praticati sono la falegnameria e la sartoria, con il supporto di creativi e designer180.

177 Enzo mari nel 1974 pubblica diciannove progetti per mobili do-il-yourself o “fateveli da soli” con

semplici assi di legno, utensili base e poche conoscenze di falegnameria. Quarant’anni dopo dà il permesso al team di Cucula di usare, ricreare e sviluppare i suoi disegni.

178 Cfr. <https://www.cucula.org/en/>; C. BANZ. et al., Social Design, p.106; Eleanor Herring «Carpentry

and crisis (On refugees and a solidarity Craft)», in C. BRAUNSTEIN-KRIEGEL, F. PETIOT (a cura di), Crafts:

Today's Anthology for Tomorrow's Crafts, Norma, Parigi, 2018, pp. 422-423. 179 Cfr. <http://www.meet-cosmo.it/index.html>.

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In Italia molte iniziative si sono sviluppate per creare sbocchi lavorativi in contesti di legalità per i detenuti e, soprattutto, le detenute delle carceri. Tra queste realtà vi è la Cooperativa Sociale Rio Terà dei pensieri, per la riabilitazione professionale dei detenuti del carcere maschile di Santa Maria Maggiore a Venezia: organizza un laboratorio artigianale di PVC riciclato dove, con questo materiale, vengono create le borse e gli accessori della linea Malefatte181.

Nella Casa Circondariale di Piazza Lanza a Catania opera la cooperativa sociale FiloDritto che si occupa del recupero delle arti tessili siciliane e, in particolar modo, della lavorazione artigianale del feltro. Le donne detenute vengono formate a tali lavorazioni e alla produzione di oggetti con questo materiale; i manufatti vengono poi commercializzati rendendo tale attività una fattispecie di lavoro creativo remunerato182.

Anche negli Istituti Penitenziari di Bollate e San Vittore sono stati installati dei laboratori tessili; si tratta della sartoria San Vittore, il brand di moda di Cooperativa Alice, per l’inserimento lavorativo delle donne detenute. La sartoria San Vittore realizza e vende capi di abbigliamento disegnati da stilisti e toghe su misura per magistrati e avocati, secondo la tradizione forense183.

Per quanto riguarda l’inserimento professionale di disoccupati e svantaggiati nel settore dell’artigianato artistico e tradizionale, interessante è il progetto ATENA del 2017 di Ecipa Nordest, per il recupero e l’innovazione dei mestieri antichi e artistici di Venezia. Attraverso un periodo di quattro mesi di tirocinio, in rapporto uno ad uno con un maestro artigiano, si favorisce il ricambio generazionale per fabbri, ceramisti e vetrai184. Al progetto ATENA segue il progetto EX LIBRIS del 2018, specializzato, questa volta, nel recupero e nella valorizzazione dei mestieri collegati alla lavorazione della carta e della legatoria d’arte185.

Les Résilientes è uno studio di design afferente alle attività di collocamento dell’associazione Emmaüs Alternatives dedicate alle persone più indigenti. A partire da materie prime di scarto, le persone che partecipano alle azioni dello studio, progettano collettivamente degli oggetti di design, che poi realizzano e vendono186.

181 Cfr. <https://malefattevenezia.it/>. 182 Cfr. <http://www.filodritto.com/Home_1.html>. 183 Cfr. <http://www.sartoriasanvittore.com/>, <http://www.sartoriasanvittore.com/cooperativa-alice- donne-oltre-le-mura/>. 184 Cfr. <http://www.ecipa.eu/atena-vuoi-apprendere-un-mestiere-della-tradizione-basato-sul-saper-le- mani-selezioni-aperte#.WbAQiKvyyFI.facebook>. 185 Cfr. <http://www.ecipa.eu/ex-libris-recupero-valorizzazione-dei-mestieri-collegati-alla-carta-alla- rilegatura-darte>. 186 Cfr. <https://www.les-resilientes.com/concept>.

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Si porta infine l’esempio della collezione dell’Atelier Chalamala (2012-2016). Si tratta di una serie di manufatti in legno, progettati da una designer e prodotti a mano da persone affette da schizofrenia. Queste ultime sono seguite dalla Fondazione svizzera HorizonSud, ovvero un’istituzione specializzata nel supporto a persone che soffrono di handicap psichici. Gli oggetti prodotti reinterpretano gli utensili da cucina tipici del distretto della Gruyère e il loro design rimanda ad un linguaggio simbolico di forme geometriche semplici e modulari, che vogliono invitare le persone a mangiare insieme allo stesso tavolo187.

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