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III. Materiali utilizzati

3 Caso Studio: La fabrique NOMADE

3.1 La fabrique NOMADE, un esempio positivo di integrazione attraverso i mestier

3.1.3 Lo scopo dell’associazione e il ruolo in essa assunto dall’artigianato

Lo scopo più profondo, di maggiore ampiezza e di più lungo termine che anima le attività di inserimento professionale de La fabrique NOMADE, consta nel promuovere una visione dell’immigrazione come portatrice di ricchezza culturale, da opporre alla narrativa che vorrebbe che essa fosse principalmente causa di povertà, pericolo e degrado. La fabrique NOMADE propone un modello di integrazione basato sulla valorizzazione degli individui, che renda possibile per gli emigrati la realizzazione di sé stessi e offra loro una prospettiva di vita diversa da quella proposta dall’attuale sistema,

345 Attraverso la campagna di crowdfunding sulla piattaforma Kisskissbankbank, in maggio 2017 sono

riusciti a raccogliere 15.917 euro, cfr. <https://www.kisskissbankbank.com/it/projects/les-artisans- refugies-la-fabrique-nomade>.

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che tende ad incarnare la forza lavoro migrante entro settori lavorativi poco gratificanti e privi di concrete prospettive di sviluppo personale. Mesmar, nella sua prima ricerca di artigiani presso i centri di accoglienza, incontra emblematicamente: «Kim, brodeuse au Vietnam, caissière en France; Ali, menuisier afghan, agent d’entretien en France; Shammim, brodeur au Bangladesh, pizzaiolo en France et tant d’autres…»347 .

La valorizzazione dei mestieri d’arte, delle abilità e delle competenze artigianali dei migranti, risulta strumentale alla promozione dell’immagine dei rifugiati e degli immigrati come portatori di valore intrinseco. Come affermato da Mesmar nell’intervista, i mestieri dell’artigianato artistico e tradizionale sono “iper-valorizzanti” in relazione alla creatività, alle abilità e alle tradizioni dei migranti, ossia ne permettono la più spontanea e culturalmente organica espressione. Gli oggetti creati dagli artigiani migranti sono materialmente tangibili, possono decorare, essere utilizzati ogni giorno oppure regalati; essi al contempo ritengono entro di sé la pratica produttiva che li ha generati e il loro usufrutto permette di percepire in modo diretto e sensibile il valore che le persone che li hanno creati apportano dalle loro realtà d’origine e che possono dispiegare nel paese dove vivono; ne consegue che una pratica che di per sé non acquisirebbe valori accessori se praticata nel proprio contesto genetico, contribuisce invece positivamente, grazie all'operazione della fabrique, alla società di accoglienza, in termini di vivificazione del contesto culturale e delle dinamiche dell’economia locale. Attraverso le parole della presidentessa: «Grâce aux échanges avec des professionnels et avec le public, les artisans ne sont plus ceux qui reçoivent, mais ceux qui donnent».348

Al di là dell’ispirazione ricevuta dalla fondatrice dalla propria vicenda personale, l’utilizzo che dell’artigianato artistico e tradizionale viene fatto nelle iniziative promosse da La fabrique NOMADE risulta dunque una scelta ponderata, giustificata cioè da fini che potremmo dire "comunicativi" anziché propriamente diretti all'avviamento lavorativo. La scelta de La fabrique NOMADE di occuparsi dell’inserimento professionale di una fascia molto ristretta e specifica di rifugiati e immigrati, cioè i rifugiati e gli immigrati artigiani, assottiglia infatti notevolmente la fascia di persone che risultano possibili beneficiari del programma di accompagnamento e non permette di ottenere risultati particolarmente significativi nei termini della

347 «Kim, ricamatrice in Vietnam, cassiera in Francia; Ali, carpentiere afgano, inserviente in Francia;

Shammim, ricamatore in Bangladesh, pizzaiolo in Francia e tanti altri…» cfr. <http://lafabriquenomade.com/lassociation/>.

348 «Grazie agli scambi con i professionisti e con il pubblico, gli artigiani non sono più coloro che

ricevono, ma coloro che donano.» cfr. <https://www.kisskissbankbank.com/it/projects/les-artisans- refugies-la-fabrique-nomade>.

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percentuale delle persone accompagnate che trovano un impiego stabile in campo lavorativo. Oltre a ciò, dobbiamo comunque considerare che la fabrique opera entro un settore, quello dell'artigianato d'arte, che presenta numerose criticità, che come è stato messo in luce nella prima sezione del secondo capitolo (dove si è mostrato che si tratta di un settore che mostra una tendenza alla recessione, piuttosto che alla crescita, sebbene stia vivendo un periodo di ritrovato interesse da parte del mercato e delle industrie culturali e creative) rendono comunque delicato un inserimento lavorativo di lunga durata. La convinzione di chi scrive è tuttavia quella che la fabrique, al netto di queste considerazioni, abbia intrapreso una strategia molto fruttuosa e che dovrebbe servire d'esempio a realtà analoghe affacciantisi sul settore; è di fatti attraverso un approccio "comunicativo", che sfrutta cioè, tra le altre cose, le possibilità offerte dalla grafica e dallo storytelling, che il bene artigianale si può positivamente caricare del valore carismatico che gli è di fatto intrinseco, andando ad iniziare un processo autoalimentante, in cui entrano in gioco fattori e attori molteplici (la percezione del migrante, la sua soddisfazione personale, la bellezza di un oggetto, la sua storia e narrativa, coloro che degli oggetti artigianali faranno uso) e le cui ricadute dovrebbero andare a beneficiare, sul lungo periodo, anche realtà non direttamente correlate all'artigianato.

Le problematiche del settore dell’artigianato artistico e tradizionale individuate dalla fabrique nel contesto francese, fanno eco a quelle delineate alla prima sezione del secondo capitolo del presente lavoro in relazione al contesto italiano; alcuni mestieri tradizionali stanno scomparendo a causa della difficoltà a trovare acquirenti o successori per l'attività, della concorrenza dei prodotti industriali a basso costo e, più in generale, di un modello di sviluppo economico che punta allo sviluppo del terziario e alla delocalizzazione dei processi produttivi. Un altro fattore problematico è la scarsa innovazione del settore dell’artigianato artistico e tradizionale che, spesso, è percepito dal grande pubblico come superato sia a livello di tecnologia che di gusto estetico, oppure inaccessibile dai più perché facente parte del settore del lusso

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