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III. Materiali utilizzati

1 Le fonti giuridiche

1.2 Strumenti di diritto regionale europeo

1.2.2 Strumenti vincolanti, normativa derivata dell’Unione europea

1.2.3.4 COM(2011)455 l'agenda europea per l'integrazione dei cittadini di paesi terzi,

L’agenda europea per l’integrazione del 2011 presenta “l'integrazione come motore dello sviluppo economico e della coesione sociale, affinché gli immigrati

78 (2007/2211(INI)). In GU C 247 E del 15.10.2009, p. 32.

79 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e

sociale europeo e al Comitato delle Regioni: Agenda europea per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi. Bruxelles, 20.7.2011 COM(2011) 455 definitivo.

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possano contribuire ulteriormente alla crescita economica e alla ricchezza culturale” dell’UE, la questione problematica che potrebbe trarre beneficio dall’immigrazione è l’invecchiamento della popolazione europea e il conseguente restringimento della fascia di persone in età lavorativa: due fattori che diminuiscono la produttività economica dell’Unione. Perché l’immigrazione “dispieghi” il suo potenziale benefico, però, bisogna gestire al meglio l’integrazione degli immigrati e “la diversità” che pone “nuove condizioni per la coesione sociale e la risposta dei governi ai timori della gente comune”; questi obiettivi sono già presenti nella strategia Europa 202080 e nel

programma di Stoccolma81. Nel dettaglio, le sfide che la commissione ha individuato sono: bassi livelli occupazionali della forza lavoro immigrata, soprattutto femminile; la crescente disoccupazione e gli alti tassi di forza lavoro immigrata sovra qualificata; il crescente rischio di esclusione sociale; le disparità in termini di rendimento scolastico; l'apprensione pubblica per la scarsa integrazione (cap. 1).

Essendo le strategie di integrazione appannaggio dei singoli Stati, l’agenda europea si limita a individuare problematiche, porre obiettivi comuni e proporre approcci possibili, appellandosi a tutti gli attori in gioco, e incentivando i processi e le azioni attuate dagli Stati membri attraverso azioni di monitoraggio, di scambio di buone pratiche e l’utilizzo degli strumenti finanziari a sua disposizione. Le azioni principali proposte dall’agenda seguono tre direttrici: l'integrazione tramite la partecipazione (cap. 2, lett. A); più azione a livello locale (cap. 2, lett. B); il coinvolgimento dei paesi di origine (cap. 2, lett. C).

Per “integrazione attraverso la partecipazione” si intende l’elaborazione di politiche che attivino l’impegno della società ospitante dal basso per incrementare la partecipazione degli immigrati alla società, per questo, però, “gli immigrati devono dar prova di voler integrarsi e rispettare le regole e i valori della società in cui vivono”. Il primo fattore essenziale all’integrazione trattato è l’apprendimento della lingua, l’agenda auspica la creazione di formazioni linguistiche e programmi introduttivi finanziariamente e geograficamente accessibili (par. 1.1.). In secondo luogo troviamo la partecipazione al mercato del lavoro, per risolvere due tra le problematiche precedente individuate - l’alto tasso di disoccupazione e di forza lavoro sovra qualificata tra i

80 Il programma della Commissione EUROPA 2020 per una strategia per una crescita intelligente,

sostenibile e inclusiva. Bruxelles, 3.3.2010 COM(2010) 2020 definitivo.

81 Il programma di Stoccolma (2010-2014) per un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini,

ha delineato le priorità dell’agenda dell’Unione europea in materia di giustizia, libertà e sicurezza fino alla fine del 2014.

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cittadini di paesi terzi - è necessario: istituire servizi che permettano il riconoscimento di qualifiche e competenze per aumentare le opportunità di trovare un impiego adeguato; rendere accessibili le informazioni sui posti di lavoro anche attraverso servizi pubblici per l’impiego; attivare dispositivi che sostengano e rafforzino le capacità imprenditoriali e la creatività dei migranti (par. 1.2.). In terzo luogo troviamo l’istruzione, i sistemi scolastici devono adeguarsi alla crescente “diversificazione della popolazione studentesca”, la sopra citata “disparità in termini di apprendimento” corrisponde ad un livello medio di istruzione degli “studenti con un passato di immigrazione” inferiore a quello dei cittadini dell’Unione e una maggiore esposizione dei primi al rischio di abbandonare gli studi prima del conseguimento di un diploma; si ritiene utile che gli insegnanti fossero formati per gestire queste difficoltà, che venissero attivati corsi di lingua per i genitori e programmi specifici nelle scuole con un alta concentrazione di immigrati (par. 1.3.). Altre misure di inclusione dovrebbero essere prese per rimuovere altri eventuali ostacoli all’integrazione, in particolare per più vulnerabili, l’agenda suggerisce di attivare servizi sociali e psicologici e altre politiche per ridurre l’isolamento (par. 1.4.). In questo contesto il ruolo della Commissione è quello di favorire lo scambio delle pratiche e il coordinamento delle politiche del lavoro, sociali e dell'istruzione, e provvedere all’efficace uso degli strumenti finanziari di cui dispone l'Unione per sostenere la partecipazione degli immigrati (par. 1.5.).

Il tema delle politiche di integrazione tramite la partecipazione si declina anche nell’importanza di intensificare gli sforzi diretti alla lotta contro le discriminazioni, a dare agli immigrati gli strumenti per conoscere i valori dell’Unione e degli Stati membri e a rimuovere gli ostacoli che impediscono la loro partecipazione alla vita politica e al processo democratico (cap. 2, lett. A.2.).

Il secondo settore di intervento, “più azione a livello locale”, riguarda, appunto, le autorità locali che sono responsabili di molti servizi e attività e quindi di una parte delle interazioni tra gli immigrati e la società ospite. Gli sforzi vanno diretti contro la segregazione e verso la riqualificazione e rivitalizzazione delle aree urbane abitate da un’alta percentuale di immigrati che spesso sono quartieri problematici. Per il raggiungimento di questo ed altri obiettivi è importante la collaborazione a più livelli ovvero tra le istituzioni europee, quelle nazionali, regionali e locali. Anche per le strategie volte a promuovere l’integrazione a scala locale sono previsti fondi finanziari (Cap. 2, Lett. B.1., B.2. e B.3.).

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La terza direttrice di intervento concerne il coinvolgimento dei paesi d’origine che possono svolgere un ruolo nel processo di integrazione: “1) gettando le basi dell'integrazione già prima della partenza dei migranti; 2) sostenendo i migranti una volta nell'Unione, ad esempio tramite le ambasciate; 3) preparando il rimpatrio temporaneo o definitivo dei migranti che hanno fatto tesoro di esperienze e conoscenze” (Cap. 2, Lett. C.1., C.2. e C.3.).

Le attività da seguire dalle istituzioni europee sono l’argomento del terzo capitolo. La Commissione deve fornire sostegno al processo di intensificazione della cooperazione tra le parti interessate a tutti i livelli di governance (nazionale, regionale, locale), tra i paesi di accoglienza e quelli di origine, e tra i vari Stati dell’Unione; la Commissione ha istituito a tal proposito il forum europeo dell’integrazione che è un il luogo d'incontro dei rappresentanti dalla società civile a livello nazionale e dell'Unione (cap. 3.1.). Per coordinare l’azione degli Stati l’Unione ha creato un pacchetto di provvedimenti, i cosiddetti “Moduli europei” che possono essere presi ad esempio delle autorità degli Stati membri nell’elaborare le loro politiche di integrazione, adattandoli alle specificità nazionali (cap. 3.2.). Un altro compito in capo alla Commissione è quello di creare indicatori per monitorare i risultati delle politiche di integrazione, compararli e formulare raccomandazioni più concrete e adatte alla situazione, in dialogo con gli Stati membri (cap. 3.3.).

1.2.3.5 COM(2014)0154 per un’Europa aperta e sicura: come realizzarla, 11