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Guido ed Enrico Wölfler e le «tacite associazioni» cinematografiche di via Acquedotto A dimostrare i legami che intercorrevano tra gli esercenti dei locali artistici e quelli delle ditte A dimostrare i legami che intercorrevano tra gli esercenti dei locali artistici e quelli delle ditte

Dalla guerra evitata alla guerra inevitabile. La rinascita dell’impresariato artistico in una città al fronte

3 Gli impresari associati di via Acquedotto, la ‘vie lumière’ triestina

3.1 Guido ed Enrico Wölfler e le «tacite associazioni» cinematografiche di via Acquedotto A dimostrare i legami che intercorrevano tra gli esercenti dei locali artistici e quelli delle ditte A dimostrare i legami che intercorrevano tra gli esercenti dei locali artistici e quelli delle ditte

manifatturiere concorre la vicenda del Theater-Kino-Varieté Eden di via Acquedotto 35 (Tavv. 1 e 2, n. 2), le cui proprietà e gestione erano ricoperte da due fratelli: Ernesto Windspach, che dirigeva il caffè, mentre David il cine-teatro.

Dal 1912 al 1914 Enrico Wölfler era co-proprietario con David Windspach della licenza cinematografica. 279 Nel 1912 i due furono oggetto di indagini governative, in quanto ritenuti colpevoli di aver permesso nel locale una dimostrazione politica filoitaliana, scaturita dalla visione dei «quadri» intitolati La prima bandiera italiana issata a Tripoli, in tempi in cui la guerra di Libia veniva accolta a Trieste come un «simbolo felice» per una più grande guerra. 280 Wölfler, che era il direttore del cinematografo, condannato a 14 giorni di arresto e una multa di 200 corone, si rivolse alla Luogotenenza pregandola di riconsiderare la sua posizione, giustificata dal fatto che in quell’occasione era stata proiettata, oltre ad un nuovo film vistato da un impiegato, un film «dal vero» e una comica, già altre volte rappresentati nei cinematografi di Trieste, secondo la consuetudine locale, permessa dalla stessa Direzione di polizia, per cui «i film dal vero o non venivano nemmeno inseriti nel manifestino da vistarsi oppure venivano designate genericamente come ‘scena dal vero e ‘scena comica’. La sera del 20 corrente disgraziatamente scelsi una scena dal vero, già rappresentata in moltissimi cinematografi di Trieste, rappresenta una festa a Tripoli […]».281 Ma la pellicola, che aveva sollevato il pubblico in sala, in realtà era già stata vietata al Rossetti a causa delle scene tendenziosamente provocatorie. Windspach, alla fine, dovette patteggiare un risarcimento di 40 corone giornaliere, mentre Enrico Wölfler fuggirà in Italia subito dopo.282 Inizialmente la polizia propose la confisca della licenza cinematografica di Windspach e la chiusura del cinematografo nel varietà ma, nell’ottobre seguente, considerato il sensibile danno subito dal proprietario, e in considerazione del suo «impeccabile comportamento da cittadino», gli si rinnovò la licenza.283

279 ASTs, LGT CL, 2426, fasc. 113.

280 ASTs, LGT AG, b. 2425, fasc.. 95, 23 luglio 1912 (TdA). Sulla turcofilia austro-tedesca contro l’Italia, Giulio Cesari cita una caricatura del giornali satirico «Kikirikì» con i nomi di Tripoli, Tunisi, Trento e Trieste cfr. Giulio Cesari, Sessant'anni di vita italiana 1869-1929: memorie della Società operaia triestina, Trieste, Società operaia triestina 1929 cit., p. 185.

281 ASTs, LGT AG, b. 2425, fasc.. 95, s.d. (documento incompleto).

282 «Wolfler Heinrich, già trasferito in Italia con Zanetti Guido, Zeller Roman, Zurch Hector e Fonda Nikolaus, tutti multati per il loro pensiero politico, hanno preso parte ad associazioni irredente italiane». Il Presidio di Polizia chiede al Tribunale Provinciale di Trieste, di sapere se quei personaggi sono presenti in qualche registro come proprietari o creditori di ipoteche (agosto 1916): ASTs, LGT DP-AR, b. 3607 fasc.. 3765, 22 giugno 1916, Wölfler Enrico

A prestare quella pellicola all’Eden era stato il fratello di Enrico, Guido Wölfler, la cui attività di «noleggio e commercio di film cinematografici» fino al 1918 fu costellata di controversie con le autorità. Sempre nel 1912 si era associato con fratello Enrico nella gestione del cinematografo Galileo, in via Acquedotto n. 25 (Tavv 1 e 2, n. 8), attiguo al quale vi era anche il loro Caffè Express, al n. 27, gestione ‘combinata’ simile a quella dei fratelli Windspach. Gli atti del Consiglierato di Luogotenenza del 1918 riportano interessanti notizie su Guido Wölfler che, nella sede di via Settefontane 2, dove anche abitava, teneva un deposito di pellicole, per il quale fu più volte multato, in quanto i locali non erano idonei.284 Le non conformità vengono dettagliate in un Rapporto di polizia del 10 gennaio 1918, che ammette l’esistenza di una rete fra impresari cinematografici in via Acquedotto : «[…] Sempre più spesso è difficile da definire la provenienza di questi film, poiché i noleggiatori non sono sempre affidabili e l’indagine condotta ha dimostrato ad esempio che un ben noto Beltramini [direttore della grande casa cinematografica Robert Müller & C. di Vienna, gestore del Teatro-Cine Famigliare in via Acquedotto 24 dal 1916: NdA],285 Wilhelm Ferdier, Anton Felice (gestore del Nuovo Cine di via Acquedotto 37) e Guido Wölfler hanno una tacita associazione («eine Stille Vereinigung»), nella quale solo Wilhelm Ferdier risulta essere noleggiatore autorizzato».286

Molte pellicole dal vero e comiche, quindi, non solo non venivano censurate, ma perfino distribuite ai locali «Kinobesitzer» come materiale ‘di secondo livello’, per poi giustificarsi di fronte alla Polizia in quanto ritenute «economiche e scadenti». In occasione del sopralluogo del 7 gennaio nei sopracitati cinematografi era emerso il caso del film intitolato La guida egiziana, che Anton Felice «ha preso in prestito da Guido Wölfler, per rappresentarlo nel suo cinema Nuovo Cine, per poi ulteriormente prestarlo al conduttore dell’Eden, senza l’obbligato passaggio alla censura. Il film in questione è di provenienza inglese, reca un titolo inglese e denominazione inglese» (della casa Vitagraph, che in realtà era americana). Wölfler, dunque, presso il quale fu trovato un intero deposito di film, teneva gli stessi «immagazzinati in una cassa e non si curava di riempire i relativi documenti di legge ed esercitava il noleggio nonostante la sua istanza fosse stata rigettata dalla Luogotenenza. La censura dei sui film era pertanto solo illusoria. E in effetti la legge non offre alcun motivo per il sequestro definitivo e la cessione del film in via burocratica, poiché il negozio di noleggio dei film è per legge un libero commercio [«die Filmverleihgeschäfte als ein freie Gewerbe qualifizieren»], stabilendo infatti solo l’idoneità del luogo di custodia dei film e il collaudo da parte

284 Guido Wölfler era nato nel 1875, di cittadinanza austriaca, la madre si chiamava Amalia Fano, il padre Giulio, di cittadinanza austriaca: foglio d’identita in ASTs, LGT CL, b. 3654, fasc. 82, 19 aprile 1918 (TdA).

285 «Venne col 1 gennaio assunto in completa gestione dal sig. Renato Beltramini, direttore della grande casa cinematografica Robert Müller & C. di Vienna, il quale, coadiuvato dal proprio fratello, che assume la direzione amministrativa e artistica del teatro stesso, sarà in grado di dare al pubblico spettacoli scelti e di primo ordine»: «Il Lavoratore», 1 gennaio 1916.

della commissione competente».287 Viene allegata la lista delle pellicole sequestrate nella sede di via Settefontane 2:

La donna nuda, 288 Giusto castigo, Per l’eterno, La sonnambola, La forza della coscienza,

Colpevole e non colpevole, Pantofoletta rossa, Bambola mia moglia, Furto per l’onore, Historia d’un Pierrot, 289 Cuor d’oro, I corvi, Bisbetica domata, Saturnino Farandola, Michele Perrin, Cuor di bimbo amor di soldato, Cleo la tigre, Felicità negletta, L’orfanella di fuuole, Turbine d’odio, Il natale del forzato, Il sacrificio di Dick Winter, Più forte dell’odio, Per l’onore della figlia, Il microbo del tango, L’ospite misterioso, La morte alla gola, Il segreto del violinista, L’eredità degli orfanelli, Sogno e risveglio, Un giuoco del destino, Il diamante azzurro, Carnevale di Nizza, Ali spezzate, San Marco, L’automobile nera, I misteri dell’aristocrazia, Operazioni chirurgiche. Una scatola di singoli pezzi di pellicole, tot. 104 scatole di pellicole.

Molti di questi titoli, di provenienza italiana, appaiono fra quelli elencati nelle già citate liste di censura del 1915. Wölfler ammise quanto addebitato, come Anton Felice ammise di aver prestato la pellicola al direttore dell’Eden (Antonio Machne nel 1918).290 Nell’aprile seguente Guido Wölfler «più volte condannato dalla polizia e il 17 febbraio 1918 a una multa di 50 corone, non è più rimarcabile di ulteriore fiducia».291 L’inizio della sua attività come noleggiatore di film risaliva al novembre 1916, quando chiese alla Luogotenenza, sezione industriale, di esercitare tale professione, indicando come sede quella di via Settefontane, il cui deposito, adiacente alla sua abitazione, non avrebbe ecceduto i 30 kilogrammi. Ma il Magistrato Civico, competente nell’agibilità degli edifici, rispose con esito negativo alla Luogotenenza, in quanto i locali non erano conformi alle norme di legge e dispose lo sgombero dei film depositati. 292Evidentemente, nonostante il diniego del consigliere di Luogotenenza, Wölfler continuò ad esercitare illegalmente la sua attività, che mantenne ed, anzi, incrmentò nel dopoguerra, supportando dal 1919 l’attività del fratello al Gran Cinema Teatro Italia, ex Ideal, di proprietà della Leonifilms di Milano (Tav. 4).

Ma all’inizio della sua attività cinematografica, intrapresa a partire dal 1909, Guido Wölfler, di professione orologiaio in Corso 20, godeva di una buona reputazione morale-politica. 293 Nel

287 Ivi, 11 gennaio 1918. Della pratica del libero commercio se ne parla anche nel periodico austriaco «Der Kinobesitzer» (Offizielles unabhängiges Organ des Reichverbandes del Kinematograpihischenbesiter in Ősterreich) 6 ottobre 1917. La casa Vitagraph, in realtà, era statunitense e aveva la sede di rappresentanza in Italia a Milano. 288 Film di Carmine Gallone, Aprile 1914, da un lavoro di Henry Bataille, con Lyda Borelli (Lolette) , Ugo Piperno, Lamberto Picasso, Cines. La casa aveva scritturato tutti i componenti della compagnia teatrale Piperno-Borelli-Gandusio: Vittorio Martinelli, Il cinema muto italiano cit., 1914, prima parte, pp. 164-166.

289 1913, con Francesca Bertini, regia di Baldassarre Negroni, su youtube versione del 1914 con Leda Gys, Versione cinematografica della pantomina di Fernand Beissier: film muto, ma sonorizzato con le musiche originali di Mario Costa, compositore italiano di operette ("Scugnizza") e celebri canzoni napoletane. Uno dei primi grandi film italiani, destinato a un successo mondiale, e con interpreti (Francesca Bertini en travesti, Emilio Ghione) che di lì

290 ASTs, LGT CL, b. 3654, fasc. 82, 8 e 9 gennaio 1918 (trad. it.) 291 Ivi, 19 aprile 1918 (trad. dal ted.).

292 ASTs, LGT CL, b. 3642, f 1746, 16 novembre 1916; «il Magistrato Civico all’i.r. Consigliere di Luogotenenza: Si restituisce informando che i locali non corrispondono allo scopo, perché non sono coperti a volto come lo prescrive la Legge del 18 agosto 1908 n. 163 punt. LXXVI parr. 12 e 15. Perciò si propone in obbedienza alla predetta Legge di non accordare il chiesto permesso e di ordinare a chi di ragione, per viste di sicurezza contro il fumo, l’immediato sgombero delle films che si trovano depositate nel camerino, sopra scansie di legno». Ivi, 14 dicembre 1916

giugno di quell’anno chiese la voltura della licenza del cinematografo a suo nome, licenza prima di proprietà di Scabar Felice, nonché il trasferimento della proprietà del locale, che allora si chiamava Helios, e che era al tempo nelle mani del già menzionato filoitaliano Giuseppe Stancich.294 Contro tale trascrizione dell’azienda la direzione di Polizia, visti i precedenti di Stancich, si espresse dapprima negativamente ma, considerate le credenziali affidabili di Wölfler, evase poi la richiesta.295

Ben presto, però, iniziarono i sospetti contro di lui. Nel maggio 1913 la Luogotenenza non accordò a Guido Wölfler il permesso di aprire un varietà nel suo cinematografo, sollevando pesanti difformità nelle misure di sicurezza, in quanto i piani presentati non erano completi e le uscite di sicurezza erano insufficienti per la capacità della sala.296 Dalla capienza prevista è possibile intuire anche la rilevante consistenza delle entrate finanziarie con la vendita dei biglietti: allegate al Protocollo, redatto dalla competente Commissione teatrale, sono depositate infatti le piante del salone Galileo, che contava 170 posti in galleria, 425 posti in platea e 6 nei palchi.297 Inoltre i due gestori chiedevano di poter installare un motore a benzolo con dinamo per la produzione di corrente.298 La Luogotenenza esibì la rituale formula di diniego alla loro richiesta di varietà «in quanto il fabbisogno in questo quartiere è già coperto»: quartiere in cui, secondo il consigliere di polizia Manussi, insistevano già i Theater-Varieté Gambrinus, Eldorado, Maxim, Eden, Sala Bellini (ovvero il Minimo-Bellini).299 Concludeva inoltre, a giustificazione della ricusa, che le altre istanze simili a quelle di Wölfler erano finalizzate sì a contrastare la forte concorrenza esercitata dall’ampio cine-varietà Eden in via Acquedotto, ma «raggiungerebbero a malapena il vantaggio, perché il pubblico comunque preferirebbe l’ampia e ben attrezzata sala dell’Eden, che non i piccoli cinematografi».300

I guai per Wölfler non erano ancora finiti. Essendo coinvolto con il fratello durante l’estate del 1914 in una causa esecutiva con la ditta austriaca, che aveva installato il motore a benzolo esalante un odore insostenibile al vicinato, e che chiedeva oltretutto l’appalto forzato per debiti, Wölfler passò la concessione della licenza a Ferdinand Müller, di origine boema.301 Inizialmente la

294LGT-AG, b. 2426, fasc. 216, 18 dicembre 1908. 295 Ivi, 6 e 20 ottobre 1909.

296 LGT AG, b. 2426, fasc. 209 cit., 11 giugno 1913. 297 Ibid.

298 «Richiesta alla Luogotenenza di poter installare un motore a benzolo con dinamo per la produzione di corrente elettrica a scopo illuminazione del cinematografo, con il sistema Martini Eueneke, a pressione di acido carbonico per il deposito sotterraneo di benzolo»: ibid.

299 LGT AG, b. 2426, fasc. 209 cit., Guido ed Enrico Wölfler, 14 maggio 1913

300 Ibid. Inoltre il locale non rispettava le norme di sicurezza: ivi, Protocollo della commissione di sicurezza dell’11 giugno 1913.

301 Di cui non è nota l’eventuale parentela con il rappresentante della casa cinematografica viennese Robert Müller che a Trieste avrà particolare importanza dal 1916: LGT AG, b. 2426, fasc. 113, 10 luglio 1914 e 15 gennaio 1915. Si veda cap. III, par. 2.

polizia manifestò qualche titubanza per il fatto che «il nuovo proponente era stato multato in America, dove aveva vissuto per vent’anni e dove aveva anche commesso reati per debiti ed era, perciò, scappato in Europa». La Luogotenenza, tuttavia, a settembre gli concesse la licenza del cinematografo, prorogata anche negli anni successivi. 302

Enrico Wölfler, figlio di Giulio e Amalia Fano, era anche titolare della licenza industriale dell’attiguo «esercizio di latteria, con vendita caffè, cioccolata, birra in bottiglia, vini fini esteri e nazionali a bicchierini (esclusi liquori alcolici), paste e dolci in genere» in via Acquedotto 27,303 al quale si accedeva dal cinematografo tramite una porta di comunicazione nel muro divisorio.304 Il locale viene compare nei documenti archivistici come «Restaurant Bar Cine via Acquedotto», per il quale Enrico figurava insolvente in un contenzioso per debiti, tanto che venne disposta l’ amministrazione forzata del cinematografo.305 Non era, dunque, estraneo all’attività cinematografico del fratello Guido, anzi: nel 1914 chiese ed ottenne di «poter esercitare noleggio, compera e vendita di films cinematografiche al n. 17 di via Barriera Vecchia».306

Le notizie e le vicende professionali fino a questo punto esposte ci danno l’idea dell’importanza dei fratelli Wölfler nel mercato cinematografico locale, confermata dalla posizione che Enrico, al pari del fratello, ricoprirà dopo la guerra, quando diventerà direttore dell'Agenzia di Trieste della Società anonima italiana per il commercio cinematografico Leoni Films di Milano.307 A tal proposito si può ipotizzare che proprio la sua fuga in Italia prima del 1916, di cui ci informa un documento di Polizia, abbia permesso ad Enrico di contattare le case cinematografiche italiane, in particolare la Leoni Film di Milano, con le quali nel dopoguerra

302 Ibid. 24 settembre 1914.

303 Il locale era intestato però ad entrambi i fratelli. LGT CL, b. 3565 f 1523, 10 maggio 1912. Enrico abitava in via Rossetti 46.

304 «L’Inclito Magistrato Civico di Trieste al signor Enrico Wölfler cinematografo: In esito all’istanza dd. 4 corr. mese questo Magistrato civico, impregiudicate le obbiezioni che potrebbero venir sollevate dall’autorità industriale, Le accorda, in linea di polizia edile, il permesso di aprire una porta di comunicazione nel muro divisorio al pianterreno fra le case n. d’or. 27 e 25 di via Acquedotto e precisamente tra il locale che serve la sala d’aspetto del cinematografo e l’attuale esercizio di bottiglieria (le condizioni sono quelle di sicurezza vigenti»: Ivi, 31 maggio 1912.

305 ASTs, LGT CL. b.3583, f 846, 30 giugno 1913: «I.R. Giudizio distrettuale civ., parte procedente Friedrich Kafka k..k. Hoflieferant, parte obbligata Enrico Wölfler, Restaurant Bar Cine via Acquedotto», ordine di esecuzione del 24 febbraio 1914: LGT CL, b. 3607, fasc. 897, 1914.

306 ASTs, LGT CL. B. 3607, fasc 746, 1914: è allegato il disegno per l’ispezione dei locali, al secondo piano. Protocollo della commssione del 28 febbraio 1914: «Oggetto: impianto industriale deposito di pellicole di celluloide dietro stretta osservanza delle prescrizioni di sicurezza contenute nell’atto di sopralluogo protocollo 5 marzo 1914., adattato a deposito». Ivi, 1 maggio 1915: «[…] la si invita ripetutamente ad informare questo ufficio entro 8 giorni se Lei ha adattato il deposito di pellicole di celluloide al n. 17 di via Barriera Vecchia in conformità al decreto di approvazione 27.4.1914 fasc. 746/2. Qualora Ella non corrisponda al presente decreto entro il termine fissato si applicheranno in Suo confronto misure di rigore». La concessione porta la data del 31 maggio 1914.

intrattenne fruttuosi rapporti commerciali.308 E che Milano fosse un punto di riferimento non solo politico, per i fuoriusciti irredentisti triestini, ma anche cinematografico lo si può intuire da un contenzioso, che richiamava la Convenzione Italia-Austria del 1890, sorto nel 1912 tra i Wölfler e l’altro colosso del commercio di pellicole a Trieste, cioé Salvatore Spina, di cui si è trattato nel primo capitolo a proposito dell’ostilità a lui riservata dalla direzione di Polizia in quanto fiero sostenitore dell’italianità di Trieste.309 Spina li aveva denunciati per avevano affisso i manifesti che annunciavano la proiezione serale di Zigomar contro Nick Carter della casa cinematografica Eclair.310 Si trattava di una primissima visione per Trieste, poiché il film era uscito nelle sale appena il mese prima. I teste a favore di Spina erano Alberto Tont e il già citato Giovanni Rebetz (cinematografo Edison), i quali, tra l’altro, nel maggio precedente, avevano chiesto ed ottenuto senza obiezioni il nullaosta per la riproduzione del film. A Spina era riservato il «diritto di produzione della Film a Trieste e Litorale, accordato dal concessionario esclusivo sig. Luigi del Grosso di Milano e pertanto egli a sua volta poteva –unico e solo- noleggiare la detta film a Trieste permettendone la rappresentazione nei singoli cinematografi».311 Spina aveva già diffidato i Wölfler dalla rappresentazione serale dell’annunciato film, che evidentemente era già stato proiettato, danneggiando così gli interessi di Spina, il quale chiedeva, pertanto, la confisca della pellicola e si costituiva parte civile nella causa. Considerate le schiaccianti prove, l’i.r. Tribunale provinciale avrebbe dovuto esprimersi a sfavore dei Wölfler: invece, e qui emerge il velato e tendenzioso gioco di forza tra autorità e impresari regnicoli, concesse l’esecuzione del chiesto sequestro, ma dietro una cauzione di 5000 corone «in quanto l’esclusività dei diritti d’autore nella film “Zigomar contro Nick Carter” non risulta ancora sufficientemente provata, sia con riguardo all’eventuale ingiusto danno a cui andrebbe incontro il denunciato, che per il caso in cui dovesse in seguito risultare provato il suo valido diritto a rappresentare la film. Si ritiene la somma corrispondente alle condizioni economiche del denunciante, notoriamente prosperose»:312 conclusioni giudiziarie, queste ultime, che non lasciano dubbi sull’intepretazione proposta. Spina, pertanto, alla fine fu costretto a ritirare la denuncia, sia perché i denunciati desistettero

308 Multato per il suo pensiero politico, si era già trasferito in Italia insieme con Guido Zanetti, Roman Zeller, Hector Zurch e Nikolaus Fonda, tutti componenti di associazioni irredente italiane: LGT DP-AR, b. 3607 fasc. 3765, 22 giugno 1916 cit.

309 «Denuncia di Salvatore Spina (Trieste, via dell’Olmo 1) contro Enrico & Guido Wölfler, proprietari del Cinematografo Galileo, Trieste, Acquedotto 25, per lesione di diritti d’autore e disposizione ai sensi dell’art. 59 legge 26/12/95 B.L.I. 197 e risp. Convenzione di Vienna 8/7/1890 fra l’ Italia e l’Austria»: ASTs, TP AP, , Vr. XI 630/12, b. 4487, fasc. prot. 9 aprile 1912, Wölfler Enrico, Guido

310 Zigomar contre Nick Carter della Eclair uscì nelle sale francesi il 20 marzo 1912: nella letteratura cinematografica seriale dei banditi leggendari, Zigomar rappresenta la superiorità sul grande poliziotto del fuorilegge, che riesce a farla franca mandando a svaligiare una cassaforte uno dei suoi sosia, uno dei suoi innumerevoli doppi in tuta nera: Monica Dall’Asta, Trame spezzate cit.,p. 94.

311 ASTs, ASTs, TP AP, , Vr. XI 630/12, b. 4487, fasc. prot. 9 aprile 1912 cit. 312 Ibid.

volontariamente dall’intenzione di rappresentare il film, ma anche perché probabilmente la cauzione avrebbe comunque superato l’incasso delle proiezioni successive. Una vicenda giudiziaria, dunque, come altre all’epoca, che si concluse ‘a tarallucci e vino’, tesa forse a salvaguardare la convenienza reciproca di fronte ad una ambigua tutela legislativo-giudiziaria.

Le fortune di Enrico Wölfler, scapolo cittadino austriaco, in campo cinematografico giungeranno all’apice alla conclusione della guerra, quando fu il vero pioniere triestino della grande industria italiana.313